Educare al cambiamento

La nostra epoca è contrassegnata da continui e inaspettati colpi di scena: il dramma della pandemia, l’orrore della guerra,  le difficoltà di approvvigionamento energetico, la crisi economica, i cambiamenti climatici, circostanze tutte che hanno contribuito ad alimentare paure e incertezze.
Nel saggio La società del rischio del 1985, infatti, il sociologo tedesco Ulrich Beck, mette in luce, in modo lungimirante, quella che appare oggi essere una delle caratteristiche più rilevanti della società moderna: il rischio. Inoltre il sociologo contemporaneo Magatti nel libro dal titolo Nella fine è l’inizio, sottolinea come in questa fase complessa della storia assistiamo «all’eclissi della realtà» e al «fallimento cognitivo», fattori che rendono complicata la percezione dei problemi presenti e futuri del nostro tempo.
Per questo nasce spontanea una domanda; in che mondo vivremo? Continueremo ad educare i giovani al relativismo, al nichilismo, alla fluidità della vita? La società «liquida» e consumistica sarà in grado di educare i giovani all’affronto delle sfide che ci attendono? Sono questi i modelli in grado di garantire la felicità delle nuove generazioni? Quali sono le strade educative che attendono i nostri giovani per il loro pieno compimento?
Papa Francesco, con uno sguardo paterno, raccoglie la sfida del «rischio educativo» e fornisce indicazioni e suggerimenti su come educare i giovani all’affronto del cambiamento, per la conquista della vera felicità.

Abbiate il coraggio di essere felici!

Viviamo in una società ambigua che, nonostante i privilegi acquisiti, non riesce a soddisfare fino in fondo quel desiderio di felicità che appare all’uomo moderno come un lontano miraggio all’orizzonte. Francesco mette in guardia su uno dei pericoli della postmodernità: chi non è in grado di garantire la prestazione richiesta ai massimi livelli e in pochissimo tempo, rischia di essere messo ai margini, fino all’estrema conseguenza, divenire uno scarto vittima del sistema.
Questo fenomeno dell’esclusione, dell’iniquità sociale è spiegabile, in parte secondo il sociologo Bauman, a causa dell’avvenuta trasformazione dell’homo politicus in homo consumens. Il mercato secondo lo studioso, avendo in parte assunto il controllo indiretto della politica, ha educato le nuove generazioni a divenire consumatori compulsivi.
Quale è il modello educativo proposto da Papa Francesco per i nostri giovani? É un modello anacronistico o è valido ancora oggi? Guarda a un passato che non esiste più o è un paradigma per il futuro, in grado di rinnovare e rinnovarsi e produrre cambiamento?
Francesco invita la politica, gli operatori, gli insegnanti ad educare i giovani alla vera felicità. Il pontefice esorta con forza i giovani ad essere felici: «Abbiate il coraggio di essere felici! E non abbiate paura di un amore vero». Questo è il messaggio che il Papa esprime con decisione durante il messaggio  per la Giornata mondiale della gioventù nel 2015. Ma il mondo moderno ha ancora bisogno di questo tipo di felicità? La domanda di felicità è viva e presente, ancora oggi, nel cuore e nella mente dell’uomo contemporaneo?

Educare alla relazione

Francesco spiega che per educare i giovani alla felicità è necessario far capire loro l’importanza di instaurare relazioni autentiche e di qualità, in grado di farli sentire amati e capaci di amare.
La prima relazione, alla quale i giovani devono essere educati, è quella con loro stessi per crescere nella consapevolezza di sé, nell’autostima e per il pieno sviluppo della volontà personale.
La seconda relazione che i giovani dovrebbero imparare a vivere è quella con il loro bisogno spirituale, che costituisce l’unica dimensione umana capace di generare quel vigore senza il quale non è possibile essere pienamente felici.
La terza relazione quale fonte di felicità, alla quale i giovani devono essere educati, è quella con gli altri, con il prossimo. Chi è il prossimo? Tutti, dai più vicini ai più lontani. Se ci chiudiamo in noi stessi soffochiamo innanzitutto il nostro, io, prima di ledere quello altrui. Questo tipo di proposta educativa, fondata sulla natura relazionale dell’uomo, appare quindi una via ancora percorribile.

Educare all’economia della felicità

Per affrontare la sfida educativa, in un’epoca in continuo cambiamento, Francesco propone un modello socio-politico da promuovere tra le nuove generazioni, che può essere estrapolato dai più noti documenti magisteriali. Il pontefice promuove una pedagogia finalizzata all’attuazione di un paradigma che può essere chiamato «economia della felicità». Tale modello sociale viene promosso a partire da quel bisogno di pienezza che dovrebbe caratterizzare ogni essere umano e, in particolare, dovrebbe animare le nuove generazioni anche se spesso esse appaiono anestetizzate dalla propensione al consumo.
Il Pontefice, in continuità con la strada tracciata dal Concilio Vaticano II nella Gaudium et spes, promuove una felicità per tutti, sia per i giovani, sia per l’uomo concreto, moderno e distratto di oggi, inserito nel contesto storico culturale contemporaneo. Nella prospettiva pedagogica di Francesco tutti possono essere educati a desiderare e percorrere la strada della felicità, purché si aspiri a vivere una vita aperta all’altro, fuori da se stessi e disposti ad ascoltare il bisogno del prossimo. Bisogna, quindi soprattutto oggi, avere il coraggio della vera felicità, che non può essere acquistata in negozio come avviene per un banale bene di consumo. Se cerchiamo soltanto il successo, il piacere, il possesso egoistico delle cose e dimentichiamo il nostro costitutivo bisogno di fratellanza e amicizia sociale, di cui parla Bergoglio, finiamo per divenire schiavi del nostro stesso desiderio, che ci spingerà inconsapevolmente a cercare esperienze contrarie al nostro vero bene e al bene dell’altro.

Considerando le difficoltà del contesto internazionale, non legate soltanto alla pandemia e alla guerra, potrebbe essere opportuno riconsiderare l’efficacia del modello economico-sociale attuale, imposto dal pensiero dominante per promuovere valori alternativi, quali la giustizia, l’altruismo, il bene, la gioia e la pace.
Per Francesco i poveri  hanno bisogno di nuovi modelli politici ed economici più inclusivi. Nella prospettiva magisteriale  è possibile camminare sulla strada giusta per il conseguimento della felicità sperata, sia a livello personale, sia a livello collettivo. Per realizzare l’anelata «economia della felicità» in questo mondo, innanzitutto bisognerebbe educare i giovani ad un’ecologia e un umanesimo integrale, in grado di promuovere il bene comune, come spiega ampiamente Bergoglio nel 2015 nella Lettera enciclica  Laudato si’. In questo documento si possono rintracciare, con le dovute differenze, obiettivi  comuni a quelli promossi dagli Stati Nazionali nell’Agenda 2030, in merito allo sviluppo sostenibile.

L’economia della felicità pertanto, si costruisce promuovendo un’amicizia sociale fondata sull’amore, come illustrato da Francesco nel 2020, nella Lettera enciclica Fratelli tutti . Per educare le nuove generazioni al modello socio-economico, proposto dal Pontefice, è fondamentale far comprendere ai giovani l’importanza di contemplare fino in fondo la gioia per la vita, al fine di riuscire a saldare il cielo con la terra, nella dimensione esistenziale dell’uomo, come descritto nell’Esortazione apostolica Evangelii Gaudium.
Con la sua proposta socio-politica, Francesco promuove la coabitazione della dimensione immanente con quella trascendente, per l’edificazione di un mondo più inclusivo, che sia in grado di affrontare le sfide educative future del mondo moderno, alimentando la speranza nelle nuove generazioni.

Luciano Ronconi