Il Preambolo

Mentre nell’amniotico mare cresce una vita, chi quella vita ha generato si prepara ad accoglierla per poi accompagnarla, amorevolmente e nella più assoluta gratuità, in un “pellegrinaggio” verso la maturità ed oltre, ed è così naturale!
Qui si riferisce di quella maturità che rende la Persona capace di offrire il suo Servizio “per il progresso materiale o spirituale della società”, nel vincolo dello “… spirito di fratellanza”.
Nell’andare, la mamma e il papà si lasceranno affiancare da persone competenti e disporranno di istituti idonei alla formazione dell’Io concepito. In tutto questo, è noto, si realizza il processo educativo nei suoi vari aspetti.

È chiaro che durante il percorso si manifesteranno problemi di vario genere e con diversi gradi di difficoltà. Ma considerato che da oltre venti secoli, illustri e autorevolissimi filosofi, sociologi, antropologi, pedagoghi, teologi studiano e continuamente aggiornano finalità e metodologie educative, dovremmo supporre che le varie problematiche emergenti si potrebbero risolvere con relativa rapidità e buona competenza, almeno laddove ne ricorressero i presupposti (la maggioranza dei casi). Tra l’altro non pochi sono gli esempi di persone che sono riuscite ad individuare percorsi formativi e di recupero di grande efficacia. Solo alcuni nomi: san Filippo Neri, don Milani, Maria Montessori, Johann Heinrich Pestalozzi, don Pino Puglisi.
Dunque, un corretto processo educativo dell’adolescenza e dell’età giovanile è possibile.
Si potrebbe allora ipotizzare di studiare e approfondire quelle storie e ripeterle. Non è così semplice. Certo però, si dovrebbero prendere a modello quelle persone, assumerne lo spirito e procedere secondo il metodo del “vedere, giudicare, agire”.

Per quanto detto fin qui, è chiaro che l’oggetto di maggior attenzione è la figura della persona educatrice, quella persona cioè chiamata ad affiancare la famiglia (ove esita) nella “cura” del minorenne, nelle sue prima fasi di crescita.

 

Il Contesto Generale

Preso atto che il genere umano, dopo aver ufficialmente riconosciuto e condannato se stesso per essersi reso colpevole di “… atti di barbarie che offendono la coscienza dell’umanità”, e che dopo 75 anni da quella Dichiarazione, la stessa umanità continua a commettere gli stessi identici atti di vergognosa omicida inciviltà, si potrebbe affermare che la violenza, nelle sue varie manifestazioni, non sia solo un sintomo di malessere sociale, ma sia invece un vero e proprio modus vivendi. Del resto, a conferma, basta considerare il largo uso che si fa di lessico “bellico” nel mondo della politica, del giornalismo, nei film, nelle serie tv, nei vari dibatti televisivi, nelle assemblee, nelle riunioni condominiali, nei ristoranti, nei bar. E, purtroppo, tutto questo rivela l’assoluta predominanza di una pervertitrice logica di guerra. Quanto terreno fertile per la criminalità nei suoi molteplici aspetti! Tra gli aspetti, la criminalità giovanile.

 

La Precondizione

Per capire bene è fondamentale una precondizione: la consapevolezza. Bisogna essere consapevoli che per orientarsi nella giusta direzione, si deve tener conto di almeno quattro coordinate di riferimento.

  • Il tema in questione è solo un “ramo” della folta ramificazione del male, innestata su un robusto tronco dalle solide radici.
  • Nel caso di specie, si tratta di “liberare” fanciulli dalle prigioni del Paese dei Balocchi che si trova nel regno della Menzogna.
  • Perché Pinocchio diventasse un bravo bambino, è stata determinante la concorrenza di tre personificazioni: Geppetto, il Grillo parlante, la Fata turchina.
  • Chi educa deve farsi modello esemplare, ovvero, deve poter dire, nel vincolo dell’umiltà, “siate miei imitatori”.

E.g.: Una madre portò il figlio dal mahatma Gandhi e gli disse: <<Per favore, mahatma, di’ a mio figlio di smettere di mangiare zucchero>>. Gandhi rimase in silenzio, poi disse: <<Riportami tuo figlio fra due settimane>>. Perplessa, la donna lo ringraziò e disse che avrebbe fatto così.
Due settimane dopo, Gandhi guardò il bambino negli occhi e gli disse: <<Smetti di mangiare zucchero!>>.
Grata, ma sempre più stupita, la donna gli chiese:
<<Perché mi hai detto di ritornare dopo due settimane? Avresti potuto dirglielo subito>>.
Gandhi rispose: <<Due settimane fa, anch’io mangiavo zucchero>>. (incarna ciò che insegni, e insegna solo ciò che hai fatto tuo).

 

Da via Paal a Brancaccio

Un punto cruciale: purtroppo, tutti noi siamo costretti ad aggiornare continuamente i nostri archivi personali (la memoria) con tremendi fatti di violenza e criminalità che spesso coinvolgono giovani e giovanissimi. Argomento, anche questo, ampiamente studiato e dibattuto in varie sedi più o meno competenti e qualificate. Al riguardo, non mancano poi commenti, giudizi, condanne, assoluzioni, proposte irragionevoli e, talvolta, disumane, tra la “gente comune”. Tuttavia, nulla cambia, anzi, la situazione peggiora continuamente, in linea, del resto, con il descritto scenario di riferimento.

Considerando però l’importante ruolo del mondo giovanile, dobbiamo sentirci particolarmente coinvolti e dunque, piuttosto che aggiungere altri interrogativi ai mille già posti (quasi sempre gli stessi in fin dei conti), o rielaborare fallimentari teorie, dovremmo porci una sola domanda:

Io, concretamente, oggi, cosa devo fare?”.
Il resto è conseguenza.
Nella ricerca di una risposta che potrebbe risultare di grande utilità (non sottovalutiamoci), in ossequio alla ragione (sovrintendente fedele), di seguito, un suggerimento.

Ribadendo la necessità di assumere lo spirito dei personaggi prima citati, nella convinzione che “questo mondo” non abbia la giusta intelligenza (si può avere un Q.I. elevatissimo ma senza saggezza nulla giova) per questioni di così alto valore, per intendere un po’ meglio, si provi ad entrare nella dimensione mistico/ascetica presente in ogni essere umano (dimensione poco frequentata nella maggioranza dei casi), magari rifugiandosi idealmente in un eremo sicuro (“va, chiuditi nella tua stanza”). Poi, sempre idealmente, a partire da quel luogo, si rivisiti la guerra fanciulla di via Paal per poi incamminarsi verso la brutale criminalità di Brancaccio, cercando per via, analoghe situazioni suggerite dalla mente.

Non richiamare né commentare direttamente fatti e personaggi, è cosa voluta. Ciascuno lo faccia lasciandosi guidare dal proprio “fantasioso” ingegno e possa soffermarsi laddove ritenga di doverlo fare. E – è una raccomandazione – si usi Il tragitto per eliminare preconcetti, prevenzioni e ingannevoli suggestioni di qualsivoglia genere.

Rientrati poi nell’eremo, si sosti per “meditare” ancora un po’, il tempo giusto. Infine, con mente sgombra (se non lo è, meglio non proseguire), si cerchino quegli elementi essenziali che possano permettere di dare una risposta consapevole e decisa, anche se non definitiva, alla domanda posta.

 

La Conclusione

In conclusione, assodato che a nulla servirebbe dilungarsi oltre, un sintetico accenno ad alcune essenziali tematiche da elaborare sapientemente per poi trasmetterle, in modo appropriato, agli “educandi”.

  • Necessario capire bene Dignità, quale il suo valore e quale la sua più alta espressione.
  • Acquisire la consapevolezza che la Persona, essendo costituita di materia e spirito, necessita anche di nutrimento spirituale.
  • Assoluta necessità di formare le coscienze.
  • Se il potere, inteso come volontà di dominare gli altri, è abominio, è invece legittimo aspirare al potere, inteso come capacità di dominare istinti, passioni e suggestioni con l’esercizio delle virtù, stato questo che genera la forza di vincere il male con il bene.

A tal proposito, per concludere, in attesa della risposta (vogliate darvela), un augurio ad ogni genitore (primo e perpetuo educatore): che tu possa trovarti nella condizione (capisci che tua/o figlia/o è prossima/o alla maturità) di poter dire con Rudyard Kipling,

“[…] se riesci a riempire l’inesorabile minuto
dando valore ad ogni istante che passa,
tua è la Terra e tutto ciò che è in essa,
e, quel che più conta, tu sarai un Uomo, figlio mio!”

 

di Paolo Di Rocco