Il 2 marzo 2011 veniva ucciso Shahbaz Bhatti, Ministro pakistano per le minoranze religiose, figura fondamentale per il dialogo interreligioso mondiale. Il fratello Paul, che da anni aveva abbandonato il Pakistan e aveva sempre cercato di convincere Shahbaz a cercare una vita più tranquilla e senza pericoli, decide di proseguire la sua missione ritornando in patria. Prendendo il posto di Shahbaz, Paul si ritrova a conoscere aspetti della vita del fratello che prima ignorava: entra emotivamente in quella missione che, precedentemente, non aveva capito fino in fondo e che diventerà anche la sua missione. Le vite di due fratelli raccontate non dal punto di vista pubblico ma privato. La missione sincera di chi ha dato voce ad un ideale di giustizia.
S’intitola “Shahbaz. La voce della giustizia” il libro scritto dal fratello Paul che fornisce un inedito ritratto del ministro delle Minoranze del Pakistan ucciso il 2 marzo 2011. rimarca che il racconto di Paul Bhatti «non è un libro. È un percorso […]. È nei campi assolati di Khushpur che si costruisce il senso di questa storia epica. Nella dinamica tra un fratello grande chiamato a proteggere e guidare, e un fratello piccolo, Shahbaz, che ha un dono, uno sguardo, una diversità, alla quale nessuno è immune. Un carisma “dono di Dio”». Da «questo villaggio povero e agricolo del Pakistan, a maggioranza cristiana, creato da un missionario nel 1901», Shahbaz approda al difficile incarico politico e, infine, «al suo destino immenso e tragico» che affronta «con serenità e determinazione […]. Il cammino – prosegue Maggioni – si snoda nel racconto di Paul scandito dai brani del testamento spirituale del fratello Shahbaz, presenza forte, guida, punto di riferimento costante che diventa il racconto di una vita straordinaria».
 

Descrizione
Titolo: Shahbaz – La voce della giustizia
Autore: Paul Bhatti
Editrice:  San Paolo,Cinisello Balsamo
Anno: 2017
Pagine: 168
Costo: euro 14,00
ISBN-13: 978-8892210479
 
 
L’universo interiore di Shahbaz Bhatti
di Pietro Parolin
Pubblichiamo la prefazione al libro scritta dal cardinale segretario di Stato.
Ci sono persone che sono disposte a morire per l’ideale in cui credono. Tra queste c’è Shahbaz Bhatti, ministro federale delle Minoranze del Pakistan, ucciso il 2 marzo 2011 a Islamabad da uomini armati. L’ideale di Shahbaz Bhatti non era però una semplice idea, non un mero valore, seppure nobile ed elevato. Era ciò che i cristiani hanno di più caro, ovvero Cristo stesso (cfr. V. Soloviev, Il racconto dell’anticristo). «Voglio vivere per Cristo e per Lui voglio morire», scriveva nel suo testamento spirituale.
Di Shahbaz conoscevamo alcuni dettagli della vita pubblica, ma non sapevamo del suo universo interiore. Con questa pubblicazione, suo fratello Paul ce lo rende familiare, descrivendolo nella sua intimità, nella sua esistenza quotidiana, mostrandone i progressi umani e spirituali.
Pagine scritte con le lacrime agli occhi e con un velo di amarezza, mitigate però dalla certezza che la fede di Shahbaz non è venuta mai meno. Perfino nei momenti più bui, quando le minacce e l’odio cercavano di porre fine alla sua missione di cristiano e di politico.
Un politico nel vero senso del termine, che aveva scelto il Vangelo come stile di vita e ad esso improntava il suo operare. Nel suo testamento, in parte consegnatoci in questa biografia, ha lasciato frasi indimenticabili, che esprimono la profondità della sua intima relazione con Cristo. Fin dall’infanzia Shahbaz, secondo il racconto di Paul, ha cercato ciò che unisce e non ciò che divide. Ha sempre avuto a cuore la sorte dei più poveri, dei più deboli, degli ultimi. Tra questi, un posto particolare lo riservava alla minoranza cristiana del Pakistan.
Nell’adempiere la sua missione, è stato un promotore sincero del dialogo interreligioso, dell’ecumenismo e della pace tra i popoli, mostrando che solo il confronto aperto può educare le nuove generazioni all’ascolto, alla tolleranza e alla pacifica convivenza.
Una certezza che trova conferma nelle parole del testamento di Shahbaz, che risuonano come un programma di vita: «Mi sono state proposte alte cariche al governo e mi è stato chiesto di abbandonare la mia battaglia, ma io ho sempre rifiutato, persino a rischio della mia stessa vita. La mia risposta è sempre stata la stessa: “No, io voglio servire Gesù da uomo comune”».
Servire Cristo in semplicità e umiltà, mettendosi in discussione, senza tirarsi indietro di fronte alle potenze del mondo, consapevole che niente e nessuno avrebbe potuto strapparlo dalla mano del suo Signore. È con questa fede granitica che Shahbaz ha saputo far fronte alla violenza e all’odio.
La lettura di questo volume, che vuole essere anzitutto un contributo alla ricerca della pace e della giustizia, non mancherà di arricchire il lettore. Tramite queste pagine, Shahbaz Bhatti ci aiuta a non dimenticare i cristiani del Pakistan e le loro difficoltà, e continua il suo impegno per la convivenza civile e la mutua comprensione tra le religioni nella sua Patria, che ha sempre amato e servito.
in “Avvenire” del 30 aprile 2017