Abbiamo pensato di ascoltare per tentare di gettare uno sguardo sull’attuale condizione dell’IRC e sulle sue prospettive di sviluppo don Daniele Saottini, già responsabile del Servizio nazionale per l’Insegnamento della Religione cattolica della CEI.  Gli abbiamo posto alcune domande che possono aiutarci a disegnare il perimetro generale in cui si muove la tematica dell’IRC. L’intervista presenta anche il testo di R.Romio, Religione a scuola: Quale futuro?, Editrice Elledici, Torino 2019.

Religione a scuola: quale futuro?

Religione a scuola: quale futuro?

 

L’intervista

Può disegnare sinteticamente le condizioni dell’IRC in Italia oggi?

Se vogliamo esplicitare il contesto generale e alcuni degli orizzonti problematici dell’educazione religiosa in Italia, i temi sono quelli che coinvolgono anche la scuola e l’IRC. Innanzitutto, penso che sia indispensabile tener presenti le condizioni sociali del nostro Paese e le problematiche legate alla povertà, al disagio, all’immigrazione.  Un secondo ambito di riflessione riguarda la situazione giovanile: il recente Sinodo sui giovani ci ha offerto l’occasione per cogliere alcune delle caratteristiche dei ragazzi di oggi, delle loro famiglie e le sfide culturali ed educative più urgenti.  Un terzo ambito di attenzione riguarda certamente il sistema educativo italiano, che da anni vive una situazione di riforma e di riorganizzazione. In questo contesto sociale e culturale problematico e complesso, la disciplina scolastica dell’IRC offre un servizio educativo assolutamente valido ed apprezzato, così come dimostrano sia l’alta percentuale di ragazzi e adolescenti che ancora se ne avvalgono, sia la positiva accoglienza dei giovani e delle famiglie.  Mi pare, quindi, di poter cogliere un IRC che vive dentro le difficoltà sociali e culturali del nostro Paese, e che sa anche proporsi come risorsa educativa per costruire positive esperienze di crescita.

 

Quale contributo può dare l’IRC al compito istituzionale dell’educazione religiosa delle nuove generazioni in un tempo di emergenza educativa?

Penso che sia necessario evidenziare almeno due ambiti particolari nei quali è possibile valorizzare l’IRC. Il primo è quello interno alla Chiesa e si riferisce al contributo che l’IRC può offrire per accompagnare e sostenere l’azione della comunità cristiana verso le nuove generazioni in questo tempo di emergenza educativa. Da tempo la Chiesa italiana è impegnata ad individuare dei percorsi significativi per l’accompagnamento nella crescita umana e cristiana dei bambini e degli adolescenti in età scolare.

Tutti siamo consapevoli del fatto che è sempre più necessario mettere in campo degli adulti ben preparati,  genitori ed educatori, e in questo senso potrebbero essere ben valorizzati i docenti di IRC, che sono tra i laici più formati per la loro preparazione teologica, didattico-pedagogica e per la loro passione educativa.

Il secondo ambito nel quale valorizzare il contributo dell’IRC è quello specifico della scuola. Anche se questa disciplina appare a prima vista molto debole (non tutti la frequentano, non ci sono i voti numerici, la valutazione finale non fa media, l’orario è spesso marginalizzato), in generale è invece molto apprezzata e si presta a molteplici progetti interdisciplinari; gli stessi docenti di Religione, grazie alla loro la formazione culturale ed educativa, sono abitualmente significativi per gli alunni, stimati dai dirigenti, dai colleghi e dai genitori.

 

Quali piste intravede per il prossimo futuro dell’IRC?

Considerando proprio l’ambito scolastico, auspico che la cultura religiosa diventi sempre più un elemento significativo all’interno dei diversi percorsi educativi e formativi, così come già prevedono le stesse normative scolastiche. Inoltre, lo stile tipico dell’IRC può diventare un aiuto prezioso per la scuola: ad esempio, si è sempre pensato che la mancanza dei voti rendesse l’IRC una materia più debole, ma oggi  molti protagonisti della scuola sono diventati consapevoli che non è più possibile fermarsi a una misurazione numerica delle conoscenze, ma che è necessario valorizzare una valutazione più generale e complessiva delle competenze “esistenziali” acquisite dagli studenti.

L’IRC, inoltre, potrebbe essere meglio valorizzato anche dalla Comunità cristiana. L’insegnamento della religione, infatti, coinvolge ancora più dell’80% degli studenti di tutta Italia e può essere un aiuto prezioso per lo sforzo educativo della Chiesa verso le giovani generazioni. Pur non essendo catechesi né una forma educativa ecclesiale, l’IRC è svolto da insegnati cattolici ben formati, che già accompagnano con successo il cammino di crescita di tanti ragazzi.

 

È possibile pensare in futuro a un IRC integrato in un sistema educativo unitario, in sinergia con tutte le altre agenzie educative operanti sul territorio?

Assolutamente sì. Proprio perché l’IRC è una disciplina scolastica pienamente inserita tra le finalità della scuola, è tutto il sistema-scuola che deve essere sempre meglio integrato con le altre agenzie educative sul territorio. Non si può più pensare a un IRC che si isola e assume una valenza soprattutto catechistica, forte e identitaria, perché ci troveremmo di fronte a una scelta fragile e miope, poco rispondente ai bisogni di una società sempre più multiculturale.

Dall’altra parte sarebbe ugualmente miope la scelta di trasformare l’IRC in un insegnamento generale di cultura religiosa, senza un riferimento pratico a una esperienza religiosa concreta: gli alunni non avrebbero più dei riferimenti concreti ad esperienze vitali, e l’IRC diventerebbe una semplice conoscenza culturale di fatti storici lontani dalla vita, una semplice e “inutile” acquisizione di conoscenze, che non potrebbe mai aiutare gli studenti nella ricerca di “risposte di senso”. Si cadrebbe in un vero relativismo educativo, subordinato solo ai desideri individuali.

 

L’educazione religiosa si fa oggi in tante istituzioni e centri educativi diffusi sul territorio: centri di educazione musicale, di educazione fisica, di arti marziali, di Yoga, ecc.  Questi centri possono parlare di religione e fanno educazione religiosa. Come può relazionarsi e integrarsi l’IRC con queste realtà educative territoriali?

Può essere davvero importante essere consapevoli del fatto che, ad esempio, un centro sportivo insegni, oltre allo sport, anche diversi valori: il rispetto dell’altro e delle regole, l’impegno ad una competizione leale, i valori legati all’onestà, alla lealtà, alla collaborazione, alla fratellanza.

È però importante essere anche consapevoli dei livelli educativi diversi: in questi centri culturali, sportivi e formativi si acquisiscono valori e competenze personali preziose, ma un percorso scolastico offre dinamiche molto diverse e più complesse.

Un esempio abbastanza evidente può essere quello legato all’arte: certamente per capire a fondo un’opera d’arte sacra o un brano di musica sacra è necessario conoscere la religione che li ha ispirati, ma il compito dell’IRC è molto più ampio e trasversale. Per questo è importante ricordare l’impegno di tutta la scuola nell’intercettare, condividere e valorizzare la collaborazione con tutte le iniziative culturali, sportive e formative del territorio. Questo è proprio uno dei traguardi di molti progetti elaborati e proposti dagli insegnanti nei Collegi Docenti di ciascun Istituto scolastico.

 

Un’ultima domanda: a che cosa può servire questa intervista per gli educatori e gli insegnanti di Religione?

Agli insegnanti di Religione cattolica (IdRC) certamente permetterà di allargare sempre più il proprio orizzonte educativo. Accanto, infatti, all’impegno costante di rendere sempre più efficace la loro presenza nella scuola, gli IdRC sono sollecitati anche ad allargare il loro sguardo alle altre agenzie educative presenti nel proprio territorio per coinvolgere meglio anche gli studenti e le loro famiglie. In realtà questa è una sfida che dovrebbe appassionare tutti gli insegnanti: quello d’italiano può creare un legame con qualche associazione culturale, quello di educazione fisica con un centro sportivo e anche l’insegnante di Religione, proprio per la ricchezza della sua disciplina, viene sollecitato a creare relazioni con presenze culturali, sociali e di volontariato.

Questa intervista, inoltre, potrebbe essere letto con frutto anche da tanti educatori, formatori e genitori, perché presenta l’IRC non solo esplicitando le sue caratteristiche epistemologiche e didattiche, ma anche narrando alcune testimonianze di IdRC nei vari ordini di scuola.

Anche per le realtà del territorio questo testo può essere uno stimolo ad estendere l’interesse verso la religione cattolica e sollecitare l’approfondimento e le letture di un educatore o di un formatore.

Pure all’interno della Chiesa, infine, può aiutare a superare alcuni pensieri che rischiano a volte di emarginare l’IRC: si tratta, invece, di valorizzare il contributo che questa disciplina scolastica può dare alla stessa catechesi, senza imitarne modelli e metodi scolastici, ma cercando di apprezzare questo insegnamento frequentato e seguito da moltissimi studenti delle nostre parrocchie, diventando un’occasione preziosa per esprimere la passione della Chiesa nell’accompagnare e sostenere i cammini di crescita dei ragazzi e degli adolescenti di oggi.

Roberto Romio