Massimo Cacciari sulla Stampa ha espresso la sua valutazione sull’attuale complessa situazione che stiamo vivendo in seguito alla pandemia che da circa un anno tiene nella morsa del coronavirus l’intero pianeta. Le restrizioni alla circolazione delle persone stanno condizionando il tessuto sociale ed economico mondiale, causando una profonda crisi che soprattutto i soggetti più deboli stanno pagando. In questo quadro va interpretata la rabbia che nasce dal divario sociale e anche i risultati delle elezioni americane con la vittoria di Joe Biden su Donald Trump.
Riportiamo di seguito alcune interessanti e illuminanti riflessioni di Massimo Cacciari.
 
L’opinione di Massimo Cacciari
Come gli esperti stanno gestendo l’emergenza sanitaria.
“Queste valanghe di numeri su nuovi contagi e decessi, queste cifre che non vengono spiegate, percentualizzate, confrontate, creano un clima e hanno l’unico effetto di spaventare la gente. E invece il momento drammatico che abbiamo di fronte non è la seconda ondata, ma la fine di tutti i salvagente lanciati all’economia”. 
Cosa fa la sinistra per uscire dalla crisi. 
“Io vorrei solo capire se c’è un modo di sinistra di uscire da questa crisi o se, come al solito, a pagare devono essere sempre gli stessi. Io fino ad ora di sinistra non ho visto niente. E guardi che se non ci sono state ancora proteste in piazza è solo perché il sindacato è per l’80% un sindacato di pensionati e pubblici dipendenti, quanto al Pd… È messo come è messo. Al punto di essersi convinto davvero di aver vinto le ultime Regionali. Lo sa in Veneto qual è l’unico luogo dove hanno vinto? Piazza San Marco: non il centro, ma il centro del centro…».
Ben presto la situazione sociale si aggraverà.
“Sembra che in questo Paese ormai si muoia solo di Covid, mentre è evidente, o dovrebbe esserlo da tempo, che non è così. Non ci vorrà molto: lo vedremo meglio tra un po’, quando finiranno cassa integrazione blocco dei licenziamenti. “… un nuovo lockdown: metterebbe centinaia di migliaia di persone in ginocchio, e senza possibilità di recupero. Molti sono già alla canna del gas”. “Bisogna dividere i sacrifici tra tutti, mi pare evidente».
Come spesso accade, sono i soggetti più deboli a pagare le conseguenze peggiori
Disoccupazione alta, precarizzazione economica delle classi lavoratrici, perdita di reddito, ma soprattutto di status sociale, di vastissimi settori di ceto medio sono la destabilizzazione impressionante della base materiale su cui si regge la stessa idea di democrazia rappresentativa“. “Penso, per dirne solo una, ai lavoratori pubblici e a quelli privati. Possiamo dire che i primi rischiano poco o nulla? Vogliamo fare qualcosa visto che parliamo tanto di diseguaglianze?”. 
Il peso di questa crisi deve essere portato un po’ da tutti. Un tempo avremmo detto per un principio di solidarietà. Si taglino, anche solo temporaneamente, gli stipendi più alti. Si riducano alcune di quelle pensioni delle quali si parla da anni”.
La radicalizzazione degli estremi
l’opinione pubblica si va radicalizzando agli estremi. I moderati scompaiono, e chi ancora li va cercando cerca un caro estinto“.
La crisi ai capisaldi della democrazia civile in una società intrinsicamente fragile
“Se il pluriverso del lavoro dipendente, delle professioni, del ceto medio vede minacciata la propria stabilità e vanificarsi le prospettive di crescita del proprio benessere (non solo, e forse neppure prioritariamente, sotto il profilo economico), è impossibile funzioni quella ‘virtù’ di moderazione e giusto compromesso che regge la politica democratica“.
La crisi, allora, non si risolve ‘moderando’, ma con disegni di riforma tanto radicali quanto razionali. La demagogia populista non si sconfigge, a questo punto, mediando con i suoi rappresentanti, ma affrontando quelle questioni, cavalcando le quali avevano potuto vincere, secondo una strategia opposta alla loro“.
Come si combatte la crisi economica e sociale che ha colpito il cuore delle democrazie occidentali?
Soltanto se i loro governi sapranno ragionare e operare insieme nei confronti delle nuove grandi potenze economico-finanziarie multinazionali e approntare comuni strategie intorno alle grandi agende dell’energia e dell’ambiente. Politiche ridistributive attraverso i diversi sistemi fiscali, su scala nazionale, avranno fiato cortissimo comunque“.
Il necessario new deal dell’intero Occidente democratico
“è un new deal dell’intero Occidente democratico che diviene oggi necessario e se non verrà impostato con rapidità e credibilità torneranno i Trump, come sono venuti dopo gli Obama. Ma questa volta con infinite più possibilità di restarci“.
Biden, il conservatore Biden, comprenderà che è venuto anche per lui il momento di essere, almeno un po’, ‘rivoluzionario’? La presenza della Harris mostra tale intenzione? Chi ha a cuore l’Europa e lo sviluppo della sua democrazia dovrebbe sperarlo, o la concorrenza di democrazie autoritarie e ‘popolari’ si farà sentire ben oltre la crescita del prodotto lordo e il saldo della bilancia commerciale“.
 
Massimo Cacciari, da Il giornale: