Io, Famiglia
Si può riflettere sulla famiglia in chiave antropologica o sociologica o pedagogica o teologica e altro ancora. Su di essa si possono esprimere opinioni diverse, concordanti, discordanti, opposte. Il fatto certo è comunque che io sono famiglia. Io madre/padre, famiglia; Io figlio/figlia, famiglia; Io sorella/fratello, famiglia. Dunque chiunque io sia, ovunque mi trovi, sono dentro, all’interno, sono famiglia.
 
La famiglia, precise coordinate ne regolano la vita: generazione e relazione.
 
Generazione  (Il dono)
In premessa è opportuno precisare che la tipologia di nucleo familiare individuata, pare essere la più completa. Nessun retro pensiero discriminatorio influenza la scelta, anzi è piena la convinzione che ogni altra possibile configurazione familiare, purché fondata su criteri di libertà e verità e animata da sentimenti puri, abbia pari dignità. Ovviamente, il modello presentato non indica perfezione, ma richiama semplicemente una condizione – purtroppo rarissima – di maturità e consapevolezza.
Due persone (persona, ente complesso costituito di spirito e materia), un uomo e una donna, s’incontrano nel loro cammino verso i rispettivi obbiettivi. Si riconoscono, si amano. L’uno e l’altra, reciprocamente, si fanno dono e accoglienza, riparo sicuro e sostegno sempre e comunque. Poi un giorno, con amorevole amplesso, danno compimento al desiderio di generare. Al concepimento segue un tempo nel quale, ciascuno nella sua propria funzione, accompagna la gestazione e si prepara ad accogliere una creatura che viene alla luce. Quindi il travaglio, il parto ed ecco la nuova vita. Il suo “destino”: lasciare un segno indelebile nella storia. Da qui l’incombenza di essere genitori esemplari e consapevoli.
I tuoi figli non sono figli tuoi.
Sono i figli e le figlie della vita stessa.
Tu li metti al mondo ma non li crei.                                                                

[…] 
Tu sei l’arco che lancia i figli verso il domani.”
(Kahlil Gibran)
L’impegno è gravoso eppure soave. Si scopre una nuova dimensione dell’amore (forse dominante), l’amore materno/paterno. Poi lo svezzamento, la fanciullezza, l’adolescenza, la giovinezza, l’età adulta. La creatura cresce, la famiglia tutta cresce. Ed è bene ricordare che l’elemento caratterizzante questa fase, richiamando l’immagine dell’arco che lancia i figli, è l’educare. “Educare: e – ducere, condurre fuori; aiutare con opportuna disciplina a mettere in atto, a svolgere le buone inclinazioni dell’animo e le potenze della mente, e a combattere le inclinazioni non buone.” (cfr. Dizionario Etimologico Online).
 
Relazione (Il servizio)
Ogni singolo passaggio della sequenza illustrata, genera una serie di problematiche e sentimenti delineanti, in modo progressivamente sempre più chiaro, ruoli e funzioni che vanno poi a definire la relazionalità tra gli attori (consanguinei conviventi, almeno fino ad un certo punto).  Dunque parliamo di madre, maternità; padre, paternità; figlio/figlia, filialità (termine inconsueto ma corretto); fratello/sorella, fraternità.
Quanto illustrato richiama immediatamente il fatto che ciascun attore, nell’interpretare il proprio ruolo, agisca prevalentemente, in modo implicito e naturale, per il bene altrui (sarebbe interessante approfondire i singoli ruoli e poi ingegnarsi ad ipotizzare gli eventuali conseguenti sviluppi dei vari intrecci relazionali). Senza farla troppo lunga. Questo agire, sistematico e convinto, definisce il fondamento della relazione, cioè il servizio (ministero). Se poi ci si concentra sull’evento della nascita, rileviamo che la creatura più indifesa, la più debole e inerme, quella persona neonata, incapace di corrispondere in modo consapevole ad alcun gesto o atto di amore, proprio lei, assume il “comando”. Non lo sa ma impartisce “ordini” e le si “obbedisce”. Ecco allora definirsi la prima e più caratterizzante proprietà del servizio: la gratuità. A ribadire il concetto una nota parabola moderna, di grande semplicità ed efficacia.
Il Conto
“Una sera, mentre la mamma preparava la cena, il figlio undicenne si presentò in cucina con un foglietto in mano. Con aria stranamente ufficiale il bambino porse il pezzo di carta alla mamma, che si asciugò le mani col grembiule e lesse quanto vi era scritto: Per aver strappato le erbacce dal vialetto: Euro 3. Per aver ordinato la mia cameretta: Euro 5. Per essere andato a comperare il latte: Euro 0,50. Per aver badato alla sorellina (3 pomeriggi): Euro 9. Per aver preso due volte “ottimo” a scuola: Euro 5. Per aver portato fuori l’immondizia tutte le sere: Euro 4. Totale: Euro 26,50. La mamma fissò il figlio negli occhi, teneramente. La sua mente si affollò di ricordi. Prese una biro e, sul retro del foglietto, scrisse: Per averti portato nel grembo 9 mesi: Euro 0. Per tutte le notti passate a vegliarti quando eri ammalato: Euro 0. Per tutte le volte che ti ho cullato quando eri triste: Euro 0. Per tutte le volte che ho asciugato le tue lacrime: Euro 0. Per tutto quello che ti ho insegnato, giorno dopo giorno: Euro 0. Per tutte le colazioni, i pranzi, le merende, le cene e i panini che ti ho preparato: Euro 0. Per la vita che ti do ogni giorno: Euro 0. Totale: Euro 0. Quando ebbe terminato, sorridendo la mamma diede il foglietto al figlio. Quando il bambino ebbe finito di leggere ciò che la mamma aveva scritto, due lacrimoni fecero capolino nei suoi occhi. Girò il foglio e sul suo conto scrisse: “Pagato”. Poi saltò al collo della madre e la sommerse di baci.”                                       […] L’amore è gratuito. O non è amore (Bruno Ferrero).
 
Audace testimonianza  (Un dovere)
La famiglia: grande tesoro da salvaguardare ad ogni costo, paradigma di ogni forma di comunità umana.
La famiglia dunque, fondata sul servizio e la cui legge suprema è l’Amore, procrea, cresce, educa, custodisce, cura, protegge, promuove la felicità. Questo il postulato da cui ricavare norme, regole, costituzioni, leggi, progetti e programmi, e tutto ciò che a questo si oppone o questo ostacola, alimenta disordine e genera menzogna (si ricordi che la grande famiglia umana è costituita proprio da un insieme di “micro” e “macro” famiglie).
Contestualizzando ed attualizzando, dolorosamente, si deve confermare la drammatica realtà di una società liquida (se ne parla molto), assente, profondamente immatura, incapace di comprendere i valori in gioco. Lo stato presente deve essere migliorato, e la questione riguarda direttamente ciascuno di noi e non possiamo derogare né delegare. Infatti quando si approfondiscono argomenti sensibili, cruciali, non si può non farlo se non in una prospettiva di perfezionamento, con spirito “da combattente” e con la ferma volontà di “partecipare”. E quanto fin qui riproposto (niente di nuovo) potrebbe favorire interessanti analisi “preparatorie”.
Si capisca bene l’importanza di un contributo – seppur minimo – che aiuti ad illuminare quelle coscienze avvolte da oscurità, talora profondissima, incapaci di orientarsi in realtà certamente molto articolate ma assolutamente vitali come appunto la famiglia. Questo va fatto. Adesso. C’è bisogno di audaci testimoni.
Paolo Di Rocco