Come dire la propria fede oggi? Qual è la specificità della fede cristiana? Chi è Gesù per noi, uomini e donne del XXI secolo? Ciò che Gesù ha di eccezionale non è di ordine religioso, ma umano. La salvezza, infatti, è nel cammino di umanizzazione dell’uomo e Gesù ne ha dato l’impulso, insegnandoci a guardare a Dio come al Padre di tutti.
 
Descrizione del libro
Titolo L’umanesimo evangelico
Autore Joseph Moingt
Editore Qiqajon Edizioni
EAN 9788882274573
Pagine 144
Data agosto 2015
Altezza 20,5 cm
Larghezza 13 cm
 
 

La «buona notizia» in un mondo postmoderno
È un pensiero “pro-vocante” quello del gesuita francese Joseph Moingt. Un pensiero che si appella alla «prassi umanizzata» che deve orientare come una stella la fede, che chiede di disfarsi coraggiosamente del “religioso” e di ridisegnare i confini e il senso stesso del sacro. «Si tratta – scrive Moingt – di riscoprire fino a che punto Gesù ha “umanizzato” Dio. Potremmo dire che la salvezza è nel cammino di umanizzazione dell’uomo, e che è che Gesù ne ha dato l’impulso “umanizzando” Dio, insegnandoci a guardare a Dio come al Padre che abbiamo in comune, il Padre di tutti gli uomini, insegnandoci che si onora Dio non frequentando il tempio – Gesù non ha mai portato i discepoli al tempio, comunque non a cerimonie religiose, nel Vangelo non ce n’è traccia -, ma lo si onora rimettendo i debiti, amando i nemici».
Ma se è questa la portata “eversiva” dell’umanesimo evangelico, che ne è del sacro dinanzi alla sua carica dirompente? Fino a che punto esso spezza quel nesso – mortifero – tra sacro e violenza, tra il «linciaggio fondatore », l’ombra del capro espiatorio di cui parla Girard e la comunità religiosa che da esso trae origine? E ancora, fino a che punto l’umanesimo evangelico spinge a ripensare il tempio e la sua pretesa di ‘recintare’, di radicare in un luogo (e solidificare in una prassi) il sacro? Per il gesuita francese «Gesù per primo ha secolarizzato il sacro». «È importante – scrive il teologo – comprendere che il rito cristiano attribuisce un carattere sacro innanzitutto alla relazione con gli altri perché lo spazio sacro non è quello del tempio materiale. Lo spazio sacro, lo leggiamo soprattutto in Paolo, è il nostro corpo come individui ed è il corpo sociale che formiamo gli uni con gli altri’. Lo spazio sacro è quello che Paolo chiama ‘corpo di Cristo’, cioè l’insieme dei cristiani che si uniscono tra di loro per irradiare la fraternità nel loro ambiente».
La sfida dell’uscita dal religioso si fa più pressante (e rischiosa) nel tempo del disincanto, nell’orizzonte post-moderno «svuotato dalla speranza del regno di Dio». Moingt la affronta in maniera diretta, dura: quale salvezza per la Chiesa? «L’avvenire può essere solo quello del Vangelo», esso «non consiste nell’assicurare innanzitutto la propria sopravvivenza in quanto istituzione religiosa, ma nel permettere al Vangelo di Gesù di passare al mondo attraverso di essa per annunciargli la salvezza, e adempierla». È insomma, sembra suggerire il teologo francese, il tempo del rischio: il rischio radicale del ritorno, della risalita nel tempo fino all’origine della Chiesa, una «nascita fuori luogo e fuori religione» sulle orme di Gesù «morto da bestemmiatore, in stato di esecrazione, fuori religione».
«Tutta la predicazione di Gesù – scrive il teologo – è centrata sul regno di Dio di cui annuncia la prossima venuta e anzi la presenza già all’opera nel mondo, e la sua sola preoccupazione è insegnare ai suoi uditori, e innanzitutto agli apostoli che le trasmetteranno ad altri dopo di lui, le disposizioni interiori, le virtù e le opere di giustizia e di santità capaci di incamminarli verso questo Regno».
Joseph Moingt L’UMANESIMO EVANGELICO Qiqajon Pagine 144. Euro 15,00

di Luca Miele, in “Avvenire” del 20 novembre 2015
 
L’autore

 Joseph Moingt entra nella Compagnia di Gesù alla fine del 1938, all’età di 23 anni. La seconda guerra mondiale fa sì che il suo noviziato sia particolarmente spezzettato. Viene ordinato prete nel 1949. Sostiene la tesi di dottorato su La teologia trinitaria di Tertulliano nel 1955 sotto la direzione di Jean Daniélou e insegna teologia dogmatica, prima alla facoltà di Fourvière, poi, dal 1968, all’Institut catholique di Parigi, infine al Centro Sèvres creato nel 1974 dalla fusione della facoltà di teologia di Fourvière e della facoltà di filosofia di Chantilly.
Professore di rara eleganza, eccellente pedagogo, non solo di grande chiarezza, ma di cultura strabiliante sia sui Padri della Chiesa che sulla modernità, padre Moingt diventa anche, dal 1968 al 1997 (ossia per quasi trent’anni) redattore capo della rivista Recherches de science religieuse (RSR). Sia nell’insegnamento che nel suo lavoro presso la rivista e come autore di numerosi libri, padre Moingt ha la capacità di far lavorare insieme personalità forti che, con lui, danno il meglio di sé. Pensiamo in particolare a Michel de Certeau, René Marlé, Henri de Lavalette, Joseph Doré, Georges Kowalski, André Paul, Jean-Noël Aletti, Pierre Vallin, Pierre Gibert (che sarà suo successore alla RSR), Bernanrd Sesboüé e il pastore André Dumas, che partecipano ogni due anni ai convegni della RSR e redigono dei resoconti che contribuiscono grandemente alla reputazione della rivista.
Padre Moingt è innanzitutto un eminente specialista di cristologia, la scienza che “stabilisce” che Gesù di Nazareth è Cristo, Figlio di Dio, Colui che è stato unto dal Padre. Ma non si dedica solo alla teologia speculativa, fondamentale e dogmatica: anima delle giornate di ritiro, e anche le meditazioni spirituali rientrano nell’ambito delle sue attività.
Padre Moingt ha per certo influenzato profondamente la seconda metà del XX secolo fino ai nostri giorni.
da I 100 anni di Joseph Moingt, di Jean-Marie Glé, in “www.baptises.fr” del 18 novembre 2015 (traduzione: www.finesettimana.org)