Un corpo a corpo con l’immagine di Dio. Erri De Luca torna a sfidare il romanzo: pagine di passione, ossessione, mistero. “È la misericordia in dote a ogni morte, che scioglie la disperazione dentro l’immensità di tutte le estinzioni” “Mentre colpisco ho l’impressione di togliere la materia da un involucro di pietra intorno alla mia carne. Scalpello per rimuovere un imballaggio. Sotto la crosta di marmo c’è la mia forma”. Lui abita in una “terra di transiti”, sotto le montagne vicine al confine. Aiuta gli stranieri a passare oltre, di contrabbando, chiedendo per la tratta lo stesso denaro che prendono altri – il fabbro, il fornaio – ma restituendolo alla meta, perché a lui “piace essere utile all’età che da queste parti va a finire al macero, al delirio alcolico, all’ospizio”. Ma la cosa attira l’attenzione, arriva ai giornali, lo chiamano “il santo dei monti, il contrabbandiere gentiluomo”. Al fabbro e al fornaio, amici d’infanzia a cui una volta ha salvato anche la vita, la cosa non piace e lui si vede costretto ad allontanarsi dal paese per un po’, a svernare in una città sul mare. Lui sa lavorare con le mani, plasma il marmo, e grazie alla fiducia di un parroco sudamericano trova un impiego per guadagnarsi da vivere lontano da casa: riparare un grande crocifisso marmoreo, opera di un artista del secolo scorso. La nudità del Cristo, la sua “natura esposta”, è stata coperta in passato da un panno che ora la chiesa vuole rimuovere per restituire alla statua il suo primo messaggio, ma lui scopre che sotto a quel panno c’è – ultimo spasimo di una vita che si spegne – un principio di erezione. È soltanto la prima delle scoperte che, nel corpo a corpo con la statua, si rivelano alle sue mani che scalpellano, che indagano, che cercano il significato di qualcosa che lo riguarda da molto vicino…
 
Descrizione
Autore: Erri De luca
Titolo: La natura esposta
Collana: I narratori
Formato: Brossura
Pubblicato: 01/09/2016
Pagine:  123
Prezzo: 13,00 euro
Isbn o codice id: 9788807031991
 
Il nuovo Adamo di Erri De Luca
di Alessandro Zaccuri
L’hanno messo in conto l’autore e l’editore, c’è da pensare. Lo mette in conto, più modestamente, perfino il recensore. Ma lo scandalo, nella sua inevitabilità, può anche essere l’occasione per riprendere consapevolezza di una parte della tradizione artistica nella quale per secoli si è rispecchiata l’avventura del pensiero teologico.
L’autore, per cominciare. Erri De Luca è un nome molto conosciuto anche nel mondo cattolico. Dall’epoca di Una nuvola come tappeto (1991) non ha mai smesso di far confluire nella sua opera di narratore i risultati della sua attività di lettore e traduttore della Bibbia ebraica. Non si è mai proclamato credente, non ha mai smesso di lasciarsi interrogare dal mistero – e dalle contraddizioni – della fede, esattamente come accade al protagonista del suo nuovo romanzo, La Natura Esposta (Feltrinelli, pagine 124, euro 13,00: il volume, in libreria da domani, sarà presentato il 10 settembre alle 18 al Festivaletteratura di Mantova).
È un uomo senza nome, che come De Luca ama la montagna e che, vivendo nei pressi del confine di Stato, fa spesso da scorta ai migranti di passaggio. Uno spallone di esseri umani, insomma, che però ha anche doti di artista, sia pure dissimulate sotto un mestiere da artigiano. Nel corso dei suoi viaggi per la Penisola (nel racconto tutte le città, con la non casuale eccezione di Napoli, sono ugualmente senza nome) incappa in una statua di cui gli viene affidato il restauro. Ecco, lo scandalo sta qui, perché il panno che copre l’inguine del meraviglioso Crocifisso in marmo è in realtà un’aggiunta posteriore. Lo scultore – un giovane sopravvissuto alla Prima guerra mondiale e morto qualche anno dopo, in solitudine, durante un’escursione in montagna – aveva infatti raffigurato un Cristo completamente nudo, senza dissimularne in alcun modo la “natura”. Con questo termine, tra la fine del Medioevo e gran parte dell’età moderna, la lingua italiana ha indicato l’organo sessuale, quasi a significare che esattamente lì, nel luogo più intimo e nascosto del corpo, si annida il legame tra uomo e Creato. La sua creaturalità, per adoperare un termine che ci è divenuto familiare attraverso la mediazione di Mimesis, il formidabile studio che Erich Auerbach pubblicò settant’anni fa esatti, nel 1946.
Già che siamo in tema di bibliografie, il libro che più spontaneamente viene da accostare alla Natura Esposta è La sessualità di Cristo nell’arte rinascimentale e il suo oblio nell’età moderna di Leo Steinberg. Apparso nel 1983 e tradotto in Italia nel 1986, il saggio ripercorre con ricchezza di documentazione iconografica e concettuale le tappe di una vicenda della quale, di solito, si conosce soltanto l’atto finale, ossia la famigerata applicazione delle “braghe” agli affreschi di Michelangelo nel Giudizio Universale della Cappella Sistina. E michelangiolesco è, non per niente, uno dei modelli impliciti della scultura descritta da De Luca: il cosiddetto Cristo della Minerva, l’immagine del Risorto custodita presso la basilica romana di Santa Maria sopra Minerva. C’è un panneggio, anche qui, e anche questa è un’aggiunta posteriore. Quello che Michelangelo e tanti artisti prima di lui avevano chiaro, argomentava Steinberg, è che la radicalità dell’Incarnazione risulta esaltata, anziché sminuita, dal dettaglio della “natura”, il cui disvelamento è privo di qualsiasi malizia: la nudità del Crocifisso e del Risorto, così come quella del Bambino, è la condizione originaria di Adamo, alla quale l’umanità viene finalmente riconsegnata. All’Adàm biblico, del resto, perviene anche la ricerca dello scultore senza nome di De Luca, lungo un tragitto che lo porta a frequentare vescovi e sacerdoti cattolici, un rabbino e perfino un cavatore di marmo musulmano che nulla ha dimenticato della scuola coranica frequentata in patria. L’esito è inatteso e, a suo modo ancora, scandaloso: «La nudità agita le fibre più antiche della compassione – dice il protagonista della Natura Esposta –. Vestire i nudi è prescritto in una delle opere della Misericordia studiate a catechismo. Cos’è la misericordia che provo davanti a questa figura? È una spinta improvvisa dentro il sangue. Questa misericordia non proviene da nessuna richiesta.
Non è la carità di una elemosina calata su una mano aperta. La figura non mi sta chiedendo, non si sta muovendo verso di me. È il mio impulso che supera la distanza di spettatore e mi fa avvicinare». Se non fosse nudo, si potrebbe aggiungere, nessuno di noi avrebbe bisogno di essere rivestito.
in “Avvenire” del 31 agosto 2016