Sia pure con circa tre mesi di ritardo rispetto al termine fissato dalla delega (18 mesi dal 16 luglio 2015, data di entrata in vigore della legge 107) otto dei nove decreti legislativi previsti dall’articolo 181 della Buona Scuola sono stati varati dal Consiglio dei ministri dello scorso 7 aprile.
Non era scontato che il lavoro avviato tre anni prima da un premier e da un ministro diverso sarebbe andato in porto nel sostanziale rispetto dei contenuti e dei tempi indicati dalla legge per l’esercizio della delega. Una robusta correzione di rotta sulla Buona Scuola avrebbe potuto essere giustificata alla luce dell’esito del referendum del 4 dicembre, sul quale a giudizio di molti osservatori la legge 107 aveva pesantemente influito favorendo il successo del no.
Questo non è avvenuto. La legge, coi suoi pregi e i suoi difetti, è andata in porto. Da questo punto di vista si può dire che l’operazione di ricucitura del rapporto politico tra Esecutivo e mondo della scuola, passata attraverso la sostituzione del distaccato ministro-rettore Giannini con la dialogante ministra-ex sindacalista Fedeli, ha avuto successo, non a scapito della legge.
Che valutazione complessiva dare, a decreti varati? Condizionata dalle mediazioni intervenute, prima e durante l’iter parlamentare, che ne hanno modificato il profilo originario, vincolata al rispetto dei pluri-richiamati limiti di spesa fatti inserire a pioggia nella legge 107 dal Ministero dell’Economia, ulteriormente limata nei suoi aspetti più innovativi dal pragmatismo relazionale della ministra Fedeli, la Buona Scuola che esce dai Decreti legislativi si presenta per vari aspetti come un esempio di riformismo incompiuto.
 
Nuova maturità dal 2019
Si viene ammessi con tutti sei, fatta salva la possibilità per il Consiglio di classe di ammettere, con adeguata motivazione, chi ha un voto inferiore a sei in una disciplina. Chi ha l’insufficienza in condotta non viene ammesso. I candidati dovranno affrontare due prove scritte e un colloquio orale. Lo svolgimento delle attività di alternanza scuola – lavoro diventa requisito di ammissione, insieme allo svolgimento della Prova nazionale Invalsi.
Valutazione
Quanto al primo ciclo restano i voti, ma saranno affiancati da una specifica certificazione delle competenze. Alla primaria la non ammissione è prevista solo in casi eccezionali e con decisione unanime dei docenti della classe.
Gli esami
Nel primo ciclo della scuola “abbiamo mantenuto i voti che vengono però accompagnati da un percorso di valutazione”, e abbiamo “semplificato l’esame di terza media”. Quanto agli Esami di Stato, “per i quali comunque quest’anno non cambia nulla”, “abbiamo fatto un’operazione importante”. Lo ha detto il ministro dell’Istruzione, Valeria Fedeli. “Per accedere all’esame di Stato saranno necessari tutti 6, anche in condotta – ha spiegato – su questa delega ci siamo discostati dal parere delle commissioni. Il collegio dei docenti puo’ comunque ammettere lo stesso, motivando la scelta, se c’e’ una insufficienza in una materia, ma questo si traduce in minori crediti. E’ una questione di merito. Perché non può essere messo sullo stesso piano chi prende tutti 6 e chi ha un’insufficienza”. Rimangono le contestate prove Invalsi. Che comunque, ha ricordato Fedeli, “sono state anticipate e non saranno a ridosso dell’esame. Ma la partecipazione consente di accedere all’esame”. I risultati, poi, “verranno allegati all’esame di Stato anche se non entreranno direttamente nella valutazione”. E “resteranno anche a disposizione delle famiglie”.
Nuove regole per diventare insegnanti
Tutti i laureati potranno partecipare ai concorsi, a patto che abbiano conseguito 24 crediti universitari. I concorsi avranno cadenza biennale, il primo sarà nel 2018. Chi lo passa entra in un percorso triennale di formazione, inserimento e tirocinio, con una retribuzione crescente che parte fin dal periodo della formazione. Alla fine del triennio, se la valutazione è positiva, vengono immessi in ruolo. È prevista una fase transitoria durante la quale saranno esaurite innanzitutto le Graduatorie a esaurimento e quelle dell’ultimo concorso del 2016. Previste procedure concorsuali specifiche per chi sta già insegnando come supplente da tempo.
Prof meglio formati
Viene rivista la formazione iniziale dei docenti di sostegno dell’infanzia e della primaria, attraverso l’istituzione di un Corso di specializzazione ad hoc. Specifica formazione anche per il personale Ata. Le commissioni mediche per l’accertamento della disabilita’ si arricchiscono di nuove professionalità. Per la prima volta i supplenti potranno avere contratti pluriennali.
Istruzione professionale
I percorsi durano 5 anni: biennio più triennio. Gli indirizzi, a partire dall’anno scolastico 2018-2019, passano da 6 a 11. Ogni scuola potrà declinare questi indirizzi in base alle peculiarità del territorio. Rafforzati i laboratori. Il sistema sarà in vigore dall’anno scolastico 2018-2019. Vengono stanziati oltre 48 milioni a regime per incrementare il personale necessario all’attuazione delle novità previste. Sarà stabilizzato lo stanziamento di 25 milioni all’anno per l’apprendistato formativo.
Zero – Sei
Progressivamente si amplieranno e qualificheranno i servizi educativi per l’infanzia e della scuola dell’infanzia su tutto il territorio nazionale. Per finanziare il nuovo Sistema viene creato un Fondo specifico (239 milioni all’anno a regime) per l’attribuzione di risorse agli Enti locali. Prevista la qualifica universitaria come titolo di accesso per il personale, anche per i servizi da 0 a 3 anni, e per la prima volta sarà istituita una soglia massima per la contribuzione da parte delle famiglie.
Più risorse per il diritto allo studio
Potenziamento della carta dello studente IoStudio. Sono previsti specifici finanziamenti per sostenere il welfare studentesco: 30 milioni vengono destinati per il 2017 alla copertura di borse di studio grazie alle quali gli studenti delle Superiori potranno avere supporto per l’acquisto di materiale didattico, per trasporti, per accedere a beni di natura culturale. Altri 10 milioni (all’anno, fino al 2019-2020) vengono stanziati per l’acquisto di sussidi didattici nelle scuole che accolgono alunni con disabilità. Ancora altri 10 milioni vengono investiti, dal 2019, per l’acquisto da parte delle scuole di libri di testo e di altri contenuti didattici, anche digitali. Previsto l’esonero totale dal pagamento delle tasse scolastiche, in base all’Isee, per gli studenti delle quarte e delle quinte Superiori (dal 2018-2019).
Promozione del made in Italy
Arriva il Piano delle Arti, un programma di interventi con validità triennale che il Miur metterà in campo di concerto con il Mibact e che conterrà una serie di misure per agevolare lo sviluppo dei temi della creatività nelle scuole. Il Piano viene finanziato con 2 milioni all’anno a partire dal 2017 e per la prima volta il 5% dei posti di potenziamento dell’offerta formativa sarà dedicato allo sviluppo dei temi della creatività L’alternanza scuola – lavoro potrà essere svolta presso soggetti pubblici e privati che si occupano della conservazione e produzione artistica.
Scuole italiane all’estero
Organico del potenziamento anche all’estero: 50 ulteriori insegnanti (si passa da 624 a 674). Queste figure professionali verranno selezionate per la prima volta dal Miur sulla base di requisiti predisposti insieme al Ministero degli Affari Esteri. I tempi di permanenza fuori dall’Italia passano dai 9 anni attuali a due periodi di 6 anni scolastici che dovranno pero’ essere intervallati da un periodo di 6 anni nelle scuole italiane del Paese.
Fedeli: ‘I provvedimenti approvati qualificano il sistema istruzione’
“I provvedimenti approvati oggi in Consiglio dei Ministri sono il frutto di un lungo lavoro di consultazione in sede parlamentare, nelle commissioni competenti. C’è stato un ampio confronto che è servito a migliorare ed arricchire i testi. Si tratta di decreti che qualificano ulteriormente il sistema di istruzione del nostro Paese”. Lo ha dichiarato la ministra dell’Istruzione, Valeria Fedeli, dopo il via libero definitivo del Consiglio dei ministri sui decreti legislativi attuativi della Buona scuola. Fedeli ha sottolineato che complessivamente sono stati auditi circa 100 soggetti, tra organizzazioni sindacali, associazioni dei genitori, studenti, insegnanti, famiglie ed esperti.