Ragioni e attualità
La crisi pandemica investe fondamenti, valori ed espressioni civili della vita sociale   democratica. Si ripropone come “ricca di senso” l’opportunità di ripensare e rilanciare l’attuale Servizio Civile Universale, affidando a una forza nazionale giovanile-europea la missione di aiutare le fasce deboli della cittadinanza, a fianco della Protezione Civile e delle altre organizzazioni. Nel contesto attuale si possono trovare ulteriori motivazioni per l’”utopia necessaria” del Servizio Civile Obbligatorio.
 
L’orizzonte ermeneutico dell’intervento si ispira a più ragioni di fondo. Remotamente, all’esperienza personale da Obiettore di coscienza in Servizio Civile sostitutivo al militare, svolto con la Caritas Italiana nelle emergenze “profughi dell’Indocina” e “terremoto dell’Irpinia”. Attualmente sul fronte dell’impegno civile “militante”, in termini ideali -in analogia con l’immagine classica del  “fantasma” del “comunismo”- all’istanza morale di doverne affermare con chiarezza natura e valori  nel riproporre l’esperienza del Servizio Civile (S.C.) e l’“utopia necessaria” (già applicata all’educazione tout court, da J. Delors) della proposta di Servizio Civile Universale Obbligatorio (S.C.O), una sorta di “fantasma” e fenomeno carsico che ritorna ciclicamente nella discussione politica. Che l’emergenza epidemica riattualizza per le istituzioni pubbliche, il mondo giovanile e le sorti dell’inclusione nella società italiana[1].
In chiave storica si può assimilare all’idea della “flotta delle zanzare”[2], un corpo spontaneo di pronto intervento sociale, ora che la pandemia con i complessi interrogativi e sfide, ha dimostrato la necessità della mobilitazione e della disponibilità di grandi competenze di tutta la cittadinanza per il bene comune. Che esige una rivoluzione culturale sul modello socio-sanitario e assistenziale. Nella dialettica “Pubblico-Privato-Terzo Settore”, insieme alle risorse statuali s’impone la necessità di costruire una “comunità competente” e dinamica per promuovere quel fondamentale bene comune che oggi è la salute, domani l’ambiente, e ancora l’accoglienza, la legalità, la lotta alla criminalità organizzata in certi territori… Una “comunità competente” da far diventare una componente fondamentale del welfare e dello “stato sociale”.
Dal versante dell’economia, in primis “civile”, fattore sempre più determinante per la democrazia in vista di un “progetto” di “nuovo mondo” nel dopo virus, per battere le conseguenze catastrofiche del “neoliberismo” e per superare con equità la crisi si avverte la necessità di “andare oltre la redistribuzione di valore senza produrlo”. Dopo la denuncia di certa indifferenza (“globalizzata” secondo Papa Francesco) mostrata dalle Autorità italiane nel non valorizzare i tanti organismi del cosiddetto “terzo settore” che potrebbero “fare un mondo di bene”, si riaccende l’interesse per avviare il “servizio civile universale”. Nella consapevolezza che immediatamente esistono già 80.000 giovani che, in base agli ultimi bandi per il S.C. Nazionale Universale (S.C.U.)[3] ed al Servizio Civile Internazionale e ai Corpi Civili di Pace, sono già preparati a lavorare “gratuitamente” per un anno, e lo stesso vale per molte iniziative sanitarie (stimate in circa 360.000 organizzazioni, un “vero e proprio esercito” pronto a scendere in campo). Ma il problema insoluto, su questo punto, rimane la resistenza pregiudiziale di alcuni settori contrari al “principio di sussidiarietà”[4].
Nelle alterne vicende amministrative di sospensioni, trattamenti finanziari, ripristini e distinzione di settori operativi, provocate dalla pandemia, ma già incombenti a causa delle restrizioni della spesa pubblica, a livello Istituzionale sono stati espressi apprezzamenti e auspici sull’esperienza giovanile del S.C., con potenziali aperture:
«Care ragazze, cari ragazzi, purtroppo il vostro periodo di S. C. ha coinciso con l’emergenza coronavirus, e per questo la maggior parte dei percorsi è stata sospesa. Mi dispiace moltissimo: cercheremo di trovare il modo per recuperare questo tempo e farvi completare il periodo previsto non appena ce ne saranno le condizioni. So che invece alcuni di voi stanno continuando perché impegnati in Enti che stanno fronteggiando, in modi diversi, l’emergenza: voglio ringraziarvi, vi siamo davvero grati per quanto state facendo in difesa della Patria, incarnando pienamente lo spirito del S. C.. A tutti gli altri voglio mandare un messaggio: anche se in pausa, siete parte di una straordinaria squadra della solidarietà che coinvolge migliaia di giovani, in ogni parte del Paese, e che non si ferma mai. Molti di voi mi hanno scritto, chiedendomi: come possiamo dare il nostro contributo in questi giorni in cui è consigliato stare a casa?
Un modo c’è: nelle ultime ore abbiamo lanciato, insieme a campioni dello sport, la campagna ‘distanti ma uniti’. Vogliamo far arrivare a tutti due messaggi. Il primo: in questo momento occorre stare a casa ed evitare ogni spostamento non necessario. Il secondo: stare a casa non significa essere soli. Siamo parte di una comunità unita, anche se per forza di cose in questi giorni dobbiamo stare distanti. Aiutateci a smentire il luogo comune che, a causa di qualche decina di irresponsabili che postano foto di aperitivi e feste, sta colpendo un’intera generazione. I giovani italiani non sono questo, ed è il momento di dimostrarlo!”[5].
 
Motivazioni “civili” e “democratiche”
L’“utopia” del S.C.O. quale straordinaria “palestra di democrazia” oggi, nella ristrettezza dei fondi investiti nei circa 30.000 giovani volontari in S.C. tra i 18 – 29 anni, passa per il suo miglioramento; ma nel prossimo futuro, per un tempo di servizio obbligatorio da definire, che in prospettiva intergenerazionale mira a tutti i ragazzi e ragazze del nostro Paese, nell’esercizio speculare tra diritti e doveri di cittadinanza, variamente impegnati nella “ricostruzione” e consolidamento della democrazia sociale e inclusiva.  Nell’angolatura di ERMES sull’impegno politico e la democrazia, ci limitiamo alle motivazioni più attinenti alla “crisi” e inquietudine civile di questi giorni, procedendo per assunti[6]:
La pandemia che ci attanaglia ha dimostrato che esiste una grande necessità di “competenze al servizio del bene pubblico”;
il vissuto del dramma si traduca in attitudine e competenza a costruire legami sociali e a prendersi cura delle persone, attraverso testimonianze “segno”, buone pratiche, lo spiegamento del volontariato e delle ONG, ma anche da parte delle istituzioni pubbliche;
la società che dobbiamo “curare” (logica di cura non di guerra, secondo un linguaggio personalistico e non bellicistico) e reinventare, necessita di competenze plurime (life skills) che promuovano il bene comune.
Si richiede di ridiscutere radicalmente “la scansione del tempo” che caratterizza la nostra società, e la valorizzazione pubblica riconosciuta ai vari lavori e alle forme di impegno sociale;
per arrivare a trattare la cura (“logica” cara a Papa Francesco, contrapposta alla “cultura dello scarto”) delle persone non un tempo privato rispetto al tempo pubblico del lavoro retribuito, quale esperienza che promuove diritti e cittadinanza e rinforza la nostra democrazia, per la realizzazione dei beni comuni.
Rimane compito della Repubblica (in ottemperanza all’art. 2 della Costituzione sui doveri di solidarietà con la implicita rilevanza pubblica dell’impegno di cura e condivisione), formare e orientare le persone e gruppi a prendersi cura degli altri[7];
aiutare con politiche pubbliche chi aiuta; in un mondo interconnesso in cui l’esperienza dell’emergenza ci fa vivere la consapevolezza del legame profondo che ci unisce l’uno e l’una agli altri e alle altre sul piano globale;
proporre la sfera della gratuità e del dono nella sua funzione di sussidiarietà rispetto al pubblico (come già in talune leggi), come valore sociale “istituzionalizzato” e legittimato nella Costituzione, non riservato “al buon cuore dei cittadini”.
Nuove generazioni, motivate da forte senso altruistico costituiscono un capitale sociale e una risorsa preziosi;
cogliere l’occasione di accrescimento del senso civico, della responsabilità sociale, della cittadinanza attiva, metamorfosi della “interdipendenza e interconnessione” forzata in vocazione e capacità di costruire comunità e relazioni sociali positive e a sapere condividere;
si offre una vitale opportunità formativa e di maturazione, che può coinvolgere l’intero sistema educativo “formale” (scuola), non formale e informale;
radicare nei giovani cittadini (e immigrati), attraverso la pratica di una solidarietà competente ed efficace almeno per una fase della propria vita, la consapevolezza che nella condizione stessa della cittadinanza si assommano diritti e doveri;
Specificamente per sconfiggere la pandemia e le complesse ripercussioni, insieme ai mezzi istituzionali e del “sistema” urge il primato dell’ethos pubblico e responsabilità civica, la generosità all’impegno volontario, le competenze professionali e relazionali di centinaia di migliaia di volontari singoli e associati presenti e potenziali nelle nostre comunità;
in questo tempo e ancora più preziosi in prospettiva, nel tempo della speranza di “ricostruzione” che verrà.
(Continua)
Giorgio Bellieni
 
[1] Si parva licet: «Uno spettro si aggira per l’Europa…È ormai tempo che … espongano apertamente in faccia a tutto il mondo il loro modo di vedere, i loro fini, le loro tendenze,…» (Manifesto del Partito Comunista,  K. Marx e F. Engels). Mentre il quotidiano cattolico Avvenire ha aperto un notevole dibattito tra le nobili ragioni e proposte dei sostenitori e dei contrari, divisi sulla obbligatorietà, gratuità e percorsi, ma spesso concordi su valori e finalità.
[2] Così fu soprannominata la task force “popolare”, in azione nel maggio 1943, mobilitata per salvare sulle spiagge di Dunkerque (Francia) i soldati britannici senza via di scampo.
[3]  D.Lgs 6.3.2017, n. 40: Istituzione e disciplina del Servizio Civile universale, tappa fondamentale del processo   di riforma.  Art. 2.1. “finalizzato, ai sensi degli articoli 52, primo comma e 11 della Costituzione, alla difesa non armata e nonviolenta della Patria, all’educazione, alla pace tra i popoli, nonché alla promozione dei valori fondativi della Repubblica, anche con riferimento agli articoli 2 e 4, secondo comma, della Costituzione”.
[4] Tesi autorevoli sostenute da Stefano Zamagni, economista, presidente della Pontificia Accademia delle Scienze sociali, Il nemico numero uno sarà il neoliberismo, in Osservatore Romano 09 aprile 2020.
[5] V. Spadafora, Ministro per le Politiche Giovanili e lo Sport, con delega al S.C, in Avvenire, 14.4.20
[6] Cfr. Ripensare e rilanciare il Servizio Civile. Per il presente e per il futuro, Proposta di Accademici e Intellettuali, in Avvenire 7.4.2020 e risposta del Direttore M. Tarquinio. Altri contributi di V. Spadafora, Premier G. Conte, C. Gribaudo (PD), L. Turco, L. Bobba, Rappresentanza Naz. dei Volontari in S.C., M. Chiurchiù (CESC).
[7] Significativa la proposta di  M. Berruto, trascorsi da campione e commentatore, di mobilitazione del mondo dello sport, ben allenato “al gioco di squadra, in un servizio civile a tempo”, quale  “bella azione politica”, “prendersi cura della polis”, Per Sport e sportivi tutta un’altra partita, in Avvenire 22.4.20.