Non è infondata la critica alla Chiesa di aver disertato da tempo il fronte della formazione politica. All’origine c’è uno scrupolo eccessivo di osservare la «laicità dello Stato», espressione certamente impropria che fa del laico un soggetto estraneo alla Chiesa, e quindi rispecchia per paradosso un clericalismo indifendibile. Poi pesa la difficoltà evidente di prendere posizione in questioni reali con precise linee di azione senza giustificare e senza nascondere le insufficienze, gli scandali e gli errori nei fatti concreti. E ancora c’è da tener presente la forte fissazione attuale sul risultato immediato, con dinamiche frettolose anche dipendenti dalla mobilità esagerata degli uffici ecclesiastici, mentre si fatica a sostenere la continuità che richiedono i naturali processi di maturazione delle coscienze, di accompagnamento delle responsabilità, di lucidità nelle visioni dei problemi e nei momenti di verifica.
E’ vero che non mancano proposte e iniziative di confronti sulla cosa pubblica, con convegni e dibattiti, forse pure qualche raduno di fine settimana o addirittura una serie di conferenze. Si deve riconoscere la buona volontà degli organizzatori di tali eventi, come anche la qualità dei discorsi. Ma il senso del fatto isolato e puntuale segna tali appuntamenti, quasi semplici episodi che possono sì attirare l’interesse di un uditorio anche numeroso se l’argomento trattato è di particolare attualità (si pensi ora ad esempio ai temi relativi alla sanità, al lavoro, alla difesa, all’ambiente e all’accoglienza dei migranti), che rimangono tuttavia senza maggiore proiezione nella vita politica.
La formazione politica è questione dell’intera comunità con il coinvolgimento di più soggetti. La pluralità e la diversità degli interventi costituiscono la via idonea per contrastare il clericalismo – il rischio troppo vicino dell’onnipresenza dei chierici –, il particolarismo della chiusura in una esclusiva opzione politica, e l’incomprensione della complessità del mondo, dopo aver ridotto o selezionato arbitrariamente i riferimenti. La coscienza ecclesiale contemporanea spinge oggi specialmente nella direzione della partecipazione e del dialogo, per un esercizio responsabile di collaborazione. Si chiama «sinodalità» ed è diventata il motivo più segnalato per promuovere il rinnovamento della Chiesa. Altrettanto i pedagogisti e gli educatori sostengono oramai senza ombra di dubbio che la crescita della persona deve contare sempre sulla presenza e la parola di tanti soggetti, con ruoli differenziati e in ambiti diversi. Una formazione politica contempla molteplici dimensioni storiche, culturali e pratiche, e si rendono indispensabili svariate competenze di relazione e di espressione: maestri e testimoni hanno il proprio compito per indicare le mete e per far vedere le possibilità.
La formazione politica è questione di vita spirituale. Potrebbero sembrare due ambiti incompatibili, ma non sta proprio qui il nocciolo del problema di una prassi politica senza anima e senza consistenza? E non sta anche qui il travisamento dell’autentica esperienza cristiana che avesse perso la forza di umanizzazione che proviene dal dinamismo dell’incarnazione? Si direbbe ancora cristiano colui che ha deciso di ignorare la causa della giustizia? La riflessione di Joseph Ratzinger, Benedetto XVI, nel suo recente libro[1] illustra lo stretto rapporto tra la fede cristiana e l’impegno politico e sociale, un tema da lui ripreso in più occasioni con la consapevolezza di entrare in una questione decisiva per il cristiano, anche perché la soluzione non è scontata e neppure unica per ogni circostanza. La grande fatica di comprendere il momento presente alla luce del vangelo, di assumere le responsabilità, di accettare i limiti e di sostenere la speranza, è di natura spirituale. La vera spiritualità cristiana non allontana dalla realtà, ma conduce il credente al centro delle tensioni del mondo per identificare il senso della sua presenza e della sua missione, per poter rispondere con chiarezza alle domande: cristiano chi sei e cosa fai.
Antonio Escudero
[1]   J. Ratzinger-Benedetto XVI, Liberare la libertà. Fede e politica nel Terzo Millennio, Siena, Cantagalli 2018.