«DALLE PERIFERIE: Educare per ricostruire»
Nella prospettiva ermeneutica esistenziale

Collana Ricostruire vol.2

20,50 euro
febbraio 2024

 

È molto difficile leggere e interpretare il linguaggio delle periferie. Ciò che appare a prima vista nasconde il senso profondo dei segni che cogliamo. Nel mondo globale le periferie si estendono in senso geografico dai piccoli centri urbani alle grandi megalopoli con caratteristiche simili, ma con gradazioni che vanno da condizioni quasi sopportabili a contesti decisamente intollerabili: l’inquietudine, l’ignoranza, il degrado, l’illegalità, la violenza, la depravazione, gli abissi senza anima. Dagli interventi risolutori traspare una grave sfasatura dell’organizzazione e dell’ordine costituito, una sorta di irresolutezza e impotenza a cui si aggiunge un’immigrazione incontrollata che si riversa proprio nei territori più fragili delle periferie.

La via che il testo intende proporre per rispondere alle problematiche delle periferie è quella dell’educazione per la ricostruzione. La tesi soggiacente si può così formulare:

– Dopo la pandemia e lo scoppio della guerra in Europa il sistema globale ha evidenziato una profonda crisi latente da decenni, ma che ora richiede di aprire una fase di ricostruzione.

–  Il processo di ricostruzione non può ridursi ad una risistemazione di alcuni aspetti carenti, ma deve andare a toccare le fondamenta del sistema. Ma non può essere un’operazione di forza imposta dal da chi detiene l’egemonia globale. Deve ripartire dal coinvolgimento delle periferie che costituiscono ormai la maggior parte dell’umanità.

Sorgono immediatamente alcuni interrogativi a cui il testo cerca di avviare una risposta: le periferie del mondo custodiscono in sé le risorse per rispondere alla grande sfida della ricostruzione? Sapranno le periferie ascoltarsi ed elaborare una strategia condivisa che coordini i loro sforzi? Quale visione condivisa può dare fondamento al progetto comune e costituire la base dello sforzo di ricostruzione? Quali sono i principali ambiti di intervento in cui operare e come coordinarli in modo sinergico tra loro?

Dalla risposta a queste tematiche dipenderà l’esito dello sforzo di ricostruzione dei prossimi decenni. Siamo convinti che l’elaborazione di un nuovo modello educativo condiviso costituirà una risorsa fondamentale e insostituibile per un positivo risultato dello sforzo di ricostruzione.

 

L’AUTORE E CURATORE DELLA COLLANA

Roberto Romio: Docente emerito di Progettazione didattica. Editore della rivista di pedagogia ermeneutica “Ermes Education. Capire il cambiamento” (www.didatticaermenutica.it), Presidente del Centro “CeRFEE-Zelindo Trenti (Centro Ricerca e Formazione Ermeneutica Esistenziale”. Tra le opere più recenti: R. Romio -S. Cicatelli, Educare oggi, Torino 2017; R.Romio – M.Marchetto, Comprensione di sé e impegno educativo, Torino 2018; R.Romio (a cura), Didattica per un nuovo umanesimo, Torino 2018;  R.Romio (a cura), Religione a scuola. Quale futuro?, Ldc 2019;  Z.Trenti-R.Romio, La pedagogia dell’apprendimento nell’orizzonte ermeneutico, Ldc 2019;     R.Romio (a cura), Esserci. Come un’oasi nel deserto della città. La spiritualità secolare, Ldc 2020; R.Romio (a cura) Educare alla vita in una società post-secolare e post-cristiana, Ldc 2021; R. Romio, Educare con il teatro, Edizioni san Lorenzo 2021; R. Romio, Cercare la strada educativa, Edizioni san Lorenzo 2022;  R.Romio – M.Marchetto, L’Essenziale: Fondamenti e percorsi educativi, R. Romio, Educare alla Pace, Edizioni san Lorenzo 2023, R.Romio, L’ermeneutica esistenziale: aspetti filosofici, teologici, pedagogici e didattici, Ldc 2023.

 

Dall’Introduzione

2. La finalità del testo: sostenere l’elaborazione di un nuovo modello educativo

Uno degli scopi di questo testo è, appunto, quello di colmare la distanza esistente tra il cambiamento avvenuto nella comprensione della città e delle sue periferie e la consapevolezza dei cittadini delle caratteristiche che rendono il cambiamento qualcosa d’altro rispetto all’idea che ne hanno. Non si sta stravolgendo la città nella sua forma urbanistica, architettonica e funzionale, ma si trasforma il suo significato culturale, sociale e politico che non si riesce più a definire con chiarezza. Ci sentiamo lontani dalla narrazione più diffusa sulle periferie e vogliamo ritrovare, con questo lavoro, il significato culturale, sociale e politico delle periferie per tentare una proposta educativa.

La nostra ipotesi sostiene che le periferie custodiscono valori, risorse ed energie su cui si può fondare il processo di ricostruzione del nostro sistema fortemente debilitato dalla crisi pandemica, dalla guerra e dalla crisi economico- sociale in atto. Stiamo vivendo una transizione tra il concetto definito di città che avevamo e quello indefinito, a causa della trasformazione strutturale e sociale, della città e dei conflitti che si manifestano in particolare nel progressivo percorso dal centro verso le periferie. In questo testo vorremmo esplorare le periferie per farne emergere anche i valori e la positività soggiacente e per promuovere un processo di diffusa consapevolezza delle risorse in esse esistenti. Per arrivare, infine, ad indicare possibili tracce di un percorso di ricostruzione dell’intero sistema (G. Martinotti, Sei lezioni sulla città, Feltrinelli, Milano 2017, pp.136 ss.)

La visione ermeneutica esistenziale

Nei periodi crepuscolari che precedono l’alba, come quello che stiamo vivendo, è necessaria una lampada che rischiari il cammino. La visione ermeneutica esistenziale, che nasce dalla filosofia greca agli inizi della nostra civilizzazione occidentale, può indicarci i fondamenti su cui ricostruire. Fondamento di ogni processo costruttivo non può che essere la persona con le sue domande e i suoi bisogni. La persona con l’aiuto della tradizione comprende e interpreta il suo mondo e insieme alle altre persone elabora il progetto di ricostruzione, aperto all’ascolto dell’Altro Assoluto, da cui tutto ha origine e fine. È questa la finalità che il testo intende perseguire per sollecitare e accompagnare il processo di elaborazione di un nuovo modello educativo capace di rispondere alle pressanti e improrogabili istanze di rinnovamento.

Un nuovo modello educativo

Un nuovo modello educativo deve tornare ad un progetto che rifiuti: il consumismo, “la globalizzazione inumana”, l’indifferenza verso la sofferenza e il declino dell’idea del bene comune. Si deve recuperare la solidarietà, la sobrietà, l’amore per gli ultimi, il rispetto della natura. Il nuovo modello educativo deve tendere a superare il soggettivismo egoista, l’ingiustizia, la tirannia del denaro, la paura che genera xenofobie e razzismi. Deve tendere a demolire muri, aprire porte e sviluppare attraverso il dialogo la cultura della fraternità e l’accettazione della diversità come ricchezza. Una fraternità che deve andare oltre la giusta mercede a chi lavora, l’assistenzialismo e la pura solidarietà. Superare il “dare per avere” del neoliberismo e anche ”il dare per dovere” del neostatalismo, la narrazione neomarxista e quella della globalizzazione liberale10.

Il nuovo modello educativo deve saper accogliere la visione, che papa Francesco chiama del “poliedro”. Essa riflette e unifica tutte le parzialità che mantengono però la loro originalità. Il modello deve saper anche promuovere un mondo interconnesso, senza periferie e senza un centro dominante in cui tutte le comunità sono limitrofe e periferiche. In questa prospettiva va recuperata e promossa la cultura del bene comune e combattuta la radicalizzazione dell’individualismo libertario che si esprime nell’amore senza regole, nella ricerca del consumo e nella dinamica dello scarto.

La tesi che il testo intende sostenere

La tesi soggiacente a tutta la riflessione del testo si può così formulare:
– Dopo la pandemia e lo scoppio della guerra russo-ucraina il sistema globale ha evidenziato una profonda crisi latente da decenni che ora richiede di aprire una fase di ricostruzione:
– il processo di ricostruzione non può ridursi solo ad una risistemazione di alcuni aspetti carenti, ma deve andare a toccare le fondamenta del sistema. Gli ormai continui contrasti tra le maggiori potenze, Stati Uniti-Cina-Russia, per la conquista dell’egemonia globale e le minacce sempre più esplicite di una guerra mondiale e atomica ne sono la chiara conferma.
– la ricostruzione non può essere una operazione di forza, imposta dal nuovo vincitore del confronto tra potenze e conquistatore dell’egemonia globale, ma deve ripartire dal coinvolgimento delle periferie del mondo che costituiscono ormai la maggior parte dell’umanità.

Da questa tesi sorgono immediatamente alcuni interrogativi che tentiamo di esplicitare:
– le periferie del mondo custodiscono in sé le risorse necessarie per la grande sfida della ricostruzione?
– sapranno le periferie ascoltarsi ed elaborare una strategia condivisa che coordini i loro sforzi per la ricostruzione?
– quale visione condivisa può dare fondamento al progetto comune e costituire la base dello sforzo di ricostruzione? – quali sono i principali ambiti di intervento in cui operare e come coordinarli in modo sinergico tra loro?

Siamo consapevoli che non può essere compito di questo breve testo affrontare tematiche così ampie e impegnative. Intendiamo qui solo accendere una luce e aprire una riflessione nella convinzione che su queste tematiche si giocherà l’esito dello sforzo di ricostruzione dei prossimi decenni. Siamo tuttavia sicuri che solo un rinnovato impegno nell’ambito educativo per la elaborazione di un nuovo modello educativo condiviso costituirà una delle risorse fondamentali e insostituibili per un positivo risultato dello sforzo di ricostruzione. Ed è proprio su questo fronte che intendiamo dare con questo testo il nostro contributo.

La struttura e i contenuti del testo

La struttura e i contenuti del testo fanno riferimento ad articoli, contributi, interventi e testimonianze che la rivista “Ermes Education. Capire il cambiamento” ha pubblicato in questi ultimi anni. Il filo rosso che tutto lega è la visione pedagogico didattica ermeneutica esistenziale.
Per contribuire all’elaborazione di un nuovo modello educativo, il testo vuole essere uno strumento di riflessione e motivazione per coloro che sono impegnati sui territori nella costruzione di relazioni e condizioni di vita rinnovate e ispirate ad un nuovo umanesimo. Proprio per questa ragione il testo non vuole avere la veste, la struttura e le regole editoriali di un lavoro accademico, ma mantenere una struttura agile e leggera, una comunicazione divulgativa e uno stile facilmente leggibile e comprensibile, un prezzo contenuto, una pubblicazione attraverso una struttura editoriale artigianale.

Il testo si suddivide in quattro parti:
la prima parte:
si propone di dare uno sguardo alle attuali periferie per identificarne le caratteristiche e scoprirne la reale identità;
la seconda parte:
vuole comprendere, interpretare ed evidenziare i valori positivi, specie sul piano educativo, che le periferie vivono e conservano, spesso nascosti e sfigurati dalla vulgata dei mezzi di comunicazione e dei social;
la terza parte
si propone di presentare delle testimonianze di vita dalla voce diretta di alcuni testimoni che hanno vissuto, o vivono le contraddizioni e le speranze di rinascita delle periferie;
la quarta parte:
intende presentare una proposta educativa che nasce dall’esperienza delle periferie per la ricostruzione del sistema educativo e sociale nell’ottica educativa ermeneutica esistenziale.

Gli argomenti trattati vorrebbero dare uno spazio di parola a quelli che vivono nelle periferie e rimangono spesso inascoltati. La distanza tra le élite culturali, politiche ed economiche e le persone che vivono nei contesti di periferia è diventato ormai un fossato insuperabile. La logica di chi governa e decide è spesso condizionata dagli interessi dei gruppi di potere. Le richieste che salgono dalle periferie chiedono generalmente le stesse cose: una vita più dignitosa, sicura, serena, tranquilla, bella e pacifica. Gli educatori che vivono nelle periferie e ascoltano le richieste degli abitanti ci ricordano che tra loro sono presenti valori che potrebbero fare rinascere la società: solidarietà, condivisione, accoglienza, ascolto, rispetto, uguaglianza, amicizia, partecipazione, ecc.In sintesi un umanesimo più integrale.

 

Per concludere

In questo passaggio d’epoca l’educazione deve accompagnare le persone nella maturazione di un nuovo umanesimo che sappia riconoscere l’altro come soggetto sociale e politico che partecipa attivamente, a partire dalla sua realtà, a tutti gli ambiti della vita per la costruzione del suo futuro nell’epoca della postmodernità (P. Greco, Ricostruire: Una paideia per la vita: l’ermeneutica esistenziale, Edizioni Ermes Education, Amazon 2021, p.13-15). L’educazione deve promuovere i valori della dignità della persona, della libertà e della responsabilità per proteggere e sviluppare il bene comune fino a raggiungere gli esclusi e le generazioni future. Tutti devono poter intervenire insieme nella costruzione di questo nuovo modello di sviluppo, superando le distinzioni, le separazioni, i disprezzi identitari che puntano al benessere egoistico e alla sicurezza illusoria.

Il testo non intende essere una rivalsa vendicativa delle periferie contro il centro. Si propone, nelle sue riflessioni sui vari temi, di far emergere le domande profonde che accompagnano da sempre il processo educativo esistenziale di ogni uomo, in particolare se in condizioni precarie come quelle delle periferie. Dietro le tante considerazioni, un orecchio attento, potrà udire l’eco delle parole dei grandi maestri dell’educazione che hanno guidato i loro discepoli nella ricerca di risposte convincenti ai loro interrogativi.

L’itinerario del testo intende accompagnarci dalla costatazione all’interrogazione, dalle testimonianze al progetto, fino alla decisione di una risposta personale per evitare la fuga irresponsabile nella vuota e inconcludente chiacchiera. Il compimento di quanto viene proposto sta nella scelta responsabile di realizzare la propria vocazione ad essere pienamente sé stessi, camminando, con gli altri, verso l’Altro che ci abita e ci attende.

Buon cammino.