L’educazione e la scuola
L’emergenza sanitaria che stiamo ancora vivendo, condiziona tutte le dimensioni dell’esistenza. Ci ha anche costretti a riflettere su alcune questioni fondamentali, prima fra tutte l’educazione e la scuola.
Per quanto riguarda in particolare la scuola, dal dibattito mediale sembra che il problema sia  esclusivamente riferito alle modalità e agli strumenti che regolano la sicurezza per la vita all’interno degli edifici scolastici, ma questa è solo una parte del problema, che può e deve essere risolto in termini tecnici per la messa in sicurezza delle persone.
La preoccupazione fondamentale è come le istituzioni e le persone si assumono le proprie responsabilità educative e sociali. L’educazione è il tema fondamentale da cui partire per impostare un modo di vivere e rapportarsi diverso da quello precedente la pandemia.
La prospettiva non può che essere ancora riferita al concetto di comunità educante. Occorre riconsiderare l’educazione nel suo significato più completo, intendendo con questo termine non  solo le azioni rivolte alle giovani generazioni, ma a tutta la società. L’educazione deve essere azione veramente generativa, bisogna pensare concretamente a come progettare e realizzare nuove alleanze educative in una logica di apprendimento permanente e di costruzione culturale.
Ed è nell’intensificare gli sforzi, perché la comunità educante sia attenta alle relazioni e alla costruzione di percorsi integrati della società, in cui si tenga conto che nell’ “educare al bello al vero e al bene” si possono ritrovare le  ragioni  della Speranza nel futuro.
 
Le grammatiche nuove dell’educazione
La domanda che ci poniamo è proprio come, considerando la realtà  attuale, ripensare  e ricostruire grammatiche nuove per l’educazione, rimanendo ancorati però ai valori fondamentali.
Una questione importante è soprattutto come poter trasmettere quell’esperienza profonda del sentirsi parte di una comunità viva che fonda le ragioni del proprio essere insieme. Gli adulti devono essere significativi, testimoni di un modo di vedere e interpretare la realtà che comprende l’apertura al trascendente, quell’incontro con Dio che cambia la prospettiva, che conduce alla ricerca del senso dell’esistenza.
L’umiltà, è ciò che, secondo me,  identifica lo stile  dell’educatore, è quel modo di mettere al centro dell’azione educativa la persona, cercando di comprendere il significato profondo dei suoi bisogni educativi.
 
Un’icona evangelica
L’icona evangelica che più identifica questa immagine è quella di Lc 24,15:
Mentre discorrevano e discutevano insieme, Gesù in persona si accostò e camminava con loro”
Esprime il modo di Gesù di educare: condivide il viaggio, sa ascoltare e comprendere; sa aspettare il momento giusto  e  accompagna i discepoli nel percorso di conoscenza e  riflessione.
Gesù  prende l’iniziativa, si fa compagno di strada, cammina con loro. Li accompagna invitandoli a raccontarsi, li coinvolge in un dialogo. I discepoli, camminando con lo sconosciuto, devono prima accettarlo, ascoltarlo, aprirsi al dialogo, poi condividono l’ospitalità e la tavola, fino alla condivisione del pasto. Solo dopo queste azioni, i loro occhi riescono a vedere una prospettiva diversa.
Mentre i discepoli parlano, Gesù li ascolta e li fa parlare spiegando le Scritture, aiuta  quei discepoli  a disporsi all’ascolto e all’incontro con Dio.
Gesù prende sempre l’iniziativa dell’incontro, si fa prossimo, camminando con coloro che camminano. Fa in modo che gli altri possano esprimere i propri sentimenti e le proprie paure.
Rispetta la libertà dei discepoli anche se scoraggiati e rinunciatari. Essere  maestro comporta una scelta fondamentale: orientare le proprie azioni educative sul potere oppure sul servizio.
Gesù è un maestro autorevole, non esercita il potere dell’autorità, ma l’autorevolezza della sapienza.
 
Il vero maestro,  non si  piega, non insegna secondo la convenienza.
Gesù è un Maestro che vive nel suo tempo: usa le metodologie del mondo in cui è inserito (per esempio usa le parabole), è maestro non solo autorevole, ma libero; trascendente,  insegna una verità che va oltre i confini del sapere umano, la Rivelazione.
Gesù è un maestro paziente, che si adatta al viaggio, al  lento apprendimento dell’uomo.
Ha pazienza, lentamente porta alla luce il discepolo, passando attraverso l’oscurità delle resistenze umane.
Gesù ci appare anche come un maestro polemico, provocatore, sdegnato. Il vero maestro corre il rischio anche dell’impopolarità, sa interpretare i segni dei tempi. È l’uomo del presente, colui che attualizza la Parola. Una parola efficace, che si impone, decisiva, che sfida i tempi.
Tratto identificativo dell’agire educativo di un maestro, sull’esempio di Gesù, è come vive e costruisce le relazioni.
 
Brooks-Gerloff, Discepoli di Emmaus

Emmaus

Brooks-Gerloff, Discepoli di Emmaus (1992), Monastero di San Cornelio, Aachen


Questa immagine è di un’artista contemporanea, Janet Brooks-Gerloff, che ha interpretato il testo evangelico dei discepoli di Emmaus, in un’opera  collocata ad Aachen in Germania.
La scena è come sospesa, fra cielo e terra, in un “deserto”,  evidenziato dal colore giallo ocra, in cui ci si perde cercando la strada.
I personaggi sono rappresentati di spalle, stanno camminando, i due discepoli sono dipinti di scuro, nero, come il momento che stanno vivendo. Lo sconosciuto  che si accosta a loro, è disegnato solo con una linea, il profilo è abbozzato; non comprendono la sua nuova identità del Risorto.  Si intravede però quasi una linea di luce nel cielo verde azzurro in corrispondenza di Gesù. Una mano di uno dei discepoli si posa alla sua spalla e il uno dei due discepoli inizia a voltarsi verso lo sconosciuto. Questo gesto appena accennato indica l’inizio del percorso che i due iniziano a fare con Gesù. Sono delusi, amareggiati intraprendono un viaggio in un luogo-non luogo, sono oscurati dalla paura ed è solo lentamente, che Gesù si lascia scoprire e li guida  gradualmente a riconoscerlo.
I tre personaggi, invitano colui che guarda a comprendere che questo è percorso progressivo in cui il maestro non si impone, ma si accosta e cammina con loro, li accompagna nel viaggio di scoperta e di riconoscimento della via che porta alla luce e alla vita.
 
Giuliana Migliorini