Abbiamo voluto sentire sulla tematica di questo numero con una intervista anche il parere di Roberto Romio.  Ci è sembrato interessante intervistarlo non solo perché Editore della nostra rivista Ermes education e docente da alcuni decenni di Progettazione didattica e di Metodologia didattica dell’IRC, ma anche perché ha insegnato Religione nella scuola secondaria di secondo grado ed è autore di alcuni testi per l’insegnamento scolastico dell’IRC. E’ anche coautore del libro: “L’insegnante di Irc” che abbiamo presentato in un articolo di questo numero.

 

L’intervista

  • Da dove nasce l’idea di questo testo dedicato all’Irc?

Nasce nel Centro di Ricerca Educativa CERFEE Zelindo Trenti, da un gruppo di docenti che insegnano discipline diverse nelle facoltà teologiche e negli Istituti di Scienze Religiose di varie diocesi italiane. Il Centro CERFEE si ispira alla visione educativa ermeneutica esistenziale ed è impegnato nella ricerca e nella sperimentazione pedagogico didattica per individuare le risposte educative più appropriate alle problematiche educative oggi particolarmente significative e urgenti.

  • Come possiamo interpretare e definire oggi la figura dell’insegnante di religione?

L’insegnante di Religione (IdR) è un educatore professionista, esperto nell’area delle scienze religiose.  Il suo impegno professionale si svolge prevalentemente, ma non esclusivamente, nel contesto scolastico. La sua azione educativa nella scuola è regolata, in Italia, dagli accordi concordatari tra lo Stato italiano e la Chiesa cattolica. Questa doppia dipendenza, dallo Stato e dalla Chiesa, lo rende una figura atipica nel contesto scolastico. Dalla Chiesa, che si impegna nella sua formazione, egli ottiene l’Idoneità all’insegnamento e la formazione preparatoria e in servizio.  Dallo Stato, che è impegnato nella gestione e organizzazione del suo servizio, ottiene il riconoscimento economico, di carriera e la copertura sanitaria e previdenziale. È dunque un dipendente dalle istituzioni statali e deve osservare le leggi e le regole dello Stato laico.  Poiché la scuola pubblica è laica e non confessionale non deve educare alla fede, ma alla cittadinanza responsabile e attiva.  La sua funzione educativa nella scuola non è e non deve quindi essere catechistica, ma risulta ugualmente, oggi, particolarmente importante. Nella equipe dei docenti con cui lavora, il suo intervento educativo incide profondamente sugli studenti nella formazione etica, nella maturazione del senso della vita e della dimensione religiosa, nella capacità critica e dialogica per la comprensione e rispetto delle diversità religiose e non.

  • Può aiutarci a stilare un profilo dello studente Irc?

La scelta di avvalersi dell’IRC, anche se libera e facoltativa, accompagna lo studente dal suo ingresso nella scuola dell’infanzia, fino alla sua uscita dalla scuola, ma è molto condizionata dalla famiglia quasi sempre favorevole all’IRC. Quello che sorprende è la grande partecipazione degli studenti, nel sud d’Italia quasi totale. Se il docente di religione è capace e autorevole, gli studenti rispondono con grande partecipazione, affetto e attaccamento. In sintesi, il profilo dello studente di IRC è quello di un bambino/ragazzo/giovane appartenente ad un contesto familiare e culturale in genere non avverso alla Religione, che chiede all’IRC un’esperienza educativa aperta alla socializzazione con i compagni e al confronto libero su tematiche di vita di interesse per i giovani di cui, con gli adulti e gli altri docenti, non si parla quasi mai. L’ora di religione è, in genere, per lo studente, una pausa, tra l’ansia e la noia delle ore delle altre discipline, in cui si può discutere e socializzare liberamente.

  • Cosa si intende per processo di apprendimento ermeneutico?

Innanzitutto si tratta di un processo dinamico interpretativo che parte dalla presa di consapevolezza dei bisogni presenti, spesso inconsapevolmente, nel vissuto di chi apprende. Apprendere allora significa costruire, insieme ai compagni e con la guida e il sostegno del docente, la risposta al bisogno esistenziale attraverso il lavoro sui documenti culturali custoditi dalla tradizione. Il processo è sempre circolare:

    • si parte dalla domanda/bisogno del soggetto,
    • si scelgono le risorse della tradizione culturale utili ad elaborare la risposta,
    • si costruisce la risposta,
    • si verifica/valuta la risposta confrontandola con la domanda/bisogno iniziale,
    • si riparte dalle nuove domande emerse nel processo di costruzione.
  • Perché la scuola dovrebbe promuovere la competenza religiosa?

La domanda religiosa è originaria e costitutiva della persona umana, non si può ignorare e richiede una risposta. La scuola deve farsi carico di questo compito e accompagnare lo studente nel processo di risposta. La competenza religiosa che l’IRC deve cercare di costruire nello studente consiste nella capacità di prendere coscienza della propria domanda religiosa e di saper avviare un processo di costruzione della risposta, di verificare e valutare quanto costruito e di riavviare il processo di costruzione della risposta a partire dalle nuove domande emerse nella ricerca.

  • Potrebbe spiegare in modo sintetico come si fa a progettare processi educativi attraverso la didattica ermeneutica esistenziale?

La fase più importante del processo educativo è quello della progettazione che con la verifica e la valutazione deve accompagnare tutto il processo, dall’inizio alla fine. Non si deve mai dimenticare che al centro del processo didattico ermeneutico esistenziale c’è la persona di chi apprende nel suo mistero che l’avvolge e va scoperto e interpretato per carpirne la domanda profonda che la costituisce.

  • Potrebbe chiarire il concetto espresso nel sottotitolo del testo: “dalla teoria alla pratica dalla pratica alla teoria”?

Il modello ermeneutico esistenziale si fonda sulla scelta induttiva e costruttiva. Si parte cioè dalla prassi educativa e da questa nasce attraverso l’osservazione critica e la sperimentazione la teoria educativa che va verificata e valutata nella pratica. Niente è definitivo. Tutto è flessibile e si apre alla novità della vita.

  • Quali possibili scenari futuri prevede per l’Irc?

La scuola attraversa un grave periodo di crisi che richiede una profonda e radicale trasformazione dei processi educativi. Certamente i processi educativi, che accompagnano l’umanità fin dalle origini, non scompariranno, ma dovranno cambiare totalmente per rispondere al radicale cambiamento prodotto dall’avvento delle nuove tecnologie e dell’intelligenza artificiale. Anche l’IRC dovrà trasformarsi in modo molto radicale. Questa soluzione educativa, l’IRC, nata dal Concordato e legata ad un preciso contesto storico-culturale, molto probabilmente scomparirà. Ma, finché vivrà l’uomo, non potrà scomparire la domanda religiosa, iscritta nella natura umana e bisognosa di educazione per la costruzione di una competenza religiosa capace di dare risposta alle domande di sempre dell’uomo: chi sono, da dove vengo, dove andrò.

di  Luciano Ronconi