Insicurezza e paura fanno perdere il senso d’identità

Insicurezza significa fragilità. Sentire come un senso di debolezza nella propria mente per il fatto di non avere ben chiaro come stanno le cose, mancare di chiarezza nelle idee e non sapere bene cosa fare. L’essere indecisi comporta una difficoltà nell’operare delle scelte, magari proprio quelle importanti della vita: un compagno, un lavoro, un figlio, una vocazione. Quando non si sa bene cosa scegliere, non si sa nemmeno dove andare esattamente.
A toglierci dall’impaccio, saranno gli eventi, gli altri, coloro che ci prenderanno per mano e ci diranno cosa fare. Sarà magari un’azienda, con le sue regole, i suoi ruoli bene incasellati ad insegnarci il mestiere e il senso del sacrificio e a farci sentire più sicuri. Ma saremo stati proprio noi a scegliere quel lavoro, quella persona, quella situazione?
Anche la paura è un sentimento che destabilizza e creando agitazione e insicurezza. E’ un sentimento viscerale, istintivo, dai mille volti e senza età. Come il timore di perdere la mano della mamma in mezzo alla folla o di non riuscire a scuola. Dalla paura di prendere l’aereo, di andare in ascensore o di immergersi sott’acqua, alla paura nel vedere da vicino un gatto o un serpente.
Vi sono poi paure talmente grandi che paralizzano quasi al solo pensiero e procurano un senso di angoscia: una grave malattia, il momento della morte di una persona cara o della propria fine. Vi sono le paure quotidiane del dimenticare di fare qualcosa di importante… La paura è una forma di insicurezza. Quando la paura si gonfia a dismisura trasformandosi in fobia, va trattata e risolta con l’aiuto di uno psicologo. E se la paura contenesse un messaggio, una sfida da affrontare?

La bellezza inizia ancor prima di nascere

L’insicurezza di tratto nasce nella primissima infanzia, come ha spiegato il famoso psichiatra John Bowlby (1907-1990) nella sua “teoria dell’attaccamento”. Nel proprio genitore, un bambino non cerca solo nutrimento e soddisfacimento per i bisogni primari ma necessita anche di protezione, pace, serenità e calore affettivo.
Il genitore funge da “specchio” per il piccolo. Così, se invece della serenità il bimbo vi incontrerà insicurezza, tristezza, ansia e paura, distacco o ambivalenza, in certo qual modo, egli assorbirà quei sentimenti facendoli propri. Da adulto, tenderà a ripetere lo stile di attaccamento sperimentato, nelle relazioni interpersonali e affettive.

La generatività è quanto di più grande e generoso vi sia: generare la vita di un nuovo essere umano è avviare un progetto di vita che si apre con fiducia al domani, creando il futuro stesso. Si tratta di un progetto ambizioso di grande speranza in cui si scommette anche su se stessi, sulle proprie potenzialità. Bisogna parlare di “potenzialità” e non di capacità, in quanto non si nasce genitori ma lo si diventa, con il tempo e l’esperienza.
Generare biologicamente o adottare un bambino, che dal punto di vista della funzione genitoriale è lo stesso, non è però sufficiente per diventare genitori. Una coppia bene assortita che abbraccia l’idea o, meglio, l’ideale di una famiglia e che s’impegna nel realizzare questo progetto di vita molto bello, vero e buono (Platone), troverà nel nucleo familiare fonte di gratificazione e di realizzazione profonda.

La bellezza nel progetto di famiglia

La famiglia ideale è un obiettivo realizzabile perché “imperfetta”, come lo è del resto ognuno di noi con i propri limiti di personalità. La bellezza nell’andare d’accordo si basa sull’accettazione dei limiti dell’altro. E’ molto bello accettarsi così come siamo con i nostri difetti e perdonarci reciprocamente le eventuali mancanze, tipiche di una relazione. E’ questo l’amore vero, quello “trasformante” che non giudica ma rassicura, che fa crescere dentro e che fa sentire migliori.
La coppia fiduciosa nelle proprie risorse intellettive, comunicative e affettive, creerà curiosità, interessi, domande,  valori e saprà contagiare, stimolare e coinvolgere i figli su temi importanti legati alla cultura, alla storia, all’ attualità politica e alla realtà sociale. L’educazione passa infatti anche attraverso il confronto su temi forti come l’etica, la giustizia, la solidarietà, la fede. E’ così che, nel suo dinamismo creativo, la bellezza metterà le ali a tutti i membri della famiglia verso i viaggi alla scoperta del mondo e di se stessi.

La famiglia annulla la solitudine e la paura di affrontare un mondo che appare complicato e pericoloso

Un triste sentimento di solitudine attanaglia molte persone per svariate ragioni. A cominciare dall’ anziano che ha perso i contatti con i suoi familiari e si ritrova ogni giorno sempre più solo nel momento più difficile e più delicato della vita, proprio quello in cui bisognerebbe essere circondati da una grande e bella famiglia.
La famiglia è infatti la soluzione: la solitudine scompare quando si fa parte di questa piccola comunità. Dai più grandi ai piccoli, le attenzioni rivolte al nonno lo fanno sentire ancora amato e importante, l’affetto guarisce ogni tristezza e aiuta ad affrontare gli ultimi tempi.
Oggi invece, si muore sempre più spesso da soli. Il Covid-19 ha costretto tutti coloro che vengono ricoverati a rimanere isolati all’interno della struttura ospedaliera, senza contatti con l’esterno. E’ molto faticoso, di punto in bianco, ritrovarsi soli a dover fronteggiare una malattia che toglie il respiro!
Purtroppo, il senso di solitudine colpisce anche i giovani perché il bisogno di incontri e di comunicazione che le nuove tecnologie offrono sui social media non possono soddisfare pienamente. Solo la presenza fisica e il contatto reale tra le persone fa sentire vivi, vicini e partecipi. Come mai molti giovani si ritrovano nel pieno della giovinezza soli, con poche o nessuna amicizia? Il temperamento e il carattere condizionano come pure la propria storia personale, l’educazione ricevuta e l’ambiente sociale frequentato.