Parlare di scuola significa parlare del futuro, non solo quello dei giovani, ma quello dell’intero  paese ed in un’ottica più allargata e globalizzata del futuro del mondo intero. Per questo capire ed analizzare le procedure della riapertura della scuola ci permetterà di sollevare alcuni interrogativi su come i nostri ragazzi affronteranno la prova della scuola del dopo Covid e su le problematiche e i rischi a cui andranno incontro.

Lo faremo grazie ai contributi della dott.ssa Scanu, psicologa e dell’ospadale pediatrico ‘Giannina Gaslini’ di Genova nella persona del dott. Lino Nobili.

 
La scuola riparte dopo la chiusura forzata
Oggi la scuola si trova a dover affrontare una sfida senza precedenti, siamo pronti a ripartire e ad iniziare un nuovo anno scolastico dopo la chiusura forzata dovuta alla pandemia di Coronavirus che ha colpito il mondo intero.
La prova che tutti abbiamo dovuto affrontare è stata impegnativa e non l’abbiamo ancora superata, per questo avere comportamenti corretti che ci permettano di limitare ulteriori contagi è un dovere civico di ogni essere umano.
Siamo passati dai primi mesi in cui la situazione è esplosa in tutta la sua drammaticità per l’enorme prezzo di vite umane pagate ad un progressivo miglioramento dovuto, in parte al lockdown e in parte alla conoscenza della malattia e delle sue possibili cure.
Oggi sappiamo quali sono i veicoli di diffusione del Coronavirus, le categorie che può colpire più gravemente e quelle che sono meno soggette ad avere danni seri.
I bambini e gli adolescenti, ad oggi, sono risultati essere i soggetti che hanno avuto un minor danno dalla diffusione del Covid. Come è stato dimostrato in studi provenienti da tutto il mondo, solo in rarissimi casi hanno avuto sintomi che hanno richiesto il ricovero in ospedale e per lo più la malattia ha avuto un decorso asintomatico o con sintomi lievi paragonabili ad un’influenza.
 
Il danno della perdita della socialità
Il danno maggiore che hanno ricevuto i nostri ragazzi è stato dato dall’interruzione della scuola e dalla perdita della socialità con i loro amici.
La dott.ssa Scanu, psicologa clinica e docente liceale, in un’audizione  alla Camera dei Deputati il 09/09/2020, ha svolto, su basi scientifiche,avvalendosi anche di uno studio fatto dall’ospedale ‘G. Gaslini’ di Genova,  un’analisi sulla situazione dei bambini ed adolescenti italiani a pochi giorni dall’apertura dell’anno scolastico. Si è rivolta,non senza preoccupazione, ai genitori e a tutti coloro che lavorano con compito istituzionale nella scuola.
La questione che ha posto riguarda i possibili effetti di lungo termine per la sottoposizione ad un clima di paura e di distanziamento sociale per questa generazione.
Nell’audizione, ha sottolineato come  il confinamento obbligatorio al quale è stata sottoposta  tutta la popolazione italiana ha inevitabilmente creato problemi psicologici a moltissime persone, aggravando le situazioni di disagio preesistente, (si pensi che circa 12 milioni di italiani fanno uso di psicofarmaci), e creando nuove problematiche come ansia, sintomi depressivi, perdita di motivazione, tristezza, rabbia e paura a chi non ne soffriva prima.
 
Un questionario verifica I danni
La dott.ssa Scanu si è soffermata sui danni psicologici derivanti dalla quarantena e dall’interruzione scolastica.
Questi danni sono risultati gravi, diffusi ed allarmanti come dimostra lo studio fatto dall’ospedale pediatrico ‘’G. Gaslini’ di Genova, curato dal neuropsichiatra infantile prof. Lino Nobili, sullo stato psicologico di bambini ed adolescenti a tre settimane dal lockdown.
Fin dall’inizio della quarantena, l’ospedale si è attivato a sostegno delle famiglie e dei bambini  con dei consultori in via telematica ed in più a fatto partire un questionario volto a valutare come le famiglie italiane vivevano questa situazione di reclusione.
Il questionario  ha avuto la possibilità di girare online in tutta Italia per quindici giorni. L’obiettivo era vedere cosa accadeva nelle famiglie dove c’erano dei bambini. Alla fine hanno risposto 6200 soggetti, tutti maggiorenni e le famiglie raggiunte sono state 3300.
Le famiglie
Il risultato ha visto emergere che le famiglie che hanno subito di più lo stress del lockdown erano quelle con bambini o con persone molto anziane nel loro nucleo familiare e che il 64% dei bambini sotto i sei anni aveva presentato dei disturbi del comportamento, con sintomi regressivi, disturbi del sonno e maggiore facilità alla irritabilità.
Gli adolescenti
Gli adolescenti invece hanno presentato nella percentuale di circa il 70% sintomi somatoformi, come ad esempio difficoltà respiratorie. Anche per loro vi sono stati evidenti disturbi del sonno, che li portavano ad addormentarsi molto tardi la notte ed alzarsi tardi al mattino con la conseguente difficoltà a seguire le lezioni a distanza proposte dagli insegnanti.
Inoltre dallo  studio emerge che le  famiglie che hanno avuto meno problematiche con i figli sono quelle che sono riuscite ad organizzare delle interazioni sociali anche in via telematica e quelle che hanno avuto la possibilità di praticare dello sport.
I bambini
Evidentemente i bambini e gli adolescenti, specie i più fragili a livello personale, socio-economico e familiare, hanno pagato un prezzo molto alto per aver rinunciato alla scuola e all’interazione con gli altri.
Costi e benefici
Quindi ci domandiamo se con l’apertura delle scuole sono stati valutati bene i costi e i benefici da mettere sul piatto della bilancia nel prendere tutta una serie di misure restrittive per prevenire nuovi contagi da Coronavirus.
Ci chiediamo se è stato valutato allo stesso modo il possibile danno psicologico rispetto a quello sanitario, dato che,in base a questo studio,  il rischio di prolungare in modo eccessivo una situazione di stress in bambini ed adolescenti potrebbe portare all’insorgere di patologie psichiche gravi a fronte di un rischio sanitario contenuto.
 
Le misure anticovid
Le misure anticovid prese, in base alle indicazioni del comitato tecnico scientifico,  saranno molto stringenti e limiteranno al minimo l’interazione e il contatto sociale tra i ragazzi.
Per portare alcuni esempi:
– ci sarà l’utilizzo delle mascherine in classe,
– sarà necessario stare fermi nei banchi ad 1 metro di distanza e a 2 metri dal docente senza la possibilità di muoversi,
– tutto il materiale didattico sarà ad uso personale ed è vietato lo scambio anche temporaneo,
– non si potrà cantare o alzare la voce,
– non si potrà usare un PC della scuola,
– non si potranno fare attività di laboratorio,
– non si potrà lavorare a coppia o a gruppi,
– la lezione potrà svolgersi solo frontalmente (la peggiore situazione per i ragazzi con i bisogni educativi speciali e gli iperattivi),
– non si potranno fare sport di squadra, di gruppo o di contatto.
Per i più piccoli:
– i giochi saranno personali,
– i maestri non potranno abbracciarli se piangono,
– né potranno soffiargli il naso.
Privare un bambino all’interno del contesto della scuola di tutto ciò che gli permette una crescita sana, felice e senza paure, è contrario ad ogni principio pedagogico. Non è possibile pensare ad una scuola dove non ci possano essere abbracci e carezze, dove non ci possa essere la possibilità di giocare con i propri amici, dove bisogna rinunciare al proprio compagno di banco e si è costretti a stare soli e a distanza dagli altri.
Questa evidentemente non è scuola, perché si chiede ai bambini di non essere bambini.
E’ davvero questo che vogliamo per i nostri figli?

Le misure di sicurezza sono indispensabili, ma vanno proporzionate al pericolo e alla situazione che ci si pone davanti.
L’obiettivo di proteggere i bambini è giusto, ma i mezzi che si utilizzano, a mio modesto avviso, sono discutibili. Per questo mantenere alta l’attenzione sui tipi di reazioni che avranno i nostri ragazzi in questa nuova situazione scolastica diventerà fondamentale per prevenire l’insorgere di possibili nuove problematiche.
Andrea Lazzereschi