Il rapporto tra politica e chiesa cattolica
Quando parliamo di secolarizzazione abbiamo in mente un fenomeno ben preciso ossia quel processo che porta un monumento, od un ente, ecclesiastico o sacro a divenire di patrimonio statale. Non si può, con certezza matematica, dare un anno di nascita questo processo. Il rapporto tra politica e Chiesa cattolica è sempre stato conflittuale. È ormai noto ai più che la figura papale, per lungo tempo, non fu solamente una figura spirituale e che essa stessa potesse essere paragonata a quella d’un re. Idea che ha cominciato a vacillare dopo il concilio di Trento.
Non si può negare che un passo importante per la divisione tra stato e chiesa cattolica fu la pace di Augusta firmata nel 1555 dove venne precisato cuius regio eius religio ossia ciò che competesse all’Ecclesia e cosa fosse di competenza del re. Tale principio fu applicato dapprima negli stati tedeschi e poi in tutta Europa, anche se la sua iniziale attuazione fu privilegio solo dei principi e questo comportò un’iniziale intolleranza religiosa ed una mancanza di libertà di coscienza, divenendo solo in un secondo momento un vero e proprio asso nella manica per il mantenimento della pace religiosa.
 
Possiamo dunque asserire che la secolarizzazione sia un elemento moderno.
Modernità significa dunque una minor religiosità? Modernità significa minor spiritualità?
«Non del tutto. Se il postulato della cosiddetta “età secolare” si è rivelato fallace, nondimeno è innegabile l’esistenza di un “discorso secolare”, che si esprime nel pluralismo e, in modo ancora più articolato, nella varietà di registri e convinzioni con la quale ciascuno di noi si confronta nell’esperienza quotidiana. Un buon esempio è quello dell’ospedale: anche nel caso di un ente di ispirazione religiosa, il processo di diagnosi e di cura avviene secondo un protocollo rigorosamente scientifico. Del tutto secolarizzato, si potrebbe dire. Ma questo non impedisce che in un ospedale si preghi, si legga la Bibbia, si cerchi il conforto del cappellano» (1).
 
Globalizzazione: pluralismo di opinioni, di fedi, di religioni e pluralismo etnico
Pluralismo di opinioni, di fedi, di religioni e pluralismo etnico, sono tutti fenomeni che sono legati, indubbiamente alla globalizzazione. Innegabilmente questa pluralità ha portato le confessioni religiose a mutare il loro proprio rapporto coi propri fedeli e a ripensare il proprio ruolo all’interno della società.
«La secolarizzazione sembra aver spinto ai margini l’incidenza della fede nella vita collettiva, ma il pluralismo che caratterizza molte società contemporanee ha dato ai gruppi religiosi la possibilità di svolgere un ruolo centrale nella vita sociale, come pure nel campo politico. La capacità di esprimere valori comuni, di raccogliere consenso in strati diversi della popolazione e di diventare gruppi di pressione influenti anche sulle scelte di governi che pur rivendicano la propria laicità può rendere le istituzioni religiose soggetti centrali della vita democratica e, anzi, permettere una sua espansione. Oggi più che nel passato» (2).
 
Bisogna dunque lottare contro la secolarizzazione ed il pluralismo?
Secondo Daniel Bell, la secolarizzazione non porterebbe ad una società atea e presuppone tre possibili scenari:
– il primo un declino della componente istituzionale ecclesiastica, slegata dalla svalutazione dei principi morali ed etici della cristianità,
– il secondo scenario porterebbe invece ad una decristianizzazione, tendente ad un orientamento verso nuovi culti;
– il terzo, invece corrisponde alla nascita di un mercato religioso.
Si potrebbe pensare che la chiesa cattolica ritenga illegittimo tale fenomeno e che lo combatta a spada tratta, ma non è propriamente così. Le stesse istituzioni ecclesiastiche, infatti, sono giunte all’accettazione della suddivisione tra potere temporale e spirituale.
«Questo riconoscimento della legittima secolarizzazione politica ed economica si fa ancora più evidente con il magistero sociale di Giovanni XXIII (e precisamente con l’enciclica Pacem in terris), di Paolo VI (con quella grande enciclica, Populorum progressio, che -come la Rerum novarum- sarà celebrata, per sottolineare l’avvio di un nuovo filone del Magistero sociale), di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI (rispettivamente con le encicliche Sollicitudo rei socialis e Caritas in veritate: a 20 anni e a 40 anni dalla Populorum progressio): si tratta di un secondo filone della Dottrina sociale della Chiesa che dilata la sensibilità sociale e richiama ulteriormente la portata della laicità: se ne trova una precisa sintesi nel Compendio della Dottrina sociale della Chiesa (2004)(39.
 
Si può dunque continuare a parlare di crisi della cristianità o sarebbe più corretto pensare che essa, come tutte le altre istituzioni, si sia dovuta adeguare ai tempi?
Niente è immutabile. Come disse Eraclito: “πάντα ῥεῖ (panta rei), ossia tutto scorre”, ogni cosa muta adattandosi al suo proprio tempo trasformandosi per poter raggiungere la posizione migliore per sé stessa.
 
NOTE

  1. Alessandro Zaccuri, Il sociologo. Berger: secolarizzazione, concetto fallace. Viviamo l’era del pluralismo, Avvenire, 15 marzo 2017;
  2. Luca Rolandi, Il difficile dialogo tra secolarizzazione e religioni, La Stampa, 13 Aprile 2013
  3. http://ilrasoiodioccammicromega.blogautore.espresso.repubblica.it/2016/10/31/religioni-e-democrazia-per-una- laicita-flessibile/

 
BIBLIOGRAFIA
Siti
https://www.storiaememoriadibologna.it/la-confisca-dei-beni-ecclesiastici-330-evento ;
https://iris.unito.it/retrieve/handle/2318/1520498/32974/Politica%20e%20religione.pdf ;
https://scienzereligiose.uniurb.it/pdf/Grassi_La%20teoria_Oltre%20la%20secolarizzazione.pdf ;
https://www.coris.uniroma1.it/sites/default/files/Politica_Sacro_Cap1e2.pdf ;
http://ilrasoiodioccam-micromega.blogautore.espresso.repubblica.it/2016/10/31/religioni-e-democrazia-per- una-laicita-flessibile/
 
Sara Salvagno