Sono cattolica. Sono femminista.
Le due cose non sono incompatibili. Allora, quando, per l’ennesima vota, leggo che il papa condanna la «teoria del genere», mi vien voglia di strapparmi i capelli e rischio di perdere le staffe.
Allora, visto che ripetere non è mai inutile, ecco alcuni punti di base per sapere di che cosa si parla. Quando si parla di «genere», a parte in ambito grammaticale, si parla dei ruoli sociali basati sul sesso biologico. (Cari amici del Vaticano, non esitate a rileggere con attenzione questa frase, per assimilarla bene…).
E non c’è UNA teoria, ma DELLE teorie (Cari amici del Vaticano, non esitate anche questa volta a rileggere bene questa frase per assimilarla bene…); teorie, certo, sviluppate dalle femministe essenzialmente nella seconda metà del XX secolo.
Le teorie del genere distinguono dunque il sesso dalla rappresentazione culturale che ne viene fatta. Il sesso: si è uomo con un pene, o donna con una vagina. Biologicamente, abbiamo degli attributi maschili e femminili. Fino a questo punto, siamo d’accordo con il Vaticano.
Il genere: si è ANCHE uomo o donna in base a ciò che la società si aspetta da noi, a ciò che essa ci mette addosso come etichetta. Ad esempio: il maschietto sarà vestito con un un bel corredino blu, e la femminuccia con un vestitino da “principessa”. Un altro esempio: a lungo ci si aspettava da una donna che si occupasse della casa, mentre da un uomo che “guadagnasse il pane”. Un altro esempio tratto dal mondo cattolico: in Francia, i maschi servono la messa come “enfants de choeur”, le ragazze come “servantes d’assemblée”…
Indossare un vestitino da principessa è intrinsecamente legato al sesso? NO. Anche un maschio potrebbe indossare un abito femminile. Tecnicamente e biologicamente è possibile (… Faccio notare che molti uomini indossano “abiti femminili”: tuniche, tonache, jellabà, kilt, ecc.). Il fatto che un maschietto non porti un abito da “principessa” è perché la società si aspetta altro da lui. Indossa magari una tuta da “Spiderman”. E cosa c’entrano il pene o la vagina, gli ormoni, i muscoli differenti, con il servizio da chierichetto?
Fino a qui, non vedo dove sia il problema. Negare che esiste un aspetto culturale, legato alla società, riguardo al sesso, vuol dire avere i paraocchi!
In altre parole:
essere una DONNA è molto più complesso e completo che essere una FEMMINA,
essere un UOMO è molto più complesso e completo che essere un MASCHIO.
Le due cose non sono opposte, ma si completano! Senza arrivare all’estremo, tipo Simone de Beauvoir, si può ritenere che si può essere donna anche perché si è “femmina”. Dire che esistono forme culturali non annulla necessariamente (dipende dagli autori femministi, si ha tutto lo spettro…) il fatto di riconoscere che il sesso biologico influenza le nostre vite.
E ci vuole solo un pochino di attenzione e di intelligenza per distinguere a volte ciò che dipende effettivamente dal sesso (gli ormoni hanno ripercussioni diverse a seconda dei sessi, lo stesso vale per alcuni funzionamenti neurologici, per la massa muscolare, ecc.) da ciò che ha a che fare con la cultura (ad esempio ritenere che una donna sia “impura” quando ha le mestruazioni).
Per tornare ai cattolici, la Bibbia (Gen 1-3) dice proprio che Dio ha creato un UOMO e una DONNA. Non ha creato solo una FEMMINA e un MASCHIO.
Per me, quando il papa nega quella che chiama “teoria del genere”:
– è fuorviato e spinto ad accogliere teorie che esistono solo nella testa dei suoi consiglieri deliranti che non hanno studiato attentamente la questione;
– prende le donne per femmine e gli uomini per maschi; (…)
– è schizofrenico, perché non si possono leggere decentemente i primi tre capitoli della Genesi, difendere una certa teologia della Creazione e rinchiudere donne e uomini in stereotipi di genere. (Altrimenti, ok, tutte le donne partoriscono nel dolore come Eva, ma allora tutti gli uomini sono contadini come Adamo?)
Invece, è molto probabile che il papa e le sue “équipe vaticanesche” abbiano paura di studiare la questione, perché non ci vorrebbe molto per constatare:
– che ANCHE la Chiesa si è costruita su una società patriarcale e ha quindi sviluppato un modo di funzionare in cui la donna è deliberatamente messa da parte (ma davvero?!) e mantenuta in stereotipi (tipo mariano) che non sono neppure vivibili (perché Maria, Madre di Dio, ha molte più dimensioni di quella che vorrebbero venderci…);
– e che rimettere in discussione tutto questo, significherebbe spalancare la porta alle donne nelle funzioni liturgiche, nella guida delle comunità, ecc. Significherebbe rimettere in discussione Mulieris Dignitatem che non celebra affatto la dignità della donna (mi dispiace, San Giovanni Paolo II, ma quell’enciclica non è affatto un gran successo. Anzi, è perfino infamante, secondo il mio umile parere di donna cattolica).
Questo è ciò che penso, come donna, femminista, cattolica.
P.S. Avrete notato che non ho parlato di omosessualità. Quando non si capisce il concetto di TEORIE del genere (teorie, al plurale!) e si comincia a collegarlo a “omosessualità”, mi vien solo voglia di mettere un emoticon “perplesso” e di scrivere un “WTF?” (ndr: che, ad essere gentili, si può tradurre con: “Ma che diavolo c’entra?”).
La «teoria del genere» spiegata ai cattolici da una cattolica, di Anna Mardoc, in “alpha.comitedelajupe.fr” del 5 ottobre 2016 (traduzione: www.finesettimana.org)