Educazione e famiglia in una società frantumata

 
All’inizio di questo nuovo millennio si è cominciato a parlare di emergenza educativa. A distanza di vent’anni l’emergenza ha assunto i tratti di una crisi, che può essere riletta a livello fenomenologico in una prospettiva di impasse, in cui pare essere emersa una nuova visione dell’educazione destrutturata e in continuo divenire. Si tratta di una visione che non ha un riferimento teoretico alle spalle, ma un insieme confuso di prassi che rispecchiano l’attuale società, che Bauman definì liquida. Una società questa che è in continuo divenire: la realtà muta prima ancora di essere esperita e di essere compresa e, mentre le antropologiche certezze acquisite nel corso della storia occidentale si sono frantumate e non hanno più assunto una solida ossatura, l’uomo vive in un ambiente saturo di informazioni smarrito dall’assenza di punti di riferimento etici.
 

Immersi nell’on-life

Oggi si vive nel digitale e si respira la Rete senza sosta, non esiste più un tempo on line e off line, ma si è immersi nell’on-life, dove tutto è informazione: «Non ha più senso chiedere “sei online?” a una persona che ha uno smart phone in tasca, magari uno smart watch al polso, mentre sta parlando con noi attraverso il Bluetooth della propria autovettura, seguendo le istruzioni del navigatore per districarsi nelle strade di Roma»[1].
Il terzo millenio ha dato vita ad una cultura liquida, basata su informazioni e procedure algoritmiche che hanno reso il sapere come un fluido che è impossibile afferrare, capace di infiltrarsi o scorrere ovunque, potenzialmente in grado di occupare tutti gli spazi oppure scorrere via lasciando il nulla, rendendolo, pertanto privo di ogni intenzionalità paidetica.
 

Le complesse variabili della genitorialità

L’intricata matassa di problematiche, che l’attuale cultura pone all’educazione, investe ogni agenzia educativa e tocca anzitutto la famiglia. Resta il fatto che la famiglia non è avulsa dal tempo e dallo spazio e anch’essa ha subito delle rapide trasformazioni: oggi non esiste più una definizione condivisa di che cosa sia famiglia.
Questa istituzione negli ultimi anni è stata soggetta a diversi cambiamenti rintracciabili in quell’assenza di stabilità dettata dall’onlife e dalla liquidità che lo sostanzia. Essa attualmente sussume una svariata gamma di possibili relazioni, spesso molto diverse, che pongono in essere complesse variabili sia della genitorialità che dell’educazione.
In questa situazione in cui nulla è più per sempre ed ha carattere di solidità, si aggiunge la precarietà stessa della famiglia, in cui tutto è misurato sul qui ed ora emotivo: «La vita di coppia e la vita in famiglia sono buone se mi fanno star bene emotivamente. Il partner ideale è quello che soddisfa i miei bisogni emotivi»[2].
 

Comportamenti dicotomici

I genitori di oggi, appartenenti alla Generazione X o ai Millenials tendono ad esprime nel proprio impegno educativo comportamenti dicotomici. Questi comportamenti si esprimono da una parte in cure affettuose e premurose e d’altra parte con atteggiamenti di distrazione e distanza.
I genitori di oggi sono molto affettuosi ed attenti ai bisogni emotivi dei figli, travisando spesso l’affetto in una sconfinata permissività, che annienta la capacità autonoma del soggetto in crescita di riconoscere i propri bisogni e di darsi i propri permessi. Nell’adolescenza i figli vogliono sentire i propri bisogni e non accettano più anticipazioni da parte dei genitori, così che la relazione educativa salta ed il dialogo scompare, spesso venendo affidato ad un messaggio istantaneo in rete.
I genitori si ritrovano così smarriti e mettono da parte la loro pretesa educativa, lasciando i figli orfani dei primi educatori, e affidano ad altre agenzie educative il compito di formare i loro figli.
 

Riscoprire il ruolo di educatori

Il quadro contemporaneo ci restituisce un’istantanea in cui la famiglia appare sempre di più in difficoltà e priva della propria prerogativa educativa, che la dovrebbe sostanziare in quell’essenza istituzionale che naturalmente le compete.
Quale prospettiva si potrebbe delineare per aiutare i genitori a riscoprire il loro ruolo di educatori? Non è facile trovare una soluzione a questa importante domanda. Certo è che occorre prospettare un superamento della liquidità del tessuto familiare.
Occorre riscoprire a livello culturale e sociale le potenzialità interne e conseguentemente esterne di una famiglia capace di ritrovare le sue profonde radici.
Con ciò, si rende necessario che coloro i quali operano nell’arduo campo dell’educazione ritrovino un impegno condiviso, non solo per orientare le dinamiche sociali alla luce di un solido paradigma valoriale fondato sulla dignità della persona umana, ma anche per valorizzare la soggettività della famiglia e la sua capacità di essere la cellula vitale della società, fonte primaria dell’educazione.
 
NOTE
[1] L. Floridi, L’era dell’Iperstoria, in https://tlon.it/luciano-floridi-lera-delliperstoria/
[2] P. Benanti, Digital age, San Paolo, Cinisello Balsamo 2020, p. 153.