Secondo lo studio della Fondazione Agnelli: «gli insegnanti di scuola primaria risultano mediamente più virtuosi dei professori delle medie». Andrea Gavosto afferma: «Occorre uno sforzo energico per migliorare le capacità didattiche del maggior numero possibile di docenti»
«Investire in innovazione didattica e formazione degli insegnanti deve essere un obiettivo del piano italiano in vista di Next Generation EU». Ad affermarlo il direttore della Fondazione Agnelli Andrea Gavosto presentando i risultati della ricerca «Osservazioni in classe», sul lavoro e la modalità di didattica di un campione di insegnanti delle scuole primarie e secondarie di primo grado. «Secondo quanto emerge dalla ricerca, – spiega Gavosto – una percentuale fra il 25 e il 30% riesce a offrire in modo assai efficace alle proprie classi spiegazioni strutturate e strutturate proposte di attività, favorendo gli apprendimenti, l’elaborazione attiva e consapevole dei saperi, l’autonomia. Tuttavia, ciò ancora non basta, perché a dispetto di una retorica spesso di segno contrario, gli insegnanti non sono tutti uguali».
«Se vogliamo davvero un salto di qualità negli apprendimenti degli studenti del nostro Paese – in ogni grado scolastico – è necessario – prosegue Gavosto – uno sforzo energico per migliorare le capacità didattiche del maggior numero possibile di docenti, portando a livelli elevati sia quanti oggi non vanno oltre una decorosa sufficienza sia i futuri neoassunti». Il progetto ha portato a osservare direttamente nelle classi il lavoro didattico quotidiano di un campione di oltre 1600 insegnanti di italiano e matematica nelle scuole primarie e medie di 207 istituti comprensivi in tutto il Paese. E’ emerso che più del 23% degli insegnanti osservati possiede «ottime capacità di spiegare in modo strutturato, ossia di svolgere al meglio la tradizionale lezione trasmissiva dalla cattedra», che invece viene svolta «in modo inadeguato da circa il 17% dei docenti, con il restante 60% che si colloca a un livello medio». Quasi il 30% è, invece, «particolarmente efficace nell’integrare le spiegazioni con la proposta agli studenti di attività di apprendimento ben strutturate – individuali o di gruppo – con anche l’utilizzo articolato di materiali e strumenti didattici (device digitali, risorse laboratoriali)». Mentre rileva la ricerca, il 13% mostra su questo fronte «deficit preoccupanti».
Se gli insegnanti di matematica risultano mediamente più efficaci dei loro colleghi di italiano (33% vs 25%), lo studio realizzato dalla Fondazione Agnelli in collaborazione con Invalsi sottolinea come «gli insegnanti di scuola primaria risultano mediamente piu’ virtuosi dei professori delle medie». «I risultati più confortanti che vengono dagli insegnanti di scuola primaria possono avere diverse spiegazioni. Ma è ragionevole pensare – evidenzia Gavosto – che dipendano anche da un diverso percorso di formazione, che dà maggiore rilievo alle conoscenze e competenze didattiche. Come sappiamo, invece, in Italia ai professori delle scuole medie e anche a quelli delle superiori è stata sempre e soltanto richiesta una buona conoscenza della disciplina, mentre poca attenzione è stata data alla formazione didattica, oggi ridotta veramente ai minimi termini». «Un errore ripetuto, che anche nei mesi di lezione a distanza durante la pandemia ha avuto effetti negativi. Un’anomalia italiana – conclude – che colpevolmente continua a ostacolare i nostri studenti nello sforzo di colmare i divari di apprendimento che li separano da tanti loro coetanei in Europa e nel mondo».

Matteo Giusti, La Stampa, 2 febbraio 2021