Il 6 marzo è la Giornata dei Giusti dell’umanità. Commemorazioni si terranno a: Roma, domani, Camera dei deputati (ore 10), con Valeria Fedeli, Milena Santerini, Gabriele Nissim, Anna Foa; a Milano: Regione Lombardia, 7 marzo (ore 17.30), con Nissim e Pietro Kuciukian, e in Consiglio comunale, 15 marzo (ore 16.30). In programma anche cerimonie: al Giardino dei Giusti di Roma, domani (Villa Pamphili, ore 14.30); al Giardino dei Giusti a Milano il 14 marzo (Monte Stella, ore 10.30); a Palazzo Marino, Milano, cerimonia per i Giusti del «Giardino virtuale» (14 marzo, ore 15). Concerto per pianoforte e violino di Ani Martirosyan e Nobuko Murakoshi, sempre a Palazzo Marino, Milano, il 15 marzo (ore 20.30) con il saluto di Liliana Segre e letture di Sonia Bergamasco.
Gabriele Nissim, fondatore di Gariwo, intellettuale ebreo che si nutre di passione sociale e senso di giustizia, è un rumoroso vulcano di idee. Per esempio, ha trasformato l’idea di definire e promuovere la figura del Giusto, di cui domani, 6 marzo, si celebra la Giornata, in una ragione di vita. Lo ha fatto e lo fa ben sapendo di non raccogliere applausi da standing ovation. Infatti, molto spesso, calamita critiche, invidia e risentimenti. Tuttavia, come tutti gli ostinati (vera qualità, credetemi), continua a lottare, soltanto sfiorato da turbative e ostacoli seminati sulla sua strada da molti nemici e persino da qualche incerto amico.
Il suo ultimo libro Il bene possibile. Essere giusti nel proprio tempo (edito da Utet) è quasi una tesi di laurea globale, perché Gabriele, scrittore e giornalista, prima di arrivarci ha prodotto una serie di gemme letterarie, nate dalla sua curiosità e dal gusto del ricercatore. Ha raccontato storie nascoste o sepolte nelle cantine della memoria, facendo affiorare figure straordinarie, come quella del vicepresidente bulgaro Dimitar Peshev, che salvò dalla deportazione tutti gli ebrei del suo Paese; o quella di Armin Wegner, che denunciò per primo il genocidio degli armeni.
Ma adesso il fondatore di Gariwo ha avvertito il bisogno di un salto, per dare al Giusto una sostanza attuale al tempo di Internet, dei social, degli smartphone, rivolgendosi soprattutto ai giovanissimi, ai quali non basta più ascoltare esempi nobili, spesso ammuffiti dal tempo e prigionieri delle convenienze. «Occorre spiegare — dice Nissim — che i Giusti non sono santi e non sono eroi. I santi appartengono alla trascendenza e alla fede religiosa. Gli eroi alla mitizzazione di personaggi ideali, nei quali ognuno di noi, a volte, si è specchiato e si specchia, sognando improbabili imitazioni. Il Giusto di oggi, invece, può essere davvero ciascuno di noi, con pregi, difetti, debolezze, miserie. Però pronto ad ascoltare la spinta più umana. Spinta che non conosce obblighi o convenienze, ma risponde ad un impulso che non si può frenare».
Chi era Peshev? Un santo? Macché. Era uno che si godeva la vita ed era filonazista. Eppure la visita di un amico ebreo, che gli racconta — disperato — che si stavano preparando i treni della morte, provoca la reazione umana più immediata e lacerante. Va in parlamento e ottiene le firme per fermare i convogli e salvare l’onore della Bulgaria. Voleva, con quel gesto, contribuire anche lui a una società migliore e diversa, come diceva Zygmunt Bauman? Forse. O magari il suo gesto era dettato dalla vergogna che lo avrebbe tormentato dopo, se non avesse fatto nulla? Marco Aurelio sosteneva che «se non è possibile cambiare il mondo, ogni uomo comunque può sempre preservare il proprio carattere morale». Eppure la parola morale non ha nulla a che fare con un’etica superiore. Deriva semplicemente da «costumi».
Nissim racconta le vere storie del malese musulmano che riesce a salvare gli ebrei presenti nel negozio kosher di Parigi, assaltato dai criminali dell’Isis; oppure del tunisino che salva i turisti italiani durante l’attacco jihadista al museo del Bardo. Tra i nuovi Giusti c’è naturalmente la povera donna greca di Lesbo, che apre la sua porta per accogliere i profughi. Fino a concludere, come diceva Baruch Spinoza, che «un uomo giusto non lo è per un giorno solo, ma per tutta la vita».
Né santi né eroi, soltanto Giusti Il bene spiegato ai giovani d’oggi, di Antonio Ferrari, in “Corriere della Sera” del 5 marzo 2018