“Il concilio panortodosso è un evento storico, nessuno stia fuori”
intervista a Chrysostomos Savatos
«Lo Spirito Santo illuminerà le menti dei primati, è un momento storico e nessuna Chiesa ortodossa può rimanere fuori da questo concilio panortodosso. Dobbiamo trasmettere l’immagine dell’unità….». intervista al metropèolita55 anni, metropolita di Messinia a Calamata, nel Peloponneso, è professore di dogmatica all’università di Atene, membro del consiglio del dialogo per l’unità dei cristiani e farà parte della rappresentanza della Chiesa greca al concilio panortodosso di Creta i cui lavori inizieranno il prossimo 19 giugno. Com’è noto molte nubi si sono addensate sull’evento nelle ultime settimane, l’ultima è la richiesta della Chiesa ortodossa bulgara di rinviare l’importante appuntamento a motivo di disaccordi sui testi preparatori.
Lunedì 6 giugno il Patriarcato ecumenico di Costantinopoli ha pubblicato un comunicato nel quale si ricorda a tutti i dissenzienti che le decisioni circa la data, le modalità e i testi da discutere durante il concilio panortodosso – il primo dopo secoli – sono state prese di comune intesa da tutti i primati delle Chiese. E dunque ogni disaccordo, ogni emendamento, ogni proposta potrà essere presentata durante la discussione sinodale.
 

L’intervista
Metropolita Chrysostomos, che cosa accadrà? Alla fine le Chiese ortodosse prenderanno tutte parte al concilio?

«Aspettiamo l’opera dello Spirito Santo, viviamo un momento di difficoltà, ma c’è la possibilità di arrivare tutti a un accordo. Tutto era stato già deciso durante la riunione dei primati lo scorso gennaio, tutti hanno votato perché il concilio panortodosso si svolgesse a Creta a partire dal 19 giugno. Sono convinto che lo Spirito Santo illuminerà le menti dei primati. Non comprendo perché sia avvenuto questo cambiamento. È un momento storico e nessuna Chiesa ortodossa può rimanere fuori da questo concilio panortodosso. Dobbiamo trasmettere l’immagine dell’unità…».
Nelle scorse settimane alcuni vescovi della Chiesa ortodossa di Grecia hanno proposto emendamenti per togliere dai testi l’appellativo di Chiesa riferito ai cattolici. Che cosa significa?
«Alcuni vescovi hanno proposto questi cambiamenti nel testo dedicato alle relazioni tra l’ortodossia e il resto del mondo cristiano. L’emendamento è stato accettato e sarà messo in discussione».
Ma fino ad oggi i cattolici sono stati considerati una vera Chiesa dagli ortodossi?
«Certo che sì, la Chiesa cattolica è sempre stata considerata Chiesa. Quella di cui lei parla è la proposta di alcuni conservatori che non vogliono mettere sullo stesso piano le Chiese. Ma penso che sia difficile che passi. Ci sono tanti altri che non accettano quell’emendamento».
Quali saranno i punti nodali del concilio panortodosso?
«Innanzitutto l’immagine di unità di tutte le Chiese ortodosse, con i primati che celebrano insieme la divina liturgia. In secondo luogo, un messaggio per il mondo contemporaneo e per i popoli, riguardante alcuni problemi sociali ed etici: la difesa della vita e della famiglia, il male che il divorzio fa alla famiglia, la pace e le tante guerre che si combattono, la difesa del creato e i problemi dell’ambiente. Un altro punto importante sarà la possibilità per le Chiese ortodosse di risolvere insieme alcuni problemi che esistono tra alcune di loro».
Ha citato il divorzio. Le Chiese ortodosse ammettono la benedizione di seconde nozze. Come si concilia?
«La teologia dell’economia, che prevede questo, non sarà messa in discussione, essendo già stata stabilita da un concilio ecumenico. Ma ciò non ci impedisce di riflettere sul fatto che il divorzio faccia male alla famiglia».
Sul dialogo con gli altri cristiani, sul cammino ecumenico verso l’unità, nelle Chiese ortodosse si registrano posizioni molto diverse…
«Discuteremo contenuti e limiti di questo dialogo. È vero che esistono opposizioni a questo cammino in alcune Chiese ortodosse. Questa è una caratteristica delle nostre Chiese, c’è la libertà di dire ognuno ciò che pensa. Ma questo non significa che chi la pensa in un certo modo avrà l’ultima parola».

a cura di Andrea Tornielli, in “La Stampa-Vatican Insider” del 7 giugno 2016
 
 
Concilio ortodosso, ultimi travagli prima dell’inizio
di Gianni Valente
Il Santo e Grande Concilio della Chiesa ortodossa non può naufragare nel momento in cui sta prendendo il largo. Esso va celebrato secondo le modalità predisposte nella fase preparatoria, con decisione presa all’unanimità da tutti i capi delle Chiese ortodosse o dai loro rappresentanti delegati, e «nessuna cornice istituzionale consente di riconsiderare il processo sinodale» già avviato, invocando sospensioni o rinvii. È un intervento dai toni perentori, quello realizzato ieri dal Santo Sinodo del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli per provare a disperdere le nubi che si addensano intorno alla grande assise dell’Ortodossia a pochi giorni dal suo inizio, annunciato per il prossimo 19 giugno nell’isola di Creta, solennità di Pentecoste per le Chiese che seguono il calendario giuliano.
Nelle scorse settimane, a chiedere un rinvio del grande appuntamento ecclesiale – e a minacciare forfait nel caso la richiesta non fosse stata accolta – era stata la Chiesa ortodossa di Bulgaria, e sulla stessa linea d’onda era apparsa sintonizzata la Chiesa ortodossa della Giorgia. Un pressing motivato con la richiesta di emendare i testi di lavoro di alcuni dei documenti che il Concilio dovrebbe promulgare. A sollevare le riserve e i distinguo più tenaci sono il documento sul sacramento del matrimonio, quello sulle relazioni con le altre confessioni cristiane e quello sui rapporti con il mondo contemporaneo. Davanti a questi e ad altri segnali di tensione, il Patriarcato di Mosca ha provato a ricavarsi un ruolo di mediazione, proponendo di organizzare un incontro preliminare alla celebrazione del Concilio per appianare le difficoltà ed evitare fratture. Nel suo pronunciamento di ieri, il Sinodo del Patriarcato ecumenico ha fatto sapere di considerare impraticabile tale ipotesi: è già stato messo in conto – si sottolinea nel comunicato sinodale – che i Primati delle Chiese ortodosse potranno emendare, correggere e integrare i testi dei documenti sinodali – approvati con consenso unanime nel corso degli incontri pre-conciliari – nel corso dei lavori della stessa assise conciliare, sotto l’ispirazione dello Spirito Santo, secondo quanto stabilito dalle procedure sinodali approvate nella fase preparatoria.
Quello del Sinodo del Patriarcato ecumenico non è ovviamente un pronunciamento canonicamente vincolante per le altre Chiese ortodosse. Ma si pone comunque come un forte richiamo rivolto a tutti i capi delle Chiese ortodosse per una condivisa assunzione di responsabilità. La Sede costantinopolitana continua a considerare fondamentale che il Concilio panortodosso atteso da secoli si realizzi, come gesto eloquente dell’unità ortodossa da confessare davanti al mondo e ai suoi problemi. Anche la possibilità riaffermata di emendare e modificare durante i lavori conciliari i testi già predisposti nella fase preparatoria prefigura un Concilio da vivere non come rito ecclesiastico pre-confezionato a uso dei media, ma come momento reale di confronto sinodale tra posizioni differenziate, da comporre nel reciproco ascolto e nella discussione franca, anche passando per possibili discussioni animate. Così anche il Concilio panortodosso potrebbe attestare che l’unità in Cristo non si produce meccanicamente con unanimismi imposti da apparati, ma fiorisce come dono dello Spirito Santo, anche accettando di passare per aggiustamenti «di compromesso» su testi e pronunciamenti conciliari, per venire incontro a settori e realtà ecclesiali più condizionati da rigorismi e paure riguardo alla condizione delle Chiese e alla loro missione nel tempo presente.

 
in “La Stampa-Vatican Insider” del 7 giugno 2016