Un brillante giornalista libico racconta con linguaggio semplice e chiaro il Corano, la sua genesi, il contesto sociale del messaggio musulmano nei suoi tre livelli: invito alla nuova fede, ammonimento e riferimenti storici. Scopriremo le diverse interpretazioni del testo coranico, la riforma delle istituzioni teologiche islamiche, il difficile equilibrio tra resistenze e necessità. Un’occasione preziosa per conoscere una scrittura di cui tutti parlano ma che pochi (italiani) realmente conoscono.
 
Descrizione
Titolo: Capire il Corano
Autore: Farid Adly
Editore: TAM
Prezzo: € 9,50
Anno:20 settembre 2017
Pagine:208
COD: 9788894194289
ISBN-10: 8894194280
ISBN-13: 978-8894194289
 
 
Il Corano spiegato da un «eretico devoto»
di Viviana Mazza
Il Corano è un libro difficile ma intrigante. Bisogna sfogliarlo senza dannosi pregiudizi, né vacue esaltazioni, ma collocando il testo nel suo contesto storico», scrive Farid Adly nel suo Capire il Corano . Il saggio del giornalista libico, collaboratore di Radio Popolare e del «Corriere della Sera», è edito da Tam, nuova casa editrice che propone libri in formato tascabile, solo di carta, con tre collane: temi, luoghi, sport.
Adly parte dal racconto personale del primo incontro con il testo coranico, a 5 anni, quando suo padre lo accompagnò dall’imam della moschea, a Bengasi. Non sapeva né leggere né scrivere, ma seduto insieme ad altri bambini, con una tavoletta in mano ricoperta d’argilla, si sentì parte di un rituale e di una comunità. Due anni dopo, fu l’esperienza della punizione fisica (l’imam lo colpì dieci volte sui piedi con un bastone di bambù per aver disturbato i compagni) a dissuaderlo dal continuare gli studi coranici: intraprese invece l’avventura delle elementari con una cartella di cuoio su cui c’era scritto «Nel nome di Dio Clemente Misericordioso».
È da «eretico devoto» che Adly affronta il testo considerato sacro da un miliardo e 600 milioni di musulmani, analizzando temi come i rapporti tra l’Islam e le altre fedi, le donne, la jihad («una questione tutta interna all’Islam che va affrontata con coraggio»). Scrive non per gli specialisti ma per chiunque «abbia vicini di casa, colleghi o amici provenienti da Paesi arabi o islamici» e la curiosità di voler capire l’attualità.
La sua conclusione è che serve un Islam riformatore, un’interpretazione del Corano coerente con i cambiamenti avvenuti con la modernità. «I temi della libertà, uguaglianza e giustizia hanno forti radici nel testo coranico, ma le interpretazioni letterali, non attualizzate alle condizioni sociali e culturali dell’oggi sono un cappio che frena lo sviluppo civile delle società musulmane». La sua convinzione è non solo che gli estremisti siano la minoranza ma che la stragrande maggioranza dei musulmani sia aperta al cambiamento, che manchi però alle istituzioni islamiche, preposte all’esegesi coranica, «il coraggio di tagliare il cordone ombelicale» con interpretazioni letterali che portano a posizioni retrograde, ad esempio sull’uguaglianza tra i generi e sulla schiavitù.
in “Corriere della Sera”,  del 12 febbraio 2018