L’articolo 9 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo sancisce il diritto alla libertà di culto. Molti paesi occidentali in seguito alla pandemia hanno imposto restrizioni al culto, non sempre giustamente motivate da ragioni sanitarie: in Francia e negli Stati Uniti ci hanno pensato i giudici a richiamare i politici ad una marcia indietro.
In Italia il premier Giuseppe Conte ha raccomandato per il Natale il «raccoglimento spirituale» e il ministro Francesco Boccia ha  consigliato l’anticipazione della tradizionale Messa di mezzanotte del 25 dicembre di qualche ora perché «non è eresia seguire la Messa o far nascere Gesù due ore prima. Eresia è non accorgersi dei malati e dei bisognosi, delle difficoltà dei medici. Il Natale non si fa con il cronometro, ma è un atto di fede».
Ci sembra opportuno aggiungere alle tante posizioni presenti nel dibattito queste riflessioni.
 
Una riflessione sulla messa di Natale
Riportiamo  quanto sul tema ha dichiarato  monsignor Massimo Camisasca vescovo di Reggio Emilia-Guasta, intervenendo nella trasmissione di Nicola Porro, Quarta Repubblica:

«Vorrei dire due cose. La prima: è chiaro che non sappiamo a che ora Gesù sia nato e non sappiamo esattamente neanche in che giorno Gesù sia nato. Quindi non ha senso dire: facciamo nascere Gesù due ore prima, tre ore prima, quattro ore prima. Questo è chiaramente un discorso con altri significati. Seconda cosa: molte persone sono legate, giustamente secondo me, alla Messa di natale. Nella tradizione cristiana fin da lungo tempo si è creduto che nel momento di maggior buio, che poi è il solstizio d’inverno, intorno al 21/25 dicembre, spunta la luce. E quale luce spunta? Quella di Cristo, che nasce. L’uomo vive anche di significati e di tradizioni, nel legame con delle memorie che hanno costituito la sua vita. Io non trovo scandaloso che la Messa possa essere spostata alle 20 invece che alle 24, a parte che non capisco bene perché il virus circoli di meno alle 20 invece che alle 24. Comunque, a parte queste considerazioni, mi va bene. Però io dico: stiamo attenti, perché nel momento in cui noi vogliamo continuamente toccare tutti i significati simbolici, affettivi e di fede delle persone, non facciamo un guadagno né per le persone né per la socialità. La socialità si nutre di rapporti, di simboli, di tradizioni e questo deve essere guardato con attenzione, soprattutto dalla Chiesa. Io come cittadino sono attentissimo a ciò che lo Stato mi chiede e voglio assolutamente salvaguardare la salute mia e dei miei fratelli. Nello stesso tempo, però, non voglio uno Stato che entri a regolamentare quello che la Chiesa deve decidere. Quindi ci deve essere su questo punto una forte attenzione sui significati simbolici, culturali e di fede di ciò che la Chiesa vive».

 

Messa di Natale, Bregantini: “Nessun problema di orario, se resta il coprifuoco, anticipiamo”

Non “c’è nessun problema” per l’orario della Messa di Natale, la Chiesa italiana è “flessibile” su questo, anche perché la “Messa di mezzanotte è una tradizione”, niente impedirà, se le norme Covid lasceranno il coprifuoco alle 22, di anticipare di qualche ora la Messa della vigilia. A parlare è il vescovo di Campobasso, monsignor Giancarlo Maria Bregantini.
“Siamo flessibili sul piano degli orari ma profondi sul piano della proposta. Il Natale sobrio e solidale, che si preannuncia quest’anno è il vero Natale”, dice Bregantini. “Bisogna accettare con serenità questo difficilissimo momento che stiamo vivendo perché ci rende fratelli in questa pandemia. Non vogliamo privilegi”, dice il vescovo che invita i suoi fedeli a “meno sprechi e più solidarietà”. Quanto alle indicazioni pratiche, per rispettare le norme anti-contagio, è possibile che per la mattina del 25 si chieda ai sacerdoti di celebrare più Messe, dal momento che sono le più frequentate dell’anno. Quelle del 24 si anticiperanno ad un’orario che consenta il rientro a casa prima del cosiddetto ‘coprifuoco’ se verrà confermato dal nuovo Dpcm. “Piuttosto – conclude – dobbiamo essere pronti all’ascolto, per capire le nuove povertà reali e ridare motivazioni nel cuore, specialmente ai giovani”.
In quotidiano del Molise, 30 Nov 2020
 
 
Padre Enzo Fortunato: «La messa di Natale? Non è questione di orari, ma di fede». Il dibattito sulle festività in tempo di Covid
Padre Enzo Fortunato: «La messa di Natale? Non è questione di orari, ma di fede». Il dibattito sulle festività in tempo di Covid. In queste ore si sta consumando un confronto: la messa di Natale tra chi la vuole a mezzanotte e chi propone di anticiparla. Ascolteremo sicuramente e seguiremo le decisioni sagge che la Conferenza episcopale ci donerà. Ci vengono incontro alcune suggestioni per comprendere la quaestio profonda della celebrazione del Natale.
La prima. Il Natale prende spunto dalla festa dei Saturnalia e del Natalis Solis Invicti, che i Romani erano soliti celebrare durante il periodo del solstizio d’inverno in onore del dio Mitra. Quando il cristianesimo fece breccia nel cuore di Roma, la politica decise di far combaciare le due festività, quella pagana con quella della nascita di Gesù, in modo tale che progressivamente il cristianesimo avrebbe sostituito il paganesimo. Gli attributi solari furono anche il simbolo per alludere a Cristo come la corona radiata del Sol Invictus o, in alcuni casi, il carro solare.
L’altra suggestione che può aiutarci è che non è questione di orario, ma di fede. Non possiamo non soffermarci sulla bellissima differenza che viene posta nei Vangeli, tra kronos e kairos. Due sostantivi che di fatto aprono spesso, se non quasi sempre, i racconti evangelici, «in quel tempo». Nelle Sacre scritture il tempo si pone dinanzi a noi con una duplice valenza, appunto kronos e kairos: dal tempo che scorre a tempo di grazia, il momento in cui si incontra il Signore. Quindi la celebrazione, al di là dell’orario, del kronos, è chiamata ad essere soprattutto tempo di grazia, quindi kairos.
L’invito è a un cuore che si lascia abitare da Dio. Un ultimo aspetto. Da più di dieci anni, il Papa celebra la messa di Natale tra le 21.30 e le 22, e in migliaia di parrocchie gli orari variano dalle 21 alle 24. La messa vespertina (dopo il tramonto, richiamandosi al modo degli ebrei di computare il giorno: da un tramonto all’altro, e non da mezzanotte a mezzanotte) vale anche per il giorno di Natale. Fu introdotta da due decreti di Pio XII per dare l’opportunità di avvicinarsi a Dio a tante persone che per i più svariati motivi non potevano, e non possono, partecipare alla Messa celebrata al mattino presto.
Infine, attingendo dalla fede di san Francesco d’Assisi, l’inventore del presepe, possiamo dire che a Greccio, con la sua rappresentazione, Francesco ci fece capire che non era necessario andare fino in Terrasanta per toccare i luoghi di Cristo. Non è tanto questione di luogo geografico ma di luogo esistenziale: Betlemme è ovunque, anche nel cuore dell’uomo, proprio dove il Santo voleva che nascesse Gesù. Come racconta Tommaso da Celano: «E narrasi ancora come vedesse realmente il bambino nella mangiatoia, scuotersi come da un sonno tanto dolce e venirgli ad accarezzare il volto. […] Un cavaliere di grande virtù, il signore “Giovanni da Greccio” asserì di aver visto quella notte un bellissimo bambinello dormire in quel presepio ed il Santo Padre Francesco stringerlo al petto con tutte e due le braccia».
Al di là di tutto, ci vengono incontro i versi poetici del celebre drammaturgo tedesco Bertolt Brecht, che scrisse: «Oggi siamo seduti, alla vigilia di Natale, noi, gente misera, in una gelida stanzetta, il vento corre di fuori, il vento entra. Vieni, buon Signore Gesù, da noi, volgi lo sguardo: perché Tu ci sei davvero necessario».
Positano News, 27 novembre 2020