UDA: “CUSTODI RESPONSABILI DEL CREATO
SCUOLA DELL’INFANZIA
Bambini 5 anni

LEA PIRRA

 

PREMESSA

  1. Profilo del bambino

L’essere umano vive la sua prima esperienza di fede nelle relazioni fisiche che instaura naturalmente con la propria madre e gli altri adulti di riferimento. L’accoglienza e il contatto corporei che vengono offerti al neonato e al bambino rappresentano una prima forma di conoscenza di Dio. Rispondere adeguatamente e positivamente alle “richieste” dei piccoli fa sì che essi riescano a costruire quella fiducia di base, sulla quale si potrà innestare la fede in Dio.

1.1 Aspetti legati alla psicologia dello sviluppo

Il bambino a livello cognitivo si trova ad uno stadio pre-operatorio. Questo comporta che non abbia ancora la capacità di mettersi in un altro punto di vista (egocentrismo), che non sia in grado di stabilire dei legami causali tra sé e il mondo (pre-causalità) e che concepisca il mondo fisico secondo caratteristiche antropomorfiche e animiste (pre-logicità).
Quando viene presentato un racconto, il bambino lo concepisce letteralmente, poiché non vi sono ancora a questa età i presupposti per comprendere davvero simboli e metafore.

A livello emotivo il bambino della scuola dell’infanzia ha alcune fondamentali esigenze: stringere dei legami di fiducia; essere contenuto e capito nelle sue emozioni; veder soddisfatto il suo bisogno di tenerezza (che è precursore del sentimento sociale e del sapersi mettere nei panni di un altro); entrare in rapporto con gli altri attraverso regole; comprendere e sviluppare per mezzo del linguaggio i contenuti specifici delle discipline.

A questa età non vi sono ancora i presupposti per poter parlare di un vero e proprio livello morale. La “moralità” del bambino si esprime attraverso l’empatia (che si offre come fondamento dello sviluppo morale), la pro-socialità (il fare delle cose per aiutare l’altro) e il riconoscimento delle regole (che permettono la relazione). Da questi presupposti derivano la capacità di condividere e di collaborare.

1.2 Aspetti legati alla psicologia della religione

Il bambino ha una religiosità caratterizzata da:

  • antropomorfismo, percepisce Dio secondo schemi umani;
  • artificialismo, immagina la realtà come fabbricata, in senso concreto;
  • animismo, attribuisce un’anima anche alle cose inanimate;
  • finalismo, vede in ogni cosa uno scopo;
  • magismo, ritiene di poter manipolare la realtà secondo le proprie intenzioni.

1.3 Suggerimenti pratici per l’insegnante

Alla luce di quanto appena evidenziato possiamo trarre alcune indicazioni pratiche per l’insegnante. Questi suggerimenti hanno lo scopo di guidare l’insegnante verso il bambino, per incontrarlo nel punto in cui si trova, e di consigliare degli strumenti da utilizzare per accompagnare l’alunno in maniera adeguata nel suo sviluppo religioso.

  • Porsi come figura affidabile e amorevole, così da offrire, attraverso il linguaggio pre-verbale, una base sicura su cui presentare ai bambini la possibilità di conoscere Dio. è bene disporsi anche all’accoglienza “fisica” e al contatto corporeo, così importante per i bambini che entrano nella scuola dell’infanzia.[1]
  • Porsi in atteggiamento di ascolto dei bisogni e delle esigenze dei bambini e nutrire le loro menti e i loro cuori, educando alla bellezza, alla gratitudine e alla speranza, per favorire lo sviluppo di una personalità vitale e creativa.
  • Offrire al bambino un clima caloroso e accogliente, anche attraverso la cura dell’ambiente.
  • Curare la qualità delle attività che vengono proposte, attraverso una scelta ponderata dei materiali e degli strumenti che vengono proposti e utilizzati, perché tutto possa trasmettere bellezza.
  • Prediligere, nella pratica, l’utilizzo di narrazioni (che con la loro struttura offrono la possibilità al bambino di cominciare ad uscire dal proprio egocentrismo e di predisporlo all’ascolto dei racconti biblici) e di giochi (che sono lo strumento privilegiato per i bambini di questa età per conoscere sé stessi e il mondo e per elaborare vissuti ed emozioni).
  • Presentare la preghiera nella sua forma di ringraziamento, lode e amicizia con Dio per ampliare il concetto di preghiera (che non è solo richiesta).
  • Presentare Dio nella sua “grandezza” per far sì che il piccolo cominci a capire che il Signore è qualcosa di più dei propri genitori, che è Colui che c’è sempre e per offrirgli la possibilità di riconoscerlo come Amico per la vita.
  • Far conoscere la figura di Gesù per avvicinare i bambini a Dio in una maniera più concreta e più accessibile per le loro capacità.
  • Lavorare sulla capacità empatica del bambino per aiutarlo a progredire nel suo sviluppo morale.
  • Offrire spesso l’ascolto di narrazioni religiose per favorire pian piano il superamento della comprensione letterale del testo (a favore di una comprensione simbolica e metaforica).
  • Favorire lo sviluppo di capacità collaborative e di presa di responsabilità per offrire una prefigurazione della Chiesa come comunità di carismi diversi.
  • Introdurre un primo concetto di coscienza personale per favorire il progressivo riconoscimento del proprio spazio interiore.

Per monitorare la crescita del bambino dal punto di vista dello sviluppo religioso può essere utile attivare una pratica osservativa che consenta all’insegnante di seguire il percorso del bambino a livello emotivo – esistenziale. Per capire qual è il punto di partenza dell’allievo si potrebbe sottoporre, a inizio percorso, un questionario alle famiglie o chiedere informazioni al genitore, durante i colloqui individuali calendarizzati, circa la pre-disposizione del bambino alle domande di senso e al suo interesse nei confronti della dimensione spirituale[2]. In seguito, una griglia osservativa, nella quale inserire pochi aspetti ben definiti, può essere d’ausilio al monitoraggio[3].

Ad esempio:
l’insegnante potrebbe decidere di tenere d’occhio alcuni aspetti come questi (annotando elementi a inizio percorso, durante il percorso e a fine percorso):

    • se il bambino esprime domande di senso (spontanee o a seguito delle sollecitazioni offerte dalle attività proposte),
    • se il bambino accoglie serenamente la relazione offerta dal pari e dall’adulto (sia a livello di dialogo che a livello di contatto corporeo)[4],
    • se il bambino mostra di riconoscere i segni religiosi che lo circondano (luoghi di culto, posizioni e gestualità, preghiere recitate in casa),
    • se il bambino mostra atteggiamenti di curiosità e responsabilità nei confronti del Creato.

Aldilà di un monitoraggio legato ad alcuni aspetti specifici come questi, che vengono scelti a priori, l’invito è a mantenere sempre attiva la pratica osservativa sui bambini, sia nei momenti più strutturati sia (e soprattutto) in quelli più liberi. Durante questi frangenti si ha la possibilità di cogliere frasi e atteggiamenti che possono essere utili in molti modi: possono aiutare a definire meglio, in prima persona e in maniera più specifica il profilo religioso del bambino in questa fascia d’età, o il vissuto spirituale di un singolo alunno e possono offrire degli spunti utili alla redazione di una progettazione realmente concretamente rispondente ai bisogni dei bambini[5].

[1] A tal proposito è bene tenere presente quanto teorizza la dott.sa Lucangeli circa l’importanza del contatto fisico e i cosiddetti “interruttori emozionali”. Un bambino sarà maggiormente coinvolto nell’apprendimento e aperto alla pro-socialità se l’insegnante lo solleciterà accompagnando le proprie proposte e richieste con dei gesti che andranno ad accendere in lui un’emozione positiva. Questi “interruttori emozionali” sono nientepopodimeno che: l’abbraccio, la carezza e il tocco, lo sguardo e il sorriso, la voce, l’allegria dell’insegnante. D. Lucangeli, Cinque lezioni leggere sull’emozione di apprendere, Trento, 2019, pp. 22-28.

[2] Aldilà di questi aspetti specifici, ricordiamoci che un colloquio individuale è sempre utile e prezioso perché ci consente di aprire il nostro sguardo sul bambino e di incontrarlo con il cuore più accogliente e comprensivo.

[3] Ben consapevoli dell’alto numero di bambini con il quale si lavora, si specifica che questo lavoro di monitoraggio può essere svolto anche solo con una sezione o con un gruppo ristretto di bambini e in maniera del tutto sperimentale.

[4] Può essere utile osservare questo aspetto per provare a valutare se il bambino ha acquisito una buona fiducia di base, che abbiamo visto essere il presupposto per la maturazione di una fede in Dio; in caso di “carenze” l’insegnante potrà decidere di offrire in maniera più attenta la propria presenza, per provare, anche se nel piccolo, a colmare quella mancanza.

[5] R. Romio (a cura), Religione a scuola. Quale futuro?, Elledici, Torino 2019.

  1. Romio e S. Cicatelli, Educare oggi. La didattica ermeneutica esistenziale, Elledici, Torino 2020.
  2. Romio e M. Marchetto, Comprensione di sé e impegno educativo, Elledici, Torino 2018.
  3. Carnevale, Progettare per competenze nell’IRC, Elledici Il capitello, 2013
  4. Cavalletti, Il potenziale religioso del bambino. Descrizione di un’esperienza con bambini da 3-6 anni, Città nuova, 1979
  5. Diana, Dio e il bambino, Elledici, Torino 2007.
  6. Lucangeli, Cinque lezioni leggere sull’emozione di apprendere, Erickson, Trento 2019

MIUR, Indicazioni nazionali per il curricolo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo d’istruzione, 2012

  1. Venti, La maturazione del senso religioso del bambino. Processi e competenze attraverso la Didattica Ermeneutica Esistenziale, Pro manuscripto, Assisi 2015.

 

IL PROGETTO DELL’UDA

 

FASE 1: ELEMENTI DI IDENTIFICAZIONE DEL CONTESTO DI APPRENDIMENTO

ISTITUTO COMPRENSIVO –—————
A.S. 2021/2022
Insegnamento Religione Cattolica – IRC
Scuola dell’infanzia – Plesso di ————-
Gruppo bambini di 5 anni
UdA: Custodi responsabili del creato
Periodo di svolgimento: due/tre mesi

 

FASE 2: DEFINIZIONE DELLA DOMANDA

CONFRONTO CON IL PROFILO EDUCATIVO

Con l’aiuto del profilo psico-pedagogico-educativo del bambino di questa fascia d’età, proviamo ad individuare uno o più elementi che ci possano orientare verso una progettazione che, nell’ambito del tema del Creato, possa partire da un “bisogno di sviluppo” del bambino.

Ecco le dimensioni del profilo su cui lavorare:
DOMANDE DI SENSO 
origine delle cose

ESPERIENZE NUCLEARI 
stupore e ammirazione a contatto con la natura; esplorazione curiosa dell’ambiente

IDENTITÀ 
il bambino si sperimenta come un sé soggetto di azione.

Area di esperienza:
entrare in sintonia con il mondo circostante

Condizioni del vissuto:
il bambino si domanda da dove arriva questo mondo che ci è stato regalato e che tipo di segno/azione può lasciarvi

Motivo educativo conduttore unitario:
accompagnare il bambino nel rispondere alle sue domande sull’origine delle cose, guidarlo verso un atteggiamento di contemplazione e verso il riconoscimento della dimensione di dono, condurlo alla maturazione di un desiderio di cura.

CONFRONTO CON I DOCUMENTI NORMATIVI

Obiettivo formativo:
saper riconoscere nel mondo un dono di Dio Creatore
Competenza attesa:
abitare il mondo con responsabilità, fiducia e speranza Normativa di riferimento:

Indicazioni Nazionali per il curricolo – Integrazioni relative all’Irc
La conoscenza del mondo – Osserva con meraviglia ed esplora con curiosità il mondo, riconosciuto dai cristiani e da tanti uomini religiosi come dono di Dio Creatore, per sviluppare sentimenti di responsabilità.

 

FASE 3: COSTRUZIONE DELLA RISPOSTA

Prima di cominciare…

 Scegliamo una o più pratiche, attinenti al tema della custodia responsabile del creato, da mettere in atto durante la routine giornaliera, in modo da lasciare una traccia concreta di quanto si andrà ad elaborare insieme ai bambini durante il percorso. L’insegnante può decidere se fare delle ipotesi a riguardo, in base a quanto osserva fare dai bambini, o se discutere insieme al gruppo quale potrebbe essere una buona azione di rispetto e cura in cui impegnarsi.
Ad esempio: quando mi lavo le mani prendo una sola volta il sapone, e non lascio scorrere l’acqua a vuoto mentre mi insapono le mani; mi ricordo di chiudere il tappo dei pennarelli.

Rileggiamo il profilo psico-pedagogico-religioso del bambino, così da non dimenticare quali sono i confini e le potenzialità che lo caratterizzano ed entro i quali dovremo muoverci.
Ad esempio: il bambino faticherà a concepire Dio come entità astratta durante i nostri racconti; quando gli parleremo di ‘Creazione’ la penserà come una ‘fabbricazione’; se decidiamo di introdurre una pratica anti-spreco, facciamolo con delicatezza e pazienza, tenendo conto del fatto che il bambino è ancora in una fase pre-causale (dunque concepisce una relazione causale tra due elementi solo se si manifestano congiuntamente).

Troviamo un motivo conduttore per noi insegnanti e lasciamoci ispirare da questo obiettivo per la progettazione del percorso.
Ad esempio: aiutiamo i bambini a “essere” nella natura invece che a volerla dominare ; per quanto possibile svolgiamo tutte le attività proposte nel giardino/cortile della scuola.

Metodologia di coinvolgimento:

– offriamo ai bambini la lettura dell’albo illustrato Aspetta (A. Portis, Ed. Il castoro, 2015). Proponiamo eventualmente una ri-lettura del racconto con il coinvolgimento dei bambini nella storia (l’insegnante può impersonare la madre, mentre gli alunni possono fare la parte del bambino). Accogliamo eventuali osservazioni e domande.
– Lasciamo che la storia risuoni nella mente e nei cuori dei bambini e accompagniamoli in un’uscita osservativa nel giardino della scuola o in un parco vicino; invitiamoli ad adottare uno spirito contemplativo, magari scegliendo un compagno o due con cui condividere questa esperienza.

Percorso per elaborare l’esperienza:

– sediamoci in cerchio per confrontarci su quanto ci ha fatto pensare il libro letto e su quanto abbiamo osservato durante la nostra esperienza all’aperto. Possiamo guidarli con domande di questo tipo: cosa avete visto di bello? Da dove arrivano tutte queste cose? Chi le ha create? Chi c’era prima di ogni cosa? Lasciamoli parlare liberamente e lasciamoci ispirare dalle loro risposte per dare seguito alla chiacchierata.
– Possiamo poi dire ai bambini che molte persone, notando quante belle cose ci sono nel mondo, credono che ad aver creato tutte queste cose sia stato Dio.
– Come fonte religiosa possiamo offrire la lettura della storia biblica della creazione da un libro per bambini. Possiamo scegliere un libro più tradizionale come La creazione (A. Peiretti – R. Giannetti, Ed. La Scuola Ragazzi, 2015), oppure orientarci verso un testo con illustrazioni artistiche come La creazione (C. Fruttero – C. Lastrego – F. Testa, Ed. Gallucci, 2015), oppure ancora prediligere un albo illustrato più evocativo come C’era una voce (A. Berardi – A. Gottardo, Ed. Topipittori, 2012).
– Al termine della storia possiamo invitare i bambini a manipolare della pasta di sale immaginando di modellare il mondo e il primo uomo, come si dice che abbia fatto Dio durante la Creazione.

Come sollecitazione ulteriore alla contemplazione possiamo portare un mazzo di fiori recisi, di varie tipologie e fattezze:

– Facciamoli annusare, accarezzare e osservare. Invitiamo poi i bambini a rappresentare uno di questi fiori in un disegno ad acquerello,
– Possiamo valutare l’dea di creare insieme ai bambini degli acquerelli naturali (con frutta, verdura e spezie) ,
– Per la realizzazione del dipinto possiamo usare dei fogli spessi e inquadrare poi i disegni con una cornice fai da te, così da lasciare ai bambini un ricordo dell’esperienza da appendere in casa propria,
– Una volta ultimato questo lavoro possiamo ritrovarci in cerchio con i bambini, per provare ad inventare insieme una storia su come potrebbero essere comparsi i fiori nel mondo (sollecitiamoli con domande del tipo: c’era prima un fiore o un seme? Come mai alcuni profumano ed altri no? Come mai ce ne sono di così tanti tipi diversi?),
– Una volta composta la storia, potremo allegarla al disegno-quadro.
– Ripercorriamo insieme ai bambini le esperienze fatte fino a questo punto e portiamo l’attenzione sul fatto che il mondo in cui viviamo e gli esseri che lo popolano sono un dono. Riflettiamo insieme su come ci comportiamo quando riceviamo un regalo (lo trattiamo con cura? Lo roviniamo? Lo condividiamo?). Chiediamo ai bambini di provare a pensare a delle cose che possiamo fare per prenderci cura del nostro mondo. Se dovessimo accorgerci che i bambini faticano a proporre delle idee possiamo offrire loro la lettura del libro 10 cose che posso fare per aiutare il mio pianeta (M. Walsh, Editoriale Scienza, 2008). Possiamo rendere più stimolante l’attività proponendo ai bambini il gioco del mimo: un bambino deve mimare ai compagni l’azione di cura per il mondo a cui ha pensato.
– Decidiamo poi insieme ai bambini un impegno comune da mantenere tutti insieme a scuola, ad esempio ricordarsi di chiudere i tappi dei pennarelli e ricordarsi di chiudere l’acqua durante il lavaggio delle mani; realizziamo a tal fine delle etichette promemoria da applicare ai tavoli dove i bambini colorano e sopra ai lavandini in bagno. Possiamo anche realizzare un libro da conservare in sezione nella quale sono contenute tutte le idee di cura per il pianeta che sono state esposte dai bambini durante il dialogo/gioco.
– Come esperienza finale proponiamo ai bambini la realizzazione di una “seedbomb” (bomba di semi), spiegando loro l’origine antica di questa pratica e la loro utilità a favore della salvaguardia della biodiversità.
– Possiamo preparare ulteriori attività a tema “natura” da proporre ai bambini durante gli eventuali spazi di tempo vuoto. Mantenere l’attenzione sulla tematica anche attraverso la proposta di questi giochi di intrattenimento può infatti contribuire alla maturazione della competenza attesa. Alcuni esempi: memory dei fiori, travasi con i semi, disegni nella sabbia.

Elaborazione della risposta (ricaduta educativa):

i bambini acquisiscono una capacità contemplativa nei confronti di tutto ciò che li circonda, prendono consapevolezza del fatto che tutto è stato donato, maturano piccoli atteggiamenti concreti di cura.

 

FASE 4: VERIFICA E VALUTAZIONE DELLA COMPETENZA MATURATA

I bambini vengono guidati dall’insegnante nel processo di apprendimento. Per poter valutare se gli obiettivi formativi sono stati raggiunti e se le competenze sono state acquisite possiamo osservare gli alunni nel corso delle varie attività proposte, prestando particolare attenzione ad alcuni aspetti predefiniti. Ad esempio, anche con l’ausilio di una tabella preimpostata, potremmo considerare (annotando elementi a inizio percorso, durante il percorso e a fine percorso) se:

– il bambino dimostra uno spirito osservativo nei confronti della natura,
– il bambino è incuriosito dalla questione relativa all’origine del mondo ed esprime domande al riguardo,
– il bambino esprime/applica pensieri di cura nei confronti di ciò che lo circonda.

 

FASE 5: RIPROGETTAZIONE

Alla luce delle osservazioni fatte durante tutto il percorso e in base agli effetti riscontrati, possiamo ripartire con la progettazione di una nuova UdA che tenga conto delle domande e degli interessi espressi e dimostrati dai bambini e degli obiettivi ancora non raggiunti.

Ad esempio:
ipotizziamo che durante le attività i bambini abbiano osservato che non solo le cose che ci circondano sono un dono, ma anche le persone; potremo allora progettare un percorso che:
– li guidi nel domandarsi com’è possibile che siamo tutti diversi,
– li sensibilizzi a riconoscersi come una creazione unica e speciale di Dio.

LEA PIRRA