Ben presto il suo turbante, un viso occhialuto da studioso, la barba brizzolata, l’espressione seriosa e serena saranno di casa nelle aule e nei corridoi in quella che è per eccellenza l’Università del Papa. L’ayatollah Mahmood Taghizadeh Davari sarà il primo «visiting professor» che calcherà gli scranni della Pontificia Università Lateranense e porterà avanti un progetto di ricerca comparato sulla teologia sociale sciita e cattolica.
Il professor Davari è direttore dell’Istituto di Studi Sciiti a Qom, città sacra sciita a Sud di Teheran, e sembra che il suo arrivo sia imminente, mentre la permanenza a Roma si preannuncia piuttosto lunga: circa due anni, tempo minimo necessario per una ricerca di carattere accademico.
La sua presenza nel corpo docente e nelle relazioni con gli studenti che frequentano l’ateneo pontificio sarà un indubbio arricchimento culturale: esperto di studi islamici e sociologo, Davari ha una lunga carriera di docente e studioso della teologia islamica sociale in generale, con una attenzione speciale agli aspetti culturali e sociali delle comunità sciite.
Iraniano di nascita, parla correntemente arabo e, grazie a studi specialistici in Inghilterra, anche l’inglese. Ha insegnato all’Università di Teheran, alle facoltà di Scienze sociali e Diritto, ma anche di Filosofia e comunicazione, data l’attinenza degli studi sociali con quelli sui mass-media.
In carriera ha pubblicato decine di saggi e testi, oltre una trentina di articoli su prestigiose riviste accademiche, partecipando a importanti consessi e conferenze internazionali. Il suo interesse per gli studi comparati con il mondo cristiano si è espresso già nel 2003, quando ha partecipato a una raccolta di saggi, pubblicata a Londra, dal titolo «Cattolici e sciiti in dialogo».
Davari è una personalità di rilievo anche dal punto di vista istituzionale (dal 2011 al 2015 è stato membro permanente del Comitato di cultura e civiltà dell’Islam, nel Consiglio supremo della Rivoluzione culturale) nonché mediatico, dato che è intellettuale avvezzo a rilasciare interviste e studioso che ha diretto alcune riviste di carattere scientifico.
Un «visiting professor» sciita fra le mura del Laterano è uno degli ultimi frutti dell’accordo siglato nell’aprile dello scorso anno dal rettore Enrico Dal Covolo con Seyed Abolhassan Navvab, cancelliere dell’Università delle Religioni e denominazioni (URD) di Qom.
Primo atto dell’intesa è stato un evento accademico congiunto celebrato all’inizio del Giubileo della misericordia a Roma: professori della Lateranense e professori dell’Università di Qom si sono incontrati, condividendo una riflessione sulla teologia della misericordia nel cristianesimo e nell’islam.
L’accordo prevede, inoltre, uno scambio tra docenti e studenti di entrambe le università. Per Dal Covolo l’intesa rappresenta «un passo fondamentale sulla via del dialogo interreligioso a livello accademico». E proprio nel segno di questo scambio culturale, l’ateneo pontificio ha aperto i battenti ai rappresentanti dell’islam sciita, in un anno giubilare che si vuole caratterizzare con una «reciproca collaborazione».
La cooperazione a livello accademico si inserisce nella positiva cornice e «nel dialogo costruttivo» tra Santa Sede e Iran, ha spiegato il nunzio apostolico in Iran, Leo Boccardi, che ha facilitato i rapporti tra l’ateneo cattolico e quello di marca sciiita
Il confronto di alto livello scientifico con il pensiero, la filosofia e la teologia islamica viene considerato «comune arricchimento per favorire una conoscenza reciproca, sia a livello di docenti e alunni che nelle pubblicazioni», ha detto Boccardi.
A questo livello l’interesse per la cultura e la tradizione cristiana sono già rimarchevoli: le biblioteche dei centri di ricerca e delle università sciite traboccano di testi di teologia cattolica tradotti in lingua farsi, a partire da colossi come le opere di San Tommaso d’Aquino e sant’Agostino.
In particolare, proprio grazie a un team di ricercatori dell’Università delle religioni e denominazioni di Qom, si è completato un progetto molto significativo: la traduzione in lingua farsi dell’intero Catechismo della Chiesa Cattolica.
Il progetto, realizzato in accordo con la nunziatura a Teheran e con la consulenza del salesiano Franco Pirisi, che lavora in Iran da oltre quarant’anni, si avvale di una nota introduttiva del card. Jean Louis Tauran, presidente del Pontificio consiglio per il dialogo Interreligioso.
Fra gli oltre duemila studenti del moderno campus , non pochi desiderano e si impegnano a studiare la fede, la cultura e la teologia cattolica. Ora per loro si aprono anche le porte di Roma e del Vaticano.

 
di Paolo Affatato, in “La Stampa-Vatican Insider” del 27 gennaio 2016