L’evoluzione della geografia spirituale dell’Europa, pone domande sia alle Fedi e alle Chiese che all’educazione scolastica e religiosa, riguardo all’approccio giusto al processo di secolarizzazione e religiosità post-secolare, per una verifica ulteriore rispetto alla tradizione. Perché “l’educazione non è tanto uno strumento per permettere alle persone di conformarsi alle richieste del contesto quanto piuttosto un processo che può offrire l’opportunità di guidare il cambiamento alla luce di alcuni valori fondamentali condivisi”(UNESCO).
 
Scuola educazione e  laicità
Il cambiamento d’epoca si riassume nell’assunto che ieri “si pensava Dio senza il mondo”, oggi “il mondo viene pensato senza Dio”, privato nello spazio pubblico del senso del Mistero e della Trascendenza[1]. La complessità della società secolarizzata, o post-secolare, post-cristiana ripropone il problema dell’autoreferenzialità nell’ambito educativo su valori-etica-senso-identità-bene comune, e della legittimazione laica della cultura-competenza religiosa a scuola; nel superamento del bivio tra libertà educativa religiosa rispettata nella vita privata, o inclusa tra i beni comuni-pubblici e fondamentali.
La scuola della società secolarizzata è chiamata ad allargare l’orizzonte della razionalità non riducibile all’umanesimo ateo, ma aperta alle visioni etiche e religiose, formando tutti gli aspetti fondamentali della vita e collettività, compresa la dimensione trascendente-religiosa e la spiritualità, valorizzando la diversità delle visioni del mondo e delle realtà vissute, alla ricerca di  una base  comune ai valori universali[2].
Secolarità-secolarismo, relativismo-sincretismo e laicità-laicismo rappresentano dilemmi della cultura attuale e si riflettono sugli orientamenti del sistema educativo scolastico. L’insegnamento religioso-etico-valoriale rimane un dei problemi controversi, insieme ai “programmi” e libri di testo (storia-letteratura-scienze-filosofia…), simboli (crocifisso, presepe, chador…), atti di culto (preghiere e liturgia), visite pastorali e benedizioni, mense e alimenti, riposo festivo, tradizioni, educazione morale e sessuale, gender, “valori non negoziabili”. Su un altro versante scolastico si pone la discussione intorno a  libertà di coscienza e di pensiero, dialogo e discussione della verità, apertura razionale al trascendente (senza censure-silenzi-emarginazioni), rispetto reciproco e delle identità, pluralismo e uguaglianza, distinzione da confessioni-ideologie-weltanshauung-etiche e partiti politici… Contesto in cui la laicità (concetto polisemico), valore costituzionale-culturale-educativo, forma  alta di ogni pensiero-azione a cui contribuisce la dimensione religiosa, diviene sfida per la collaborazione di cattolici e IRC a pensarla ed educarla senza chiusure identitarie né privilegi.
Come insegna la lezione francese “Compito della laicità non è costituire degli spazi svuotati dal religioso, ma offrire uno spazio in cui tutti, credenti e non credenti possono trattare, fra le altre cose, di ciò che è accettabile e di ciò che non lo è, delle differenze da rispettare e delle derive da impedire, e questo nell’ascolto reciproco, senza tacere le convinzioni e le motivazioni degli uni e degli altri, ma senza scontri né propaganda”[3]
Memori che il primo Concordato  esordiva “in nome della SS Trinità” e collocava il cattolicesimo a “fondamento e coronamento” dell’istruzione in ordine a fini “ultimi” e soprannaturali (salus animarum), mentre i nuovi Accordi (art.1)  si inseriscono nell’ottica della “promozione dell’uomo e il bene del Paese” inquadrando l’IRC nelle “finalità” della scuola (non trascendenti) ed esigenti un approccio ermeneutico non dottrinale, varie sono le questioni da affrontare in chiave di “risposta” come insegnamento-insegnante  religioso scolastico cattolico:
-Cristianesimo e Vangelo quale religione dell’Incarnazione, Epifania non solo al Popolo ma ai “non credenti” “lontani” “cercatori”; salvezza (Calvario) fuori dalla logica del Tempio e della Città Santa;  distinzione tra Dio e Cesare; desacralizzazione della creazione, fino all’ Etsi  Deus non daretur (U. Grozio);
-nel dialogo, la prospettiva secolare accetti fino in fondo il valore pubblico del religioso e la prospettiva religiosa il valore delle esigenze  laiche democratiche e della ragione-libertà;
-secolarità (essere nel ma non del mondo) come dimensione di tutta la Chiesa, in armonia con la ecclesialità (identità complessa più che “doppia fedeltà” per l’IdR);
-dimensione secolare (diaconia culturale-educativa) piuttosto che ministeriale (in senso stretto di munus docendi e missio≠idoneità canonica) della figura e identità dell’IdR;
-incondizionata assunzione nell’educazione religiosa della riconciliazione Conciliare tra cattolicesimo  e laicità, con il riconoscimento senza riserve (nemmeno “pastorali”) e l’elaborazione didattica della “legittima autonomia delle realtà terrene” (GS 36) e della Dottrina Sociale[4];
-superamento di tendenze ecclesiocentriche e riconoscimento  di non potere rivendicare il monopolio esclusivo della verità, dell’educazione ai valori e della ricerca di senso nella società civile, secolarizzata e pluralista;
-la via italiana alla laicità ed alla libertà, pone al sistema scolastico l’obbligo dell’indagine e della pertinenza della competenza religiosa, di natura non confessionale e ermeneutica-interculturale-ecumenica-interreligiosa; ancora carente anche nell’iniziazione  secolare della nuova Educazione Civica, come pure nel PECUP, Competenze Europee;
 
L’IRC (Insegnamento Religione Cattolica) nell’ottica della laicità
Ponendosi oltre i fondamentalismi sia anticlericali che clericali (anche degli “atei devoti” e della “religione civile”), l’IRC per preparare i cittadini alla complessità della società secolarizzata, deve:
-sapere “risignificare” la laicità (concetto usurato ed evoluto) come valore guida e metodo, nel rispetto profondo delle ragioni di “Cesare” e “Galileo”, del pensiero “critico” e della positività del “dubbio” e del dialogo tra cristiani e altri credenti-non credenti-agnostici-in ricerca;
-promuovere la forma mentis razionale-aperta-plurale-antidogmatica-interculturale-di ascolto-identità esodica, attraverso l’attività  di  decostruzione (demitizzazione e demistificazione idolatrica, purificazione della memoria) e di  ricostruzione (dialogo-pari dignità degli interlocutori, promozione dei valori comuni-etica comune costituzionale-diritti umani) e alfabetizzazione alla grammatica della laicità;
-organizzare l’apprendimento dello studente e le  competenze specifiche, come capacità di interpretare il multiverso del fenomeno religioso, di sviluppare criteri di giudizio e di decisione personale nei confronti del problema etico-religioso e del senso, di maturare un’identità personale e culturale dialogante, correlandola alla dinamica particolare/universale, di attingere al patrimonio valoriale e spirituale occidentale, sapendo convivere e confrontarsi con l’analogo patrimonio degli altri popoli e culture, dei diversamente credenti e non.
 
Annotazioni pedagogiche e ipotesi  di percorsi didattici
Tra tante altre ipotesi si segnalano  in sintonia, di natura interdisciplinare (lettere-filosofia-teologia):  la parabola dei Tre anella, costruita nell’intreccio con il problema della verità religiosa e del “pluralismo”, in chiave di tolleranza e dialogo-ascolto[5];  Il Re il saggio e il buffone, Il gran torneo delle religioni[6], a metà tra il trattato scientifico e l’invenzione artistica, dal messaggio laico pedagogicamente efficace, lontano da estremismi laicisti e fondamentalismi religiosi, rispettoso anche dell’ateismo scientista.
Spetta all’IdR nella progettazione educativa-didattica l’assunzione della secolarità-laicità come valore per la fede cristiana e per la “competenza religiosa”, integrando gli elementi presenti ma incompiuti delle Indicazioni didattiche in vigore[7] in cui (da un esame trasversale):
-negli obiettivi di apprendimento ricorrono di frequente parole chiave implicitamente riconducibili alla secolarità-laicità-approccio-metodo-atteggiamento laico, nell’ambito: conoscenza: portata razionale di ogni espressione religiosa; ecumenismo e  confronto con altre confessioni cristiane, divisioni storiche e impegno per l’unità, prospettive del cammino ecumenico; diritti umani; abilità: confronto (strumenti-atteggiamento-lettura razionali-critici per interpretare il dato relig., senso critico maturo; libertà (esercizio) umana-religiosa-di coscienza; identità libera; partecipazione al dialogo (aperto-autentico-costruttivo-libero; con se stessi, dimensione-esperienza religiosa, proposta di vita-tradizione cristiana, risposte cristiane, altre tradizioni culturali e relig.-confessioni, Bibbia con altri Testi Sacri, complessità, prospettiva di fede con scienza, testimonianza storica della Chiesa, messaggio evangelico, Dottrina Sociale); relazione-rapporti tra persone di culture  e relig. differenti; rispetto della libertà di coscienza; rapporto coscienza-libertà-verità; rispetto delle differenze; distinzione della concezione cristiano-cattolica da altre relig. e sistemi di significato-di pensiero, da fondamentalismi e superstizioni; riferimento a sistema di valori coerenti con la Costituzione; contesto (complesso) di pluralismo culturale e relig., quadro di differenti patrimoni cult. e rel., nuovi scenari rel., rischi, cultura umanistica-scientifica-tecnologica; interrogarsi sul trascendente; sapere interagire (accoglienza, confronto, dialogo arricchimento reciproco) con persone-categorie-posizioni di altre culture-relig.
Da una prima valutazione circa il posto della laicità,  le Indicazioni risultano carenti e limitate alla logica del “confronto” (piano conoscitivo) tra fede e ragione, divino-umano-religioso-mondano-dialogo interculturale e interreligioso in materia; abilità (piano cognitivo della distinzione);
-il “ruolo della religione nella società” e la “secolarizzazione” vengono richiamate in ordine alla natura istituzionale dell’IRC,  inserite nell’area storico-fenomenologica (in chiave di lettura descrittiva-conoscitiva  più che ermeneutica-esistenziale), elaborate come oggetto culturale-tematica; le accentuazioni rimangono prudenti; la multiculturalità-multireligiosità, pluralismo, dialogo, confronto, ragione- fede, vengono proposti come quadro, contesto (presa d’atto), sfondo-scenario-orizzonte storico-contemporaneo e didattico; piuttosto che in chiave di competenza ermeneutica-esistenziale e rimangono una componente sfumata dei valori guida dell’IRC.
Per la sua portata etica-educativa, la laicità può  diventare oggi una delle anime del curricolo verticale dell’IRC pienamente scolarizzato, come ogni buon IdR  è capace di interpretare  e tradurre in  percorsi didattici-pedagogici l’approccio secolare al religioso e le potenzialità della laicità. Sapendo fornire strumenti concettuali, linguaggi, simboli, esperienze per comprendere (in modo significativo per la propria esistenza) il mondo secolarizzato che cambia, favorendo l’autonoma maturità umana e sociale, e trasferire in prassi ordinarie la sfida educativa della laicità (amica della fede) come valore anche religioso e la religiosità come valore laico.
 
Conclusione
Nell’evoluzione della società secolare e della religiosità in Europa, tra prospettive utopiche e distopiche, molte sono le domande e aperte le risposte educative possibili per tutti e per i cristiani, ribadendo in chiave didattica ermeneutica con C. Lévi-Strauss  che “sapiente” non è colui che sa dare le vere risposte, ma colui che sa porre le giuste domande.
 
NOTE 
[1]Campo di ricerca e lezione di Z. Trenti sull’esperienza-domanda-competenza religiosa  dentro il cammino di secolarizzazione  in corso, molto attento alle trasformazioni del paesaggio religioso ed educativo.
UNESCO, Ripensare l’educazione, Verso un bene comune globale?, 2015, con l’impegno a “ri-pensare l’educazione di oggi e di domani” p.3, ; nel “ rispetto del pluralismo, i valori universali e l’interesse per la nostra comune umanità” p.20;  in una visione umanistica e non funzionalista, consapevole delle “diverse visioni del mondo” e “molteplici dimensioni dell’esistenza umana” p.12; rimanendo aperta la domanda  se la dimensione religiosa ed un ethos trascendente siano essenziali o meno a fondare i valori etici-morali della società aperta-democratica.
Emblematico il rifiuto di  annoverare le radici ebraico-cristiane  nei documenti fondativi dell’U.E., che pur legittimano il ruolo delle Chiese. Il “secolo breve” ha peraltro lasciato i conti aperti sul fenomeno religioso, dopo le derive ideologiche totalitarie, privatizzazione-soggettivizzazione della fede, “morte di Dio e “rinascita del sacro”, contrapposti fondamentalismi vecchi e nuovi…
[2] Monito di Benedetto XVI, Discorso, Meeting degli IdR, Roma 25.4.2009
[3] Consiglio delle Chiese Cristiane di Francia, Lettera 8.12.2003.
[4] Pont. Cons Giustizia e Pace, Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, 2004, ad es. nn.571-574  in rapporto alla politica.
[5]Narrata dal Novellino, poi G. Boccaccio, Decameron,3, Melchiesedec giudeo..; rivisitata da G.E. Lessing, Nathan il saggio, 1799; ,M. Ovadia, Contro l’idolatria, To 2005; A. Oz Contro il fanatismo;
[6] Del teologo e pastore protestante elvetico-keniota S. Keshavjee, To 1988
[7]I° Ciclo Traguardi ,II° Indicazioni e Linee Guida, presentazione  in ragione della natura neoconcordataria dell’IRC come “espressione della laicità dello Stato”.
 
 
di Giorgio Bellieni, A don Carlo Nanni, sapiente interprete e testimone del volto secolare della religione e dell’educazione