Premessa
I testi normativi che qui andremo ad analizzare sono la legge n.92 del 20/8/2019 “Introduzione dell’insegnamento scolastico dell’educazione civica” e le Linee guida, previste dall’art.3 della legge citata, definite con Decreto del Ministro n.35 del 22 giugno 2020. La legge prevede l’adozione di altri decreti ministeriali per consentire alla Scuola di dare completa attuazione alla innovazione introdotta dalla legge stessa, decreti che sono in via di approvazione.
L’art. 8 rimanda ad un decreto ministeriale la disciplina delle modalità attuative, nonché i criteri e i requisiti per l’individuazione dei soggetti con cui le istituzioni scolastiche possono collaborare per integrare l’insegnamento di educazione civica con esperienze extrascolastiche.
L’art.9 prevede la istituzione con D.M. di un Albo delle buone pratiche di educazione civica, e l’articolo successivo la indizione di un concorso nazionale annuale per la valorizzazione delle migliori esperienze, sempre con Decreto ministeriale.
 
Le Linee Guida
Linee Guida si compongono dell’articolato del decreto e di tre Allegati. L’All. A contiene suggerimenti operativi su come avviare questa innovazione ordinamentale, mentre gli All.ti B e C integrano il Profilo delle competenze al termine del 1° ciclo di istruzione e il P.E.C.U.P dello studente al termine del 2° ciclo del sistema educativo di istruzione e formazione. Nel testo del D.M. n. 35, art. 2 ripreso nell’All.to A – La prospettiva trasversale dell’educazione civica- si rimanda alle scuole il compito di sperimentare sulla base dei poteri conferiti dall’art. 6 del DPR n. 275/99, obiettivi di apprendimento e traguardi di sviluppo delle competenze intermedi, come tappe di un percorso che portino al conseguimento dei traguardi finali già definiti ed integrati negli All. B e C. Una sperimentazione triennale, che sarà monitorata dal MI nel 2° e 3° anno e che porterà ad una integrazione delle Linee Guida per l’educazione civica appena approvate, entro l’anno scolastico 2022-23. (art. 4 comma 3 D.M. n. 35)
 
Ed entriamo più nello specifico 
1. Legge n. 92/2019 “Introduzione dell’insegnamento scolastico dell’educazione civica”.
La Legge n. 92/2019 “Introduzione dell’insegnamento scolastico dell’educazione civica” (d’ora in poi nel testo, solo “la legge”), fin dal titolo chiarisce la sua finalità e traccia i nuclei tematici fondamentali di questo nuovo insegnamento:
a) Conoscenza della Costituzione italiana e delle istituzioni dell’Unione Europea, per sostanziare la condivisione e la promozione dei principi di legalità;
b) Cittadinanza attiva e digitale;
c) Sostenibilità ambientale e diritto alla salute e al benessere della persona.
Provvede poi nell’art. 2, ad istituire “l’insegnamento trasversale dell’educazione civica” nelle scuole del 1° e del 2° ciclo di istruzione, non dimenticando neppure la Scuola dell’infanzia, per la quale dispone che vengano avviate iniziative di sensibilizzazione alla cittadinanza responsabile. Non certo per farne “soldatini obbedienti”, come maligna la Paola Mastrocola in un articolo pubblicato sulla Stampa il 25/6 scorso, ma proprio per mettere le basi di quel pensiero critico che ella stessa auspica possa tornare fra i compiti primari di ogni grado di scuola.
 
2. La trasversalità dell’insegnamento dell’educazione civica.
La “Trasversalità” è la specificità e il punto di forza di questo insegnamento. Infatti come potrete vedere negli All. B e C che insieme all’All. A compongono Le Linee Guida adottate con D.M. n. 35 del 22 giugno 2020, i traguardi di competenza nuovi che hanno integrato il Profilo delle competenze al termine del 1 ciclo di istruzione e il P.E.C.U.P. dello studente a conclusione del 2 ciclo del sistema educativo di istruzione e formazione, non sono riconducibili ad una sola disciplina e non sono esclusivamente disciplinari.
Perché nessuna disciplina ha nel suo statuto epistemologico le conoscenze dei tre nuclei tematici di cui si compone l’insegnamento, e perché l’obiettivo di questo insegnamento va oltre il campo delle conoscenze e punta a formare abilità, competenze che per definizione sono sempre inter e pluridisciplinari. Questo vuol dire che nessun disciplinarista da solo può esaurire il compito educativo che si intende affidare a questo insegnamento, perché anche se le tematiche da affrontare nelle unità didattiche che ne comporrano il curricolo, sono di provenienza disciplinare, la forza dei messaggi da trasmettere deve essere tale da superare la sfera cognitiva dello studente ed attingere alla sfera emotiva che governa la formazione della personalità, dotandola di una struttura etico-valoriale.
E per ottenere questo risultato occorre una coralità di voci diverse che partano tutte da un medesimo “piano valoriale” definito in sede di programmazione, e che funga da connettivo delle differenti discipline (e unità didattiche collegate) che ruotano intorno a questo insegnamento. Possiamo dire che la mancanza di questo “piano valoriale comune” nel corpo docente di una classe, ha segnato l’inutilità della maggior parte delle attività progettuali realizzate dalle scuole su queste stesse tematiche negli anni passati.
La trasversalità dell’insegnamento si esprime anche nella capacità di dare senso e significato ad ogni contenuto disciplinare. Tutti i saperi, invero, qualunque sia la loro collocazione disciplinare, dovrebbero avere una finalità etica, nel senso che quelle conoscenze trasmesse agli studenti dovrebbero trasformarsi in abilità e competenze utili a maturare la personalità di ciascun giovane che deve avviarsi ad essere un cittadino autonomo, consapevole e responsabile, rispettoso della sua identità, di quella degli altri, del bene comune.
 
3 I saperi utili alla vita
Qualsiasi informazione veicolata dalle discipline, dunque, dovrebbe sempre e da parte di tutti i docenti essere inquadrata in una prospettiva di senso e significato collegati all’etica, alla convivenza pacifica e democratica in un mondo che cambia continuamente negli assetti geografici e nelle strumentazioni, alla sostenibilità ambientale. In questo senso possiamo affermare che l’educazione civica appartiene a tutti i docenti e connota tutti gli aspetti del curricolo d’Istituto, e spingerci addirittura a sperare che rappresenti l’alba di una nuova scuola, in cui l’approccio dei docenti alle proprie discipline di insegnamento sia non più settoriale ma aperto a programmazioni interdisciplinari in grado di trasformarsi in “saperi utili alla vita”.
Diceva Dewey, più di un secolo fa, che “L’unico modo efficace per unire le parti di un sistema tra loro, è quello di unire ciascuna di esse alla vita.” Deve essere questa la prospettiva dell’insegnante, qualunque sia la sua disciplina. Partendo dunque, da questo presupposto, che immagino sia unanimemente condiviso, come non capire l’importanza e l’urgenza di una “Educazione civica” che insegni al ragazzo come gira il mondo, come trovare la sua collocazione in questo Universo che ha regole che vanno rispettate, siano esse dettate dalla Natura, siano esse frutto di codificazioni prodotte dall’Uomo per permettere relazioni umane corrette (homo homini lupus, diceva Hobbes); regole che hanno tutte alla base verità assolute, valori universali che sono giunti integri fino a noi, dopo aver attraversato oltre duemila anni di Storia, per continuare a svolgere la funzione di sentinelle dell’Umanità e della sua conservazione?
E quanto sia importante il coinvolgimento di tutti docenti della scuola è manifestato dalla necessità che le metodologie applicabili a questo insegnamento devono dare prevalenza al confronto, al dibattito, all’esperienza sul campo. Le Carte nazionali ed internazionali dei diritti e dei doveri devono trovare riscontro nella “messa in pratica dei diritti e dei doveri dentro la Scuola”, esercitando la democrazia diretta e deliberativa. La Scuola deve essere vissuta come comunità di dialogo, di ricerca, di esperienza sociale volta alla crescita della persona in tutte le sue dimensioni; in essa “ognuno, con pari dignità e nel rispetto dei ruoli, deve sentirsi garantito nello sviluppo delle sue potenzialità, nel recupero delle posizioni di svantaggio, in linea con i principi della Costituzione, della Dichiarazione universale dei Diritti Umani, della Convenzione internazionale dei diritti dell’infanzia… e con i principi generali dell’ordinamento italiano” (Introduzione dello Statuto delle studentesse e degli studenti D.P.R.24/6/98 n.249).
Se rileggiamo le Indicazioni nazionali del 1° ciclo e in particolare il Documento del 2018 “Nuovi scenari” e li confrontiamo con i traguardi inseriti nell’All. B delle Linee Guida, potremo trarre utili suggerimenti per costruire curricoli di educazione civica coerenti con le Linee Guida.
 
4 “L’esercizio della cittadinanza attiva, necessita di strumenti culturali e di sicure abilità e competenze di base, cui concorrono tutte le discipline.”
E gli strumenti culturali sono le lingue per la comunicazione e per la costruzione delle conoscenze, la storia e la geografia “Lo studio della storia, attraverso “quadri di civiltà”, permette di indagare come l’umanità, nel tempo e nello spazio, ha affrontato e risolto i problemi di convivenza, di organizzazione sociale, di approvvigionamento delle risorse, di difesa; come in funzione di tali soluzioni ha sviluppato la cultura, l’economia, la tecnologia, le arti e la letteratura. Attraverso l’analisi delle “strutture” politiche, economiche, sociali, culturali, tecnologiche, permette di rilevarne le costanti e le differenze nel tempo e nello spazio, di apprezzarne le evoluzioni, di comprendere meglio il presente e di pianificare le scelte future alla luce degli avvenimenti del passato. Senza forzare l’insegnamento della storia verso una impropria utilizzazione strumentale, non c’è dubbio che tale disciplina offra uno specifico contributo alla formazione di una cittadinanza nazionale, europea e mondiale…”
“La geografia studia i rapporti delle società umane tra loro e con il pianeta che le ospita. È disciplina “di cerniera” per eccellenza poiché consente di mettere in relazione temi economici, giuridici, antropologici, scientifici e ambientali di rilevante importanza per ciascuno di noi. In un tempo caratterizzato dalla presenza a scuola di alunni di ogni parte del mondo, la geografia consente il confronto sulle grandi questioni comuni a partire dalla conoscenza dei differenti luoghi di nascita o di origine famigliare. (…)
“La matematica fornisce strumenti per indagare e spiegare molti fenomeni del mondo che ci circonda, favorendo un approccio razionale ai problemi che la realtà pone e fornendo, quindi, un contributo importante alla costruzione di una cittadinanza consapevole.
Lingua e matematica, apparentate, sono alla base del pensiero computazionale, altro aspetto di apprendimento che le recenti normative, la legge 107/2015 e il decreto legislativo n. 62/2017 chiedono di sviluppare. Attività legate al pensiero computazionale sono previste nei Traguardi delle Indicazioni in particolare nell’ambito della Tecnologia, tuttavia se ne possono prevedere in ogni ambito del sapere. Per pensiero computazionale si intende un processo mentale che consente di risolvere problemi di varia natura seguendo metodi e strumenti specifici e pianificando una strategia. È un processo logico creativo che, più o meno consapevolmente, viene messo in atto nella vita quotidiana per affrontare e risolvere problemi. Nei contesti attuali, in cui la tecnologia dell’informazione è così pervasiva, la padronanza del coding e del pensiero computazionale possono aiutare le persone a governare le macchine e a comprenderne meglio il funzionamento, senza esserne invece dominati e asserviti in modo acritico”
Le Scienze agevolano la capacità di leggere la realtà in modo razionale, senza pregiudizi, dogmatismi e false credenze. Per il conseguimento di questi obiettivi è indispensabile una didattica delle scienze basata sulla sperimentazione, l’indagine, la riflessione, la contestualizzazione nell’esperienza, l’utilizzo costante della discussione e dell’argomentazione. (…)
“La ricerca sperimentale, individuale e di gruppo, rafforza nei ragazzi la fiducia nelle proprie capacità di pensiero, la disponibilità a dare e ricevere aiuto, l’imparare dagli errori propri e altrui, l’apertura ad opinioni diverse e la capacità di argomentare le proprie.
” Le discipline artistiche sono fondamentali per lo sviluppo armonioso della personalità e per la formazione di una persona e di un cittadino capace di esprimersi con modalità diverse, di fruire in modo consapevole dei beni artistici, ambientali e culturali, riconoscendone il valore per l’identità sociale e culturale e comprendendone la necessità della salvaguardia e della tutela.”
 
5. La valutazione.
Anche in questo importante segmento della funzione docente, deve cambiare la mentalità imperante: il ragazzo non frequenta la scuola per diventare un superuomo, per dimostrare agli altri la sua superiorità o la sua furbizia, ma per acquisire gli strumenti culturali che gli permettano di conoscere il mondo circostante, anche attraverso i compagni di scuola con cui confrontarsi per capire meglio se stesso.
L’insegnante deve avere consapevolezza del compito che gli è affidato che non è quello di promuovere la competizione fra i suoi studenti, valorizzando i bravi e trascurando i meno dotati, ma di aiutare tutti a trovare la propria strada avvalendosi di una buona preparazione di base.
La valutazione dell’educazione civica, come per tutte le discipline, deve essere una valutazione formativa ed educativa che accompagni tutto il processo di insegnamento- apprendimento, diventando l’elemento regolatore della relazione educativa. (l’indicatore principale dell’efficacia dell’insegnamento) Così intesa, la valutazione diventerà un ulteriore pratica didattica che aiuterà il ragazzo a conoscersi, ad autovalutarsi, a sviluppare il pensiero critico, l’autostima e l’investimento su sé stesso, il senso di responsabilità, l’autonomia e la capacità collaborativa, tutte abilità e competenze utili per la vita! Poi le procedure saranno quelle solite disciplinate dal D.Leg.vo n.62/2017 per il 1° ciclo e dal D.P.R. n.122/2009 per il 2° ciclo.
Ritorna l’educazione civica a scuola: è vera innovazione?: Dott.ssa Lucrezia Stellacci