Sollecitata dal pressing sui social, la Diocesi di Padova pubblica una nota per “dipanare le incertezze” a proposito della presunta introduzione dell’ideologia gender nelle scuole. Un allarme “inutile, se non nocivo”, tanto che chi vuole organizzare dibattiti dovrà coordinarsi con gli uffici diocesani. E invita tutti a studiare di più
-
Per affrontare correttamente queste tematiche, superando posizioni preconcette e barricate ideologiche, è indispensabile anzitutto un’educazione delle coscienze e un’apertura dell’intelligenza alla comprensione della realtà, attraverso una corretta informazione e formazione culturale. La questione del gender non può essere ridotta all’ideologia gender: la prima porta in sé alcune istanze che meritano di essere seriamente considerate. Non è dunque corretto esprimersi su di essa senza prima averla conosciuta nella sua totalità, così da poter discernere quanto risponde alla visione antropologica cristiana e quanto invece ad essa si oppone. E propone una serie di documenti, studi e incontri per approfondire, tra cui un articolo di Chiara Giaccardi, “Non solo ideologia: riappropriamoci del genere”, pubblicato su Avvenire, un seminario il 4-5 settembre dal titolo “In carne ed ossa. Tra corpo e spirito teso ad approfondire i fondamenti biblici, filosofici e antropologici della corporeità” e il 12 ottobre una giornata di studio guidata dal teologo morale prof. don Giampaolo Dianin “La questione del Gender ci interpella”.
-
Si dice che la legge sulla “buona scuola” introdurrebbe surrettiziamente nel sistema scolastico italiano i principi fondativi della “teoria del gender”, rendendo obbligatorie, peraltro anche nelle scuole paritarie, l’adozione di testi e la diffusione di metodi educativi ad essa ispirati (cfr. comma 16 dell’art. 1 della legge 107/2015 sulla “buona scuola”). L’articolo dice che il POF «assicura l’attuazione dei principi di pari opportunità promuovendo nelle scuole di ogni ordine e grado l’educazione alla parità tra i sessi, la prevenzione della violenza di genere e di tutte le discriminazioni» e il ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, rispondendo, durante il question time del 29 luglio alla Camera, ad una interrogazione su presunte iniziative di divulgazione di ideologie gender in ambito scolastico, ha ribadito chiaramente che «la “teoria del gender” non coincide con la cultura inclusiva e solidale che viene espressa nelle linee del governo, ispirate ai trattati internazionali e al modello educativo che nella cornice europea è sostenuto in tutti gli Stati membri». La Diocesi dice che: «riteniamo che le delucidazioni apportate dalle competenti autorità ministeriali meritino la massima attenzione di tutti e vadano nella corretta direzione di favorire un sempre più consapevole e responsabile coinvolgimento delle famiglie nella scelta dell’indirizzo educativo per i loro figli».
-
Stanno crescendo sul web gli inviti a sottoscrivere la richiesta di indizione di un referendum abrogativo della legge “La Buona Scuola”, che introdurrebbe l’insegnamento della teoria del gender nel sistema scolastico”. Anche qui la Diocesi dice che «senza entrare nel merito della proposta politica, per dovere di chiarezza e di correttezza, va precisato che la proposta di referendum in questione, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 165, con l’attribuzione del numero 15A0565, attiene all’abrogazione in toto della legge 107 del 13 luglio 2015, c.d. sulla “buona scuola” che, come ribadito nel punto precedente, non ha alcuna connessione con la “teoria gender”». Hanno già detto che è una difesa da parte della Diocesi di Renzi e della sua “Buona Scuola”. Sarà. Intanto è un intervento chiaro, che qualche Diocesi in più potrebbe fare, «per dipanare almeno alcune delle incertezze che sono andate affastellandosi in quest’ultimo periodo intorno a questa delicata questione».