Il web sta facendo sparire il principio di autorità delle religioni: non c’è più una verità assoluta e delle chiese a garantire la fedeltà a contenuti rivelati. Chiunque può farsi la sua religione, dire la propria e interagire con gli altri alla ricerca di una risposta al proprio bisogno di spiritualità. E’ uno dei risultati delle ricerche di Vincenzo Pace, professore di sociologia generale, della religione e teorie della complessità presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Padova che sarà a Trento giovedì 20 aprile alle ore 17 nella sede della Fondazione B. Kessler (Via Santa Croce 77) per parlare di “Spaghetti volanti e monasteri virtuali: le religioni nella rete”.
 
L’Intervista
 
“La rete è stata un’occasione per modernizzare il linguaggio – ci ha spiegato Pace – dopo aver studiato le potenzialità dei nuovi media le chiese, ma anche alcuni grandi istituzioni del buddhismo o dell’induismo, si sono lasciate contagiare dal web. Ne è nato un linguaggio molto semplice, diretto: concede molto poco spazio ad argomentazioni dottrinali complesse. Colpisce come un sistema complicato, articolato e pieno di sfumature, possa diventare slogan. C’è un grande lavoro di sintesi per ottenere frasi ad effetto che, grazie alla rete, raggiungono molte più persone d’un tempo”.
Quali sono le religioni che hanno meglio “sfruttato” questa opportunità?
“Alcune meglio di altre hanno accettato e utilizzato l’interattività: internet non può essere trattato come la vecchia radio o televisione. Un tempo un programma o un canale veniva gestito da una chiesa o da una congregazione religiosa: ma in un’unica direzione, dall’emittente al ricevente, dall’alto al basso. Molti di noi ricorderanno la scenetta tenera in cui veniva insegnato a papa Ratzinger l’utilizzo di Twitter per mandare il suo primo messaggio da pontefice. L’attuale Papa invece twitta benissimo e lo fa quotidianamente. Il bello è che chiunque può rispondere al Papa con nuovi tweets”.
Sono nate delle nuove religioni sulla rete?
“Nascono sulla rete creando anche comunità reali, non solo virtuali. Utilizzano completamente la logica comunicativa della rete: molta interazione, adattabilità da parte dei fondatori alle esigenze di chi si collega e si mette in sintonia. Sono religioni che “si fanno” in rete: questo è l’aspetto del tutto nuovo. A fianco ci sono manifestazioni religiose più “compassate”, che non avremmo mai immaginato di vedere approdare sul web, come il monachesimo, con proposte di ritiri spirituali on line. Negli Stati Uniti esistono gruppi di suore o di monaci che offrono on line un servizio di preghiera e ritiri, di una o tre ore, con comunicazione a distanza tra il fedele e il religioso. Non occorre più recarsi materialmente in un monastero, si può restare comodamente a casa propria per un ritiro spirituale! Un servizio “on demand” con pacchetti anche personalizzabili, dove non è più importante la parola, la comunicazione faccia a faccia, ma il servizio offerto”.
Quali sono stati gli effetti dell’interazione sul web per le grandi religioni classiche?
“Salta il principio di autorità ed aumenta il grado di soggettività con cui il fedele interpreta la religione. La religione cattolica, che ha un Papa, una dogmatica precisa e sedimentata da millenni, fa un pò fatica ad aprirsi a questi canali, chiaramente. Ma le esigenze dei fedeli vanno verso questa direzione di “liberalizzazione” della dottrina: il web permette a chiunque di dire la propria idea senza filtri autoritari. Le religioni nate on line, proprio per incrementare i “follower religiosi” potenziali, stendono una rete a maglie larghe facendo entrare tutti. Solo in un secondo momento nascono problemi dottrinali: in cosa si creda effettivamente non sembra essere un problema inizialmente”.
C’è quindi ancora una domanda di spiritualità, di religione?
“Dalle chat, dai discorsi dei fedeli-follower si capisce che la domanda di senso è altissima. Nella maggior parte dei casi chi si rivolge al web per trovare risposte al proprio bisogno religioso lo fa perché non trova più risposta nelle religioni tradizionali. Trova invece queste nuove proposte che spesso sono sincretistiche, fondate sulla combinazione di riti e simboli di altre religioni o inventati completamente. Ma anche nelle religioni tradizionali c’è il fascino dell’interazione arrivando fino al punto che qualche chiesa protestante negli USA ha chiuso fisicamente i battenti e si è trasferita completamente sulla rete. I pastori di questo tipo di chiese sono contenti: hanno molti più fedeli di quelli che fisicamente si recavano in chiesa la domenica. Da 50-60 persone ha più di 2000 contatti al giorno. Cambia completamente il modo di “fare religione”.
Si può ancora parlare di religione? Noi siamo abituati a pensare a riti, a “gesti”, feste, luoghi di culto. Tutto questo non è più necessario nel web: si va verso una dimensione più spirituale e concettuale?
Direi più spirituale: concettuale è una parola grossa per questo tipo di fenomeno. Tutti i linguaggi dei nuovi media tendono a semplificare il messaggio complesso. Nel caso dei siti dell’Islam radicale, tristemente noti, si può notare più facilmente: c’è una povertà di contenuto spaventosa, rispetto all’islam tradizionale. Un impoverimento del linguaggio dettato non tanto da scelte dottrinali, ma dall’esigenza imposta dallo strumento. Se chi crea una pagina web dovesse inserire molto testo per spiegare un concetto troverebbe ben poche persone disposte a leggerlo tutto. Chi naviga cerca messaggi facili, immediati, ad effetto ed emotivamente forti”.
Non siamo però ancora arrivati al sacramento on line?
“Ci sono dei siti che offrono confessioni: spazi web di matrice protestante. Una sorta di sfogatoio pubblico dove chi ha commesso un peccato si confessa con gli altri, in maniera anonima. Il peccato diventa oggetto di discussione in un forum”.
Tra le religioni nate sul web qual’è quella più interessante?
“Il caso più clamoroso è la chiesa dello Spaghetto Volante. Nata quasi per scherzo ad opera di un professore di fisica americano, Bobby Henderson, che per protestare contro una circolare ministeriale che imponeva l’insegnamento delle dottrine creazioniste contro l’evoluzionismo, ha voluto dimostrare che anche una dottrina assurda come quella dello Spaghetto Volante, poteva attirare proseliti e seguaci. Così è stato: oggi la Chiesa del prodigioso Spaghetto Volante ha migliaia di follower”.
A.Piccioni, Devoti agli spaghetti volanti, Articolo pubblicato su L’Adige del 19 aprile 2017