Papa Francesco ha scelto come tema della prossima Giornata mondiale della Pace il seguente argomento: “Intelligenze artificiali e pace”. Il tema è stato scelto proprio perché una delle preoccupazioni al centro del messaggio, sarà proprio quella di un utilizzo distorto di questo settore dell’informatica, che aumentano le disuguaglianze e possono generano conflitti. Su tali questioni ne abbiamo parlato con don Fabio Pasqualetti, decano della Facoltà di Scienze della Comunicazione sociale dell’Università Pontificia Salesiana  e responsabile del coordinamento del settore tecnologico della Facoltà. Insegna: Comunicazione internazionale e per lo sviluppo; Sociologia dei media digitali; Seminario di dottorato e gestisce il Tirocinio professionale: Internship.

 

Intervista a Don Fabio Pasqualetti 

  • Potrebbe darci in poche parole una semplice definizione di cosa si intende per intelligenza artificiale?

L’intelligenza artificiale comprende diverse aree dell’informatica che hanno lo scopo di progettare sistemi sia hardware che software al fine di dotare le macchine di determinate caratteristiche che vengono considerate tipicamente umane quali, ad esempio, le percezioni visive, spazio-temporali e decisionali

  • In che modo questa branca dell’informatica potrebbe servire per migliorare l’esistenza umana?

Diciamo che da sempre l’uomo ha cercato con la tecnica di dominare l’ambiente e trovare soluzioni ai problemi. L’IA, pensata con lo scopo di dare una certa autonomia alla macchina in sé, dovrebbe diventare allora uno strumento di collaborazione dell’umano al fine di eliminare, per esempio, tutti quei lavori usuranti e rischiosi che arrecherebbero danno alla salute e alla vita degli uomini. D’altro canto, però, potremmo assistere anche al rovescio della medaglia e, cioè, che a causa dell’intelligenza artificiale potrebbero sparire del tutto alcune professioni che verrebbero così sostituite definitivamente dalla macchina.

  • Quali rischi potrebbero derivare dall’uso distorto dell’IA in chiave antropologica

I rischi sono dettati dalle variabili umane a cause di quei gruppi di potere che decidono gli orientamenti politici ed economici nel mondo. Purtroppo non esiste un governo globale volto alla regolamentazione dei sistemi, quindi, aziende e privati hanno libertà decisionale e una forte influenza sull’andamento economico, politico, finanziario e culturale dei vari paesi. Siamo in una fase di neofeudalesimo economico in cui delle vere e proprie oligarchie gestiscono il potere in modo assoluto minando i principi della democrazia.

  • Quali potrebbero essere secondo lei le soluzioni adatte dal punto di vista etico per un uso responsabile dell’IA

Prima di tutto vorrei  comunque sottolineare che la responsabilità dell’uso non deve essere scaricata completamente sugli utenti. Sicuramente sono necessari degli accorgimenti e deve essere fatto, ad esempio,  un uso prudente dei social. Però è pur vero che tali strumenti sono pensati anche per incrementare un maggiore accesso per coloro che ne usufruiscono e, spesso, a tale scopo vengono utilizzate misure che collidono con i codici di comportamento dal punto di vista etico. Credo che conoscenza, coscienza e responsabilità potrebbero essere le soluzioni adatte per un uso responsabile di tali dispositivi informatici.

  • In un articolo pubblicato su Avvenire alla fine di agosto, Paolo Benanti ha dichiarato che nell’Odissea è possibile trovare delle suggestioni per “addomesticare” le IA e impedendo una loro degenerazione. Ritiene che la cultura umanistica: filosofia, letteratura, teologia, possa essere un elemento di raccordo tra l’IA e l’intelligenza umana per evitare di sfociare in atteggiamenti transumanisti?

La rottura tra scienze umane e metodo scientifico si è verificata nel periodo illuminista, quando il metodo scientifico sembrava ormai a sé stante da qualsiasi domanda filosofica. Oggi la scienza deve comunque riconoscere i suoi limiti: il limite è lo scoglio contro cui l’essere umano si scontra continuamente. C’è il desiderio di superare questa defezione, ma alla fine bisogna farci sempre i conti. Credo che solo attraverso un dialogo sincero e autentico tra scienza e materie umanistiche, si possa progettare un futuro ricco di speranza evitando di sfociare nelle derive transumaniste che attraverso un riduzionismo di tipo scientifico tendono a ridurre l’uomo a macchina.

  • Perché il papa come tema della prossima Giornata Mondiale della Pace ha voluto insistere proprio sul legame tra l’IA e la pace?

Perché è evidente che L’IA oggi è anche al servizio della guerra, (si pensi ad esempio al conflitto russo-ucraino), per cui è necessario che ci sia un reindirizzamento dell’uso dell’IA a favore della pace e non a sostegno dei conflitti bellici. Inoltre l’IA è anche uno dei fattori inquinanti e la questione ecologica non è affatto secondaria. Tutto ciò che viene ipotizzato da ambienti militari, come ad esempio i robot killer o i droni, andrebbe a creare dei seri problemi per l’incolumità umana, arricchendo una logica di violenza e di discriminazione. In alcuni casi potremmo trovarci persino di fronte a casi di deresponsabilizzazione riguardo all’uso di tali strumenti, ma come ha affermato il papa la vita umana non può essere decisa da una macchina o da un algoritmo ma servono “etica e responsabilità”.

Marco Mancini