Le ricerche psicologiche attuali, sia di matrice cognitivista che psicodinamica, confermano, non solo che l’identità della persona è profondamente relazionale, ma che l’individuo ha la capacità di provare sentimenti empatici e di comportarsi in modo altruistico fin dalla prima infanzia. Questa predisposizione innata cresce e si evolve nel rapporto con un ambiente sensibile ai suoi bisogni, capace di offrire contenimento, anche attraverso le regole, e di testimoniare i valori dell’altruismo e della cooperazione.

  • Esiste una predisposizione all’empatia e al comportamento altruistico che conferma la natura relazionale della persona umana. Lo sviluppo di tale predisposizione non è automatico, ma richiede particolari condizioni.
  • Le prime esperienze relazionali sono determinanti per la maturazione di comportamenti empatici e altruistici.
  • La formazione della coscienza è un processo di apprendimento articolato e complesso che integra emozioni, convinzioni, comportamenti.

Dal punto di vista cognitivo, lo sviluppo del giudizio morale segue stadi prestabiliti e correlati all’età. Il passaggio da uno stadio all’altro è condizionato dall’ambiente.

  • Importante elemento dell’educazione etica è l’apprendimento secondo modelli.
  • Parte integrante nella maturazione della coscienza etica è una gestione dell’errore improntata alla fiducia, aperta alla speranza, finalizzata allo sviluppo di un sentimento di responsabilità nei riguardi di se stesso, degli altri, delle cose.
  • Lo sviluppo del sentimento prosociale costituisce il preambolo antropologico dell’atteggiamento etico cristiano che si fonda nella relazione con Dio ed è insegnato e testimoniato da Gesù Cristo e dalla sua Chiesa.

 
Le basi dell’agire empatico 
 
1. «Io sento ciò che tu senti»
Possiamo definire l’empatia come la capacità innata di intercettare gli stati d’animo dell’altro. Così un neonato piange se vede un altro bambino piangere o ride se lo vede ridere. 
Collegata all’empatia è la predisposizione al comportamento altruistico.
Negli anni ’80-’90, un’equipe di ricercatori italiani (Rizzolatti, Gallesi e altri) ha individuato le basi neurologiche dell’empatia nella presenza di “neuroni specchio”. Essi si attivano sia quando il soggetto compie un’azione sia quando la vede compiere da un altro: l’azione osservata viene in qualche modo riconosciuta come propria.
I neuroni specchio (mirror neurons) permettono di comprendere le azioni osservate e anche di imitarle. Esiste, dunque, un legame empatico tra noi e gli altri, un sistema di scambi anche a livello neurologico che potrebbe essere alla base del comportamento altruistico e quindi costituire il presupposto biologico del comportamento etico.
 
2. «Ma tu sei diverso da me»
Rispecchiare le emozioni dell’altro e sentirsi rispecchiato deve condurre alla scoperta ‒ fondamentale per l’agire sociale ‒ della propria individualità e di quella dell’altra persona.
Nel campo della psicologia dello sviluppo si parla ormai da trent’anni delle teorie della mente cioè della capacità del bambino di attribuire stati mentali a sé e agli altri. Normalmente all’età di tre-quattro anni, il bambino comincia a intuire che l’altro ha una mente propria con pensieri e desideri personali che possono essere diversi dai suoi. Questa abilità gli permette di dare significato al comportamento dell’altro e in qualche modo di prevederlo. Riconoscere l’altro come portatore di un suo pensiero, di desideri ed emozioni è condizione indispensabile per entrare in rapporto con lui, distinguendosi da lui: quindi, da una parte, il cervello risponde come un diapason all’altro, che viene, però, avvertito sempre di più come un’individualità. Entrare in un rapporto empatico senza confondersi è il presupposto dell’interazione sociale.
Tutto ciò ci fa comprendere che il comportamento etico, che sembra dipendere solo dalla conoscenza dei valori e dalla volontà di realizzarli, ha precise basi neurofisiologiche e psicologiche e dipende dalla maturazione delle varie componenti della persona, maturazione che avviene secondo tappe e ritmi ben precisi ed è promossa e stimolata dall’azione educativa.
 
Condizioni per lo sviluppo dell’empatia
Proviamo ad avanzare di qualche passo nella comprensione dei fattori che condizionano lo sviluppo delle tendenze empatiche e altruistiche del bambino.
Scopriremo che:

  • esiste una correlazione tra lo sviluppo dell’empatia e l’attaccamento sicuro.
  • Lo sviluppo della capacità empatica nel bambino dipende dalla capacità dell’adulto di sintonizzarsi con i suoi bisogni e i suoi stati d’animo e di rispondervi in modo adeguato.
  • Bambini che non sono stati sufficientemente “rispecchiati”, fanno fatica a interpretare gli stati d’animo dell’altro e a condividerli.
  • Bambini che non trovano un comportamento responsivo nell’adulto hanno difficoltà a esprimere le loro tendenze altruistiche o in alcuni casi svilupperanno un altruismo adattivo che non tiene conto dei loro bisogni e desideri.
  • Vedere che gli adulti di riferimento hanno atteggiamenti empatici stimola e rinforza lo sviluppo empatico del bambino. 
L’empatia si sviluppa anche attraverso l’imitazione 
L’imitazione costituisce un potentissimo mezzo per apprendere; permette inoltre la costruzione di un ponte sociale tra il bambino e l’altro.

 
BIBLIOGRAFIA
Music G., La vita buona, ed Borla, Roma 2014
Rizzolatti G.- Sinigaglia C., So quel che fai. Il cervello che agisce e i neuroni specchio, Raffaello Cortina, Milano, 2006
+