Il primo cinquantennio dopo il Concilio è stato un periodo duro e doloroso per la vita religiosa. L’Autore, tenendo in considerazione ciò, offre in questo nuovo libro una radiografia sociologica della realtà elaborata mediante un’accurata analisi dei dati statistici dei singoli istituti religiosi. Presenta inoltre una profonda descrizione della realtà teologica della vita religiosa alla luce del Magistero postconciliare aiutando a riflettere sulle cause del preoccupante calo dei membri nella maggioranza degli istituti religiosi e sulle iniziative da prendere affinché, dopo la forse crisi, possa aver luogo nel futuro la necessaria ripresa.
 
Descrizione
Autore: Angel Pardilla
Titolo: La realtà della vita religiosa. analisi e bilancio
Data di pubblicazione: 05/09/2016
Pagine: 704
Prezzo: € 40,00
Isbn: 978-88-209-9853-0
 
Conventi chiusi
di Matteo Matzuzzi
Incontrando, lo scorso inverno, i partecipanti al Giubileo della vita consacrata, il Papa si era detto disperato per il calo delle vocazioni. “Vi confesso che a me costa tanto quando voi nelle vostre comunità religiose avete un novizio, una novizia, due e la comunità invecchia, invecchia” tanto da “farmi venire una tentazione che va contro la speranza”, aveva detto Francesco.
Oggi, a leggere il voluminoso studio di 700 pagine pubblicato dal claretiano padre Angel Pardilla (“La realtà della vita religiosa”, Libreria editrice vaticana), si comprende il senso dell’angoscia papale. I numeri sono chiari, le tendenze evidenti e difficilmente invertibili, confermate anche dalla chiusura, avvenuta qualche giorno fa, dello storico convento agostiniano di Gela, aperto 577 anni fa e trasformato in dormitorio per i poveri visto che anche gli ultimi due frati che l’abitavano sono stati trasferiti e di nuovi ingressi non ve ne sono.
Dal 1965 a oggi, il calo dei membri negli Istituti maschili ammonta a 130.545 membri, pari al 39,58 per cento rispetto a cinquant’anni fa. Negli istituti femminili, mezzo milione di religiose in meno sullo stesso arco temporale (calo netto del 44,61 per cento). I gesuiti – che restano l’istituto più numeroso e che la prossima settimana inizieranno le votazioni per eleggere il nuovo Superiore generale dopo le dimissioni dell’ottantenne Adolfo Nicolás – hanno perso il 53,54 per cento dei membri (la grande emorragia è coincisa con il generalato di Pedro Arrupe), i salesiani il 30,72. I frati minori il 49,5 per cento, i benedettini (ridotti a meno di settemila) il 42,2. In controtendenza ci sono i verbiti (sono 6.032, in crescita del 4 per cento) e i carmelitani della Beata Vergine Maria Immacolata (2.544). Sul versante femminile, gli istituti con più di mille religiose ammontavano a 240 nel 1965, oggi sono 98. Perdono il 64 per cento dei membri le Figlie della carità di san Vincenzo de’ Paoli e il 30 le Figlie di Maria Ausiliatrice. A crescere, in controtendenza, le Missionarie della carità di santa Teresa di Calcutta. Il calo aveva assunto dimensioni più contenute a cavallo degli anni Duemila, salvo aggravarsi ulteriormente nell’ultimo decennio.
La secolarizzazione non c’entra. L’aspetto più rilevante dello studio – e nuovo, quantomeno a un livello analitico – è la motivazione che viene messa alla base del crollo. Tutto quel che s’è detto e scritto negli ultimi cinque decenni, dal calo delle nascite al cambiamento delle condizioni sociali dell’umanità, dalla secolarizzazione al materialismo, è solo una parte del problema e non il principale: la radice del fenomeno – osserva padre Pardilla, che alla condizione del clero ha dedicato vari studi – è nella recezione (mancata o superficiale) del Concilio Vaticano II: c’è stata la “mancanza di una chiara identità positiva” ed è necessario ora operare per una “migliore pastorale vocazionale e una più efficace medicina preventiva contro gli abbandoni”.
Il Papa, però, aveva posto dei paletti al contrasto degli abbandoni. Se la domanda è rivolta prioritariamente al Cielo – “Ma Signore, cosa succede?” – le risposte non possono essere troppo artificiose: “Alcune congregazioni fanno l’esperimento della ‘inseminazione artificiale’, accolgono, ‘ma sì, vieni vieni’ e poi i problemi che ci sono lì dentro… no. Si deve accogliere con serietà! Si deve discernere bene se questa è una vera vocazione e aiutarla a crescere”. E questo anche per evitare il proliferare della cosiddetta “tratta delle novizie” dai paesi poveri a quelli occidentali, prassi denunciata da Francesco pochi mesi dopo l’elezione: “Bisogna tenere gli occhi aperti su queste situazioni”.
in “Il foglio” del 29 settembre 2016