UNITÀ DI APPRENDIMENTO

PER LA SCUOLA PRIMARIA

“CUSTODI RESPONSABILI DEL CREATO”

  1. SILVIA PELLEGRINO

 

 

  1. Il modello della Didattica Ermeneutica Esistenziale (DEE)

La Didattica ermeneutica esistenziale fornisce un modello di progettazione che consente di impostare un percorso educativo e didattico mirato su una precisa domanda esistenziale, che intercetta il bisogno di crescita degli alunni, al fine di consentir loro una maturazione umana sotto i diversi aspetti, psico-pedagogico-didattico e religioso insieme.

Percorrendo i vari passaggi proposti da questo metodo, il docente riesce ad elaborare le varie fasi di lavoro che gli consentono di sviluppare i contenuti e le necessarie attività in una strada ben tracciata, evitando così di disperdere energie e suggestioni. Tutto questo lavoro diventa efficace per il raggiungimento di precise competenze, che aprono poi a nuove domande e a nuovi percorsi, in un circolo continuo di nuove esperienze capaci di fornire chiavi di lettura personali all’inesauribilità dell’esperienza esistenziale di ciascuno: il percorso è, infatti, offerto a tutti, ma le risposte dell’apprendimento sono personalizzate, in quanto l’esperienza di vita è unica. La condivisione degli esiti è un’ulteriore occasione di arricchimento e spunto per nuove domande e quindi proposta per nuovi percorsi.

1.1 Il profilo religioso nel processo didattico ermeneutico esistenziale

Il punto di partenza della DEE è l’individuazione dei bisogni

degli alunni. È essenziale, quindi, aver ben chiaro quali sono i profili psicologici e religiosi degli alunni in quella data fascia di età, al fine di calibrare il percorso sulla concretezza dell’esistenza, in modo da fare un percorso che sia significativo e di crescita.

Il profilo religioso, che consente di calibrare le attività e i contenuti sullo specifico disciplinare di nostra competenza, si innesta su un profilo psicologico: il religioso, infatti, non è calato dall’alto, ma è l’espressione umana di apertura all’oltre. Quindi non si può considerare l’uno senza tener conto anche dell’altro. Devo conoscere bene il bambino che ho di fronte: cosa sente, cosa vive, cosa pensa per proporgli un percorso adeguato, a lui comprensibile. Mirato a fornirgli gli strumenti interpretativi necessari per divenire sempre più capace di porsi domande e confrontarsi con le risposte offerte dal sapere religioso. Le religioni hanno interpretato le vicende degli uomini di ogni tempo, per riconoscerne le ragioni e la capacità di orientare la vita in una direzione sensata. L’insegnante deve essere consapevole del fatto che un percorso di questo genere coinvolge inevitabilmente anche l’adulto che segue il bambino. Le domande sollevate a scuola spesso vengono riproposte a casa dal bambino, che vuole mettere alla prova ciò che ha imparato e ciò che gli viene rimandato. Può così confrontarsi e arricchire il suo pensiero di nuovi stimoli: questo gli consentirà di crescere nella capacità di elaborare il proprio pensiero. L’insegnante deve saper accogliere ciò che il bambino gli rimanda dal contesto famigliare con la delicatezza necessaria, ben sapendo che la parola del genitore o altra figura affettiva di riferimento ha un valore che non può essere maldestramente “calpestato”. Può comunque aiutare il bambino a porsi quella domanda che offre preziosi stimoli per continuare la ricerca, sviluppando un senso di competenza che consente l’apertura a nuovi significati.

1.2 Gli interrogativi e le sfide del bambino

Il bambino è alla costante ricerca di risposte agli interrogativi sul significato degli eventi umani di cui prende sempre più consapevolezza. All’insegnante il compito di accogliere la sfida e proporre percorsi di maturazione adatti ed efficaci.

Nella Scuola Primaria il bambino diventa più pensieroso, più riflessivo, rimugina dentro di sé i suoi problemi.

Cresce l’autonomia di pensiero, si interroga sulla vita con maggiore consapevolezza, esplora la realtà con una nuova capacità critica, avverte che deve imparare a cavarsela da solo. Prova un senso di inadeguatezza e di paura per le nuove sfide che la vita gli pone davanti. Avverte le figure genitoriali ancora come un rifugio a cui tornare, ma da cui, sempre più spesso, deve ripartire da solo. La parola d’ordine diventa autonomia. E un’educazione al suo servizio deve fare di tutto per agevolarla, stimolarla, sostenerla, incoraggiarla, dando strumenti adeguati per rispondere correttamente a quel compito di sviluppo, che dovrà continuare a svolgere per tutta la vita.

Il confronto con i pari diventa sempre più stimolante, fonte di sicurezza ma anche di sfida per la propria autostima. Il rischio di sentirsi inferiore di fronte a richieste più impegnative può generare ansia e frustrazione, soprattutto per i bambini con difficoltà. In altri può trasformarsi in una competitività esasperante, nel bisogno di primeggiare sempre, sostenuti in questo anche da genitori preoccupati del successo formativo del figlio.

 

  1. Proposte didattiche

Considerato che il bambino, crescendo, rimugina dentro di sé i suoi problemi e tende a nascondere emozioni e sentimenti, l’insegnante può proporre delle attività mirate a far emergere le emozioni vissute, sollecitandole con stimoli vari, per poi farle condividere con i compagni, superando il senso di vergogna e di inferiorità. I bambini scoprono così che ciò che provano è normale. È ugualmente vissuto dagli altri e può confrontarsi con le strategie messe in atto dai compagni per affrontare con più sicurezza le difficoltà del crescere. I bambini fanno così esperienza della forza del gruppo, del valore della condivisione, del senso di comunità e prima di riflettere su questi valori, li possono sentire come parte del proprio vissuto.

2.1 L’importanza delle attività didattiche

Per crescere nell’autonomia di pensiero e sviluppare la capacità critica, l’insegnante può favorire il più possibile l’attività di ricerca nel piccolo gruppo, in modo da proporre attività di confronto di opinioni, scambio di esperienze tra pari, fornendo spunti di riflessione con strumenti adatti per poter lavorare in autonomia. Nella condivisione delle esperienze, il bambino si sperimenta competente perché può dare il suo specifico contributo, che solo lui può offrire in quanto il suo vissuto è unico, insostituibile. Una competenza che si manifesta non solo nelle capacità cognitive, organizzative, comunicative, ma anche, e soprattutto, nella sapienza di vita che ciascuno possiede. L’insegnante deve saper proporre delle attività che sappiano essere inclusive in modo da permettere ad ognuno di esprimere efficacemente sé stesso.

Ogni bambino deve poter “far vedere” agli altri la sua strategia nell’affrontare una situazione con la spontaneità e l’istintività tipica della sua fase di vita. La sua esperienza diventa una possibile risorsa per gli altri. Da questa condivisione i bambini fanno esperienza del dono che ciascuno può essere per gli altri, dell’aiuto gratuito sperimentato spontaneamente, prima ancora che divenire oggetto di riflessione esplicita.

2.2 La DEE nell’educazione religiosa del bambino

Il religioso è già implicitamente presente nel vissuto, ma il compito dell’IRC è quello di renderlo esplicito, osservabile, argomentabile, confrontabile e valutabile agli occhi del bambino, così che possa appropriarsi consapevolmente delle risorse per la sua maturazione umana e religiosa.

È importante avere ben presente qual è il modo di pensare/vivere il religioso del bambino, per evitare anticipazioni inefficaci, se non anche controproducenti. Più che divenire competenti nell’argomentazione “teologica” la DEE propone un metodo che favorisce percorsi di maturazione umana e religiosa, più attinenti alla “sapienza” che alla “scienza”.

2.3 L’idea di Dio e della creazione nel bambino

Innanzitutto, l’insegnante si deve confrontare con il concetto di Dio proprio del bambino: ogni cosa ha un artefice, un autore. Anche il mondo ha un artefice: Dio. L’onnipotenza di Dio comincia ad essere messa in discussione nel momento in cui a scuola viene trattato l’argomento dell’origine del mondo. I bambini faticano a tenere insieme la visione scientifica e quella religiosa. È una sfida far cogliere loro la complementarietà dei due aspetti, integrare l’evoluzione nella creazione. Occorre far maturare un concetto di Dio visto come il Progettista del mondo, da cui poi si è sviluppata la Vita in tutte le sue molteplici forme ancora in divenire. Si può così superare la visione del Costruttore materiale di ogni cosa così com’è ora. Per i bambini di questa età è sufficiente far intuire il concetto, più che maturare una vera e propria comprensione.

Il bambino attribuisce ancora a Dio caratteristiche umane e superpoteri. L’insegnante può proporre dei percorsi che lo aiutino a riflettere sul fatto che l’intelligenza è creazione di Dio, donata all’uomo perché la sviluppi per trovare le strategie più adeguate a risolvere i problemi che incontra. Può riflettere sull’uomo come collaboratore di Dio nell’ opera creatrice che continua e si manifesta mediante nuove scoperte e conquiste volte a migliorare la nostra vita. Può sviluppare la fiducia nella sua capacità di trovare soluzioni, sperimentando le competenze acquisite in compiti di realtà. Così il bambino può arrivare ad intuire che Dio è la Presenza rassicurante che accompagna e sostiene il suo impegno nell’affrontare le sfide quotidiane. Non si sostituisce a lui utilizzando poteri magici, ma gli dà la forza per essere capace di operare. Certamente occorre proporre le attività e i contenuti più adatti per sviluppare questo concetto di Dio e di conseguenza far maturare il senso della preghiera come sostegno e non come magia.

2.4 L’incontro con i testi e i personaggi biblici

Soprattutto quando si presentano gli episodi biblici veterotestamentari il bambino rimane affascinato dagli interventi prodigiosi e risolutivi di Dio. Non è compito semplice, dove l’intervento di Dio è presentato in tutta la sua potenza, superare l’aspetto magico. Il superamento dell’aspetto magico può essere favorito dal confronto con il comportamento dell’uomo biblico che ha ascoltato Dio e ha deciso di collaborare con Lui mettendo a servizio le sue capacità, il suo impegno. Ci si potrà soffermare sulle emozioni e sui vissuti dei personaggi accompagnando il bambino nell’analisi più approfondita del racconto biblico. Si può provare a proporgli di immedesimarsi nei personaggi, nelle loro paure e nelle loro conquiste e a confrontarle con la propria esperienza di vita.

La DEE è un metodo che parte dai vissuti dei bambini di oggi, dalle loro emozioni, idee, comprensioni, desideri per confrontarli con vissuti, emozioni, idee, comprensioni, desideri degli uomini di ogni tempo. Propone il confronto con le esperienze di fede custodite dalla Tradizione e dai testi biblici, al fine di attingerne le risorse necessarie per vivere con fiducia e speranza, affrontando le sfide odierne con il “di più” di senso che sostiene, motiva, indica una direzione e promette un compimento.

2.5 Il compito del docente di Religione

In ogni fascia d’età le persone sono alla ricerca di motivazioni, senso, forza, direzione. Le grandi domande esistenziali nei bambini sono spontanee, pertinenti, immediate, profondamente vere e coraggiose. Agli adulti la grande responsabilità di non deluderle. All’insegnante di religione il difficile compito di accoglierle e guidarle, proponendo dei percorsi adeguati perché ciascuno possa trovare le sue risposte. È suo compito anche offrire il nutrimento interiore capace di soddisfare il bisogno di senso del bambino, di sperimentare la bellezza del cercare insieme e alimentare il desiderio di continuare questa ricerca. Per vivere pienamente e serenamente le continue nuove sfide che la vita pone, il bambino ha bisogno di strumenti per riscoprire ogni volta i significati necessari per procedere con fiducia e speranza. Nell’ottica di imparare a imparare deve maturare una competenza di vita capace di orientare e sostenere il percorso esistenziale.  Un’ottica di senso che trascende ogni altro saper fare e lo dirige verso il compimento desiderato ma non ancora posseduto.

 

UDA:

“CUSTODI RESPONSABILI DEL CREATO”

SCUOLA PRIMARIA

Classe 4°

 

 

 

 

Premessa

Secondo la prospettiva della DEE, invece di partire dal tema proposto e poi tracciare la progettazione si inizia con la presentazione di una situazione problematica, circonstanziata e da lì si sviluppa tutto il processo che porterà gli alunni a manifestare le competenze acquisite mediante la proposta di soluzioni originali.

L’alunno già possiede le conoscenze di base per comprendere il concetto di creazione e si è già accostato al racconto biblico della Genesi. Perché l’apprendimento sia significativo il percorso didattico deve intercettare la realtà in cui si trova il bambino, nella fase di sviluppo che vive.

I suoi bisogni di maturazione si riferiscono alle aree: dell’emotività, dell’orientamento, della progettualità, dell’identità, della relazionalità, ecc. Occorre quindi individuare l’area di esperienza che meglio si adatta alla sua fase di crescita e il percorso che si vuole intraprendere.

L’area di esperienza

L’area che abbiamo scelto per il percorso dell’UdA è quella dell’identità:

Il bambino si confronta con la sua capacità di comprendere il mondo e trovare soluzioni ai problemi che incontra. Riflette sui beni della creazione, in particolare sul dono del cibo, e si confronta con l’esperienza di molti altri bambini che vivono in situazione di povertà e di carenza alimentare.

La domanda mirata

La domanda che emerge dagli interrogativi è: Perché il dono del cibo non è per tutti?:

Nella ricerca di risposte e nella proposta di soluzioni, l’alunno viene accompagnato ad affrontare un percorso che lo porterà a prendere atto dell’ingiusta distribuzione delle risorse e a riflettere sulle possibili cause. In particolare, sarà guidato a collegare la problematica con la mancanza di cura per l’ambiente, ad individuare nelle fonti bibliche i riferimenti che possono orientare scelte di impegno per la condivisione dei beni della terra.

Il percorso

Il percorso di elaborazione della risposta sarà orientato alla maturazione delle competenze chiave europee e delle competenze in materia di cittadinanza:

Nello specifico il percorso punterà alla comprensione dello sviluppo sostenibile e alla crescita delle competenze disciplinari al fine di valutare l’effettiva ricaduta educativa.

La verifica

Per la verifica dei risultati dell’UdA verranno somministrate delle prove individuali:

Ogni alunno potrà dimostrare le conoscenze e le abilità acquisite, mettendo in atto le proprie competenze per la soluzione di un compito di realtà assegnato individualmente, che simula una situazione di vita vicina all’esperienza del bambino.

La valutazione:

Oggetto della valutazione sarà l’intero processo di apprendimento: iniziale, in itinere e finale. Al termine del processo di apprendimento verrà valutato il prodotto finale del gruppo:

la pertinenza e la completezza dei contenuti, l’aspetto grafico, l’efficacia comunicativa. Si prenderà in considerazione anche il contributo di ciascuno alla costruzione della risposta, la capacità di collaborare, di impegnarsi ecc…

 

FASE 1:

ELEMENTI DI IDENTIFICAZIONE DEL CONTESTO DI APPRENDIMENTO

 

ISTITUTO COMPRENSIVO

A.S. 2021/2022

Scuola Primaria

Classe 4^

Insegnamento Religione Cattolica – IRC

UdA: Custodi responsabili del creato

Periodo di svolgimento: due/tre mesi

 

FASE 2:

DEFINIZIONE DELLA DOMANDA

 

 

CONFRONTO CON IL PROFILO EDUCATIVO

Con l’aiuto del profilo psico-pedagogico-didattico del bambino di questa fascia d’età, proviamo ad individuare uno o più elementi che ci possano orientare verso una progettazione che, nell’ambito del tema del Creato, possa partire da un “bisogno di sviluppo” del bambino.  

Bisogni di sviluppo del profilo educativo su cui lavorare:

Il bambino:

  • riconosce Colui che è all’origine della Vita e che affida la creazione all’uomo perché se ne prenda cura e sia felice,
  • vuole comprendere le cause dei fenomeni che lo circondano,
  • vuole essere protagonista e mettere in atto le sue competenze.

Dimensioni antropologiche su cui lavorare:

  • Domanda di senso: che cosa faccio in questo mondo?
  • Identità: comprendo il mondo e trovo soluzioni ai problemi che si incontrano.

Area di esperienza:

  • Identità: Il bambino si confronta con la realtà che lo circonda,
  • Relazionalità: è sensibile ai problemi legati alla povertà che vivono molti bambini,
  • Responsabilità: si interroga sulle cause, si sente interpellato personalmente e vuole comprendere quali azioni di solidarietà può realizzare. Scopre che il mondo gli è affidato ed è chiamato a mettere in atto azioni di cura.

Motivo educativo conduttore unitario:

sensibilizzare gli alunni sul tema della cura del creato, ponendolo in relazione con il problema della fame nel mondo, per sollecitare azioni di impegno finalizzate alla condivisione dei beni della terra.

 

CONFRONTO CON I DOCUMENTI NORMATIVI

Per lo svolgimento dell’UdA occorre attingere dai documenti normativi le linee guida da seguire per la progettazione del percorso didattico.

 

Competenze chiave per l’apprendimento permanente:

quadro di riferimento europeo

Intraprendere stili di vita sostenibili e mettere in atto comportamenti responsabili in campo ambientale.

 

Agenda 2030: Obiettivi di sviluppo sostenibile

Fame Zero-Porre fine alla fame, raggiungere la sicurezza alimentare, migliorare la nutrizione e promuovere una agricoltura sostenibile.

Il discente è capace di:

  • provare empatia, responsabilità e solidarietà riguardo alle persone che patiscono la fame e la malnutrizione,
  • Avere consapevolezza dei principali fattori e cause profonde della fame e della malnutrizione includendo la relazione tra il cambiamento climatico e la sicurezza alimentare e l’impoverimento della qualità del suolo.

 

Integrazioni al Profilo delle competenze al termine del primo ciclo di istruzione (D.M. n. 254/2021)

riferite all’insegnamento trasversale dell’educazione civica.

Cosa faccio in questo mondo?

  • Comprende la necessità di uno sviluppo equo e sostenibile, rispettoso dell’ecosistema, nonché di un utilizzo consapevole delle risorse ambientali
  • Promuove il rispetto verso gli altri, l’ambiente e la natura e sa riconoscere gli effetti del degrado e dell’incuria.

 

Indicazioni nazionali IRC

     Traguardi per lo sviluppo delle competenze al termine del primo ciclo:

  • Si confronta con l’esperienza religiosa e distingue la specificità della proposta di salvezza del cristianesimo,
  • identifica nella Chiesa la comunità di coloro che credono in Gesù e si impegnano a mettere in pratica il suo insegnamento.

Nucleo tematico: Dio e l’uomo

  • Scoprire che per la religione cristiana Dio è il Creatore e Padre e che fin dalle origini ha voluto stabilire un’alleanza con l’uomo,
  • cogliere la relazione tra Dio che crea e l’uomo che diventa responsabile del creato.

Nucleo tematico: Valori etici e religiosi

  • Riconoscere nella vita e negli insegnamenti di Gesù proposte di scelte responsabili, in vista di un personale progetto di vita,
  • individuare negli insegnamenti di Gesù quei riferimenti mirati a sviluppare atteggiamenti e mettere in attocomportamenti adeguati per lo sviluppo di una convivenza civile, responsabile e solidale.

 

PROCESSO DI APPRENDIMENTO

Competenza attesa:

L’alunno

  • riconosce la gratuità dei beni naturali che Dio ha destinato a tutti,
  • è consapevole della responsabilità affidata all’uomo di custodirli con cura,
  • è sensibile al problema della fame nel mondo, ricercandone le cause nello sfruttamento delle risorse,
  • sa individuare nell’insegnamento evangelico le indicazioni per valutare e realizzare le azioni necessarie per un’equa condivisione dei beni della terra. 

Obiettivo formativo:

L’alunno:

  • manifesta empatia verso le persone che patiscono la fame,
  • collega il problema con la mancanza di cura per l’ambiente,
  • individua nelle fonti religiose gli insegnamenti pertinenti per valutare,
  • mette in atto le azioni necessarie per la condivisione dei beni del creato.

Obiettivi di fase:

L’alunno:

  • riconosce che il cibo è un dono della terra e non va sprecato,
  • intuisce che l’accesso al cibo è un diritto fondamentale e garanzia di futuro,
  • si confronta con la realtà della malnutrizione e denutrizione, riconoscendone alcune cause,
  • intuisce la relazione tra il problema della fame e il degrado ambientale,
  • confronta i significati delle parole cura e sfruttamento, applicate alla coltivazione della terra,
  • individua nel testo biblico e nelle altre fonti religiose i riferimenti sulla destinazione universale dei beni di Dio e le indicazioni per l’impegno verso chi non vi ha accesso,
  • conosce l’impegno di associazioni di aiuto ai poveri, che si ispirano all’insegnamento evangelico,
  • individua possibili azioni di condivisione dei beni della terra.

 

FASE 3:

COSTRUZIONE DELLA RISPOSTA

 

 

La domanda di partenza:

Perché i doni del creato non sono per tutti?

 

Metodologia di coinvolgimento:

Provocazioni con canzoni, immagini e testi da cui nascono interrogativi sul cibo come un dono per tutti.

 

Percorso per l’elaborazione della risposta:

i bambini:

  • maturano una maggiore consapevolezza del dono del cibo,
  • conoscono alcune cause della povertà,
  • provano empatia verso le persone che patiscono la carenza di cibo,
  • individuano alcune azioni di solidarietà alla loro portata.

 

Compito autentico da svolgere nelle varie fasi:

creare un manifesto dal titolo “IL CIBO: DONO PER TUTTI”, per spiegare alle persone il problema dell’alimentazione e per proporre iniziative di condivisione, offrendo delle motivazioni

convincenti.

 

Attività di ricerca del processo di apprendimento

  • riconoscere che il cibo è un dono della terra e non va sprecato,
  • intuire che l’accesso al cibo è un diritto fondamentale e garanzia di futuro,
  • confrontarsi con la realtà della malnutrizione e della denutrizione nel mondo, riconoscendone alcune cause,
  • intuire la relazione tra il problema della fame e il degrado ambientale,
  • confrontare i significati delle parole cura e sfruttamento, applicate alla coltivazione della terra,
  • individuare nel testo biblico e nelle altre fonti religiose i riferimenti sulla destinazione universale dei beni di Dio e le indicazioni per l’impegno verso chi non vi ha accesso.
  • conoscere l’impegno di associazioni di aiuto ai poveri, che si ispirano all’insegnamento evangelico,
  • individuare possibili azioni di condivisione dei beni della terra.

 

Contenuti e materiali per il lavoro:

  • Ascolto di canzoni: di sensibilizzazione sul dono del cibo (Videoclip: Quello che la terra ci da’– Izsto)
  • Brainstorming: per la condivisione di idee in merito al cibo e alla fame.
  • I diritti dei bambini: alimentazione sicura. Immagini di persone malnutrite e denutrite.
  • Testi di approfondimento: sulle cause della fame nel mondo (Agenda 2030).
  • Poesie di Rodari: Il giorno più bello della storia (sul pane), cucina spaziale.
  • Testi e/o immagini e/o canzoni su cura e sfruttamento: canzone Custodi del creato di Cristicchi,
  • canzone Madre terra dei Tezsenda, Il cielo e’ di tutti di Bobo Rondelli,
  • Immagini di terre: abbandonate, terre sfruttate e terre coltivate.
  • Il diritto universale alla terra: Passi scelti dall’ enciclica Laudato sii, in riferimento alla relazione tra cura del creato e accesso al cibo: n. 5, n.13, n.246 (preghiera per la nostra terra).
  • L’insegnamento di Gesù: Date voi stessi da mangiare, Rif. Moltiplicazione dei pani e dei pesci, Parabola del seminatore sulla diversità dei terreni e la fertilità del cuore.
  • Esperienze nel territorio: Caritas locale, orti solidali di prossimità. Iniziativa Raccolta cibo nelle scuole e nelle parrocchie.

FASE 4:

VERIFICA E VALUTAZIONE

DELLA COMPETENZA  MATURATA

 

 

Compito autentico di verifica:

Mentre torni da scuola, incontri sul marciapiede un ragazzo con un cartello HO FAME, AIUTAMI. Un tuo compagno dice: “È solo un fannullone, che non vuole lavorare!”. Tu cosa gli rispondi?

Cosa fai? Perché?

Il compito può essere anche proposto a partire dalla visione di un video di esperimento sociale (sul canale Youtube ce ne sono diversi).

 

Rubrica valutativa della competenza attesa:

L’alunno:

  • riconosce la gratuità dei beni naturali che Dio ha destinato a tutti,
  • è consapevole della responsabilità affidata all’uomo di custodirli con cura,
  • è sensibile al problema della fame nel mondo ricercandone le cause nello sfruttamento delle risorse,
  • sa individuare nell’insegnamento evangelico le indicazioni per valutare e realizzare le azioni necessarie per un’equa condivisione dei beni della terra.

 

Livelli di competenza:

Avanzato:   L’alunno coglie la gratuità del creato e comprende che l’uomo è responsabile del mondo che lo circonda, riconosce che la disparità nell’accesso alle risorse è fonte di ingiustizia, conosce alcune cause di povertà, individua nelle fonti bibliche i riferimenti pertinenti e sa individuare possibili azioni per un’equa condivisione dei beni, anche in situazioni non note.

IntermedioL’alunno coglie la gratuità del creato e comprende che l’uomo è responsabile del mondo che lo circonda, conosce alcune cause di povertà, si confronta con il messaggio evangelico per coglierne le indicazioni in contesti noti e sa individuare in situazioni note le possibili azioni un’equa condivisione dei beni.

Base: L’alunno comprende il significato della parola dono associata alla creazione, intuisce che l’uomo se ne deve prendere cura, se guidato riconosce alcune cause di povertà, riferisce con aiuto il messaggio evangelico sul tema e riconosce le esperienze di aiuto verso i poveri che gli sono state presentate.

Iniziale:   L’alunno intuisce il significato della parola dono, riconosce alcuni esempi di cura dell’ambiente, se guidato scopre nel messaggio evangelico le indicazioni per l’aiuto ai poveri e dimostra sensibilità verso alcune esperienze locali di condivisione del cibo.

 

 

FASE 5:

DEFINIZIONE DELLA DOMANDA

 

 

Alla luce delle osservazioni fatte durante tutto il percorso e in base agli effetti riscontrati, possiamo ripartire con la progettazione di una nuova UdA che tenga conto delle domande e degli interessi espressi e dimostrati dai bambini e degli obiettivi ancora non raggiunti.

 

Indicazioni per un nuovo percorso di apprendimento:

  • potrebbe nascere una discussione sul fatto che la condivisione del cibo è un aiuto ma non risolve gli squilibri nell’accesso alle risorse.
  • una nuova domanda da cui partire potrebbe essere: Come farsi che il cibo sia dono “quotidiano”?
  • si potrebbe continuare il percorso riflettendo sulla questione del suolo: impoverimento, mancato accesso, inquinamento…

 

Prof. Silvia Pellegrino