Ricordate il divieto di portare e – ancora di più – di usare i telefonini a scuola? Era previsto da una direttiva del ministero dell’Istruzione del 2007 ma presto scomparirà. Lo annuncia il sottosegretario all’Istruzione Davide Faraone sapendo bene che non tutti saranno d’accordo sulla novità in arrivo ma sottolineando che si tratta di una scelta mirata, che porterà notevoli vantaggi sia da un punto di vista didattico che nella lotta al cyber-bullismo e nell’inclusione dei giovani con disabilità. In realtà, sottolinea Faraone, «la scelta fa parte di un disegno molto più ampio, il governo sta investendo in modo consistente per arrivare ad una digitalizzazione sempre più diffusa nelle scuole. Suona quasi una contraddizione vietare l’uso di qualsiasi dispositivo in classe, durante le lezioni».
Il Piano Nazionale prevede un investimento di oltre un miliardo di euro per portare la fibra e la banda ultra-larga fino all’ingresso di ogni scuola, il cablaggio degli spazi interni, le risorse per pagare il canone di connettività, un responsabile per il digitale per ogni istituto, formazione in servizio per tutto il personale, una strategia nazionale per l’apprendimento pratico e laboratori. Inoltre dal prossimo anno quasi 8 scuole su 10 avranno una connessione Wifi grazie ai finanziamenti europei Pin di cui hanno fatto richiesta.
Di fronte alla mole di investimenti del governo, il divieto di uso dei cellulari durante le attività didattiche previsto dalla direttiva del Miur del 2007 rappresenta non solo un controsenso ma anche una limitazione secondo Faraone.«Basta con il luddismo. «Stiamo costruendo la scuola del futuro che non potrà non avere anche smartphone e tablet in classe», spiega.
Saranno proprio i telefonini dei ragazzi i protagonisti di questa rivoluzione che dovrebbe gradualmente sostituire i libri e altri materiali didattici tradizionali. «Immagino un uso virtuoso di smartphone e tablet da parte degli studenti nella lettura dei testi in classe o per svolgere i compiti a casa. E per i prof significa arricchire moltissimo le possibilità della didattica oggi limitate. Vorrei un uso orizzontale dei dispositivi, spalmato su tutte le materie con la collaborazione dei docenti».
In realtà rimuovere il divieto di usare i cellulari in classe può avere anche altri aspetti positivi, avverte Faraone. «Per tutti i giovani con disabilità sarebbe il modo più immediato per eliminare alcune barriere e migliorare le loro capacità di apprendimento. Me ne sono reso conto io stesso con mia figlia Sara, autistica. I soggetti autistici non amano il telefono, per la loro particolare sensibilità uditiva: da quando mia figlia ha imparato a usare whatsapp mi è molto più facile comunicare con lei. Lo stesso accadrebbe in classe se potesse avere un telefonino a disposizione. E accadrebbe a tutti quelli che hanno difficoltà di apprendimento». E poi c’è la lotta alle numerose forme di aggressione e prepotenze che avvengono attraverso i social e le chat: «Per proteggere ragazze e ragazzi dal cyber-bullismo abbiamo due possibilità: si può avere un atteggiamento luddista e vietare in modo assoluto l’uso dei cellulari nelle scuole, oppure autorizzarli ma con professori in grado di insegnarne un uso consapevole».
Via libera ai telefonini, insomma, assicura il sottosegretario all’Istruzione ma con due limiti: «L’uso deve essere regolamentato, non vogliamo creare il Far West. E ai docenti deve essere lasciata la massima autonomia nelle loro scelte didattiche, vogliamo solo che gli insegnanti che vorrebbero utilizzarlo possano essere liberi al contrario di quello che accade oggi».
La scuola ci ripensa: lo smartphone tornerà tra i banchi, Flavia Amabile, La stampa, 06/06/2016