Parlare di scuola significa parlare del futuro, non solo quello dei giovani, ma quello dell’intero paese ed in un’ottica più allargata e globalizzata del futuro del mondo intero. Per questo capire ed analizzare le procedure della riapertura della scuola ci permetterà di sollevare alcuni interrogativi su come i nostri ragazzi affronteranno la prova della scuola del dopo Covid e su le problematiche e i rischi a cui andranno incontro.
Lo faremo grazie ai contributi della dott.ssa Scanu, psicologa e dell’ospadale pediatrico ‘Giannina Gaslini’ di Genova nella persona del dott. Lino Nobili.
La scuola riparte dopo la chiusura forzata
Oggi la scuola si trova a dover affrontare una sfida senza precedenti, siamo pronti a ripartire e ad iniziare un nuovo anno scolastico dopo la chiusura forzata dovuta alla pandemia di Coronavirus che ha colpito il mondo intero.
La prova che tutti abbiamo dovuto affrontare è stata impegnativa e non l’abbiamo ancora superata, per questo avere comportamenti corretti che ci permettano di limitare ulteriori contagi è un dovere civico di ogni essere umano.
Siamo passati dai primi mesi in cui la situazione è esplosa in tutta la sua drammaticità per l’enorme prezzo di vite umane pagate ad un progressivo miglioramento dovuto, in parte al lockdown e in parte alla conoscenza della malattia e delle sue possibili cure.
Oggi sappiamo quali sono i veicoli di diffusione del Coronavirus, le categorie che può colpire più gravemente e quelle che sono meno soggette ad avere danni seri.
I bambini e gli adolescenti, ad oggi, sono risultati essere i soggetti che hanno avuto un minor danno dalla diffusione del Covid. Come è stato dimostrato in studi provenienti da tutto il mondo, solo in rarissimi casi hanno avuto sintomi che hanno richiesto il ricovero in ospedale e per lo più la malattia ha avuto un decorso asintomatico o con sintomi lievi paragonabili ad un’influenza.
Il danno della perdita della socialità
Il danno maggiore che hanno ricevuto i nostri ragazzi è stato dato dall’interruzione della scuola e dalla perdita della socialità con i loro amici.
La dott.ssa Scanu, psicologa clinica e docente liceale, in un’audizione alla Camera dei Deputati il 09/09/2020, ha svolto, su basi scientifiche,avvalendosi anche di uno studio fatto dall’ospedale ‘G. Gaslini’ di Genova, un’analisi sulla situazione dei bambini ed adolescenti italiani a pochi giorni dall’apertura dell’anno scolastico. Si è rivolta,non senza preoccupazione, ai genitori e a tutti coloro che lavorano con compito istituzionale nella scuola.
La questione che ha posto riguarda i possibili effetti di lungo termine per la sottoposizione ad un clima di paura e di distanziamento sociale per questa generazione.
Nell’audizione, ha sottolineato come il confinamento obbligatorio al quale è stata sottoposta tutta la popolazione italiana ha inevitabilmente creato problemi psicologici a moltissime persone, aggravando le situazioni di disagio preesistente, (si pensi che circa 12 milioni di italiani fanno uso di psicofarmaci), e creando nuove problematiche come ansia, sintomi depressivi, perdita di motivazione, tristezza, rabbia e paura a chi non ne soffriva prima.
Un questionario verifica I danni
La dott.ssa Scanu si è soffermata sui danni psicologici derivanti dalla quarantena e dall’interruzione scolastica.
Questi danni sono risultati gravi, diffusi ed allarmanti come dimostra lo studio fatto dall’ospedale pediatrico ‘’G. Gaslini’ di Genova, curato dal neuropsichiatra infantile prof. Lino Nobili, sullo stato psicologico di bambini ed adolescenti a tre settimane dal lockdown.
Fin dall’inizio della quarantena, l’ospedale si è attivato a sostegno delle famiglie e dei bambini con dei consultori in via telematica ed in più a fatto partire un questionario volto a valutare come le famiglie italiane vivevano questa situazione di reclusione.
Il questionario ha avuto la possibilità di girare online in tutta Italia per quindici giorni. L’obiettivo era vedere cosa accadeva nelle famiglie dove c’erano dei bambini. Alla fine hanno risposto 6200 soggetti, tutti maggiorenni e le famiglie raggiunte sono state 3300.
Le famiglie
Il risultato ha visto emergere che le famiglie che hanno subito di più lo stress del lockdown erano quelle con bambini o con persone molto anziane nel loro nucleo familiare e che il 64% dei bambini sotto i sei anni aveva presentato dei disturbi del comportamento, con sintomi regressivi, disturbi del sonno e maggiore facilità alla irritabilità.
Gli adolescenti
Gli adolescenti invece hanno presentato nella percentuale di circa il 70% sintomi somatoformi, come ad esempio difficoltà respiratorie. Anche per loro vi sono stati evidenti disturbi del sonno, che li portavano ad addormentarsi molto tardi la notte ed alzarsi tardi al mattino con la conseguente difficoltà a seguire le lezioni a distanza proposte dagli insegnanti.
Inoltre dallo studio emerge che le famiglie che hanno avuto meno problematiche con i figli sono quelle che sono riuscite ad organizzare delle interazioni sociali anche in via telematica e quelle che hanno avuto la possibilità di praticare dello sport.
I bambini
Evidentemente i bambini e gli adolescenti, specie i più fragili a livello personale, socio-economico e familiare, hanno pagato un prezzo molto alto per aver rinunciato alla scuola e all’interazione con gli altri.
Costi e benefici
Quindi ci domandiamo se con l’apertura delle scuole sono stati valutati bene i costi e i benefici da mettere sul piatto della bilancia nel prendere tutta una serie di misure restrittive per prevenire nuovi contagi da Coronavirus.
Ci chiediamo se è stato valutato allo stesso modo il possibile danno psicologico rispetto a quello sanitario, dato che,in base a questo studio, il rischio di prolungare in modo eccessivo una situazione di stress in bambini ed adolescenti potrebbe portare all’insorgere di patologie psichiche gravi a fronte di un rischio sanitario contenuto.
Le misure anticovid
Le misure anticovid prese, in base alle indicazioni del comitato tecnico scientifico, saranno molto stringenti e limiteranno al minimo l’interazione e il contatto sociale tra i ragazzi.
Per portare alcuni esempi:
– ci sarà l’utilizzo delle mascherine in classe,
– sarà necessario stare fermi nei banchi ad 1 metro di distanza e a 2 metri dal docente senza la possibilità di muoversi,
– tutto il materiale didattico sarà ad uso personale ed è vietato lo scambio anche temporaneo,
– non si potrà cantare o alzare la voce,
– non si potrà usare un PC della scuola,
– non si potranno fare attività di laboratorio,
– non si potrà lavorare a coppia o a gruppi,
– la lezione potrà svolgersi solo frontalmente (la peggiore situazione per i ragazzi con i bisogni educativi speciali e gli iperattivi),
– non si potranno fare sport di squadra, di gruppo o di contatto.
Per i più piccoli:
– i giochi saranno personali,
– i maestri non potranno abbracciarli se piangono,
– né potranno soffiargli il naso.
Privare un bambino all’interno del contesto della scuola di tutto ciò che gli permette una crescita sana, felice e senza paure, è contrario ad ogni principio pedagogico. Non è possibile pensare ad una scuola dove non ci possano essere abbracci e carezze, dove non ci possa essere la possibilità di giocare con i propri amici, dove bisogna rinunciare al proprio compagno di banco e si è costretti a stare soli e a distanza dagli altri.
Questa evidentemente non è scuola, perché si chiede ai bambini di non essere bambini.
E’ davvero questo che vogliamo per i nostri figli?
Le misure di sicurezza sono indispensabili, ma vanno proporzionate al pericolo e alla situazione che ci si pone davanti.
L’obiettivo di proteggere i bambini è giusto, ma i mezzi che si utilizzano, a mio modesto avviso, sono discutibili. Per questo mantenere alta l’attenzione sui tipi di reazioni che avranno i nostri ragazzi in questa nuova situazione scolastica diventerà fondamentale per prevenire l’insorgere di possibili nuove problematiche.
Cina Covid-19 offre una visione completa e inedita della storia del SARS-COV-2 e di quello che è accaduto: le origini del virus, il mondo della ricerca sui virus e i batteri, le caratteristiche del Covid-19, le cure possibili, i sintomi e i farmaci, i suggerimenti e le informazioni utili a medici, operatori sanitari, ricercatori e a tutti coloro che sono impegnati nella battaglia, i suggerimenti a livello normativo per evitare che questa tragedia possa accadere di nuovo, i protocolli e gli strumenti di diagnosi che abbiamo a disposizione, la necessità di una migliore gestione del rischio che dovrebbe coinvolgere a livello internazionale più parti e sfruttare i moderni strumenti di raccolta ed elaborazione dei dati; un’opera rivelazione offerta a tutti come un atto di amore per l’umanità.
Il professor Tritto e colleghi hanno ritenuto assolutamente necessario fare chiarezza su una vicenda che ha ancora troppi lati oscuri, considerando la pandemia causata dal Covid-19 come un evento straordinario che doveva avere la precedenza su tutto il resto. Il professor Tritto e il suo team hanno lavorato al saggio con pazienza certosina, in una situazione in continua evoluzione, verificando con grande rigore tutte le informazioni, gli studi e le ricerche alle quali hanno attinto, ottenendo un risultato che senza ombra di dubbio è sorprendente.
Descrizione
Titolo: Cina Covid-19. La chimera che ha cambiato il mondo
Autore: Joseph Tritto
Pagine: 272
Anno: 2020
Prezzo: 20.00
ISBN: 97888687989
Mosher: Tritto ha ragione, e la Cina continua a mentire
Il libro di Joseph Tratto, pubblicato da Cantagalli, è fra i primi a parlare sull’origine cinese e “chimerica” del Covid 19 di Wuhan. Riportiamo quanto ne scrive su LSN Steven Mosher, un grande esperto americano di Cina, scienziato sociale e presidente del Population Research Institute.
Non sarà possibile per i dottor Fauci del mondo licenziare il professor Giuseppe Tritto come una bufala.
Non solo è un esperto di biotecnologie e nanotecnologie di fama internazionale che ha avuto una carriera accademica stellare, ma è anche il presidente della World Academy of Biomedical Sciences and Technologies (WABT), un’istituzione fondata sotto l’egida dell’UNESCO nel 1997.
In altre parole, è un uomo di notevole levatura nella comunità scientifica mondiale. Altrettanto importante, uno degli obiettivi della WABT è quello di analizzare l’effetto delle biotecnologie – come l’ingegneria genetica – sull’umanità.
Nel suo nuovo libro, questo scienziato di livello mondiale fa esattamente questo. E quello che dice è che il China Virus non è stato sicuramente uno scherzo della natura che ha attraversato la barriera delle specie dal pipistrello all’uomo. È stato ingegnerizzato geneticamente nel laboratorio P4 (ad alto contenimento) dell’Istituto di Virologia di Wuhan, in un programma supervisionato dall’esercito cinese.
Il libro del Prof. Tritto, attualmente disponibile solo in italiano, si chiama Cina COVID 19: “La Chimera che ha cambiato il Mondo”. È stato pubblicato il 4 agosto da un’importante editore italiano, Edizioni Cantagalli, che per coincidenza ha pubblicato anche l’edizione italiana di uno dei miei libri, “Controllo Demografico”, diversi anni fa.
Ciò che distingue il libro del Prof. Tritto è il fatto che dimostra – in modo conclusivo, a mio avviso – il percorso attraverso il quale un coronavirus PLA è stato geneticamente modificato per diventare il China Virus che oggi sta devastando il mondo. Il suo racconto non lascia dubbi sul fatto che si tratti di una “chimera”, un organismo creato in laboratorio.
Egli collega anche i punti che collegano il laboratorio di Wuhan alla Francia e agli Stati Uniti, mostrando come entrambi i paesi abbiano fornito un aiuto finanziario e scientifico ai cinesi che hanno iniziato a condurre esperimenti di bioingegneria sempre più pericolosi. Anche se né i virologi americani né quelli francesi sono responsabili del risultato finale – un coronavirus altamente contagioso e una pandemia globale – il loro coinvolgimento precoce può spiegare perché così tanti insistono sul fatto che la “chimera” deve provenire dalla natura. L’ultima cosa che vogliono ammettere è che potrebbero avervi contribuito.
Quelli di noi che, all’inizio, sostenevano l’origine di un laboratorio sono stati liquidati come teorici della cospirazione. I nostri articoli sono stati censurati come “notizie false”, spesso dai virologi americani che sapevano perfettamente quale fosse la verità, ma preferivano proteggere la Cina, e loro stessi, da un controllo per non essere implicati.
Le 272 pagine di nomi, date, luoghi e fatti del dottor Tritto non lasciano a questi apologeti alcun posto dove nascondersi.
La storia inizia dopo l’epidemia di SARS del 2003, quando i cinesi tentarono di sviluppare vaccini per combattere la malattia mortale. Il dottor Shi Zhengli, di cui ho scritto in precedenza, era responsabile del programma presso l’Istituto di virologia di Wuhan.
Nello sviluppo di vaccini, la genetica inversa viene utilizzata per creare ceppi virali che hanno ridotto la patogenicità ma ai quali il sistema immunitario risponde creando anticorpi contro il virus. Ma la genetica inversa può anche essere usata per creare ceppi virali che hanno aumentato la patogenicità. Questo è ciò su cui la Dr. Shi, incoraggiata dagli esperti di armi biologiche del PLA, ha iniziato a concentrare sempre più la sua ricerca, secondo il Prof. Tritto.
La Dr. Shi ha chiesto aiuto al governo francese, che ha costruito il laboratorio P4, e all’istituto Pasteur del paese, che le ha mostrato come manipolare i genomi dell’HIV. Il metodo di inserimento dei geni utilizzato è chiamato “sistema di genetica inversa 2”. Con questo metodo, ha inserito un segmento di HIV in un coronavirus scoperto nei pipistrelli a ferro di cavallo per renderlo più infettivo e letale.
Anche gli Stati Uniti sono stati coinvolti, in particolare il Prof. Ralph S. Baric, dell’Università del North Carolina, che ha ricevuto importanti sovvenzioni dal National Institute of Allergy and Infectious Disease. Questo è, naturalmente, casa del dottor Anthony Fauci. Fauci era un grande sostenitore della ricerca sul “guadagno di funzione”, e quando questo fu proibito nel laboratorio di Baric perché considerato troppo pericoloso, la ricerca fu spostata in Cina.
Il Prof. Tritto ritiene che, mentre la ricerca del Dr. Shi è iniziata come uno sforzo per sviluppare un vaccino contro la SARS, si è gradualmente trasformata in uno sforzo per usare la “genetica inversa” per costruire armi biologiche letali. Questo è stato il motivo per cui il laboratorio di Wuhan è diventato negli ultimi anni il principale centro cinese per la ricerca virologica, attirando importanti finanziamenti e sostegno da parte del governo centrale.
Aggiungerei che la regola nella Cina controllata dal comunismo è “lasciate che i civili sostengano i militari”, il che significa che non appena le ricerche del dottor Shi avessero mostrato un potenziale uso militare, il PLA (People Liberation Army, le forze armate cinesi) avrebbe iniziato ad esercitare il controllo della ricerca. Questo è venuto fuori all’aperto con l’epidemia, quando il maggiore esperto cinese di armi biologiche, il generale maggiore dell’Esercito di liberazione del Popolo Chen Wei, è stato immediatamente messo a capo dell’Istituto di virologia di Wuhan. Per quanto riguarda la dottoressa Shi Zheng-Li, sembra essere scomparsa.
Come ha spiegato il dottor Tritto in un’intervista ai media italiani:
Nel 2005, dopo l’epidemia di SARS, è nato l’Istituto di Virologia di Wuhan, diretto dal dottor Shi Zheng-Li, che raccoglie i coronavirus di alcune specie di pipistrelli e li ricombina con altre componenti virali per creare vaccini. Nel 2010 è entrata in contatto con ricercatori americani guidati dal Prof. Ralph Baric, che a sua volta si occupa di virus ricombinanti basati sui coronavirus. Grazie alla matrice virale fornita da Shi, Baric ha creato nel 2015 una chimera del virus Sars-virus del topo, che ha un effetto patogeno sulle cellule umane analizzate in vitro.
A quel punto, la collaborazione Cina-USA diventa concorrenza. Shi vuole lavorare su un virus più potente per realizzare un vaccino più potente: combina un virus pipistrello con un virus pangolino in vitro e nel 2017 pubblica i risultati di questa ricerca in alcuni articoli scientifici.
La sua ricerca attira l’interesse del settore militare e medico-biologico cinese che si occupa di armi biologiche usate come deterrente per scopi difensivi e offensivi. A Shi si affiancano così medici e biologi che appartengono alla sfera politico-militare, come Guo Deyin, studioso di vaccini contro l’AIDS e l’epatite antivirale ed esperto di tecniche di ricombinazione genetica. L’introduzione dei nuovi inserti ingegnerizzati nel genoma del virus è il risultato della collaborazione tra il team Shi e quello di Guo Deyin. La realizzazione di questa nuova chimera, da un punto di vista scientifico, è un successo. Tanto che, una volta scoppiata l’epidemia, i due ricercatori chiedono all’OMS di registrarla come nuovo virus, H-nCoV-19 (Human new Covid 19), e non come un altro virus derivato dalla SARS. È ragionevole pensare che Shi abbia agito solo dal punto di vista del prestigio scientifico, senza però tenere conto dei rischi in termini di sicurezza e degli interessi politico-militari che la sua ricerca avrebbe suscitato.
Quando gli è stato chiesto perché la Cina ha rifiutato di fornire il genoma completo del China Virus all’OMS o ad altri paesi, il Dr. Tritto ha spiegato che “fornire il virus matrix [fonte] avrebbe significato ammettere che la SARS-CoV-2 [China Virus] è stato creato in laboratorio. Infatti, il genoma incompleto messo a disposizione dalla Cina manca di alcuni inserti di aminoacidi dell’AIDS, il che di per sé è una pistola fumante”.
La questione chiave, per chi di noi sta vivendo la pandemia, riguarda lo sviluppo di un vaccino. A questo proposito, il professor Tritto non è ottimista:
Date le numerose mutazioni della SARS-CoV-2, è estremamente improbabile che venga trovato un solo vaccino che blocchi il virus. Al momento sono stati identificati 11 ceppi diversi: la linea genetica A2a che si è sviluppata in Europa e la linea genetica B1 che si è radicata in Nord America sono più contagiose del ceppo 0 originario di Wuhan. Credo quindi che, al massimo, si possa trovare un vaccino multivalente efficace su 4-5 ceppi e quindi in grado di coprire il 70-75% della popolazione mondiale.
In altre parole, negando al mondo il codice genetico originale del China Virus che ha creato, il Partito Comunista Cinese si assicura che nessun vaccino completamente efficace sarà mai sviluppato dall’Occidente.
In altre parole, la Cina continua a mentire e la gente continua a morire.
“La varicella è un virus. Molte persone l’hanno avuto, e probabilmente non ci pensano molto una volta che la malattia iniziale è passata. Ma rimane nel tuo corpo e vive lì per sempre, e forse quando sei più grande, si potranno avere episodi dolorosamente debilitanti di fuoco di Sant’Antonio. Non riesci a superare questo virus in poche settimane, senza avere un altro effetto sulla salute.
Lo sappiamo perché è in circolazione da anni ed è stato studiato a livello medico per anni.
L’herpes</strong
Anche l’herpes è un virus. E una volta che lo contrai rimane nel tuo corpo e vive lì per sempre, e ogni volta che sei stanco o stressato avrai una ricaduta. Anche per un semplice evento (foto di scuola, colloquio di lavoro, grande appuntamento) potrai sviluppare i sintomi.
Per il resto della tua vita.
Non lo supererai in poche settimane.
Lo sappiamo perché esiste da anni ed è stato studiato a livello medico per anni.
L’HIV
L’HIV è un virus. Attacca il sistema immunitario e rende il contagiato molto più vulnerabile ad altre malattie. Ha un elenco di sintomi e impatti negativi sulla salute che continuano all’infinito. Ci sono voluti decenni prima che fossero sviluppati trattamenti praticabili tali da permettere alle persone di sopravvivere con una ragionevole qualità della vita. Una volta che lo hai, vive nel tuo corpo per sempre e non c’è cura. Nel corso del tempo, ciò provoca un impatto sul corpo, mettendo le persone che vivono con l’HIV a maggior rischio di patologie come malattie cardiovascolari, malattie renali, diabete, malattie ossee, malattie del fegato, disturbi cognitivi e alcuni tipi di cancro.
Lo sappiamo perché esiste da anni ed è stato studiato a livello medico per anni.
Il COVID-19
Ora con il COVID-19, abbiamo un nuovo virus che si diffonde rapidamente e facilmente. L’intero spettro di sintomi ed effetti sulla salute sta appena iniziando a essere catalogato, molto meno compreso.
Finora i sintomi includono:
Febbre
fatica
tosse
polmonite
Brividi / tremori
Disturbo respiratorio acuto
Danno polmonare (potenzialmente permanente)
Perdita di gusto (un sintomo neurologico)
Gola infiammata
mal di testa
Respirazione difficoltosa
Confusione mentale
diarrea
Nausea o vomito
Perdita di appetito
Ictus
Occhi gonfi
Coaguli di sangue
convulsioni
Danni al fegato
Danni ai reni
Eruzione cutanea
I positivi
Le persone che risultano positive al test per Covid-19 sono state classicate come malate anche dopo 60 giorni. Molte persone si ammalano per settimane, migliorano, quindi subiscono una rapida e improvvisa riacutizzazione e si ammalano di nuovo. Un uomo a Seattle è stato ricoverato in ospedale per 62 giorni e, sebbene abbastanza in forma da essere dimesso, ha ancora una lunga strada da percorrere. Per non parlare di una fattura medica da $ 1,1 milioni di dollari.
E poi tra i sintomi, c’è la MIS-C. La sindrome infiammatoria multisistemica nei bambini, una condizione in cui diverse parti del corpo possono infiammarsi, tra cui cuore, polmoni, reni, cervello, pelle, occhi o organi gastrointestinali. I bambini con MIS-C possono avere febbre e vari sintomi, tra cui dolore addominale, vomito, diarrea, dolore al collo, eruzione cutanea, occhi iniettati di sangue o sensazione di stanchezza.
Sebbene rara, ha causato anche dei giovanissimi morti.
Gli effetti a lungo termine
Ecco, il Covid-19 non esiste da anni. Sono trascorsi praticamente solo 6 mesi. Nessuno sa ancora gli effetti a lungo termine sulla salute, o come potrebbe presentarsi anni dopo il percorso di vita per le persone che sono state esposte. Letteralmente non sappiamo ciò che non sappiamo.
Per quelli nella nostra società che suggeriscono che le persone prudenti sono solo dei codardi, per le persone che rifiutano di prendere anche le più semplici precauzioni per proteggere se stesse e coloro che le circondano, voglio chiedere, senza iperbole e in tutta sincerità:
Come osate rischiare la vita degli altri in modo così sprezzante?
Come osate decidere per gli altri che secondo voi dovrebbero accettare l’esposizione al virus così da “superarla e via” quando letteralmente nessuno sa chi sarà il caso fortunato dai “sintomi lievi” e chi invece si ammalerà e morirà?
Perché mentre sappiamo che alcune persone sono più suscettibili alla sofferenza del caso più grave, sappiamo anche che giovani di 20 e 30 anni sono morti, corridori di maratona e campioni di fitness sono morti, bambini e neonati sono morti.
Come osate comportarvi come se ne sapeste più di medici e ricercatori esperti, quando quegli stessi medici e ricercatori riconoscono che c’è così tanto che non sappiamo ancora, ma con quello che sappiamo, sono abbastanza intelligenti da avere paura di quanto facilmente si diffonda, e raccomandare precauzioni di base.
Le precauzioni di base
Lavaggio frequente delle mani
Distanziamento fisico
Ridotto contatto o interazione sociale / pubblica
Indossare una maschera
Tosse o starnuti nel gomito
Evitare di toccarti il viso
Sanificazione di superfici frequentemente toccate
Mitigare il rischio
Più cose possiamo fare per mitigare il rischio di esposizione, meglio stiamo tutti, secondo me. Non solo appiattisce la curva e consente agli operatori sanitari di mantenere livelli di servizio che non sono immediatamente e catastroficamente sopraffatti; riduce anche le sofferenze e le morti inutili e guadagna tempo affinché la comunità scientifica studi il virus per giungere a una comprensione più ampia dell’ampiezza del suo impatto sia a breve che a lungo termine.
Respingo totalmente l’idea che sia “solo un virus” e alla fine lo prenderemo tutti.
È una posizione egoista, pigra e senza cuore.”
Trenta anni di riflessione, sette anni di ricerche per capire che L’Uomo Vitruviano di Leonardo è l’immagine dell’algoritmo segreto che gli artisti hanno usato dal IV al XVIII Secolo per ″certificare″ le proprie opere come ispirate dalla Divina Proporzione. Per cinque secoli il disegno avrebbe nascosto un inganno, ovvero non soltanto è molto di più di quello che sembra, ma sarebbe stato realizzato per dare forma in modo criptato al segreto dei segreti: l’antichissima formula aritmetica e geometrica che le botteghe usavano e tramandavano solo tra di loro, in osservanza dei parametri imposti dalla Chiesa, per realizzare ogni tipo di opera.
È lo studio, affascinante come un thriller, complesso come un romanzo di Umberto Eco, che ha realizzato uno studioso di chiara fama come Roberto Concas, storico dell’arte già direttore dei Musei Nazionali di Cagliari. Il suo lavoro – anticipato in esclusiva all’Ansa -, sarà oggetto di due volumi editi da Giunti – il primo a gennaio – e una grande mostra che avrà luogo a Cagliari nel maggio 2020 organizzata da Polo Museale Statale della Sardegna, tutto con il titolo ″L’inganno dell’Uomo Vitruviano. L’algoritmo della divina proporzione″. Scoperta nella scoperta, la prima cosa che ha capito Concas è che il disegno realizzato da Leonardo nel 1490 in realtà contiene due uomini in due diverse età della vita – forse addirittura tre – e va guardato allo specchio per riportare alla luce l’immagine vera del disegno e dare un senso a quelli che finora era considerati ″errori″.
″La teoria direi meglio la scoperta del dr. Concas – afferma la direttrice del Polo Giovanna Damiani – è a mio avviso definibile come ‘rivoluzionaria’, capace di imporre un nuovo paradigma di lettura nella storia dell’arte, un canone rimasto inedito, che non cancella quelli a noi consueti ma apre a interpretazioni nuove, forse intuite da alcuni storici dell’arte ma mai sino ad oggi codificate″.
Ma andiamo per ordine. Prof. Concas da dove è partita questa ricerca? ″Tutto è iniziato dalle domande che mi sono posto sui Retabli della Sardegna, le caratteristiche pale d’altare. ‘Perchè, mi chiedevo, hanno questa forma particolare a tre? Non c’erano risposte. Ho cercato per 30 anni. Poi ad un certo punto trovo l’algoritmo che mi fa capire quale sia la parte centrale e quale quella laterale. Ma era solo l’inizio. Nel 2012, guardando questo disegno dell’Uomo Vitruviano noto una proporzione simile nella riga sotto: due parti più piccole una centrale più grande. È faticoso spiegarlo ma è stato come aprire una scatola dopo l’altra, ogni soluzione me ne apriva tre insieme, una casistica. Ho iniziato a capire che il disegno contiene due volti. L’occhio destro è di un uomo maturo, quello a sinistra di un volto più giovane. Mi e’ venuta intuizione, se ha sempre scritto a sinistra ha imparato usando lo specchio…anche qui usa lo specchio per ricostruire la figura completa…E le misure mi hanno dato ragione″.
Quindi due uomini, e con lo specchio si vede bene, di età diversa, ma disegnati per rappresentare quella che il Frate matematico Luca Pacioli definiva come la scienza segretissima della Divina proporzione: un ″sistema d’insieme″, ″rilevabile con misure micrometriche, regole della geometria piana, calcoli aritmetici e infine con l’uso di una banalissimo specchio″, racconta ancora Concas: ″Ad esempio le misure delle braccia, che sono diverse, vengono dal concetto di un numero generatore, 225,5 e 180,5. Facendo sottrazioni o divisioni si ottengono tutte le misure esatte delle due braccia″.
″Leonardo temeva che potesse perdersi per strada quella regola che era stata usata da architetti, artisti, letterati e poeti. Usata per la prima volta nell’Arco di Costantino, nel 315-325 dopo Cristo – spiega Concas -, gli anni del primo concilio di Nicea, il primo concilio ecumenico cristiano. Ma anche nella Pietà di Michelangelo e ovviamente nella Gioconda. Erano regole semplici in fondo, come quelle del gioco del calcio, 17 regole semplici: poi all’interno c’è chi è capace di segnare come Ronaldo. Così anche Raffaello faceva capolavori stando nelle regole. L’algoritmo dal quarto secolo, quando la religione cristiana diventa religione di stato, fino al diciottesimo, serviva a diffondere e difendere le corporazioni. Per essere riconoscibili e certificarsi. Non bastava disegnare una Madonna, andava fatto secondo le regole segrete, che in modo semplificato potrebbe definire della ‘doppia spirale’, che ha un significato filosofico molto antico, riconoscibili solo da alcuni…″.
Se Leonardo avesse svelato che L’Uomo Vitruviano era tutto questo, racconta ancora Concas, ″lo avrebbero messo al rogo″. Così il cerchio non è un cerchio ma è esattamente la ″doppia spirale″: ″idea che mi è venuta dall’intuizione di mia figlia psicoterapeuta: quando le monti insieme ci danno tre assi che costituiscono la figura, molto sofisticata. Ma non voglio dire di più perchè il mistero non finisce qui″. Un mistero smarrito ″quando con l’Illuminismo ha avuto termine il potere della chiesa e il laicismo ha preso spazio. Ma se ci guardiamo intorno ne troviamo tracce finora a noi incomprensibili, ovunque″
Clima: il 2019 è stato l’anno della consapevolezza, il 2020 è l’anno decisivo per intervenire
Angelo Romano, 1 gennaio 2020
Gli incendi violenti che hanno devastato la Siberia, l’Amazzonia, l’Australia e la California, l’aumento delle temperature che hanno portato a un rapido scioglimento della calotta polare nell’Artico, il requiem per i ghiacciai che si stanno sciogliendo sulle Alpi, l’innalzamento del livello dei mari che sta portando all’erosione delle coste, l’attivismo di Greta Thunberg, la disobbedienza civile di Extinction Rebellion e gli scioperi per il clima di tantissimi studenti che hanno colorato e animato le strade delle capitali di tutto il mondo, le dichiarazioni di emergenza climatica da parte di città e governi nazionali e i Green Deal proposti negli Stati Uniti e dall’Europa. Infine, la vittoria dei cittadini olandesi che, per la prima volta, hanno portato lo Stato in tribunale e ottenuto una sentenza storica che costringe il governo a rivedere le politiche sulle emissioni di gas serra e collega gli impatti dei cambiamenti climatici alla violazione dei diritti umani, avendo più coraggio di tanti negoziati internazionali sul clima.
Possiamo dire che il 2019 è stato l’anno in cui il cambiamento climatico è uscito dai suoi circuiti specialistici e di nicchia ed è diventato tema di dibattito pubblico, fino a farsi leva di attivismo civico e impegno sociale e questione rilevante dell’agenda politica mondiale.
«Sono 30 anni che mi occupo di cambiamento climatico e per 29 di questi, come scienziati, abbiamo lavorato quasi inosservati», ha detto ad AFP Corinne Le Quere, presidente dell’Alta Commissione francese per i cambiamenti climatici e membro del comitato britannico sui cambiamenti climatici. «Il 2019 è stato qualcosa di nuovo».
«Quest’anno, il movimento per l’emergenza climatica ha raggiunto un punto di non ritorno e migliaia di persone hanno iniziato a essere coinvolte nelle politiche climatiche e si sono attivate per cambiare le cose», ha affermato a The Verge Laura Berry, direttrice della ricerca di The Climate Mobilization, organizzazione che si è occupata di diverse campagne per fare pressione sui governi affinché dichiarassero lo stato di emergenza climatica.
Nel 2019 ben 1288 amministrazioni (tra Comuni e Stati) hanno dichiarato lo stato di “emergenza climatica”. In larga parte si è trattato di decisioni simboliche, in alcuni casi di punti di partenza per un’azione reale. In ogni caso, prosegue Berry, è stato il culmine di sforzi coordinati da parte di migliaia di attivisti in tutto il mondo che spingono i governi ad agire in modo deciso contro le minacce poste dall’emergenza climatica. Nel maggio 2019, il Regno Unito è diventato il primo governo nazionale a dichiarare un’emergenza climatica, seguito immediatamente dalla Scozia e dal Galles. New York è stata la città più grande al mondo ad averlo fatto insieme all’approvazione di una serie di interventi per ridurre le emissioni di gas serra dell’80% entro il 2050 . Barcellona ha avviato proprio ieri la più grande area a basse emissioni del Sud Europa: sarà vietato l’ingresso alle auto a benzina acquistate prima del 2000 e a quelle a diesel più vecchie del 2006 nell’intera area metropolitana (95km quadrati). Per le auto di questo tipo che entreranno nell’area è prevista una multa tra i 100 e i 500 euro. L’obiettivo è quello di incentivare l’utilizzo dei mezzi pubblici di trasporto.
Il 2019 è stato, in altre parole, l’anno della “consapevolezza climatica”.
Secondo un recente sondaggio di Pew Research negli USA, circa due terzi dei cittadini intervistati (67%) è convinto che il governo sta facendo troppo poco per ridurre gli effetti dei cambiamenti climatici e mantenere alta la qualità dell’aria e dell’acqua e ben il 77% concorda, al di là di ogni posizione politica, che la strada da seguire è lo sviluppo di fonti energetiche alternative come l’energia eolica e solare e la tecnologia dell’idrogeno invece di aumentare la produzione di combustibili fossili. Oltre il 60% ha affermato che i cambiamenti climatici stanno condizionando la loro vita e più della metà ha dichiarato di essersi impegnato nella riduzione degli sprechi alimentari per motivi ambientali (80% degli intervistati), di usare meno materie plastiche (72%) e di guidare meno e ricorrere ad auto a noleggio o a macchine condivise (52%).
Sono tutti dati interessanti che testimoniano come l’attenzione al riscaldamento globale e al cambiamento climatico stia entrando nelle vite quotidiane. E, riguardo agli Stati Uniti, sono un indice significativo di come il clima possa diventare uno dei temi della prossima campagna elettorale per le presidenziali, alla luce anche della decisione dell’attuale Presidente, Donald Trump, di sfilare gli USA dagli accordi di Parigi del 2015. L’elezione del nuovo presidente potrebbe segnare un indirizzo importante nelle politiche mondiali sul clima.
Seppur con approcci molto diversi, il cambiamento climatico è entrato nei programmi di diverse forze politiche, commenta sul Guardian Carlo Invernizzi-Accetti, professore associato di Scienza Politica alla City University of New York. È diventato piattaforma programmatica di Bernie Sanders e Alexandria Ocasio-Cortez negli Stati Uniti e programma istituzionale dell’Europa con la recente proposta di un Green New Deal presentata dalla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen. È entrato nell’enciclica “Laudato Si” del 2015 di Papa Francesco, inserita in una più ampia critica del “mito moderno del progresso materiale illimitato”, e nel Sinodo dello scorso ottobre. “Perfino alcuni filoni dell’estrema destra – conclude Invernizzi-Accetti – hanno iniziato a sviluppare la propria declinazione di ambientalismo”, collegando gli effetti del cambiamento climatico nelle loro retoriche contro la globalizzazione e l’immigrazione che si traduce in una forma “di ‘nazionalismo verde’ incentrato sulla protezione delle culture, dei prodotti e delle tradizioni locali”.
Se il 2019 è stato l’anno della consapevolezza, il 2020 sarà quello delle decisioni da prendere.
Lo scorso anno l’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) dell’ONU aveva pubblicato un rapporto che mostrava gli effetti del riscaldamento globale a seconda che le temperature si innalzino nei prossimi 30 anni di 1,5 o 2 gradi. Mezzo grado di differenza, spiegava il rapporto, possono esporre decine di milioni di persone in tutto il mondo a pericolose ondate di calore, alla siccità o alle inondazioni costiere, potrebbero portare, in un caso, al danneggiamento delle barriere coralline, nell’altro a una loro distruzione. Mezzo grado in più significherebbe una probabilità 10 volte maggiore dello scioglimento dei ghiacciai d’estate e la perdita dell’habitat che consente la vita di orsi polari, balene, foche e uccelli marini.
Inoltre, secondo l’Emission Gap Report pubblicato dall’ONU un mese fa, gli accordi sulla riduzione delle emissioni raggiunti a Parigi nel 2015 sono già insufficienti per mantenere l’aumento del riscaldamento globale a 1,5 gradi in modo tale da limitare gli impatti dei cambiamenti climatici. «Più rinviamo gli interventi, più sarà fuori portata l’obiettivo di tenere l’incremento delle temperature entro gli 1,5 gradi prima del 2030», ha dichiarato Inger Andersen, direttore esecutivo del Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente. Per limitare il riscaldamento globale entro i 2 gradi, bisognerebbe tagliare le emissioni di anidride carbonica del 25% fino al 2030, spiega il rapporto.
A fine 2020 ci sarà la Conferenza internazionale sul clima di Glasgow in cui dovranno essere resi definitivamente attuativi gli accordi presi a Parigi cinque anni fa.
Su Valigia Blu abbiamo parlato di cambiamento climatico e riscaldamento globale da più punti di vista: l’impatto e le cause di fenomeni estremi come incendi, innalzamento del livello dei mari, uragani e scioglimento dei ghiacciai; le evidenze scientifiche che definiscono cosa è il cambiamento climatico ricostruendo il dibattito all’interno della comunità accademica e analizzando, smontandole, le tesi dei negazionisti climatici; l’attivismo di tanti giovani e cittadini che si sono organizzati e hanno cercato di fare pressione sui governi mondiali con scioperi per il clima, azioni di disobbedienza civile e cause in tribunale contro gli Stati; la copertura mediatica, la decostruzione della disinformazione che circola sui media e delle teorie del complotto nate intorno alla figura di Greta Thunberg, l’adolescente svedese che da un anno e mezzo manifesta per un intervento rapido e deciso che contrasti il riscaldamento globale; l’analisi delle proposte politiche in campo e cosa fare concretamente per limitare le emissioni e continuare a dare energia e ad alimentare il pianeta in modo sostenibile.
Proponiamo qui di seguito una serie di articoli che, a nostro avviso, fotografano bene quanto accaduto in questo 2019.
Angelo Romano, Clima: il 2019 è stato l’anno della consapevolezza, il 2020 è l’anno decisivo per intervenire, valigia blu, 1 gennaio 2020, https://www.valigiablu.it/clima-scienza-politica-attivismo/
I “500 scienziati” e la bufala dell’emergenza climatica che “non esiste” “Redazione QualEnergia.it”, 26 settembre 2019
In questi giorni molte testate e siti web d’informazione in Italia hanno rilanciato la notizia dei 500 scienziati che negano l’esistenza di una crisi climatica.
Il loro pensiero si riassume nella lettera indirizzata al segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, alla vigilia del vertice di New York dedicato ai cambiamenti climatici.
“There is no climate emergency” è l’inizio, con caratteri ben evidenziati in grassetto e più grandi rispetto al corpo principale del testo, del documento firmato da 14 ambasciatori dell’European Climate Declaration, tra cui l’italiano Alberto Prestininzi, docente di Geologia applicata presso l’Università La Sapienza di Roma.
Il primo firmatario è l’olandese Guus Berkhout, ex professore di geofisica alla Delft University of Technology dal 1976 al 2007; Berkhout ha iniziato la sua carriera nell’industria petrolifera lavorando per Shell negli anni ’60 ed è il co-fondatore di un’organizzazione che punta a smentire i presupposti dell’emergenza climatica, Climate Intelligence Foundation (Clintel).
È stato il quotidiano britannico online The Independent, il 6 settembre, a parlare di una campagna orchestrata da centinaia di esponenti clima-scettici (professori, lobbisti, politici) volta a bloccare ogni impegno internazionale per costruire un’economia a zero emissioni di CO2 entro il 2050.
Nell’articolo si citava una lettera che sarebbe stata inviata all’ONU prima del Climate Action Summit di New York; il quotidiano a sua volta rimandava al sito inglese di giornalismo investigativo DeSmog, che per primo aveva ottenuto il documento.
Poi la lettera è sbarcata anche in Italia.
Gli argomenti sono quelli classici di chi nega apertamente la relazione tra attività umane e surriscaldamento globale: ad esempio, si sostiene che il clima della Terra è cambiato più volte da quando esiste il nostro pianeta, con periodi più caldi e più freddi causati da fattori naturali.
Ma questa tesi è stata smontata da un recente studio dove si spiega che per la prima volta nella storia un periodo eccezionalmente caldo sta interessando tutta la superficie terrestre nello stesso momento, con temperature medie globali mai così alte da 2.000 anni, al contrario di quanto avveniva in passato con picchi di caldo o freddo che si verificavano in tempi differenti e in diverse zone geografiche.
In altre parole: nelle altre epoche non c’è mai stato un surriscaldamento o raffreddamento “globale”.
Per parlare di global warming c’è voluta la rivoluzione industriale con l’utilizzo massiccio di combustibili fossili, che ha fatto aumentare velocemente la concentrazione di gas-serra nell’atmosfera.
Poi nella lettera si afferma che i modelli climatici attuali sono inadeguati e che il Pianeta si sta scaldando meno del previsto; inoltre, i firmatari dichiarano che manca un’evidenza statistica tra il cambiamento climatico e l’intensificarsi degli eventi “estremi” come uragani, ondate di calore, inondazioni e così via.
Non resta che supporre che questi professori, scienziati, lobbisti, abbiano ignorato gli ultimi rapporti dell’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change, l’organismo dell’Onu che studia l’evoluzione del clima), del programma ambientale delle Nazioni Unite, di università, istituzioni, centri meteorologici, tutti concordi nel sostenere che l’emergenza climatica esiste ed è in pieno svolgimento (vedi anche qui).
Certamente ci sono diverse incertezze e incognite nei modelli climatici.
Ad esempio, molti dubbi restano su come la Terra “risponderà” alle sempre più elevate concentrazioni di CO2 nell’atmosfera: rimandiamo a questo articolo per approfondire il dibattito su un futuro “Pianeta-serra”.
Il punto poi è che la lettera firmata da Berkhout e dai suoi colleghi omette di argomentare sotto il profilo scientifico l’affermazione secondo cui non c’è alcuna emergenza climatica.
Dove sono i dati, i rapporti statistici, i grafici, gli studi che dovrebbero farci buttare nel cestino le migliaia di pagine finora scritte dalla comunità scientifica internazionale in tema di surriscaldamento globale?
Quando si parla di cambiamento climatico di fronte a coloro, a dispetto delle evidenze, che ancora sostengono che il contributo dell’uomo sia “scientificamente controverso” si è soliti citare uno studio della letteratura scientifica del 2013 pubblicato su Environmental Research Letter: Quantifying the consensus on anthropogenic global warming in the scientific literature, di John Cook et al.
Quel lavoro mostrava che il 97-98% delle pubblicazioni scientifiche sull’argomento concludono che il climate change è reale ed è legato alle emissioni antropogeniche di gas serra.
Una successiva ricerca sulla scienza del clima, pubblicata nel 2017 su Theoretical and Applied Climatology, va oltre, esaminando proprio quel 2% degli studi di climatologia che non confermano la tesi del riscaldamento globale dovuto alle attività umane e, in particolare, quello 0,4% che la nega esplicitamente.
La pubblicazione (di cui avevamo parlato qui) si intitola Learning from mistakes in climate research e il team di ricercatori che la firma ha fatto le pulci a 38 studi di questo tipo, ricontrollando le assunzioni di base e rifacendo i calcoli. Il risultato è molto interessante.
“Ognuna di quelle analisi contiene almeno un errore – nelle assunzioni, nella metodologia o nell’interpretazione dei risultati – che, una volta corretto, porta a risultati in linea con quelli del resto della comunità scientifica”, cioè di quel 97% delle pubblicazioni che conferma che è in atto un grave cambiamento climatico dovuto alla CO2 e agli altri gas immessi in atmosfera dall’uomo, spiega una delle autrici, Katharine Hayhoe della Texas Tech University.
La bufala dei cambiamenti climatici spiegata dal Nobel Carlo Rubbia Nicola Porro, marzo 2019
Sono una persona che ha lavorato almeno un quarto di secolo sulla questione dell’energia nei vari aspetti e, quindi, conosco le cose con grande chiarezza. Vorrei esprimere alcuni concetti rapidamente anche perché i tempi sono brevi. La prima osservazione è che il clima della Terra è sempre cambiato. Oggi noi pensiamo (in un certo senso, probabilmente, in maniera falsa) che se non facciamo nulla e se teniamo la CO2 sotto controllo, il clima della Terra resterebbe invariato. Questo non è assolutamente vero.
Vorrei ricordare che durante l’ultimo milione di anni la Terra era dominata da periodi di glaciazione in cui la temperatura era di meno 10 gradi, tranne brevissimi periodi in cui c’ è stata la temperatura che è quella di oggi. L’ ultimo è stato 10.000 anni fa, quando è cominciato il cambiamento climatico che conosciamo con l’agricoltura, lo sviluppo, che è la base di tutta la nostra civilizzazione di oggi. Negli ultimi 2.000 anni, ad esempio, la temperatura della Terra è cambiata profondamente. Ai tempi dei Romani, ad esempio, Annibale ha attraversato le Alpi con gli elefanti per venire in Italia. Oggi non ci potrebbe venire, perché la temperatura della Terra è inferiore a quella che era ai tempi dei Romani. Quindi, oggi gli elefanti non potrebbero attraversare la zona dove sono passati. C’è stato un periodo, nel Medioevo, in cui si è verificata una piccola glaciazione; intorno all’ anno 1000 c’ è stato un aumento di temperatura simile a quello dei tempi dei Romani (ricordiamo che ai tempi dei Romani la temperatura era un grado e mezzo più alta di quella di oggi). Poi c’è stata una mini-glaciazione durante il periodo 1500-1600 che riguardo il Nord con i vichinghi hanno avuto degli enormi problemi di sopravvivenza a causa di questa mini-glaciazione, che si è sviluppata con cambiamenti di temperatura sostanziali.
Se restiamo nel periodo degli ultimi 100 anni, ci sono stati dei cambiamenti climatici sostanziali, che sono avvenuti ben prima dell’effetto antropogenico, dell’effetto serra e così via. Per esempio, negli anni Quaranta c’è stato un cambiamento sostanziale. Poi c’è stato un cambiamento di temperatura che si collega all’uomo (non dimentichiamo che quando sono nato io, la popolazione della Terra era 3,7 volte inferiore a quella di oggi e che il consumo energetico primario è aumentato 11 volte). Questi cambiamenti hanno avuto effetti molto strani e contraddittori sul comportamento del pianeta. Vorrei ricordare che dal 2000 al 2014 la temperatura della Terra non è aumentata: essa è diminuita di 0,2 gradi e noi non abbiamo osservato negli ultimi 15 anni alcun cambiamento climatico di una certa dimensione. Questo è un fatto di cui tutti voi dovete rendervi conto, perché non siamo di fronte ad un’esplosione della temperatura.
La temperatura è aumentata fino al 2000: da quel momento siamo rimasti costanti, anzi siamo scesi di 0,2 gradi. Io guardo i fatti. Il fatto è che la temperatura media della Terra, negli ultimi 15 anni, non è aumentata ma diminuita.
Nonostante questo, ci troviamo di fronte ad una situazione assolutamente drammatica: le emissioni di CO2 stanno aumentando in maniera esponenziale. Tra le varie soluzioni dell’IPCC prevale la soluzione del business as usual. Essa è la soluzione più alta di tutte: indica che, effettivamente, anche grazie allo sviluppo della Cina e degli altri Paesi in via di sviluppo, l’aumento delle emissioni di CO2 sta avvenendo con estrema rapidità. Le emissioni stanno aumentando in maniera tale che, a mio parere, tutte le speranze che abbiamo di ridurre il consumo energetico facendo azioni politiche ed altro, sono contraddette dal fatto che oggi il cambiamento climatico del CO2 ha un aumento esponenziale senza mostrare una inversione di tendenza; sta crescendo liberamente.
Vorrei ricordare che l’unico Paese nel mondo riuscito a mantenere e ridurre le emissioni di CO2 sono gli Stati Uniti: non l’Europa, non la Cina, ma gli Stati Uniti. Per quale motivo? C’è stato lo sviluppo del gas naturale, che adesso sta rimpiazzando fondamentalmente le emissioni di CO2 dovute al carbone. Ricordiamo anche che il costo dell’energia elettrica in America è due volte il costo dell’Europa. Perché? Il consumo della chimica fine in Europa è deficitario e in crollo fisso, perché fondamentalmente in America si stanno sviluppando delle tecnologie grazie ad uno sviluppo tecnologico ambientale importantissimo, che ha permesso veramente di cambiare le cose. Questo dà un messaggio chiaro: soltanto attraverso lo sviluppo tecnologico possiamo cercare di entrare in competizione con gli altri Paesi e non attraverso misure come quelle dell’Unione europea, che sono sempre state misure di coercizione e di impegno politico formale, senza una soluzione.
Guardiamo la situazione americana (dove c’ è un progresso effettivo nel vantaggio tecnologico che crea business, posti di lavoro) e guardiamo la situazione europea. Secondo me, c’ è una grandissima differenza: anche le soluzioni provenienti dalle energie rinnovabili con gli sviluppi tecnologici nel campo del gas naturale si trovano in situazione estremamente difficile perché oggi il costo del gas naturale in America è un quinto di quello in Europa. In Europa il costo delle energie rinnovabili è superiore a quello del gas naturale. Pertanto, dobbiamo renderci conto che la soluzione tecnologica dipende da quello che vogliamo fare.
Sto portando avanti un programma che, a mio parere, potrebbe essere studiato con molta più attenzione anche dal nostro Paese: trasformare il gas naturale ed emetterlo senza emissioni di CO2. Il gas naturale è fatto di CH4, cioè quattro idrogeni e un carbonio. È possibile trasformare questo gas naturale, spontaneamente, in black carbon (grafite) ed idrogeno. Questa grafite, essendo un materiale solido, non rappresenta produzione di CO2. Quindi è oggi possibile utilizzare il gas naturale, di cui ci sono risorse assolutamente incredibili. Non mi riferisco tanto allo shale gas che, a mio parere, è una soluzione discutibile, ma soprattutto a quelli che si chiamano clatrati. Onorevoli, vorrei chiedere quanti di voi sanno cosa è un clatrato. Nessuno? Questo è il problema. È un problema molto serio.
Il mio parere personale è che si può portare avanti il programma attraverso l’innovazione tecnologica e lo sviluppo di idee nuove. Il programma è quello di evitare le CO2 emission utilizzando il gas naturale senza emissioni di CO2. Stiamo facendo degli esperimenti che dimostrano che effettivamente la cosa si può fare. Perché nessuno se ne occupa ancora? Mi piacerebbe saperlo.
Cambiamenti climatici: l’intervento del premio Nobel per la fisica e senatore a vita Carlo Rubbia, dinanzi alle commissioni riunite Affari esteri e Ambiente-territorio di Camera e Senato il 26 novembre 2014.