L’epidemia di Coronavirus ha portato cambiamenti epocali anche nel rapporto tra cittadini e Istituzioni. I rappresentanti del popolo hanno progressivamente lasciato spazio e decisioni a task force di esperti che hanno così assunto un ruolo preponderante. Il lockdown prosegue e il governo del Paese è ormai affidato a provvedimenti amministrativi come i noti Dpcm, il cui uso viene criticato anche da insigni giuristi e costituzionalisti come Sabino Cassese e Marta Cartabia. In questo scenario i cittadini devono essere protagonisti con una rinnovata etica civica. 
 
L’Italia sta per tagliare il triste traguardo dei due mesi di chiusura totale a causa del Covid19. Da settimane siamo confinati in casa per paura di un morbo in nome del quale abbiamo accettato di sacrificare le nostre libertà. Ed è per questo che non possiamo definire il cupo contesto in cui ci troviamo come una guerra, il mantra che sentiamo ripetere ogni giorno. In guerra infatti, generalmente gli uomini scelgono di mettere a rischio la propria vita per avere, o riavere, la libertà. Nel nostro caso, invece, sta accedendo l’opposto.
Nessuno ha in animo di sottovalutare l’importanza della salute. D’altra parte neppure i Padri Costituenti lo hanno fatto, tutelandola con l’articolo 32 della Carta. Ma è altrettanto vero che a precedere tale passaggio vi sono altri 31 articoli, che evidentemente rappresentano istanze giudicate prioritarie, da preservare dando loro una precedenza che non è meramente numerica. Già agli albori della Repubblica fu chiaro come vi fossero principi e diritti che vengono prima della conservazione fisica dell’esistenza. Aspetti che incidono profondamente sulla qualità della vita, rendendola meritevole d’essere vissuta. Colmandola di senso.
E così lo sguardo all’oggi, all’Italia sofferente del coronavirus, non può non soffermarsi sul ruolo, o non ruolo, della politica. È chiaro come quest’arte abbia abdicato dinanzi all’avanzare del morbo, lasciando sempre più, per timore e inadeguatezza, la guida del Paese ad altre componenti. Ed acuendo così la cesura tra popolo e rappresentanti democraticamente eletti. Il Parlamento si riunisce di rado e a ranghi ridotti per via del distanziamento. I leader di partito lasciano il campo ai virologi, ormai star tv spesso litigiose e incerte. Gli italiani vengono governati sostanzialmente dal solo Premier Giuseppe Conte attraverso i noti DPCM, i decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri. Atti amministrativi non aventi forza di legge ma che, in effetti, sembrano averne eccome. Il cui utilizzo inoltre ha attirato le critiche di giuristi e costituzionalisti come Sabino Cassese, giudice emerito della Corte Costituzionale, e Marta Cartabia, presidente della Corte stessa. Atti comunicati dal Capo del Governo, ma prodotti grazie all’operato decisivo e decidente delle molteplici task force di esperti e scienziati che tutto ormai sovrintendono.
Vale la pena quindi riflettere sugli accadimenti di questi giorni e sulle ripercussioni da essi determinate. L’impegno civile di ogni singolo cittadino potrà giocare un ruolo importante. Non solo nell’immediato, iniziando a comprendere timori ed esigenze del vicino di casa, che non è, né un nemico, né necessariamente un untore solo perché vuole uscire a respirare o a godere di un raggio di sole. Ma anche successivamente, quando il Covid avrà esaurito la propria forza distruttiva e bisognerà fronteggiare il dramma economico. Ed è lì che l’impegno solidale di tutti dovrà fornire massima prova di sé anche per supplire alle mancanze dello Stato. Per il commercio di prossimità, i piccoli e piccolissimi imprenditori e gli artigiani che non stanno ricevendo aiuti economici adeguati saranno tempi durissimi. Chi riuscirà a riaprire avrà di fronte difficoltà gigantesche. Una nuova etica dei consumi, figlia della coscienza civile, dovrà essere la risposta per far vivere i tessuti produttivi e sociali delle nostre comunità. Solidarietà contro crisi e solitudine, iniziando già dal proprio pianerottolo.
Cittadini, quindi, non sudditi, per riempire i vuoti della politica quando, si spera, i medici avranno lasciato i talk show e saranno tornati negli ospedali. Riscoprendo noi stessi e l’importanza di quella libertà ora marginalizzata.
Torna alla mente ora un video circolato in rete giorni fa. Le parole di un anziano signore fermato da una pattuglia mentre passeggiava vicino al mare nei pressi della Capitale. Le Forze dell’Ordine chiedono all’anziano cosa faccia lì e gli suggeriscono, un po’ paternalisticamente, di stare a casa per il suo bene. L’anziano, sereno e rispettoso, risponde con genuino accento romanesco: “Ma io c’ho 86 anni, ho avuto una vita meravigliosa e de morì nun me frega ‘n c….” . La lezione che se ne trae, semplice e profonda come ogni verità, è che senza la libertà non esiste nulla, neppure la salute. Senza la possibilità di godere di un tramonto sul mare, il desiderio nel cuore di quell’anziano, oppure di manifestare, riunirsi o semplicemente lavorare, come vorrebbero invece milioni di italiani confinati a casa, non c’è esistenza. La libertà è vita, a al di fuori della vita c’è solo la morte. Anche se si è sani.
Marco Bombagi