Tra un paio di giorni, il 17 marzo, Peter L. Berger compirà 88 anni. «E pensi che venticinque li ho impiegati per cambiare idea», commenta l’interessato con il consueto umorismo. Viennese di nascita, Berger si è stabilito negli Stati Uniti subito dopo la Seconda guerra mondiale, affermandosi come uno dei più influenti sociologi delle religioni a livello internazionale. I suoi studi si sono a lungo fondati sulla teoria della secolarizzazione ma poi, alla vigilia del nuovo millennio, il professore si è accorto che qualcosa non andava. «La secolarizzazione partiva dal presupposto che a più modernità corrispondesse meno religione. Ma questo non è vero», spiega riferendosi al processo di revisione ora testimoniato da I molti altari della modernità (traduzione di Mario Mansuelli, Emi, pagine 208, euro 19,00), un libro che si sofferma sul destino delle «religioni al tempo del pluralismo» nel tentativo di individuare un nuovo paradigma interpretativo. «La mia è una proposta – dice –, adesso c’è bisogno che altri contribuiscano a svilupparla».