In questo libro, nato dalla collaborazione tra Mondadori e Musei Vaticani e disponibile esclusivamente in italiano, Papa Francesco per la prima volta parla della sua idea di arte.
L’arte è raccontata in primis come potente strumento di evangelizzazione, un ponte tra verità e bellezza, nel quale l’artista diventa testimone e tramite espressivo dell’invisibile.
Il Papa parla anche dell’importanza dei Musei, intesi come luoghi di comunicazione interculturale, che custodiscono la memoria del passato per trasmetterla alle generazioni future.
Ad illustrare il pensiero del Pontefice vengono scelte 11 opere tra sculture, dipinti e monumenti – illustrate da fotografie a colori –, considerate esempi di arte capaci di portare a tutti il messaggio evangelico. Tra queste, il Torso del Belvedere, il Buon Pastore, l’Obelisco di San Pietro, nonché la Volta della Sala di Costantino e la Deposizione di Cristo del Caravaggio, fino agli affreschi michelangioleschi nella Cappella Sistina.
Vengono ripercorse le vicende storico-artistiche delle opere analizzate, con particolare attenzione verso l’iconografia e la simbologia di ciascuna, senza tralasciare aneddoti curiosi e spesso inediti.
 
Descrizione
La mia idea di arte
A cura di Tiziana Lupi – Papa Francesco
Edizioni Musei Vaticani – Mondadori Città del Vaticano –
Milano 2015
€ 16,00
ISBN: 978-88-04-65845-0
Numero di pagine: 104
Formato: 14 × 21,5 cm
Illustrazioni: 38 a colori
 
 
Quei sacri capolavori nati dagli scarti
di Marco Belpoliti

Alejandro Marmo è uno scultore argentino. Assembla materiali di scarto, in particolare rottami metallici. Figlio di un immigrato italiano, arrivato nel 1950 in Sudamerica, ha ereditato dopo la morte del padre il suo laboratorio e una montagna di ferro arrugginito. Partito da questi scarti, durante la lunga crisi economica del suo paese negli anni Ottanta ha cominciato a lavorare nelle fabbriche abbandonate con gli operai licenziati trasformando gli sfridi e le lastre corrose in sculture. Due sue opere sono oggi nei Giardini Vaticani: il Cristo operaio e la Vergine di Luján. Si tratta di sculture costruite attraverso lastre, fogli perforati di metallo, catene, residui della produzione industriale.
Li ha voluti Papa Francesco, che l’ha conosciuto e apprezzato mentre era arcivescovo di Buenos Aires. Marmo è l’unico artista contemporaneo incluso da Bergoglio nel volume che raccoglie le sue riflessioni sull’arte, La mia idea di arte, curato da Tiziana Lupi e pubblicato da Mondadori, accanto a Raffaello, Michelangelo e Caravaggio. Francesco spiega come l’opera dell’artista argentino abbia una notevole “rilevanza sociale”. Lo considera letteralmente un “produttore di speranza”: «questo è possibile grazie al lavoro e alla dignità» e proprio «con ciò che viene scartato, con ciò che viene buttato via, con ciò che non viene tenuto in alcuna considerazione».
Si tratta della visualizzazione di un’affermazione contenuta nell’enciclica Laudato sì, dove il Papa parla della cultura dello scarto dominante nel mondo contemporaneo che colpisce cose ed esseri umani, che «si trasformano velocemente in spazzatura». Marmo non solo costruisce le sue opere con questi materiali, ma ha organizzato un progetto che coinvolge ragazzi di strada in Argentina, mentre in Giappone ha unito anziani e orfani in una iniziativa denominata “Abbracci che guariscono”, di cui Bergoglio parla nel testo, e a cui ha dato la propria benedizione: «Mi piace l’idea – scrive – di un’evangelizzazione fatta con gli operai e i poveri, quei poveri che Alejandro fa lavorare sul ferro scartato per lasciare la testimonianza di un Cristo crocifisso nelle strade e rendere visibile gli invisibili».
La questione su cui insiste il pontefice è l’abitudine che ha il mondo contemporaneo di buttare via le persone, gli esseri umani più fragili, più deboli, società usa e getta che si comporta così anche con le cose. Sono affermazioni che sembrano riecheggiare le tesi di Bauman, autore di Vite di scarto (2006). Il testo di La mia idea di arte si sofferma sulla questione riprendendo un celebre riferimento biblico, il versetto del Salmo dove si parla della pietra scartata dai costruttori posta invece a base di un nuovo edificio. Uno scrittore e giornalista cattolico Alessandro Zaccuri ha ripercorso il tema in un libro dedicato ai rifiuti, alle deiezioni della civiltà umana: Non è tutto da buttare. Arte e racconto della spazzatura (La Scuola). Si tratta di un tema che sembra ossessionare la letteratura contemporanea, ma anche il cinema, l’arte, i fumetti, a partire dall’epoca della Rivoluzione industriale, dal Dickens della Casa desolata (1852) e di Il nostro comune amico (1865). Quest’ultimo romanzo, particolarmente amato da Italo Calvino, si occupa di una immensa fortuna costruita sulla raccolta dell’immondizia urbana, e mette in scena un personaggio che recupera corpi di morti nel Tamigi, vite perse nei gorghi del fiume.
Negli ultimi anni molti scrittori e artisti si sono cimentati con il tema. L’opera più famosa di DeLillo, Underworld (1997) mette in scena la spazzatura quale «cosa organica, perennemente in crescita e mutamento». L’ultimo libro di Doctorow, Homer & Langley (2009), racconta la storia di due fratelli che vivono asserragliati da decenni nel centro di New York in una casa in cui non hanno mai buttato via nulla, nemmeno gli scarti dei loro pasti quotidiani, una vicenda vera accaduta nel 1947. Ci sono poi le opere di artisti come Schwitters, César, Daniel Spoerri, Boltanski, che espongono immondizia, rifiuti. Zaccuri ricorda un’altra opera religiosa, la cosiddetta Croce di Lampedusa, realizzata da un falegname, Franco Tuccio, che ha montato pezzi delle barche naufragate con cui i migranti tentano ogni giorno di raggiungere la costa siciliana.
Nel libro di Papa Francesco c’è un punto molto interessante, in cui si sofferma su uno degli undici esempi di opere d’arte, l’affresco di Raffaello nella volta della Stanza di Costantino. Raffigura un’antica statua di Mercurio spezzata in quattordici frammenti. Il papa si lascia catturare dalla perfezione tecnica del simulacro dipinto da Raffaello e s’indigna nel contempo «per lo spreco di tanta bellezza» mandata in frantumi. Chi ha causato questa rovina, si domanda, in un ambiente così armonioso?
Il suo pensiero passa dal frammento del dio pagano alle opere colpite in Medio Oriente dall’Is. Sta ragionando anche qui sulla necessità di ricostruire con gli scarti, con i frammenti. L’arte, questa la sua conclusione, non scarta mai, e neppure la religione. Il cristianesimo ha riusato i templi antichi trasformandoli in chiese, così che il succedersi di simboli e vestigia non è mai un atto distruttivo, perché tutto è stato santificato dalla venuta di Cristo. Per questo il suo giovane amico argentino Alejandro Marmo è per lui l’esempio vivente di un’opera che ricrea il mondo partendo dagli scarti. Una strategia antica e sempre nuova della Chiesa cattolica adottata da un Papa venuto dai più lontani confini del mondo, come si è definito al suo esordio con gesuitica intelligenza. ©RIPRODUZIONE RISERVATA
Due opere sono ora nei Giardini Vaticani: il “Cristo operaio” e la “Vergine di Luján” Un libro raccoglie le riflessioni di Francesco sul bello, citando Raffaello e Caravaggio
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IL LIBRO La mia idea di arte
di Papa Francesco, a cura di Tiziana Lupi ( Mondadori). Sopra, il Cristo operaio A sinistra, Marmo

in “la Repubblica” del 1 giugno 2016