Il Movimento dei Non Allineati è stato improvvisamente rilanciato dalla guerra in Ucraina, con la ripolarizzazione del mondo in due campi i Non Allineati hanno bisogno di trovare un ruolo terzo per non restare stritolati.

 

Potenziare il ruolo dei parlamenti nazionali nella promozione della pace globale e dello sviluppo sostenibile‘.

Ieria Baku, in Azerbaigian, si è aperta la Conferenza della Rete Parlamentare del Movimento dei Non Allineati, la prima dei parlamenti dei Paesi aderenti al Movimento. Motto guida della Conferenza: ‘Potenziare il ruolo dei parlamenti nazionali nella promozione della pace globale e dello sviluppo sostenibile‘.

Uno di quegli appuntamenti che non si trovano facilmente registrati nelle agende degli appuntamenti internazionali. In primo luogo perchè si tratta di un incontro che non coinvolge i governi, bensì i parlamenti. In secondo luogo perchè stiamo parlando del Non-Aligned Movement (NAM), che in Occidente è considerato l’equivalente del Sud del mondo, e che nell’ultimo decennio aveva perso forza propulsiva e sembrava destinato all’archivio del ‘900. Il «Movimento dei Non Allineati, un tempo potente blocco di Nazioni indipendenti, sta morendo e nessuno manda fiori», scriveva, nel 2016, Harsh V Pant, Vice Presidente Studies and Foreign Policy dell’Observer Research Foundation di New Delhi, e docente di relazioni internazionali presso il King’s India Institute al King’s College di Londra, descrivendo il penoso stato del Movimento.
Oggi la situazione appare completamente diversa. Il «Movimento dei Non Allineati è uno dei più grandi forum internazionali del mondo», scrive Gwamaka Kifukwe, analista politico, esperto in Africa, dell’European Council on Foreign Relations (ECFR).

 

La conferenza  del NAM di Baku

Il Presidente della Repubblica dell’Azerbaigian, Ilham Aliyev, nel discorso di apertura della Conferenza, ha rivendicato le azioni condotte dal suo Paese a sostegno dell’implementazione del NAM -l’Azerbaigian attualmente presiede il NAM. «Qui a Baku creiamo la rete parlamentare NAMSono molto grato agli Stati membri del NAM per aver sostenuto questa iniziativa dell’Azerbaigian, che è un altro passo per rafforzare la nostra solidarietà e il sostegno reciproco. Come ex membro del Parlamento dell’Azerbaigian per 8 anni, come ex collega, so benissimo quanto siano importanti la diplomazia parlamentare e le relazioni interparlamentari». «Il Movimento di Non Allineamento è il secondo, dopo le Nazioni Unite, più grande istituzione internazionale e, naturalmente, tutti noi vogliamo che la nostra voce sia ascoltata su scala globale». Ilham Aliyev ha poi annunciato un’altra iniziativa, proposta dall’Azerbaigian e sostenuta dagli Stati membri, ovvero la creazione di un ufficio di supporto NAM a New York. «Penso che sia anche il momento giusto ora per compiere ulteriori passi verso lo sviluppo istituzionale e questo, a sua volta, ci aiuterà a difendere i nostri interessi sulla scena internazionale e anche a rafforzare la solidarietà tra i nostri Paesi», ha commentato il Presidente.

 

I paesi non allineati e la guerra in Ucraina

Dimenticato nell’arena internazionale per molti anni, il Movimento dei Non Allineati è stato improvvisamente rilanciato dalla guerra in Ucraina.
2 marzo 2022: il rappresentante permanente dell’Uganda presso le Nazioni Unite twitta la spiegazione dell’astensione del suo Paese sulla risoluzione di marzo dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite (UNGA) sulla guerra della Russia all’Ucraina: «In qualità di Presidente entrante del Movimento dei Paesi Non Allineati (NAM), la NEUTRALITÀ è chiave. L’Uganda continuerà a svolgere un ruolo costruttivo nel mantenimento della pace e della sicurezza sia a livello regionale che globale». Una dichiarazione che in qualche modo viene considerata l’atto di rinascita‘ dei Non Allineati.
Quella risoluzione è stata approvata, ma il voto delle Nazioni africane ha lasciato delusi molti osservatori europei dell’Africa. Dei 35 Paesi che hanno votato per l’astensione nella risoluzione dell’UNGA28 sono membri del Movimento dei Paesi Non AllineatiDei cinque Paesi che hanno votato controquattro non sono allineati e il quinto è la Russia.

Molti Paesi, in particolare quelli che appartengono al Movimento dei Non Allineati, stanno cercando di rimanere fuori dal conflitto e di astenersi dal prendere posizione. Il Ministro degli Esteri indiano, Subrahmanyam Jaishankar, ha espresso questo sentimento all’inizio di giugno quando ha affermato: «L’Europa deve uscire dalla mentalità secondo cui i problemi dell’Europa sono i problemi del mondoma i problemi del mondo non sono i problemi dell’Europa». In quel voto di marzo, l’India è tra i Paesi che si sono astenuti. I Paesi che hanno rifiutano di condannare fermamente la Russia rappresentano i due terzi dell’umanità.
«Il Movimento dei Non Allineati è tornato? E cosa significa per la gestione della guerra in Ucraina da parte dell’Europa?», si chiede Gwamaka Kifukwe.

 

Un pò di storia del movimento dei NAM

«Il Movimento dei Paesi non allineati è una coalizione libera di Paesi per lo più in via di sviluppo, formata nel 1961, sotto la guida di Gamal Abdel Nasser (Egitto), Kwame Nkrumah (Ghana), Jawaharlal Nehru (India), Sukarno (Indonesia) e Josip Broz Tito ( Jugoslavia). I suoi membri si sono uniti nel rifiuto di prendere posizione nel grande conflitto di potere della Guerra Fredda». Nonostante questi politici rappresentassero un’ampia diversificata gamma di ideologie politiche, vedevano tutti nel non allineamento un modo per resistere alle potenze coloniali e imperiali, preservare l’indipendenza e stare fuori dal conflitto sovietico-americano.

La rilevanza del movimento è diminuita dopo la Guerra Fredda, poiché i suoi diversi membri hanno lottato per definire il loro ruolo in un mondo non più modellato da una situazione di stallo sovietico-americana.

 

Il NAM oggi

Il Movimento ha superato la crisie oggi conta 120 Stati membri, 53 dall’Africa, 39 dall’Asia, 26 dall’America Latina e dai Caraibi, insieme a 17 Paesi osservatori e 10 organizzazioni di osservatori. I suoi unici membri europei sono la Bielorussia e la Bosnia ed Erzegovina. Il NAM rappresenta 4,47 miliardi di personequasi il 60% della popolazione mondiale. Sommando le popolazioni dei 17 Paesi osservatori -che includono Cina, Brasile, e Ucraina- questo sale a 6,39 miliardi e poco più dell’82%. «In termini di potenziale, questo è significativo», commenta Kifukwe. E questo potenziale sta oggi riprendendo coscienza e vigore a quanto pare.

L’India, che è stata la più grande sostenitrice del Movimento dei Non Allineati quando era al suo apice, poi «ha preso le distanze dal concetto dagli anni ’90proponendo a volte il ‘multi-allineamento‘ come nuova risposta politica. Può darsi che la leadership del Movimento dei Paesi non allineati abbia consentito all’India di assumere un ruolo internazionale al di là dei suoi (allora) mezzi. Ma quella fase è nel passato». L‘Indonesia, membro fondatore e sostenitore del Movimento dei Paesi non allineati, «ha votato la sua approvazione nell’UNGA. L’Indonesia è anche l’attuale Presidente del G20: come l’India, potrebbe utilizzare più forum per guidare la sua agenda di politica estera. L’altro grande sostenitore del gruppo era la Jugoslavia, che non esiste più», afferma Kifukwe.

«Nonostante tutte le attuali preoccupazioni per un mondo riemergente di egemoni che si affrontano l’uno contro l’altro, è importante notare che il Movimento dei Paesi non allineati non è organizzato come blocco elettorale nella Assemblea generale delle Nazioni Unite. Non ha né una costituzione formale, né un segretariato. All’interno della coalizione non c’è consenso, come si evince dai voti degli Stati membri del Movimento dei Paesi non allineati al voto di marzo sull’Ucraina. Infatti, la stragrande maggioranza dei membri non allineati ha votato a favore della risoluzione. L’Europa potrebbe essere rimasta delusa da quel risultato, ma la Russia non ha molto da festeggiare».

 

Il NAM e l’Europa

Gwamaka Kifukwe concentra lo sguardo sul rapporto dei NAM con l’Europa e nello specifico in merito alla guerra in Ucraina. I «responsabili politici europei dovrebbero fare attenzione a non presumere che le loro controparti africane, ad esempio, condividano i loro interessivalori e principi», come ha ben sintetizzato Subrahmanyam Jaishankar. «Per raccogliere il sostegno globale per il loro approccio all’Ucrainagli europei dovrebbero inquadrare il conflitto con i principi dell’autodeterminazione nazionale e dell’integrità territoriale. Questi sono termini con cui molti partner esterni sono più a loro agio, ed è più probabile che abbiano successo rispetto all’utilizzo di una narrativa basata sulla moralità che indica l’Europa e i suoi partner come ‘buoni’ e la Russia (e chiunque non la condanni) come ‘cattiva’. Inoltre, le proprie esperienze storiche fanno sì che molti Paesi del mondo in via di sviluppo e del Movimento dei Non Allineati sentano che l’Europa e i suoi alleati non hanno l’altura morale da cui partire per qualsiasi chiamata moralistica alle armi. Per essere efficace, i responsabili politici europei dovrebbero basare gli impegni sugli interessi e proporre partenariati reciprocamente vantaggiosi. Ciò significa anche che gli europei devono passare dall’adozione di politiche generaliste quando hanno a che fare con gli Stati africani e assicurarsi che trattino i Paesi individualmente», sostiene Gwamaka Kifukwe.

«Per molti Paesi del Sud il conflitto tra Russia e Ucraina è confuso e nasce all’indomani dell’implosione dell’URSS. Non sono lontani dal considerare che si tratti di un affare interno dellagrande Russia‘ in cui non vogliono schierarsi in nome di un principio di non ingerenza», afferma Jean-Luc Maurer, politologo specializzato nei problemi dello sviluppo economico dell’Institut de hautes études internationales et du développement (IHEID).

«In secondo luogo, gli obiettivi dell’Occidentedegli Stati Uniti e della NATO sembrano loro sospetti. Dopo aver iniziato a voltare le spalle all’Europa fin dalla presidenza Obama per concentrarsi sulla sua crescente rivalità con la Cina nella regione indo-pacifica, gli Stati Uniti sembranoinfatti aver riscoperto il loro vecchio nemico, la Russiae voler volersi scontrare con Moscaattraverso Ucraina, una nuova guerra all’insegna della ‘lotta della democrazia contro il totalitarismo’. Molti Paesi del sud hanno subito il peso maggiore della Guerra Fredda e delle guerre ‘calde‘ condotte sul loro territorio dalle due potenze dominanti dell’epoca», sia da parte americana che da parte russa, senza contare gli innumerevoli sanguinosi colpi di Stato militari organizzati dai due contendenti. «Molti Paesi del Sud hanno pagato il prezzo alto della Guerra Fredda e non vogliono ritrovarsi ancora una volta bloccati tra incudine e martello». Senza considerare che «il più recente comportamento dell’Occidente sulla scena internazionale non lo pone in una buona posizione per condannare i Paesi che violano la sovranità di altre Nazioni e impartire loro lezioni morali», dice Maurer.

Dunque, per andare anche oltre la guerra in Ucraina in sé: «l’Europa dovrebbe contrastare ogni emergente ‘paragone redux‘ con la Guerra Fredda», avverte Gwamaka Kifukwe, «che inevitabilmente inquadra il conflitto nei termini della grande politica di potere che il Movimento dei Non Allineati è stato istituito per evitare. Questo non è facile dato che l’Europa è chiaramente e deliberatamente ‘allineata’; Svezia e Finlandia hanno ribaltato la loro politica di neutralità di lunga data per aderire alla NATO. Ciò si estende anche alla retorica sulla concorrenza con la Cina, dove gli Stati Uniti sembrano applicare queste lezioni, come evidenziato da Jake Sullivan, Consigliere per la sicurezza nazionale del Presidente Joe Biden: “Competizione non significa confronto o conflitto. Non stiamo cercando una Guerra Fredda e non stiamo cercando di dividere il mondo in blocchi rivali e di far scegliere a tutti i Paesi”».

 

IL NAM e la guerra Russo ucraina oggi

I Paesi del Sud che oggi si astengono dal condannare la Russia per la sua invasione dell’Ucraina hanno visto tutto quello che dalla Guerra Fredda è derivato, «ed è quindi comprensibile che molti di loro siano scettici sugli appelli degli Stati Uniti e dell’Occidente a unirsi alla loro crociata contro Mosca di fronte di un conflitto complesso di cui non capiscono tutte le poste in gioco e che non sembrano loro peggio di quelle dell’Iraq, della Libia o altrove. C’è anche da dire che molti di loro sono affezionati clienti di Mosca, che vende loro armi ed equipaggia o addestra le sue forze armate a condizioni favorevoli». Ma soprattutto, afferma Jean-Luc Maurer, «in realtà, questi Paesi stanno difendendo soprattutto i propri legittimi interessi», e il diritto di avere interessi diversi dall’Occidente e di difenderli.
«Al tempo della Guerra Fredda, molti di questi Paesi avevano cercato di sfuggire alla necessità di scegliere tra la ‘peste americana’ e il ‘colera sovietico’ proprio creando il Movimento dei Non Allineati alla conferenza di Bandung, nel 1955, presieduta da Sukarno, circondato da Nehru, Nasser, Nkrumah, Norodom Sihanouk e persino Zhou Enlai». La guerra in Ucraina che sta insanguinando un’Europa «dove si pensava ‘non si rivedrà mai più’,ha favorito una certa rinascita di questo spirito di non allineamentoCiò non faciliterà la gestione degli affari di un mondo che sta affrontando una devastante crisi economica», secondo Maurer.

Prosegue Kifukwe: «L’aggressione della Russia in Ucraina ha scosso le precedenti ipotesi europee sulla costruzione di un ordine mondiale basato su regole e l’Unione Europea, con qualche scopo, sta cercando di agire geopoliticamente. Essenziale per diventare un attore geopolitico sarà guidare la narrazione su ciò che l’Europa rappresenta e perché, in contrasto con ciò che affermano i rivali dell’Europa e quali sono i preconcetti dei potenziali partner. Ma vincere la battaglia delle narrazioni è importante perché queste modellano l’opinione pubblica –e l’opinione pubblica è importante per la politica estera in quanto può migliorare o impedire la capacità dei governi di perseguire e raggiungere i propri obiettivi. Lavorare con successo con Paesi formalmente non allineati richiederà agli europei di imparare ad agire in modo geopolitico, trattando le loro controparti come veri partner che hanno i propri interessi e obiettivi».

 

I problemi del non allineamento del NAM

Il concetto di ‘non allineamento’ sta dunque tornando in auge, mentre il blocco occidentale cerca disperatamente di allineare i diversi Paesi dietro di sé? Secondo il ricercatore camerunese Paul-Simon Handy, il fatto che questa guerra metta grandi potenze l’una contro l’altra ha, «come spesso in Africa, ha provocato un riflesso di non allineamento».
Secondo Francis Kpatindé, docente a Sciences-Po, sta tornando la politica di non allineamento degli anni ’60in particolare nel continente africano, «guidata da Paesi come l’Uganda, che ha appena assunto la presidenza del Movimento dei Paesi Non Allineati, Tanzania e Sudafrica che, dopo aver condannato l’invasione russa, ha fatto marcia indietro verso una politica più neutrale».
Mentre gli occidentali «cercano di spostare le linee, la rinascita del Movimento dei Non Allineati mostra quanto sia difficile per l’Africa a navigare tra i due blocchi. La Dichiarazione dell’Avana del 1979 ha assicurato l’indipendenza nazionale, la sovranità, l’integrità territoriale e la sicurezza dei Paesi non allineati nella loro lotta contro l’imperialismo, il colonialismo, il neocolonialismo, la segregazione, il razzismo e ogni forma di aggressione straniera, occupazione, dominio, interferenza o egemonia di grandi potenze o blocchi politici».

Inizialmente, per i Paesi non allineati si trattava di non essere né pro né contro i blocchi occidentale e sovietico, impegnati in un’interminabile Guerra Fredda. Un vero dilemma che si ripresenta in Africa. La ripolarizzazione del mondo in due campi sta mettendo sotto pressione il continente, che ha sviluppato partnership strategiche con Europa e Stati Uniti, ma anche con Russia e Cina.
«Scegliere da che parte stare potrebbe essere paralizzante dal punto di vista economico. Questo pericolo è evidente in Bielorussia, che deve affrontare rigide sanzioni occidentali per aver aiutato lo sforzo bellico russo. Anche i Paesi che si oppongono alla Russia rischiano di debilitare i tagli energetici. Schierarsi contro la Cina in qualsiasi scenario futuro, come il conflitto su Taiwan, sarebbe ancora più costoso», sostiene John Ciorciari, Professore associato Public Policy presso l’Università del Michigan. «Il disallineamento relativo è interessante anche dal punto di vista della sicurezza. Consente ai governi di ottenere armi da più fonti e limitare la dipendenza da un singolo potere. Questo è un fattore importante per l’India, che rimane fortemente dipendente dalle armi russe e, in misura minore, per paesi come il Vietnam. Il non allineamento aiuta anche a mantenere aperte le porte diplomatiche. Questo fa appello ai governi diffidenti nel perdere l’autonomia politica se fanno troppo affidamento su uno Stato o blocco potente per il sostegno politico».

 

La ripolarizzazione di oggi e il NAM

È la ripolarizzazione che spinge l’Africa a riflettere, secondo Thierry Vircoulon, coordinatore dell’Osservatorio per l’Africa centrale e meridionale dell’Istituto francese di relazioni internazionali (IFRI). Per il ricercatore, “per sfuggire a questo dilemma strategico, il non-allineamento inventato nel 1955 torna nel 2022 come opzione prudente e rassicurante”».

Il non allineamento, di cui l’astensione al voto dell’Assemblea generale dell’Onu è l’espressione, «evita di schierarsi in questo conflitto tra grandi potenze e consente di navigare nelle acque turbolente della nuova Guerra Fredda», ritiene Vircoulon.
Malgrado le azioni di pressione, le operazione di lobbying da parte del blocco occidentale, sarà difficile, sostengono gli osservatori, portare il continente in una guerra che non è la sua, soprattutto se si pensa ai problemi che devono affrontare i Paesi africani.
Per Thierry Vircoulon, l’Africa ha certamente fatto una scelta ragionevole non condannando la Russia. «Se il partito degli astenuti ha così tanti iscritti in Africa, non va visto solo come l’influenza di Mosca e il calo di popolarità di europei e americani, ma anche e soprattutto un riflesso di prudenza e salvaguardia da parte di ‘un’Africa multidipendente che sa che ‘quando gli elefanti combattono, sono le formiche che muoiono», conclude Vircoulon. .

Per tutti questi motivi, dice John Ciorciari, «è probabile che il non allineamento continui a essere comune. In effetti, il suo fascino strategico è probabilmente più forte ora di quanto non fosse durante la Guerra Fredda a causa di una maggiore integrazione globale. A differenza degli anni ’50, la maggior parte dei Paesi ora ha forti collegamenti economici, politici e, in alcuni casi, militari sia con l’est che con l’ovest».

Gli osservatori sottolineano che il Movimento dei Non Allineati, durante la Guerra Fredda, «è stato dilaniato sullo sfondo della guerra tra URSS e Afghanistan. In Africa, è stata in particolare l’ingerenza da entrambe le parti delle potenze mondiali nelle guerre civili nella regione dei Grandi Laghi a separare i protagonisti del movimento in Africa. Uno sguardo alla fine dei leader africani del movimento: Robert Mugabe (Zimbabwe) è stato destituito, Gamal Abdel Nasser (Egitto) era nel mirino dell’Occidente durante il suo mandato, Thabot Mbeki (Sud Africa) è stato espulso dal suo incarico. Quest’ultimo, però, ha avuto una sorte migliore di Patrice Lumumba, Thomas Sankara o addirittura Muammar Gheddafi, tutti eliminati».
«Se l’Africa decide di essere neutrale oggi, allora, i suoi leader non sono necessariamente in una posizione comoda. Perché, come ricorda Marc-Antoine Pérouse de Montclos, l’Occidente è spesso pronto a ‘affrontare la neutralità africana’ con ‘interferenze neocoloniali’ se vede i suoi interessi minacciati da tale neutralità».

 

Non allineamento e sicurezza internazionale

John Ciorciari, individua un problema potenzialmente molto pericoloso. Il non allineamento può essere una politica ragionevole per i singoli Stati, afferma, «ma potrebbe causare problemi per la sicurezza internazionale. Il Presidente russo Vladimir Putin ha infranto l’illusione che le conquiste territoriali e le guerre tra grandi potenze siano state relegate al passato, e così facendo ha messo il pugno attraverso i principi che definiscono il Movimento dei Non Allineati. La riluttanza a schierarsi in un caso così evidente di aggressione può indebolire le norme internazionali e minare la sicurezza globale». Con il loro non allineamento, secondo Ciorciari, «stanno rendendo più facile per il Cremlino sostenere una brutale campagna militare. Stanno inviando il messaggio che l’aggressione e la presa del territorio da parte delle maggiori potenze saranno tollerate. Credo che questa rappresenti un‘importante occasione mancata per difendere le norme anti-imperiali al centro del Movimento dei Non AllineatiI membri del movimento hanno profondi interessi nel riaffermare tali norme a nome dell’Ucrainapoiché sono tra i più vulnerabili a essere i prossimi».

Il Movimento dei Non Allineati «si è sviluppato durante la geopolitica della Guerra Fredda, è stato fondato e ha resistito sul riconoscimento che dalla guerra non può mai venire nulla di buono e che i conflitti violenti, il colonialismo e il razzismo sono sempre stati strettamente intrecciati». Mentre sta prendendo forma una nuova Guerra Fredda «un rivitalizzato Movimento dei Non Allineati, guidato dai principi del pacifismo, della giustizia e della cooperazione internazionale, potrebbe aiutare a riequilibrare le scale della politica globale lontano dalle guerre razziste e verso un futuro di pace», ha affermato Claudia Webbe, membro del partito laburista del Parlamento britannico.

 

il prossimo vertice del G 20 e il NAM

Il prossimo vertice del G20 (dove siedono come membri o come osservatori molti dei Paesi Non Allineati) che è in programma proprio in Indonesia (Paese fondatore NAM), a Bali, in novembre, turbato dalle pretese di alcuni Paesi del G7 di non vedere tra i partecipanti Vladimir Putin, mentre quelli del Sud, guidati dalla Cina, non condividono del tutto questa posizione di rottura o addirittura sono di parere decisamente contrario, potrebbe evidenziare ancora di più la scollatura Nord-Sud del mondo,ma potrebbe anche essere l’occasione per i Paesi del Movimento dei Non Allineati di affermare un suo forte ruolo di costruttore di dialogo e di un nuovo polo geopolitico capace di giocare nell’arena internazionale.
Questo passaggio potrebbe essere facilitato se l’India decidesse di giocare le sue ambizioni a diventare un attore proporzionato alle sue dimensioni posizionandosi come il ‘Terzo Geo-Polo‘, all’interno e in collaborazione con i Non Allineati, facendo degli altri partecipanti al club dei partner a pieno titolo. Considerando sia «l’eredità dell’India come fondatore del Movimento dei paesi non allineati, sia le sue ambizioni di entrare a far parte della P5, i membri permanenti dell’UNSC», sia l’essere membro fondatore dei BRICS e membro della Shanghai Cooperation Organization (SCO) dal 2017, «il che va oltre la sua tradizione non allineata». Il ‘patrimonio’ indiano potrebbe essere funzionale alla riaffermazione NAM.

 Gabriella Perfetto,  Il movimento dei paesi non allineati, Indro.it, 1 luglio 2022