Le scuole superiori quest’anno nel proprio piano per l’offerta formativa (il «Pof») dovranno inserire insegnamenti opzionali a scelta degli alunni. Ê  una delle principali novità introdotta, da subito, dalla riforma Renzi-Giannini (legge 107/2015), nota anche come la «Buona Scuola».

Gli istituti, nell’ambito della loro autonomia (che la legge 107 prova a far decollare), avranno l’opportunità, nel secondo biennio e nell’ultimo anno, di individuare «materie e attività aggiuntive» per arricchire il nuovo curriculum dello studente. Oggi esiste un curriculo nazionale che è legato all’indirizzo di studio prescelto del ragazzo ed è piuttosto rigido perchè tarato sul quadro-orario per lo specifico grado, ordine ed opzione di istruzione. C’è però poi la possibilità per ciascuna scuola di avere un proprio curriculum utilizzando la quota di flessibilità introdotta dall’ultima riforma degli ordinamenti; e comunque si possono realizzare “potenziamenti” degli orari disciplinari (per esempio rafforzare una seconda lingua, ovviamente se l’organico e le risorse lo permettono). «Con la riforma si fa un passo avanti, introducendo, sulla scorta delle principali esperienze internazionali, un terzo livello di curriculum, più flessibile – spiega Carmela Palumbo, direttore generale del ministero dell’Istruzione per gli Ordinamenti scolastici e la valutazione -. Le scuole, nel proprio Pof, dovranno prevedere nuovi insegnamenti a scelta dello studente. Un esempio? Al liceo classico si potranno fare corsi aggiuntivi di matematica o di cinese, che saranno pensati per singoli, ma anche per gruppi di alunni». Questi insegnamenti aggiuntivi verranno realizzati essenzialmente grazie ai nuovi docenti dell’autonomia (assegnati all’istituto sulla base dei piani triennali dell’offerta formativa); diventano parte integrante del percorso scolastico del ragazzo e sono restituiti dalla scuola, appunto, nel curriculum dello studente, che ne individua il profilo e raccoglie tutti i dati utili anche ai fini dell’orientamento e dell’accesso al mondo del lavoro. In altre parole, in questa “carta d’identità” dell’alunno si metterà nero su bianco il percorso degli studi, le competenze acquisite, le eventuali scelte degli insegnamenti opzionali, le esperienze formative per l’alternanza scuola-lavoro e le attività, svolte in ambito extrascolastico, culturali, artistiche, di pratiche musicali, sportive e di volontariato. Il curriculum dello studente verrà associato a un profilo digitale a disposizione delle singole scuole e dovrà essere trasmesso al ministero dell’Istruzione. I dati del ragazzo saranno quindi accessibili tramite il portale online del Miur e pertanto la procedura e il trattamento dei dati personali dovranno avvenire nel totale rispetto della privacy.
di Claudio Tucci,  estratto da Il Sole 24 Ore