“Siamo i redattori  della rivista “ERMES education” e ricercatori del Centro educativo “CeRFEE Zelindo Trenti” (Centro Ricerca e Formazione Ermeneutica Esistenziale). Vogliamo con questa lettera dare il nostro contributo di riflessioni in questa complicata condizione che stiamo vivendo a causa del Covid-19 e ascoltare anche le vostre opinioni.
La nostra riflessione non vuole essere un lamento o un giudizio negativo e distruttivo, ma uno sguardo positivo per individuare, tra le continue provocazioni e sollecitazioni, nuove vie di ricostruzione, raccogliere le forze e riprendere il cammino insieme con fiduciosa realistica speranza.
 
Mettere ordine
Crediamo sia innanzitutto necessario mettere ordine tra i tanti pensieri, interrogativi e bisogni che si affollano nella nostra mente. Dobbiamo farci alcune domande:
Che senso ha quello che stiamo vivendo?
Cosa è inutile e cosa è veramente importante?
Tra ciò che è importante, cosa viene prima di tutto?
Di cosa posso fare a meno?
Vale la pena scavare un po’ nel nostro vissuto per trovare la domanda e il bisogno più importante da cui dobbiamo iniziare a costruire la nostra risposta.
 
Ritorno all’essenziale
La pandemia ci ha costretti a sfrondare l’albero dei nostri bisogni e a tagliare molti rami non necessari. Nel tronco della nostra vita, ripulito e libero da tanti desideri inutili, possiamo vedere meglio l’essenziale e ridisegnare il nostro progetto di vita.
Forse da tempo non tornavamo con calma in noi stessi, a fare memoria della nostra storia, dei nostri cari, del cammino fatto, di quello che stiamo vivendo, dei nostri sogni.
 
Da dove iniziare a riprendere il cammino?
E’ necessario essere uniti, superando le divisioni ideologiche, di schieramento politico, di interesse personale,  con tutti coloro che intendono impegnarsi a rafforzare quelle tendenze e quei principi che possono promuovere una nuova rinascita del nostro vivere.
Ripartiamo dagli ideali, che hanno animato i momenti migliori della nostra storia individuale e collettiva, per migliorare le condizioni generali di vita e di lavoro e contribuire allo sviluppo delle energie spirituali e materiali della nostra nazione e dell’Europa.
Vogliamo difendere le conquiste della nostra storia civile, sociale, economica, culturale e religiosa. Fondati sulle giuste aspirazioni della nostra tradizione vogliamo lavorare per la costruzione delle nuove regole sociali e del lavoro: la semplificazione burocratica  e degli ordinamenti giudiziari, la lotta alla corruzione,  la correttezza dei rapporti istituzionali e internazionali, la libertà di impresa e di espressione, la tutela dei diritti e la consapevolezza dei doveri a partire da quelli dei più deboli e emarginati.
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Vogliamo lavorare per un nuovo Rinascimento 
Vogliamo lavorare innanzitutto per una rinascita civile, morale, culturale, economica e religiosa. Per un’Italia sicura nei suoi confini, aperta ad un’accoglienza regolata e inclusiva. Per uno Stato decentrato e veramente popolare, che nella sussidiarietà riconosca i limiti della sua attività, al servizio delle autonomie locali, delle organizzazioni e associazioni, delle famiglie, delle singole personalità e della libera iniziativa.  Per un nuovo senso di libertà e responsabilità, contro le spinte disgregatrici.
 
L’educazione al centro
La pandemia ha fatto emergere tutte le fragilità e contraddizioni del nostro sistema educativo. Come educatori sappiamo che la rinascita della nostra società può avvenire solo attraverso un radicale rinnovamento dei processi e delle istituzioni educative. Abbiamo toccato con mano l’inefficacia dei numerosi tentativi di cambiamento succedutisi in questi ultimi decenni.  Siamo consapevoli che Il sistema educativo è ancora eccessivamente burocratizzato, ingessato, rigido, sordo alle necessarie innovazioni.
Vogliano impegnarci e collaborare con tutti coloro che lavoreranno per una radicale trasformazione che metta al centro il processo di maturazione della persona che apprende e al suo servizio tutti gli altri interessi, questioni, rivendicazioni, regole, leggi, abitudini, tradizioni, ecc.
Siamo pronti a lavorare con chiunque sia disposto a confrontarsi, mettendo da parte presupposti ideologici e di appartenenza, per individuare e sperimentare nuove strade per l’educazione che sappiano rispondere alle istanze della ricostruzione.
Buon lavoro.