Alla bella età di 85 anni, Ermanno Olmi ci regala una nuova meraviglia che va ad arricchire la sua lunga lista di celebrati capolavori (da Il posto a L’albero degli zoccoli, da La leggenda del santo bevitore a Il mestiere delle armi), come ha confermato l’interminabile applauso che ha accolto il suo documentario “vedete, sono uno di voi”, alla speciale anteprima tenuta nel Duomo di Milano. Dedicato alla complessa figura del cardinale Carlo Maria Martini, e al suo straordinario messaggio di speranza, in occasione del novantesimo anniversario della sua nascita, il film è una produzione Istituto Luce Cinecittà, con Rai Cinema, e sarà nelle sale a inizio marzo.
«Ci sono alberi che crescono fuori dai giardini – ha commentato a caldo Olmi -, dove l’erba è spontanea e dove l’ordine delle gerarchie non è valutato in termini economici, ma di funzioni dell’uomo. Abbiamo bisogno di creature che fanno per noi ciò che noi ci dimentichiamo di fare». Il regista bergamasco ha impiegato quattro anni e mezzo per realizzare questo suo intenso e sentito lavoro, avvalendosi della collaborazione del principale esperto della vita e della missione del cardinale Martini, il giornalista Marco Garzonio, che ha firmato soggetto e sceneggiatura del film, composto da storici materiali di archivi nazionali ed esteri e da riprese originali girate da Olmi assieme al fido collaboratore Giacomo Gatti.
Attraverso la storia personale di un grande protagonista del nostro tempo e della sua vita rigorosamente fedele alla sua vocazione ai suoi ideali, in primis la Giustizia, Olmi ha genialmente descritto, raccontandola con la sua voce fuori campo, una sofferta “pastorale italiana”, recitando un preciso e significativo “atto di dolore” per una fase cruciale del nostro percorso esistenziale (dal terrorismo degli anni di piombo a Tangentopoli, dal dilagare della corruzione alla crisi del lavoro). «Il cardinale Martini era un uomo di scienza ed era assetato di conoscenza della realtà per poter operare al meglio nella realtà stessa – ha ricordato Olmi -. Erano i tempi della grande tensione tra la Chiesa e il mondo del lavoro. Ricordo il suo discorso accusatorio sul profitto. Agnelli lo stigmatizzò come “cosa vecchia e stupida”. Poi, ci fu la resa dei brigatisti che consegnarono le armi proprio al cardinal Martini. Certi brandelli del passato sono necessari alla nostra memoria perché il passato è maestra di vita. Una ventina d’anni fa, l’idea del progresso era legata al concetto dello sviluppo che porta alla ricchezza, ma noi non siamo passati né alla ricchezza, né ad altri valori: per rincorrere la ricchezza siamo diventati poveri. Inoltre, la democrazia è diventata una maschera in tempi come questi».
Il film di Olmi mostra come gli smarrimenti e le inquietudini della gente avessero trovato un senso nella testimonianza di Martini, identificato come punto di riferimento per credenti e non.
«Va ricordato che il cardinale Martini non esitò a dichiarare che la Chiesa era rimasta indietro di 200 anni sui grandi temi come l’affetto, la famiglia, poi messi in primo piano da Papa Francesco del quale fu anticipatore – ha concluso Olmi -. Siamo tutti orfani di Martini per ciò che ha dato a Milano e al Paese tutto. Con “vedete, sono uno di voi”, in minuscolo perché i maiuscoli mi danno un po’ fastidio, ho voluto identificare la validità dell’itinerario personale di un uomo, di un profeta di speranza, con la validità storica ».
«Vedete, sono uno di voi». Olmi e il Cardinale, di Paolo Calcagno, in “l’Unità” del 14 febbraio 2017