Non si attenua il confronto sull’esortazione apostolica di Papa Francesco “Amoris laetitia”. Un dibattito che vede ancora contrapporsi i più alti vertici della Chiesa. La divisione sottende due diverse visioni di verità e di tradizione: quella più tradizionale, oggettiva e statica e quella più individuale, processuale, dinamica. Recentemente alcuni cardinali hanno espresso a papa Francesco i loro “dubia”, in contrasto con le interpretazioni di alcune conferenze episcopali che hanno inteso formulare le loro indicazioni pastorali. In questi giorni si è aggiunta anche l’interpretazione autorevole del card. Gerhard Ludwig Muller, prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, che è venuta a scontrasi con l’interpretazione dei vescovi tedeschi. Papa Francesco non ha voluto esprimere la sua interpretazione, ma si è riconosciuto nelle indicazioni pastorali delle conferenze episcopali argentina, maltese e tedesca. Con questi articoli intendiamo solo informare sulle ultime fasi di questo confronto.
 
 
Müller: “Così io leggo Amoris laetitia”
di Paolo Petrini

Il Prefetto della Congregazione per la dottrina della fede Gerhard Ludwig Müller torna a parlare dei temi contenuti nei “dubia” su Amoris laetitia presentati da quattro porporati, senza mai citarli esplicitamente, e ripropone la sua lettura del documento papale rispondendo alle domande della rivista Il Timone, spesso critica verso il magistero dell’attuale Pontefice. Nell’intervista, peraltro, il Cardinale ribadisce concetti già espressi in sue precedenti interviste.
Il Cardinale afferma che non si può avere una contraddizione tra dottrina e coscienza personale: è «impossibile. Ad esempio, non si può dire che ci sono circostanze per cui un adulterio non costituisce un peccato mortale. Per la dottrina cattolica è impossibile la coesistenza tra il peccato mortale e la grazia giustificante. Per superare questa assurda contraddizione, Cristo ha istituito per i fedeli il Sacramento della penitenza e riconciliazione con Dio e con la Chiesa».
Per Müller, la «Amoris laetitia» va «chiaramente interpretata alla luce di tutta la dottrina della Chiesa. Non mi piace, non è corretto che tanti vescovi stiano interpretando “Amoris laetitia” secondo il loro proprio modo di intendere l’insegnamento del papa. Questo non va nella linea della dottrina cattolica. Il magistero del papa è interpretato solo da lui stesso o tramite la Congregazione per la dottrina della fede. Il papa interpreta i vescovi, non sono i vescovi a interpretare il papa, questo costituirebbe un rovesciamento della struttura della Chiesa cattolica. A tutti questi che parlano troppo, raccomando di studiare prima la dottrina [dei concili] sul papato e sull’episcopato. Il vescovo, quale maestro della Parola, deve lui per primo essere ben formato per non cadere nel rischio che un cieco conduca per mano altri ciechi».
Poi dichiara essere sempre valido l’impegno contenuto nell’esortazione apostolica di papa san Giovanni Paolo II «Familiaris consortio», la quale prevede che le coppie di divorziati risposati che non possono separarsi, per poter accedere ai sacramenti devono impegnarsi a vivere in continenza: «Non è superabile perché non è solo una legge positiva di Giovanni Paolo II, ma lui ha espresso ciò che è costitutivamente elemento della teologia morale cristiana e della teologia dei sacramenti. La confusione su questo punto riguarda anche la mancata accettazione dell’enciclica “Veritatis splendor” con la chiara dottrina dell’”intrinsece malum”. Per noi il matrimonio è l’espressione della partecipazione dell’unità tra Cristo sposo e la Chiesa sua sposa. Questa non è, come alcuni hanno detto durante il Sinodo, una semplice vaga analogia. No! Questa è la sostanza del sacramento, e nessun potere in cielo e in terra, né un angelo, né il papa, né un concilio, né una legge dei vescovi, ha la facoltà di modificarlo».
Il Prefetto invita tutti a «riflettere, studiando prima la dottrina della Chiesa, a partire dalla Parola di Dio nella Sacra Scrittura che sul matrimonio è molto chiara. Consiglierei anche di non entrare in alcuna casuistica che può facilmente generare malintesi, soprattutto quello per cui se muore l’amore, allora è morto il vincolo del matrimonio. Questi sono sofismi: la Parola di Dio è molto chiara e la Chiesa non accetta di secolarizzare il matrimonio. Il compito di sacerdoti e vescovi non è quello di creare confusione, ma quello di fare chiarezza. Non ci si può riferire soltanto a piccoli passaggi presenti in “Amoris laetitia”, ma occorre leggere tutto nell’insieme, con lo scopo di rendere più attrattivo per le persone il Vangelo del matrimonio e della famiglia. Non è “Amoris laetitia” che ha provocato una confusa interpretazione, ma alcuni confusi interpreti di essa. Tutti dobbiamo comprendere ed accettare la dottrina di Cristo e della sua Chiesa e allo stesso tempo essere pronti ad aiutare gli altri a comprenderla e a metterla in pratica anche in situazioni difficili».
in “La Stampa-Vatican Insider” del 1° febbraio 2017
 
 
l vescovi tedeschi: comunione ai divorziati risposati in alcuni casi
di Iacopo Scaramuzzi
I vescovi tedeschi confermano l’apertura sulla comunione ai divorziati risposati nelle linee-guida, pubblicate oggi, per l’applicazione dell’Amoris Laetitia, sottolineando che l’esortazione di Papa Francesco sulla famiglia, che sta provocando un vivace dibattito in seno alla Chiesa cattolica, pur senza stabilire «una regola generale o un automatismo», prevede, in singoli casi e a valle di un processo di discernimento all’interno della comunità cattolica, l’ammissione all’eucaristia in alcuni di questi casi.
La Conferenza episcopale tedesca, guidata dal cardinale Reinhard Marx di Monaco di Baviera, uno dei nove porporati consiglieri di Francesco, pubblica oggi il documento «La gioia dell’amore che viene vissuta nelle famiglie è anche la gioia della Chiesa» (sottotitolo: «Introduzione ad una rinnovata pastorale delle nozze e della famiglia alla luce dell’Amoris Laetitia») approvato lo scorso 23 gennaio dal consiglio permanente dello stesso episcopato.
A prendere posizione a favore di una lettura aperturista del testo papale nelle scorse settimane è stata, prima che lo facesse oggi la tedesca, la conferenza episcopale maltese, con un documento poi ripubblicato dall’Osservatore Romano. Non tutti sembrano propendere per un atteggiamento del genere. Lo dimostra, ad esempio, l’intervista al cardinale prefetto della congregazione per la Dottrina della fede, Gerhard Ludwig Mueller, anch’egli tedesco, pubblicata oggi dal «mensile di apologetica» Il Timone.
Le linee-guida dei presuli della Germania affrontano una serie di questioni di cui ha scritto il Papa nella esortazione apostolica che ha concluso il doppio Sinodo sulla famiglia del 2014-2015: dalla preparazione al matrimonio all’accompagnamento pastorale delle famiglie, dalla fede vissuta nelle famiglie alle famiglie che vivono situazioni di fragilità, soffermandosi poi sulla annosa questione possibilità per le coppie di divorziati risposati di ricevere i sacramenti. Sul tema «i vescovi non vedono alcuna regola generale e alcun automatismo. A loro giudizio sono necessarie piuttosto soluzioni differenziate che prendano in considerazione il singolo caso».
«Amoris Laetitia – sottolineano i vescovi tedeschi – non trascura né la pesante colpa che molte persone vivono in tali situazioni di frattura e fallimento della relazione matrimoniale né la questione problematica che seconde nozze civili contraddicano il segno visibile del sacramento matrimoniale, anche quando la persona coinvolta è stata lasciata senza colpa. Amoris Laetitia tuttavia non rimane nel divieto categorico e irreversibile dell’accesso ai sacramenti».
La nota a pie’ di pagina 336 del testo papale, ricordando i presuli , sottolinea che ci possono essere conseguenze anche sacramentali diverse per situazioni diverse per quanto riguarda la colpa nel fallimento matrimoniale, e la nota 351 ribadisce l’aiuto che la Chiesa può dare con l’eucaristia in alcuni casi e dunque anch’essa «prevede la possibilità di accedere ai sacramenti in questi casi». La Conferenza episcopale precisa, ancora, che «non tutti i credenti il cui matrimonio è fallito e che si siano separati e risposati civilmente possono ricevere indiscriminatamente i sacramenti. Sono invece necessarie soluzioni differenziate che prendano in considerazione il singolo caso, quando le nozze non possono essere annullate. In questi casi incoraggiamento tutti coloro che hanno il fondato dubbio sulla validità del loro matrimonio di prendere in considerazione il servizio dei giudici matrimoniali ecclesiali per verificare se siano possibile nuove nozze in Chiesa».
Nei casi in cui il matrimonio non sia nullo, invece, «Amoris Laetitia parte da un processo di discernimento che va accompagnato da un pastore» e, in questo quadro, sottolinea il documento dei vescovi tedeschi, «apre alla possibilità di ricevere i sacramenti della riconciliazione e dell’eucaristia. In Amoris Laetitia Papa Francesco sottolinea il significato della decisione con coscienza quando dice: “Stentiamo a dare spazio alla coscienza dei fedeli, che tante volte rispondono quanto meglio possibile al Vangelo in mezzo ai loro limiti e possono portare avanti il loro personale discernimento davanti a situazioni in cui si rompono tutti gli schemi. Siamo chiamati a formare le coscienze, non a pretendere di sostituirle”. Al termine di questo processo spirituale, che riguarda sempre l’integrazione, non c’è comunque l’accesso dei sacramenti della riconciliazione e dell’eucaristia. La decisione individuale, in certe condizioni di essere o meno nella condizione di ricevere i sacramenti, merita rispetto e attenzione. Ma anche una decisione di ricevere i sacramenti va rispettata. Da rifiutare sono sia un atteggiamento di lassismo senza intenso esame nell’accompagnare, discernere e integrare, così come un atteggiamento rigoristico, che consiste in giudizi frettolosi sulle persone in cosiddette situazioni irregolari. Invece di questi atteggiamenti estremi il discernimento (latino, discretio) deve avvenire in dialogo personale. Vediamo come nostro compito approfondire la via della formazione delle coscienze dei fedeli. A questo fine dobbiamo rendere idonei i nostri pastori e fornire loro criteri. Tali criteri di una formazione della coscienza sono forniti in modo diffuso e eccellente dal Santo Padre nella Amoris Laetitia».
in “La Stampa-Vatican Insider” del 1° febbraio 2017
 
 
I vescovi tedeschi tolgono ogni dubbio al cardinal Müller:
“Qui la comunione ai divorziati risposati si darà”
Il dibattito ormai eterno sull’applicazione dell’esortazione Amoris laetitia prosegue, e stavolta la disputa è tutta tedesca, come peraltro appariva chiaro già sul finire dell’estate del 2013, quando Francesco convocò il doppio Sinodo sulla famiglia e le prime reazioni (entusiaste o negative) arrivarono proprio dalla variegata realtà mitteleuropea che più premeva per svolte pastorali in tema di morale familiare. Interrogato dalla rivista II Timone circa i dubbi che ha sollevato il capitolo ottavo del documento papale, il cardinale prefetto della congregazione per la Dottrina della fede, Gerhard Ludwig Müller, fa capire qual è il suo pensiero: “La Amoris laetitia va chiaramente interpretata alla luce di tutta la dottrina della chiesa. Il sacramento della penitenza può accompagnarci verso la comunione sacramentale con Gesù Cristo, ma sono parte essenziale del sacramento della penitenza alcuni atti umani”. E cioè “la contrizione del cuore, il proposito di non peccare più, l’accusa dei peccati e la soddisfazione. Quando manca uno di questi elementi, o il penitente non li accetta, il sacramento non si realizza. Questa – dice Müller – è la dottrina drammatica della chiesa, indipendentemente dal fatto che la gente possa accettarla o meno”. E ancora, “non mi piace, non è corretto che tanti vescovi stiano interpretando Amoris laetitia secondo il loro proprio modo di intendere l’insegnamento del Papa”. Infine, la precisazione che “la Parola di Dio è molto chiara e la chiesa non accetta di secolarizzare il matrimonio. (…) Non è Amoris laetitia che ha provocato una confusa interpretazione, ma alcuni confusi interpreti di essa”.
Postilla che appare un po’ diversa dall’intervista televisiva di qualche settimana fa in cui il porporato diceva di non condividere il pubblico dibattito su questioni sì alte e complesse: “Consiglierei – dice ora – anche di non entrare in alcuna casuistica che può facilmente generare malintesi, soprattutto quello per cui se muore l’amore, allora è morto il vincolo del matrimonio”.
Ma nelle stesse ore, proprio dalla patria di Müller, arrivava un’interpretazione opposta: la conferenza episcopale locale, guidata dal cardinale Reinhard Marx, arcivescovo di Monaco e Frisinga, pubblicava infatti le linee guida sull’interpretazione dell’esortazione post sinodale e la direttrice è opposta a quella indicata dal titolare dell’ex Sant’Uffizio. E prevede il riaccostamento alla comunione dei divorziati risposati. Non per tutti, però, ma caso per caso, in seguito a un “processo di discernimento che va accompagnato da un pastore”. Il principio che viene recepito è che non c’è più spazio né “per alcuna regola generale” né per “alcun automatismo”. Conta, insomma, solo il singolo caso. Si tratta, in sostanza, della soluzione uscita “vittoriosa” dal Sinodo, sviluppata all’interno del circolo minore germanofono guidato dal cardinale austriaco Christoph Schönborn. Amoris laetitia, si legge, “non rimane nel divieto categorico e irreversibile dell’accesso ai sacramenti”. E’ fondamentale che siano rispettate sia la decisione di non ricevere i sacramenti sia “la decisione di riceverli”, ed è necessario, da una parte non essere “troppo lassisti”, dall’altra evitare di “non dare una profonda attenzione nell’accompagnamento, discernimento e integrazione” dei divorziati risposati. Nessuno spazio, infine, per “un atteggiamento rigoristico”. Che poi è la linea del Papa, non solo perché questo è lo spirito che anima Amoris laetitia (cioè il documento che prende atto delle risultanze sinodali e le presenta come posizione ufficiale), ma anche perché è questo che Francesco ha approvato nella lettera inviata mesi fa ai vescovi della regione di Buenos Aires, quando sottolineò che la loro linea aperturista e in sintonia con quella della chiesa tedesca è l’unica possibile: “Non ci sono altre interpretazioni”, scrisse Francesco. (mat.mat)
di Matteo Matzuzzi, in “il Foglio” del 3 febbraio 2017