Il tema su cui vogliamo riflettere in questo testo è oggi molto attuale e dibattuto da sempre nella nostra cultura. Per questo crediamo sia importante e utile tornare a parlarne.

Il libro è rivolto a chiunque sia interessato a capire il presente e come si possa migliorarlo attraverso la visione, la strategia e l’uso delle tecniche della nonviolenza.
Una prima parte presenterà la visione della nonviolenza che costituisce il fondamento di tutta la proposta.
Una seconda parte svilupperà le strategie applicative della visione nonviolenta, che nelle diverse contingenze storiche sono state elaborate e possono renderla operativa ed efficace oggi.
La terza parte presenta le tecniche che la tradizione ha sperimentato e teorizzato. Possono essere lo stru- mento pratico nei diversi contesti, da quelli semplici e quotidiani, a quelli più complessi e problematici.

L’obiettivo fondamentale è quello di aiutare a individuare la risposta più adeguata alle situazioni di vio- lenza e sopraffazione nel rispetto della verità, della giustizia e dell’amore vicendevole. Con il dono di queste pagine vogliamo essere compagni di viaggio nell’itinerario di scoperta, o di ritorno, alla scelta della nonviolenza.

La nonviolenza può aiutarci a ritro- vare quegli aspetti fondamentali della vita che non devono mai andare perduti. Se li abbiamo smarriti possiamo, con la nonviolenza, riprendere la via del ritorno all’autenticità.

 

Dall’Introduzione

Mentre sto scrivendo quest’introduzione le truppe russe bombardano ancora, dopo più di 220 giorni, l’Ucraina minacciando di usare le armi nucleari. L’Europa ha accolto milioni di profughi ucraini che scappano dalla guerra. Nessuno avrebbe mai pensato che dopo la durissima esperienza della pandemia da Covid avremmo dovuto affrontare questa situazione drammatica, già vissuta nel secolo scorso con la II° guerra mondiale.

Dalle premesse in atto si deve purtroppo constatare che la guerra non terminerà in breve tempo.
Sembra che l’obiettivo finale dell’invasione russa dell’Ucraina sia quello di riportare il mondo alla caduta dell’impero sovietico (1989) e ad una nuova suddivisione delle sfere di influenza tra le attuali superpotenze: Stati Uniti, Cina, Russia. Cambierà profondamente il quadro delle relazioni tra gli stati e si disegnerà un nuovo ordine mondiale.

Le iniziali manifestazioni contro la guerra, diffuse dapprima in tutto il mondo, si stanno affievolendo e si manifesta una stanchezza che chiede di trovare una soluzione, costi quel che costi, per l’Ucraina. Le manifestazioni di dissenso vengono represse aspramente in Russia che continua a chiudere ogni forma di libera informazione fino a spegnere tutti social e la stampa liberi. L’Ucraina ha scelto di non arrendersi e di difendere la propria terra con le armi, coinvolgendo nella resistenza anche la popolazione civile.
Coloro che accennano ad una possibile concreta opzione nonviolenta sono, in tutto il mondo, una minoranza divisa e confusa.

L’Occidente e la Nato puntano sulle sanzioni economiche, sulla diplomazia tra le parti e sul riarmo dell’Ucraina a cui forniscono armamenti sempre più sofisticati per la resistenza armata. Contemporaneamente, per la prima volta, la deterrenza nucleare sembra perdere la sua forza di dissuasione a causa della ripetuta minaccia di venir usata, soprattutto da parte degli aggressori russi.

Anche le chiese cristiane sono divise, non si incontrano per condannare insieme con decisione la guerra e parlano troppo sommessamente di pace. Il patriarca ecumenico di Mosca, Kirill, ha addirittura giustificato e legittimato la guerra giusta della Russia benedicendo i soldati e le armi. Dalla parte opposta anche i patriarchi, ortodossi e greco cattolici dell’Ucraina, legittimano e giustificano la loro guerra di difesa contro la Russia[1]. Lo stesso papa Francesco condanna la violenza, invoca la pace e afferma di essere disponibile a fare ogni sforzo per la pace. Dopo un iniziale momento di incertezza ha assunto progressivamente una posizione forte e chiara di condanna che non riesce a mobilitare il mondo cristiano e cattolico[2]. Ancora una volta, come già avvenne nella II° guerra mondiale con Pio XII[3], la Chiesa cattolica appare troppo distaccata e super partes, nella speranza di salvaguardare uno spazio diplomatico di contatto con le parti in conflitto e tenere aperta una via di trattativa diplomatica. Il vangelo della nonviolenza, da parte cattolica, si riduce alla condanna del papa, agli aiuti alla popolazione, all’accoglienza dei profughi, al digiuno e alla preghiera.

Anche i movimenti pacifisti sono troppo silenziosi, ambigui e spaccati, condizionati dai diversi presupposti ideologici antioccidentali, postmarxisti, contro la Nato, contro gli Stati Uniti, legati ad un passato ormai superato che li divide e contrappone.

Note

[1] Il Patriarca Kirill lo ha fatto nella celebrazione eucaristica di domenica 6 marzo 2022. L’opposto hanno fatto le chiese autocefala ortodossa e quella greco cattolica ucraine. http://magister.blogautore.espresso.repubblica.it/
[2] Nel discorso all’Angelus del 2 ottobre 2022, ha chiesto, “innanzitutto al presidente della Federazione Russa”, un cessate il fuoco e l’avvio di un negoziato aperto a “serie proposte di pace”, “soluzioni non imposte con la forza ma concordate, giuste e stabili”, nel rispetto del “valore della vita umana”, della “sovranità e integrità territoriale” e dei “diritti delle minoranze”. http://www.vatican.va/content/francesco/it/angelus/2022/documents/20221002-angelus.html
[3] Non dimentichiamo che ancora oggi il comportamento di Pio XII è fortemente criticato, particolarmente dal mondo ebraico e l’apertura degli archivi del Vaticano non è riuscita a dare piena giustificazione di alcune sue scelte.

Roberto Romio