Nonostante le assenze vistose, il concilio delle Chiese ortodosse è iniziato. E si prospetta come un primo significativo passo al quale ne dovranno seguire altri. L’arcidiacono John Chryssavgis, consulente teologico del Patriarca Bartolomeo e responsabile della comunicazione all’assise di Creta, in questa intervista con Vatican Insider spiega: «Questo concilio ha rivitalizzato il processo conciliare, che noi preghiamo diventi nuovamente normativo nella vita della Chiesa ortodossa, come lo è stato nei secoli precedenti. I concili dovrebbero tornare a essere un processo naturale per discutere e decidere su questioni di interesse comune. Appartengono all’identità della Chiesa ortodossa».
 
L’intervista con John Chryssavgis
Si può definire “panortodosso” un concilio a cui non partecipano quattro Chiese ortodosse?
«La differenza in questo particolare incontro di vescovi consiste in questo: è stato approvato e deciso su basi pan-ortodosse alla Sinassi dei Primati solo pochi mesi fa, nel gennaio 2016. Una decisione che ha confermato l’intenzione unanime espressa dalla Sinassi dei Primati tenutasi nel marzo 2014. Pertanto questo è un concilio pan-ortodosso, che il Patriarcato ecumenico non può decidere di cambiare da solo. Da questo concilio, purtroppo sfortunatamente, quattro delle Chiese ortodosse non sono state in grado di partecipare. Questo sarebbe un punto di vista legalistico per la sua domanda. Ma la realtà è che nessuna delle Chiese aveva espresso alcuna obiezione o mancanza di volontà di partecipare al concilio di Creta fino a pochi giorni prima del suo inizio. Persino i loro itinerari di viaggio e tutte le loro camere d’albergo erano confermate fino all’ultimo minuto. Questo è il caso anche della Chiesa di Antiochia, che insiste nel dire che non ha firmato tutte le decisioni. Nel caso della Chiesa di Russia, la decisione è stata presa esattamente 48 ore prima dell’arrivo delle delegazioni conciliari a Creta».
C’è consenso sul fatto che quello che si sta svolgendo a Creta è un primo passo, la prima tappa di un processo che porterà una serie di concili pan-ortodossi con la partecipazione di tutte le Chiese?
«Ci sono volute diverse centinaia di anni perché un concilio di questa portata in termini di rappresentanza e di completezza si potesse riunire quest’anno a Creta. È stato originariamente concepito come un concilio pan-ortodosso quasi cento anni fa, mentre i preparativi hanno avuto inizio quasi sessant’anni fa. Quindi, come si può immaginare, è stato un processo lungo e laborioso per incoraggiare tutte le Chiese ortodosse a riunirsi dopo un lungo periodo di isolamento, ma anche dopo tanti cambiamenti storici e sconvolgimenti che si sono verificati nel corso dei secoli – dall’occupazione ottomana delle chiese orientali del XV secolo, passando per l’oppressione sovietica nel XX secolo, fino alla crisi umanitaria attuale dei rifugiati che affligge molte regioni nelle quali ci sono le Chiese ortodosse, specialmente gli antichi patriarcati di Antiochia, Alessandria e Gerusalemme. È stato un “miracolo dall’alto, una benedizione di Dio”, come Sua Santità Bartolomeo ha definito la decisione di convenire insieme per questo santo e grande concilio. Questo concilio ha rivitalizzato il processo conciliare, che noi preghiamo diventi nuovamente normativo nella vita della Chiesa ortodossa, come lo è stato nei secoli precedenti.  Appartengono all’identità della Chiesa ortodossa».
Le difficoltà sollevate da alcune Chiese, che riguardano problemi particolari anche di rapporti tra Chiese (il conflitto tra Antiochia e Gerusalemme, le richieste dell’Ucraina) vanno risolte in sede di concilio panortodosso?
«Non posso parlare per conto del concilio o per conto dei vescovi delegati che vi partecipano.
Certo, il santo e grande concilio è il luogo appropriato e il momento giusto per discutere di questioni controverse tra le varie Chiese ortodosse. Ma dubito che le questioni interne riguardanti due Chiese, una delle quali è assente, possa essere risolta in questo concilio. Certamente la decisione delle Chiese non è stata di includere nuovi temi da discutere o risolvere in questa occasione».
Il messaggio finale potrebbe contenere la constatazione che quello di Creta è solo un primo passo di un processo conciliare?
«Il messaggio finale è stato redatto da un comitato speciale, composto da rappresentanti di tutte le Chiese presenti, per essere portato ai primati durante la loro riunione e quindi alla plenaria del concilio stesso. L’intento è quello di offrire una testimonianza profetica della Chiesa ortodossa e presentare un fronte unico agli occhi del mondo contemporaneo, affrontando una parola di consolazione e di speranza a chi soffre di ingiustizie economiche e militari, ma anche per tutti coloro che hanno sete dell’ “acqua viva” della parola di Dio».
“Il concilio torni a essere un’abitudine per le Chiese ortodosse”, intervista con John Chryssavgis, a cura di Andrea Tornielli, in “La Stampa-Vatican Insider” del 21 giugno 2016