Nell’anno che sta per cominciare si celebreranno i cinque secoli di anniversario della Riforma protestante (1517-2017) e il 50° (1967-2017) del dialogo ecumenico globale tra cattolici e luterani. Per dare ulteriore spessore a questa ricorrenza, l’Associazione teologica italiana (Ati) ha voluto dedicare il 27° corso di aggiornamento al tema ; circa 80 i partecipanti, in arrivo da tutta Italia.
Ad aprire ieri pomeriggio i lavori a Villa Aurelia, a Roma, il presidente dell’Ati don Roberto Repole, che ha evidenziato «la necessità di assumere, per la nostra parte, con estrema serietà e con slancio un rinnovato impegno ecumenico. In tal senso, mi sembra che per l’Associazione rappresenti un segno concreto di tale cammino e di un autentico desiderio in questa direzione il fatto che quest’anno il corso è stato preparato in collaborazione con la Facoltà valdese di teologia. Sono certo che prima ancora dei discorsi che faremo, sarà fruttuoso l’incontro tra noi, la reciproca stima, l’amicizia». Ma la celebrazione dei 500 anni dalla Riforma rappresenta anche «un’occasione propizia per riconoscere come il tema stesso della necessità di una riforma della Chiesa, dopo secoli di sospetto, abbia beneficamente coinvolto ormai anche la Chiesa cattolica nel senso confessionale», ha osservato don Repole, aggiungendo: «Uno degli aspetti del testamento spirituale di Lutero può essere rintracciato nell’indicare la necessità di passare dal Dio assoluto al Dio incarnato: un profondo motivo di riflessione per chi è chiamato, ancora oggi, al servizio della teologia».
Dei dialoghi ecumenici tra le Chiese della Riforma e la Chiesa cattolica ha parlato don Angelo Maffeis, docente alla Facoltà teologica dell’Italia settentrionale: «Nei decenni precedenti ci siamo confrontati sulla Chiesa concepita come “creatura Verbi”, propria della teologia protestante, e come sacramento della grazia, tipica del cattolicesimo: in realtà sono due dimensioni che non devono essere contrapposte».
Per le Chiese riformate, ha precisato a margine, «la Chiesa esiste dove la Parola viene annunciata, creduta e accolta, quindi la comunità locale, e possiamo parlare di concezione teologica convergente. Mentre sull’idea di Chiesa universale le posizioni restano ancora distanti, perché le istituzioni che la manifestano sono meno sviluppate ma non escluse, in linea di principio, nel protestantesimo. Le differenze ci sono, a causa di ferite sedimentate per secoli, ma gesti e segnali hanno messo in moto un processo positivo nel dialogo ecumenico voluto dal Concilio», conclude il teologo, da 20 anni membro della Commissione di studio luterana-cattolica sull’unità.
Gli ha fatto eco il pastore Pawel Gajewski, professore incaricato di teologia delle religioni alla Fvt (Facoltà valdese di teologia).
Oggi il corso si aprirà con Lothar Vogel, pastore protestante tedesco e docente di storia della Chiesa alla Facoltà valdese di teologia, seguito dal belga Peter De Mey, dell’Università cattolica di Lovanio, che interverranno entrambi con una relazione sul tema “La mediazione e l’ecclesialità”. Nel pomeriggio sono in programma i contributi di don Giuseppe Accordini, titolare della cattedra di filosofia allo Studio teologico “San Zeno” di Verona, e del teologo evangelico Fulvio Ferrario, docente di teologia sistematica alla Fvt, su “Rivelazione e storia”. Domani alle 9,30 è prevista la relazione di don Peter Hünermann, professore emerito dell’Università di Tubinga e presidente onorario dell’Associazione europea di teologia cattolica, su “L’eredità teologico-spirituale di Lutero”.