Il movimento cooperativo può avere ancora un futuro se sarà in grado di abbandonare la deriva di imitazione del modello capitalistico: passando dal primato del PIL a quello del BES: Benessere Equo e Sostenibile. E’ una delle posizioni di Vera Negri, docente di storia economica all’Università di Bologna e al SAIS Europe della Jhons Hopkins University, ha dialogato con il giornalista Domenico Quirico sul tema “Verso un nuovo ordine mondiale”, per il secondo appuntamento della Cattedra del Confronto tenutasi lo scorso lunedì 20 marzo a Trento.

Alla professoressa Negri, che ha un lunghissimo curriculum di attività e pubblicazioni, esperta di movimento cooperativo, abbiamo chiesto se condivide l’idea che possa profilarsi un “nuovo ordine mondiale”?

In realtà penso che “debba” profilarsi un nuovo ordine mondiale. Se guardiamo all’ultimo secolo e mezzo di mondializzazione, vediamo prima un ordine “britannico”, denominato pax britannica, dove il leader era la Gran Bretagna, forte della sua precoce industrializzazione e del suo vasto impero coloniale. Questo venne seguito da trent’anni di gravi disordini, con due guerre mondiali e la profonda crisi economica del 1929, dopo i quali si è instaurato un ordine “americano”, la pax americana, dove gli Stati Uniti sono diventati il leader, con la loro prorompente forza economica e le loro istituzioni internazionali multilaterali. Oggi questo ordine, che ha avuto una notevole capacità di sostegno dell’espansione pacifica del mondo per almeno mezzo secolo, mostra varie crepe e dunque occorre riflettere su un nuovo ordine che potrebbe meglio governare il mondo nel nuovo contesto che si è venuto a profilare.

Quali sono state le principali forze trainanti di un cambiamento verso un nuovo ordine nel corso della storia?

In generale, le forze trainanti dei cambiamenti nel governo del mondo sono state due: l’emergere di soggetti economici significativi, che superano o sfidano le potenze economiche precedenti, e l’emergere di nuove tecnologie, che forniscono strumenti civili e militari diversi per competere a livello internazionale. Applicando questa affermazione generale al presente, va notato che il processo di imitazione dell’economia occidentale da parte della Cina ha reso questo immenso paese (prima auto-isolatosi) un competitore temibile degli Stati Uniti e un soggetto che intende riconquistare la sua posizione di peso mondiale, detenuta secoli fa e persa con il lungo declino della Cina imperiale. A sua volta, il fallimento dell’Unione Sovietica, che veniva salutato positivamente come la fine di un altro competitore formidabile degli Stati Uniti, non ha mantenuto le proprie promesse e ha fatto nascere un soggetto – la Federazione Russa – che si oppone all’Occidente con accanimento, anche se non dispone di una forza economica nemmeno lontanamente paragonabile a quella della Cina. Da ultimo vanno ricordate le numerose aree instabili in Medio Oriente, Africa, America Latina e Asia. L’egemonia indiscussa degli Stati Uniti è dunque terminata.

In che modo la tecnologia, l’innovazione e le dinamiche di mercato stanno influenzando la creazione di un nuovo ordine economico?

Alle considerazioni di carattere geo-politico sopra avanzate va aggiunto che la Quarta Rivoluzione industriale incarnata dalle piattaforme, dai big data e dall’’Intelligenza Artificiale spinge le grandi potenze a competere ancora più strenuamente, perché le applicazioni sia civili, ma soprattutto militari di queste tecnologie fanno comprendere che chi resta indietro viene inevitabilmente dominato. In questo contesto, farò un riferimento all’Europa, che non è in grado di condurre battaglie in proprio a causa della sua frammentazione e dunque non può che allinearsi (e lo farà sempre di più) con gli Stati Uniti, anche perché la sua dimensione demografica calante non consiglia di restare isolati (una verità applicabile anche agli Stati Uniti). La Federazione Russa è in una posizione molto scomoda, perché sul medio-lungo periodo non potrà che essere perdente di fronte a Occidente e Cina, data la sua piccola dimensione economica e il suo errore strategico di fondare la sua forza solo sulle armi.

“Quali sono i principali modelli di sviluppo economico che stanno emergendo nel contesto del nuovo ordine economico mondiale e come possono essere sostenibili?”

Due sono i livelli di discussione di un nuovo ordine globale. Il primo riguarda il diritto internazionale e il dispiegamento di mezzi militari. Sono fra chi ritiene che l’ONU vada in molti modi rafforzato e l’accumulazione di armi nucleari fortemente ridotta, come si stava facendo prima che scoppiasse la guerra d’Ucraina, spingendo verso un multilateralismo reale. Varie conferenze sulla sicurezza mondiale vanno sviluppate, per evitare che scoppino guerre fra nazioni e anche per disincentivare le guerre civili. Il secondo livello riguarda una conversione dei modelli economici dal PIL al BES. La spinta alla crescita del Prodotto Interno Lordo senza attenzione ai suoi costi (ambientali e sociali) e alla sua distribuzione (crescita esponenziale delle diseguaglianze) deve lasciare il posto alla promozione del Benessere Equo e Sostenibile, che affronta le sfide di realizzare una società migliore, più giusta e coesa.

“Il movimento cooperativo ha un futuro?”

La cooperazione può giocare un ruolo molto importante, purché si scuota dal torpore in cui è da qualche tempo piombata e abbandoni la deriva di imitazione del modello capitalistico di primato del PIL, in un tempo come quello attuale in cui questo sta rivelando tutti i suoi gravi limiti. Io sono ottimista sul fatto che le nuove opportunità di rinvigorimento del modello cooperativo possano essere colte, anche perché vanno nella direzione di offrire ai nostri giovani quelle prospettive di lavoro “decente”, ossia motivante, che essi oggi vanno cercando.