Nella sfida del cambiamento e della “ripartenza”, l’utopia necessaria dell’educazione con l’urgenza di percorre nuove strade la rendono  intrinsecamente generativa di nuova cittadinanza e sinonimo di educazione civica, a cui il Servizio Civile e/o Obbligatorio generalizzato può offrire un apporto te fecondo. Capitale di esperienza solidaristica tra pubblico e società civile valorizzata durante la crisi  pandemica e la proposta di un modello innovativo di pedagogia civile, rinforzato dall’ispirazione alla ricerca ermeneutica-esistenziale, per un futuro già iniziato che va percorso fino in fondo.
 
Per fare crescere un bambino ci vuole un intero villaggio (Proverbio africano)
Cambiamento e cammino educativo
 
Educare ancora”,  leit motiv su cui invitava a riflettere e lavorare il Card. C. M. Martini[1], ritorna particolarmente attuale come interrogativo (?) e imperativo (!). Perché il “cambiamento d’epoca”, da fatto temuto divenga valore aggiunto ed orizzonte ermeneutico, si chiede  un radicale impegno di conversione antropologica-culturale e dei paradigmi basilari (paideia, visione) dell’educazione in generale e in particolare della finalità della scuola (non solo di struttura e organizzazione ma di scopi e competenze fondamentali[2]). Nelle legittimazioni contingenti del Servizio Civile (SC) Universale e Obbligatorio si pone la  tragica  lezione della pandemia, con i risvolti della crisi etico-culturale educativa al senso avanzato della nuova cittadinanza, che ha imposto in forte evidenza: 1) l’attenzione ad una “società da curare”, che si scopre vulnerabile carica di fragilità, e l’urgenza  di valorizzare e promuovere “attitudine e competenza a costruire legami sociali e a prendersi cura delle persone”; “competenze non improvvisabili al servizio del bene pubblico”, per passare dal “distanziamento” alla “coesione” sociale; 2) la “ripartenza” di tutte le società , impone un cambiamento di rotta nel sistema educativo e negli stili  di cittadinanza, in una visione diversa della interdipendenza mondiale, che passa per la formazione di una “cittadinanza”  globale e “terrestre”, rafforzate da nuovo ethos e senso civico  universale [3]. Dalla riproposizione della centralità della competenza scientifico culturale-educazione e al suo interno della “cittadinanza” (attiva e solidale) si tratta di affrontare il valore e problema della “educazione alla cittadinanza” (formazione della coscienza e all’impegno civico) per la promozione integrale della persona, la ricostruzione della speranza e di un ethos civile-costituzionale come responsabilità comunitaria[4].
 
Dai gridi di allarme un’occasione per ripensare  educazione-scuola-cittadinanza
La categoria  “educazione” e” cittadinanza”  modulata con diverse connotazioni, “legale”, “sociale”, “culturale”, “morale”, da caso serio della società occidentale e della democrazia si sta affermando come una “priorità” in Europa ed ancor più in Italia.  Illuminante e congruente si presenta il rinnovato interesse riguardo all’Educazione Civica [5]  riconducibile ad alcune tendenze:
– l’educazione alla convivenza civile e le competenze sociali e civiche possono essere intese nell’ottica ologrammatica e reticolare dell’educazione lungo tutto l’arco della vita a servizio dello «imparare a vivere
insieme, imparare a vivere con gli altri», come uno dei «maggiori problemi dell’educazione», riguardante l’essere integrale della persona più che l’avere competenze strumentali;
– tradizionalmente specificata e aggettivata, con certa enfasi, in cittadinanza «attiva», «democratica »,  «responsabile», investe oggi, oltre ai curricoli del sistema formale d’istruzione e formazione (sotto varie denominazioni di educazione civica, educazione alla cittadinanza o alla convivenza civile, educazione sociale, studi-scienze sociali, educazione ai diritti umani o alla pace, educazione alla legalità, educazione alla interculturalità, cittadinanza e costituzione…), l’interconnessione delle politiche sociali e giovanili e delle attività educative, qualificandosi quale processo sociale. In un approccio integrato tra contesto scolastico ed extrascolastico, chiama in causa le responsabilità del sistema «non formale» ed «informale», nella prospettiva dinamica e continuità del life long learning, con l’obiettivo dell’acquisizione non solo dei saperi, ma delle abilità e competenze relazionali e sociali indispensabili per esercitare consapevolmente i diritti fondamentali di partecipazione democratica ed i doveri socio-economici-politici di cooperazione alla promozione del bene comune e della pace, giustizia, solidarietà, libertà, tolleranza, pluralismo, dialogo, ecologia, salute pubblica, sicurezza, ruoli di cura,  pressanti sfide attuali e di domani. Storicamente  si declina in “cittadinanza attiva”, “cultura costituzionale”, educazione “alla convivenza civile” a “sapere vivere insieme”, “ai principi fondamentali della convivenza civile”, arrivando nella stagione  del “Progetto Giovani” ad includere oltre 20 diverse Educazioni assegnate alla mission delle Istituzioni  Scolastiche.
– nell’orizzonte educativo e scolastico impernato sulla “competenza”[6], si collega bene  ai Percorsi per le Competenze Trasversali e per l’Orientamento (PCTO).
 
Rapporti con l’ identità religiosa e la  competenza  ermeneutica
Il silenzio dei Documenti  sul senso e sul ruolo della competenza religiosa (rinviati ai testi specifici sull’IRC ,di matrice Concordataria) va colmato al fine di non deprivare la formazione integrale del cittadino e il progetto educativo della componente essenziale antropologica ed esistenziale ermeneutica, del patrimonio valoriale e spirituale racchiuso nell’interpretazione della dimensione religiosa, della cultura  cristiana e oggi  plurireligiosa, proprio in vista dello sviluppo delle competenze personali sociali e civiche. Da fare maturare in  prospettiva esperienziale non dottrinale-deduttiva, nell’adesione interiore ai princìpi e a valori ispirati alla Carta Costituzionale e alla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. La  creazione di “laboratori formativi”,  ispirata alla filosofia dello  “imparare facendo”, tramite l’ampio ricorso a tecniche e metodologie comunicative e operative induttive, attive, cooperative e innovative, dialogiche e non trasmissive, evoca infatti collegamenti profondi con l’ identità e la competenza religiosa ed ermeneutica. Intendendo l’elaborazione della “competenza religiosa” come competenza fondamentalmente ermeneutica, interculturale, ecumenica, interreligiosa, nella valorizzazione della funzione umanizzante e orientativa della religione nella costruzione del sé e del progetto di vita, nelle scelte di assunzione di responsabilità personali e sociali. Derivata da un’idea di trascendenza, lontana dal disimpegno e dall’alienazione, per ritrovare il senso della razionalità (laicità) aperta ai valori e al Mistero che trasforma, nell’ottica del messaggio religioso cristiano e non solo, l’esperienza universale del Totalmente Altro in esperienza  personale-sociale significativa del “totalmente prossimo”. Favorendo così l’uscita della “cultura religiosa” e dell’IRC dalla condizione di “isolamento”, “autoreferenzialità” e marginalità “nobile”. E considerato il vulnus alla coscienza e prassi civile-democratica riconducibile in radice -per tanti versi- all’annoso problema del vecchio e nuovo analfabetismo culturale etico-religioso, i cui costi civili discendono dagli atteggiamenti immaturi e dalla non conoscenza significativa  della propria e dell’altrui esperienza religiosa, come dall’ignoranza biblica diffusa.
 
Elementi innovativi di pedagogia civile  nel Servizio Civile
Ribadito che la società intera va compresa quindi come “comunità educante” nell’integrazione tra sistema formale-non formale e informale; nella prospettiva reticolare e integrata necessaria per rendere efficace e compiuta l’educazione alla cittadinanza, paradigmaticamente, la proposta del SCO per i giovani attuali e dei prossimi anni, si colloca nell’intreccio con la prospettiva del “dialogo” corresponsabile tra scuola e società.
Per chi, educatore o giovane crede ancora che “un mondo diverso  è possibile”, a fronte di un universo giovanile largamente disorientato e scolasticamente disaffezionato, alla ricerca di nuovi riti di passaggio all’età adulta, destinatario di una lunga scolarizzazione talora fine a se stessa, disgregato e demotivato sul
piano della passione civile e politica, all’interno di un sistema socio-educativo fondato su una meritocrazia troppo invocata ma spesso ambigua, si deve guardare con interesse a quella parte significativa delle nuove generazioni che domanda e può offrire il proprio impegno in forme spontanee o organizzate di libero volontariato e nell’associazionismo (fenomeni di rilevanza pubblica ma di natura  prevalentemente privatistica), auspicabilmente se formate-organizzate-istituzionalizzate nell’impegno civico (di natura pubblicistica) proprio di un Servizio Civile Obbligatorio fondato sui princìpi supremi dei  doveri di solidarietà-pace-concorso al progresso materiale/spirituale della società- difesa non armata della Patria[7]:
– l’esperienza diretta delle problematiche nazionali e del territorio, nel confronto sia con altri giovani organizzati che con realtà del pubblico e del privato sociale, permetterebbe a tutti i giovani  – uomini e donne- (in un contingente annuo, a regime, ipotizzabile intorno a  400-500 mila unità) di sperimentare una sorta di noviziato alla vita adulta e professionale, svolgendo un periodo di fattiva e formativa attività di servizio alle persone ed ai bisogni della comunità più ampia. Si tratterebbe di un’esperienza sociale, umana, comunitaria decisamente formativa, svolta per altro in una fascia di età critica, sottratta così alle frequenti tentazioni di evasione dalla realtà, a sbandamenti ed incertezze;
-si tratta di  un  “laboratorio” per la continuazione pratica, di portata civile, della formazione teorica scolastica tradizionale. Ipotizzando che l’istituzionalizzazione in chiave formativa del SCO, dal punto di vista scolastico, si andrebbe a collocare per certi versi in continuità con i percorsi dell’alternanza scuola-lavoro, stage, tirocinio, formazione professionale e apprendistato; per altri profili, tenderebbe ad assimilarsi al paradigma dell’Istruzione Formazione Tecnica Superiore (IFTS), canale formativo  -per sua natura- integrato (realizzato in collaborazione tra scuola, università, impresa, agenzie formative) piuttosto che dell’Università in senso stretto ed in collegamento eventuale con essa, verso le cui scelte si presenterebbe quale propedeutica e di prolungamento della fase di orientamento giovanile (appunto  sorta di “noviziato alla vita”);
-la dichiarata integrazione con il territorio  delle scuole autonome, passa per la coniugazione di teoria e prassi, saldare la cultura in aula con la pratica diretta della cittadinanza  e della democrazia, con l’immersione nel mondo reale e le situazioni sociali-ambientali di frontiera e marginalità;
– proposta di  esperienza  vissuta e impegnativa, ben diversa dall’idea di parcheggio generazionale o di dispendioso ammortizzatore sociale.
 
Verso il Progetto di Servizio Civile Obbligatorio
In quest’ottica e raccogliendo le nuove  sfide sociao-educative  s’intende proseguire una panoramica di considerazioni intorno all’ipotesi di Servizio Civile Obbligatorio (S.C.O.) per i giovani attuali e dei prossimi anni, nell’intreccio con l’alleanza educativa tra le istituzioni-scuola-società . Prima di venire a delineare una realistica articolazione  progettuale di SCO,  ripensamento e sviluppo del S. C. Universale, si riassume qualcuna delle ragioni pedagogiche ed etico-civili nei loro pilastri assiologici: lavoro-educazione civile-doveri di solidarietà-nonviolenza… Nella prospettiva del SC Universale e Obbligatorio, si individua una vitale opportunità formativa e di maturazione, che può coinvolgere in sinergia l’intero sistema educativo “formale” (scuola), non formale e informale, sotto la responsabilità dello Stato, con il protagonismo del Terzo Settore, a modo di esemplare concretizzazione del “sistema Paese”.  In connessione, generativa di cittadinanza, con la mission scolastica si pone la cura dedicata all’area della c.d. formazione generale e settoriale, istituzionalizzata dalla regolamentazione, a cui va riservata una quota temporale proporzionata e permanente per tutto lo svolgimento del SCO, nello sviluppo di un rapporto armonico fra i saperi, tra conoscenze-abilità-competenze, coscienza ed atteggiamenti.
Allo scopo di radicare nei giovani cittadini (e immigrati regolari), attraverso la pratica di una solidarietà non episodica, competente ed efficace almeno per una fase della propria vita (ma nell’ottica di  long life learning), la consapevolezza esistenziale che nella condizione stessa della cittadinanza si assommano diritti e doveri umani fondamentali (valori etici eterocentrici personali e di gruppo, ma universali che aprono cittadini globali all’universalità, cooperazione internazionale, accoglienza…)[8].  (Continua)
 
NOTE
[1] Intervento  che segue il richiamo alla dimensione contemplativa e alla prossimità, Lettera Pastorale, 1989  a sviluppo  insistente di Dio educa il suo popolo e Itinerari educativi. Nuovo documento CEI, Educare, infinito presente. La pastorale della Chiesa per la scuola,  Sussidio della Commissione episcopale per l’educazione cattolica, la scuola e l’università, a conclusione del decennio sull’educare alla vita buona del Vangelo.
[2] “Ogni cambiamento necessita di un cammino educativo che coinvolga tutti. Per questo è necessario costruire un villaggio dell’educazione dove, nella diversità, si condivida l’impegno di generare una rete di relazioni umane e aperte”, e poi “Un ulteriore passo è il coraggio di formare persone disponibili a mettersi al servizio della comunità. Il servizio è un pilastro della cultura dell’incontro”,  Francesco, Messaggio per il lancio del Patto Educativo, 12.9.2019,  in consonanza con l’esigenza avvertita a vari livelli istituzionali e sociali di patto civico, di corresponsabilità e ”alleanza educativa”, “rete” allargata al territorio.
Illuminante N. Postman,  La fine dell’educazione. Ridefinire il valore della scuola, Armando, Roma 1995, parabola etico-civile in L’astronave Terra, pp. 85-90, secondo cui la crisi devastante delle gravi emergenze sociali e ambientali trova grazie alla scuola (“bene comune” per eccellenza e “pubblica”, “costretta” a ritrovare la capacità di generazione ai valori pubblici, rinnovando il vero significato di “pubblico”, non solo nel senso di finanziamenti-strumenti-metodologie ma di “un fine”, identità,  scopo e valori “trascendenti” non funzionali al mercato o all’impresa;  pena  la sua insignificanza e il fallimento dell’Istruzione: “la fine”) che esce fuori dagli schemi tradizionali e dalle aule, e grazie ai giovani impegnati in prima persona in un progetto collettivo di auto salvezza, la speranza e la forza della catarsi e della redenzione. La sfida educativa va affrontata con scelte coraggiose da parte del mondo culturale e formativo, politico e sindacale, ritrovando la capacità di mobilitare le coscienze, per proporre (in un patto intergenerazionale, alleanza educativa)  una vitale battaglia ideale e obiettivi comuni e significativi (missione) per i giovani (travolti dall’onda lunga della crisi della partecipazione e delle grandi narrazioni, del riflusso nel privato e dell’antipolitica, attratti dalle sirene populiste e sovraniste, dalla tirannia del mondo digitale), che da “causa dei mali” possono trasformarsi sapientemente in “risorsa e chiave di soluzione” dei problemi planetari, a condizione che -nell’età evolutiva- «non dovrebbero giocare alla vita o semplicemente studiarla […], ma viverla dall’inizio alla fine”. Problematiche ricorrenti fotografate dall’Istituto Giuseppe Toniolo, La condizione giovanile in Italia. Rapporto Giovani 2020,  Il Mulino, interessante sul Diventare adulti nell’Italia post Covid-19, Diventare adulti nell’Italia post Covid-19
[3] Ripresa di temi già proposti analiticamente in « ERMES», G. Bellieni, L’utopia “necessaria” e attuale del Servizio Civile Universale Obbligatorio e il S. C. Volontario Universale, 4 (2020) e ID. Dalla globalizzazione dell’indifferenza alla coscienza planetaria nell’esperienza del Servizio Civile Nazionale e Internazionale, verso una nuova cooperazione , 5 (2020); con rimando a ID, Un contributo pedagogico per l’educazione alla cittadinanza: il servizio civile obbligatorio, in «Rivista Lasalliana»,  3 (2009), pp. 403-414; ID, Il dialogo tra istituzioni e società come chiave ermeneutica delle tendenze scolastiche nell’utopia necessaria dell’educazione alla nuova cittadinanza. Il  Servizio Civile, una ipotesi innovativa di cooperazione, in « LA CHIESA NEL TEMPO» ,  2 (2012), pp.45-71.
[4] Insistenza frequente del Presidente S. Mattarella, prima e durante la pandemia sulla “riscoperta” del senso della comunità nazionale, collaborazione, solidarietà comunitaria.
[5] Ritornata in auge dopo la stagione culturale della “educazione alla cittadinanza”, DM 22.6.20, All. A  Linee guida per l’insegnamento dell’educazione civica, ai sensi dell’articolo 3 della legge 20 agosto 2019, n. 92, innervata su: Costituzione, Sviluppo sostenibile, Cittadinanza digitale; ad integrazione del PECUP; insiste sul Patto di corresponsabilità.
[6] Variamente intesa a livello internazionale ed italiano sotto il profilo di Competenze chiave per l’apprendimento permanente, o Competenze di vita (life skills), Competenze chiave di cittadinanza; vari elementi si trovano riproposti nell’evoluzione dell’Alternanza Scuola Lavoro, vedi PERCORSI PER LE COMPETENZE TRASVERSALI E PER L’ORIENTAMENTO LINEE GUIDA (ai sensi dell’articolo 1, comma 785, legge 30 dicembre 2018, n. 145), con la rilevanza delle “competenze personali e sociali comprendenti le soft skills, ovvero le competenze trasversali e trasferibili attraverso la dimensione operativa del fare: capacità di interagire e lavorare con gli altri, capacità di risoluzione di problemi, creatività, pensiero critico, consapevolezza, resilienza e capacità di individuare le forme di orientamento e sostegno disponibili per affrontare la complessità e l’incertezza dei cambiamenti, preparandosi alla natura mutante delle economie moderne e delle società complesse”. L’ispirazione costitutiva proviene da La Raccomandazione del Consiglio Europeo, 22.5.2018 che, segno dei tempi, aggiorna la versione del 2006 relativa alle “Competenze chiave per l’apprendimento permanente” e precisa la definizione di competenza chiave, in una visione olistica e riassuntiva degli elementi costitutivi, in una combinazione dinamica di conoscenze, abilità e atteggiamenti, in cui l’atteggiamento è definito come “disposizione/mentalità”, mind-set per agire o reagire a idee, persone, situazioni”; pregnante la modellizzazione delle “ competenze trasversali e trasferibili attraverso la dimensione operativa del fare: capacità di interagire e lavorare con gli altri, capacità di risoluzione di problemi, creatività, pensiero critico, consapevolezza, resilienza e capacità di individuare le forme di orientamento e sostegno disponibili per affrontare la complessità e l’incertezza dei cambiamenti, preparandosi alla natura mutante delle economie moderne e delle società complesse”;   rimarca “la dimensione sociale dell’istruzione”; invita a rafforzare “gli strumenti per partecipare pienamente alla vita sociale”; ribadisce che il “modello formativo implica, pertanto, periodi di apprendimento in contesto esperienziale e situato attraverso, ad esempio, le metodologie del learning-by-doing e del situated-learning”; nell’inedito  contesto concepisce “la scuola, quale attore fondamentale della comunità educante”, chiamata a sapere ”sviluppare, quindi, un’azione didattica integrata, mirata a favorire e potenziare le connessioni tra gli apprendimenti in contesti formali, informali e non formali, valorizzando l’aspetto emotivo e relazionale come parte sostanziale del processo di formazione”; riformula la “competenza in materia di cittadinanza (capacità di agire da cittadini responsabili e di partecipare pienamente alla vita civica e sociale, in base alla comprensione delle strutture e dei concetti sociali, economici, giuridici e politici oltre che dell’evoluzione a livello globale e della sostenibilità)”; contribuisce a ridisegnare il target dell’attività didattica (processo culturale) in una tavola valoriale di qualità e virtù civiche; imperniate sulle competenze trasversali; idee mutuate da una concezione rinnovata di politica educativa  che dimostra di credere nella “centralità indiscussa della persona e delle competenze”, “rafforzate oltre l’impronta funzionale alla transizione economica-occupazionale e verde-digitale”,   in direzione di competenze “per la vita”; orientamenti determinanti , corrispondenti alle ragioni ed all’approccio  del SC nel segno dell’educazione alla Cittadinanza.
[7] Cost. Rep. artt. 2,4,11, 52.
[8] Visione e pedagogia  insita nella ratio della normativa statale, sia in merito alla natura e finalità precipua  di educazione alla pace tra i popoli, nonché alla promozione dei valori fondativi della Repubblica, che circa i settori operativi fondamentali di impiego dei volontari nell’educazione e promozione culturale,  D.Lgs. 6 marzo 2017, n. 40, Istituzione e disciplina del servizio civile universale, a norma dell’articolo 8 della  L. 6 giugno 2016, n. 106 . Delega al Governo per la riforma del Terzo settore, dell’impresa sociale e per la disciplina del servizio civile universale. L. 6 marzo 2001, n. 64  Istituzione del servizio civile nazionale,  art 1, e) “ contribuire alla formazione civica, sociale, culturale e professionale dei giovani mediante attività svolte anche in enti ed amministrazioni operanti all’estero”; riconoscimento di  Benefìci culturali e professionali in termini anche di “ crediti formativi” universitari, profili derivanti dalla filosofia  di questa forma moderna di “difesa civile” allargata. Consequenziali la sua “dimensione di utilità sociale ed una componente altamente educativa e formativa”; dalla stessa normativa il SC viene previsto come “palestra di cittadinanza attiva” e  importante occasione di “formazione civica”. La Costituzione insieme ai valori e diritti universali rimane il background della Formazione Generale (base di quella Specifica settoriale curata dagli Enti e altrettanto obbligatoria nei Progetti) proposta a tutti  i Volontari,  complementare alle dinamiche relazionali interpersonali- sociali-istituzionali, alle logiche e forme della partecipazione. Interesse autentico quindi verso il conoscere ma specie attraverso il saper fare-essere-vivere insieme per “imparare ad esprimere se stesso, acquisire il senso di appartenenza alle diverse comunità (Comuni, Regioni, Stato ed Unione Europea), tradurre in comportamenti ed azioni le idee e i valori sanciti dalla Carta costituzionale, nella consapevolezza che la realizzazione di parte di sé avviene proprio attraverso la relazione con gli altri e quindi nella acquisizione di responsabilità e strumenti idonei sia ad affrontare le sfide poste dalla società globalizzata, sia ad individuare i nodi critici in essa presenti”. Tramite un  vero apprendistato alla cittadinanza, la metodologia salda teoria e prassi (learning by doing); dopo avere prospettato in chiave esistenziale-ermeneutica la “lezione frontale” vengono  proposte soprattutto b) “le dinamiche non formali: tecniche formative che, stimolando le dinamiche di gruppo, facilitano la percezione e l’utilizzo delle risorse interne ad esso, costituite dall’esperienza e dal patrimonio culturale di ciascun volontario, sia come individuo che come parte di una comunità. Queste risorse, integrate da quelle messe a disposizione dalla struttura formativa, facilitano i processi di apprendimento, in quanto le conoscenze non sono calate dall’alto, ma partono dai saperi dei singoli individui e dal gruppo nel suo complesso per diventare patrimonio comune di tutti i componenti. Se nella lezione frontale la relazione tra formatore/docente e discente è ancora di tipo “verticale”, con l’utilizzo delle dinamiche non formali si struttura una relazione “orizzontale”, di tipo interattivo, in cui i discenti ed il formatore sviluppano insieme conoscenze e competenze. Tramite queste tecniche l’apprendimento è organizzato come un duplice processo in cui le persone, attraverso la partecipazione diretta, lo scambio di esperienze e l’interazione, imparano le une dalle altre (apprendimento reciproco)”. Esercizio di  apprendimento davvero cooperativo per formare cittadini più cooperativi; stimolando l’innovazione  comunicativa-pedagogica con la prevista c) Formazione a distanza; dalle  Linee guida per la formazione generale dei giovani in servizio civile nazionale, Decreto del capo del Dipartimento della Gioventù e del Servizio Civile Nazionale il 19 luglio 2013.