Dall’indifferenza globalizzata alla coscienza planetaria nell’esperienza del Servizio Civile Nazionale e Internazionale,  pace e cooperazione sola alternativa

                                                                                “El camino se hace al  andar” (A. Machado) 

Abstract
Alla globalizzazione dell’indifferenza, che si ripropone perversa dopo la pandemia,  risponde la coscienza planetaria, presente significativamente nel capitale di pedagogia civile e segno dei  tempi nuovi, dell’esperienza di Servizio Civile Nazionale Volontario-Obbligatorio e Internazionale, proiettati oltre i confini  territoriali, nell’apertura alla mondialità e costruzione di una nuova cooperazione.  Ombre sulla pace e sulla convivenza urgono simili e creative forme di solidarietà, per realizzare le “utopie necessarie”. 
 
Orizzonte ermeneutico e segni dei tempi: Humanity first
Per la sorte della “casa comune”[1], non  possiamo prescindere da una severa interpretazione storica ed etico-esistenziale degli effetti della pandemia del COVID-19, che ancora travaglia il mondo intero,  per affrontare responsabilmente  qualunque fenomeno del presente e ogni discorso serio sul futuro. Con evidenza, insieme all’economia e al diritto alla vita di milioni d persone, sono minacciati la pace, la cooperazione solidale e l’“ordine” internazionale. Le sfide della “ricostruzione della speranza” impongono di trasformare la prova “apocalittica” in opportunità di cambiamento d’epoca per la realizzazione delle “utopie” necessarie[2].
Anche se non sarà “la fine della storia”, come si narrava dopo la caduta del muro di Berlino e delle Torri Gemelle, la prima “preghiera” e “rinascita” da sostenere è che, dopo il “secolo breve”, il XXI non diventi il “secolo brevissimo” segnato da terrorismo, esplosione migratoria, catastrofe ecologica e pandemie, squilibri commerciali, crisi della cooperazione e del multilateralismo, trionfo del localismo, diritti umani ignorati sull’altare della “sicurezza”, tecnocrazia.
L’esperienza della pandemia “figlia” della globalizzazione, per diventare madre di una “nuova globalizzazione” deve saperci fare ascoltare il grido della terra (conversione ecologica integrale),  dei poveri (dalla cultura dello “scarto” alla giustizia sociale) e dei tanti Abele (dalla violenza, terrorismo e guerra alla pace universale). Pronti a rispondere ai pericoli di sovranismi  e nazionalismi (superamento dei muri fisici, economici e politici), crisi delle autorità e Istituzioni sovranazionali (multilateralismo), conflitti diffusi (risoluzione nonviolenta e cooperazione),  chiusure identitarie-populiste (da prima gli italiani o gli americani a prima l’umanità) e razziali-religiose (nuova coscienza planetaria e dialogo).
“Costruire ponti e, abbattere muri”[3],  rimane la stella polare per guidare la nuova globalizzazione, attraversa  la responsabilità degli Organismi, ma pure  la vocazione delle comunità di fede, i movimenti giovanili e il volontariato maturo e organizzato, l’educazione alla cittadinanza globale.
L’apertura della solidarietà, ritornata alla ribalta in Italia (#insieme andrà tutto bene) e testimoniata eroicamente nell’epidemia mortifera,  può progredire con la riscoperta e il ripensamento della dimensione internazionale del Servizio Civile Universale e/o Obbligatorio, che come ogni utopia richiede una solida fondazione nelle idee e un progetto  che trasformi il sogno in realtà[4] .
 
Servizio Civile (SC) strumento di pace e coesione                
Il SC si è storicamente qualificato come  sintesi dei valori costituzionali di solidarietà sociale (Cost.Rep. a.2), del ripudio della guerra come strumento di offesa e di risoluzione delle controversie internazionali (a. 11), della difesa non armata della “patria” (a. 52) idea  desacralizzata e riproposta in senso universalistico e non nazionalistico. In Italia si è sviluppato sul fronte dell’accoglienza e integrazione (anche scolastica) dei migranti, del SC all’Estero e con i Corpi civili  di Pace, realtà significative innestate nei movimenti per la pace e la nonviolenza attiva, il volontariato e la  cooperazione internazionale, la diplomazia popolare[5]. Come richiama una testimonianza:
“Per i giovani volontari e volontarie,  lo svolgimento del Servizio civile all’estero offre  una occasione di “cittadinanza globale”, per la crescita personale e di vocazione professionale e rappresenta uno strumento efficace per diffondere la cultura della solidarietà e della pace tra i popoli: “Grazie a entrambe queste esperienze come volontaria, in Colombia e in Ecuador, si sono rafforzate la mia responsabilità sociale, il mio senso civico e la mia cittadinanza attiva, che sento universale, proprio come declina la recente riforma al nostro Servizio civile. Un Servizio che ha una storia di alternativa alla difesa militare, e per la cui istituzione molte persone hanno pagato un prezzo di sacrificio personale mai abbastanza valorizzato e che ci sollecita anche oggi alla demilitarizzazione del linguaggio perché, per quante avversità dobbiamo affrontare, per fortuna non siamo in guerra.[…]. Non lasciamo quindi inerte la voglia di donarsi anche di tutti quei giovani che dall’estero contribuiscono alla bellezza di quest’istituto che guarda al concetto di patria e di solidarietà in modo molto più ampio rispetto all’idea di una terra che prende vita fino dove arriva una linea di confine, perché sarà di vitale importanza far risorgere non solo il Paese ma l’umanità intera. Occorre pensare una soluzione globale se il problema è globale”[6].
 
Amore dei vicini e dei lontani
Per  non rassegnarsi alla filosofia della  storia come “storia di lotte” (C. Marx) e all’antropologia del “guerriero”,  un varco di luce proviene dalla -richiamata- teoria e pratica della nonviolenza (haimsa e satyagraraha); difesa non armata e obiezione di coscienza, gestione e soluzione pacifica dei conflitti (peace-keeping-making-building alla leva e alle spese militari, cultura-educazione alla mondialità-interculturalità-accoglienza, ecumenismo e dialogo interreligioso, ispiratori ideali del SC. Un possibile e moderno strumento di interpretazione attuale dell’interrogativo capitale del Vangelo su “chi è il mio prossimo?”,  che trova testimonianza paradigmatica nella parabola del Samaritano,  in essenza  episodio di  prossimità  “globale”, multi culturale-religiosa.
Su questo percorso  ogni anno, si inserisce la straordinaria esperienza di  vita per volontari e volontarie  con il SCU aperti alla mondialità oltre ogni frontiera[7], con la sua piccola risposta a tante assordanti grida e invocazioni.
 
Presagi dell’istanza di trascendenza e  invocazione nel “grido” dei migranti
In questo contesto incerto, pace e solidarietà o saranno globali, o non saranno. Una innovativa  coscienza planetaria,  incarnata anche dal SC nella sperimentazione sul campo, prova a dare il suo contributo a domande radicali come queste sull’olocausto degli immigrati nel Mediterraneo:
                                         Mare Nostro Our Father Sea (senso laico), Erri De Luca
“Mare nostro che non sei nei cieli/e abbracci i confini dell’isola e del mondo,/sia benedetto il tuo sale,/sia benedetto il tuo fondale. //Accoglie le gremite imbarcazioni/senza una strada sopra le tue onde,/i pescatori usciti nella notte,/le loro reti tra le tue creature,/he tornano al mattino con la pesca/ei naufraghi salvati. //Mare nostro che non sei nei cieli,/all’alba sei colore del frumento,/al tramonto dell’uva di vendemmia,/ti abbiamo seminato di annegati/più di qualunque età delle tempeste. //Tu sei più giusto della terraferma,/pure quando sollevi onde a muraglia/poi le abbassi a tappeto. //Custodisci le vite, le vite cadute/come foglie sul viale,/fai da autunno per loro,/da carezza, da abbraccio e bacio in fronte/di madre e padre prima di partire”.
 
   «Mare nostrum», Padre nostro (senso religioso). Preghiera di un migrante, Maria Romana De Gasperi
“Era inginocchiato davanti al mare, sulla sabbia. E pregava così: «Signore io ti conosco poco, perché poco mi hanno parlato di te. Mi hanno detto che sei buono e giusto, ma allora perché la gente che vive qui attorno non mi vuole? Perché non ho casa, né lavoro, né pane, ma solo questo mare che ha alzato grandi onde sui miei figli bambini e li ha trascinati nel profondo buio. Se tu sei potente come dicono, perché ho per me solo questa sabbia portata dal vento che mi circonda togliendomi il respiro? Eravamo tanti, troppi sulla barca, oscura era l’acqua e fredda la notte quando i più piccoli abbracciati alle madri piangevano piano e gli uomini, fuggiti dalla paura e dalla fame, spalancavano gli occhi alla ricerca di una luce. Poi tutto fini in quel buio che in un attimo seppe inghiottire grida e pianti. E ora ti chiedo: perché ho nuotato con forza fino a questa riva quasi fosse un dovere salvarmi? Quale ragione ho io di vivere in un mondo che non capisco, in una storia di cui non faccio parte, fra un popolo di bianchi che mi fa la carità per qualche tempo e poi mi offre, come unica possibilità di vita, di vendere quella polvere che toglie la dignità a chi la usa, che porta dolore e morte? Duemila anni fa, mi hanno detto, sei venuto a vedere la nostra terra. Hai dettato agli uomini le tue leggi d’amore e di pace, ma cosa hai ottenuto? Se è vero che vedi ogni cosa, forse anche tu piangi guardando noi uomini e donne che uccidiamo scambiando per coraggio la violenza, per valore la distruzione. Io non ti conosco e non so quale sia il colore della tua pelle, né se hai i capelli ricci come i miei o biondi come ti dipingono nelle chiese d’Occidente. Adesso ho fame e sete, ma la stanchezza non mi permette di muovermi, vorrei dormire. Il mare ha un respiro sottile, quasi per darmi pace. Vedo i miei che ho perduto e penso al calore di quel sole che nella mia terra inventa figure e sogni che ti sembra di possedere. Sento la carezza del vento sul viso e voglio credere che sia la tua, Signore del cielo e della terra, un regalo per me che lascio la vita sulla sabbia di questo mare e che mi chiama e tende le mani per accogliermi: vieni, non ricordi quando ballavi a piedi nudi attorno al fuoco e le donne alzavano le mani al cielo negli abiti colorati?” [8].
 
NOTE
[1] Pianeta terra, patria-terra… , vedi   E. Morin, La testa ben fatta, Milano 2000, pp.65-75, su identità terrestre, europea, stato-nazione; N. Postman, La fine dell’educazione. Ridefinire il valore della scuola, Armando, Roma 1995, pp. 85-90, Astronave Terra, ermeneutica e parabola laica dell’interdipendenza; Papa Francesco, Lettera Enciclica   Laudato si’, 2015.
[2] Cfr. Rivista ERMES, 2/2020, Belllieni.
[3] In senso  laico-umanistico il Nobel per la Pace Abiy Ahmed Alì , ed  etico-religioso Papa Francesco.
[4] M. L. King, I have a dream, Washington, marcia per i diritti civili, 28.8.1953.
[5] Vari i maestri (da H.D. Thoreau a M.K. Gandhi, J. Galtung, T. Bello, T. Vinay (MIR), E. Balducci, L. Milani, I..Illich, …) e i filoni storico-culturali: Comunità utopiche, Nonviolenza, Obiezione di coscienza, Solidarismo, Volontariato e SC Internazionale intrecciati con la Cooperazione, Servizio Volontario Europeo (SVE) promosso dalla Commissione Europea (di marcata impronta interculturale e relazionale nello spirito di ERASMUS+) e con in parallelo il Corpo europeo di solidarietà, Caschi Bianchi (ONU); Corpi Civili di Pace, SCU all’Estero. Sintesi di A. Dogliotti (Centro Studi Sereno Regis,Torino), Una storia feconda, una prospettiva per l’oggi, in Coscienza 1-2/20120, pp.26-32;  sulle radici  del fenomeno, G. Bellieni, Un contributo pedagogico per l’educazione alla cittadinanza: il servizio civile obbligatorio, in «Rivista Lasalliana», 76, 3 (2009), pp. 403-414.
[6]  Di G. Volpe, SC mai dimenticare la sua dimensione internazionale. Corpi Civili di Pace, in Avvenire 7.6.20. La  L. 27.12.2013, n. 147, art. 1, c. 253, prevede l’istituzione in via sperimentale di un contingente di Corpi civili di pace; volta a dare ulteriore attuazione ai principi ispiratori del Servizio Civile Nazionale; impegnato in azioni di pace non governative nelle aree a rischio di conflitto o già in conflitto, o in caso di emergenze ambientali. L’iniziativa  apre la strada a interventi civili nonviolenti nelle aree di conflitto e alla possibilità di prevedere ulteriori strumenti per la gestione delle relazioni internazionali, alternativi alla guerra.
[7] Dal 2002 sono circa 8.000, Presidenza Consiglio dei Ministri, Dipartimento Politiche Giovanili e SCU, www.serviziocivile.gov.it,. L’art. 9 L. 6.3. 2001, n. 64 istitutiva del Servizio Civile Nazionale, prevede che i giovani volontari possano prestare la propria attività anche presso “enti e amministrazioni operanti all’estero, nell’ambito di iniziative assunte dall’Unione Europea, nonché in strutture per interventi di pacificazione e cooperazione fra i popoli, istituite dalla stessa UE o da organismi internazionali operanti con le medesime finalità ai quali l’Italia partecipa”. Durata: 12 mesi con almeno 7 all’estero; aree di intervento:  formazione in materia di commercio estero, cooperazione, peacekeeping, ricostruzione post conflitto,  a seguito di calamità naturali, sostegno comunità di italiani all’estero, assistenza, protezione civile, ambiente, patrimonio artistico e culturale, educazione e promozione culturale…; su bandi pubblici e  progetti in partenariato tra un ente d’accoglienza e un paese straniero di tutti i continenti; formazione: 1 mese, generale e specifica; requisiti aggiuntivi: conoscenza linguistica, titoli di studio; trattamento economico identico a Volontari SC € 433,80  e indennità integrativa. Su un altro piano, dal 2015 la Corte costituzionale apre il SC, che diventa più Universale e inclusivo, ai giovani Immigrati, allargando l’idea stessa di cittadinanza.
[8][8]  M.R. De Gasperi,  in Avvenire , 4.10.2014; E. De Luca, www.fondazionerrideluca.com, 21.4.2015.
 
Giorgio Bellieni